lunedì, 25/08/2008

Vanilla Strawberry Knickerbocker Glory

Sono sempre identici a se stessi, quindi se li adoravamo prima li adoriamo anche adesso. Sono Fujiya e Miyagi, il finto duo (ora, con l’aggiunta di un batteria, sono addirittura diventati un quartetto) finto giapponese (sono inglesi) elettro-kraut-funk di cui questo blog ha parlato spesso nella sua fase 1.0 (qui, poi qui). Il loro nuovo video è talmente bello e la canzone talmente impossibile da non canticchiare, che mi sento in dovere di postarli entrambi per libermene almeno per un po’. Anzi no, eccola che torna..

 

[Fujiya e Miyagi saranno in Italia a ottobre: il 9 al Rocket di Milano, il 10 al Covo di Bologna, l’11 al Circolo degli Artisti di Roma]

 

Fujiya e Miyagi – Knickerbocker (MP3)

 

venerdì, 22/08/2008

No one’s gonna love you like we do

di

L’enorme e crescente consumo di serie televisive americane negli ultimi anni è andato, e va sempre più, di pari passo con le scelte musicali che vengono effettuate all’interno di esse. Le storie raccontate dalle serie più popolari si incrociano insomma con l’indole musicale di un’intera generazione, divenendo una cosa sola. Soprattutto, alcune serie come The O.C. e Grey’s Anatomy non sarebbero senz’altro la stessa cosa con una diversa colonna sonora. E in molti casi tutto ciò non è solo una moda casuale, ma ha un nome e un cognome: Alexandra Patsavas.

La deliziosa quarantenne ritratta qui sopra è infatti tra i più ambiti music supervisor americani. Dopo aver lavorato per diversi anni su film di serie B, la sua Chop Shop Music Supervision, diventata da qualche mese anche etichetta discografica, trova nel 1999 in Roswell un impagabile apripista. Da quell’anno, il suo curriculum si fa sempre più impressionante: i nomi più altisonanti sono proprio The O.C. e Grey’s anatomy, a cui si aggiungono Chuck, Private Practice, Numb3rs, Supernatural, e infine i più eclatanti fenomeni dell’ultima stagione, Mad men e Gossip Girl. Tutte serie che hanno fatto della colonna sonora uno degli assoluti punti di forza, creando autentici fenomeni culturali come le compilation di O.C. e, più in generale, dando sempre un’impronta ben precisa a queste stesse serie. Facendole diventare, possiamo dirlo, "roba nostra".

Adesso sapete chi ringraziare.

Links:
l’elenco completo (?) degli episodi su cui ha lavorato.
– il sito ufficiale della Chop Shop Records.
Alexandra intervistata sulla NBC, su Youtube.
la sua pagina di Wikipedia, con un ricco elenco di references.
– recenti articoli su BBC News e Variety.

giovedì, 21/08/2008

Musica per un’estate poco estiva /2

[continua da qui]

 

 

E così l’Estate è ormai finita -ammesso che sia mai davvero iniziata- e da queste parti sul piatto continuano a girare dischi niente affatto spensierati e balneari, come succedeva già a Luglio. Quest’anno è andata così, e vista la qualità dei dischi in realtà non è andata affatto male. Per la musica spensierata aspetto ossimoricamente l’Autunno, oppure i vostri consigli. Voi tenete a mente questi, e non ve ne pentirete.

 

 

Volpi senza tempo

A qualcuno ricordano il sound senza tempo dei Midlake, ad altri il folk americano elegante dei My morning Jacket, a qualcuno anche gli Animal Collective o gli Hidden Cameras, per la vena psichedelica e l’abbondante uso di cori; c’è chi ci sente un sacco di cose anni ’60 un po’ desuete (tipo i Byrds, gli Eagles o Crosby, Stills e Nash) e chi i recenti indie-heroes Band of Horses, loro concittadini e compagni di etichetta. Quando gli ascoltatori non riescono a mettersi d’accordo su quali siano le tue vere influenze, e quando il mondo musicale comincia a incensarti (9.0 su Pitchfork, Disco del mese su Mojo) anche se la tua band è interamente composta di giovani barbuti che indossano camicie di flanella, e il tuo disco d’esordio ha in copertina non una foto cool ma un dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, allora vuol dire che sta succedendo qualcosa di grosso. E infatti i Fleet Foxes sono qualcosa di grosso.

 

Le vie dell’hype sono strane e impredicibili, si sa. Ma la band capitanata da Robin Peckold non concede davvero niente alle mode ed ha attirato tanta attenzione su di sè solo ed esclusivamente grazie alle sue capacità. Canzoni splendide e senza tempo (la mia preferita, come sa chi ha ascoltato la fine della stagione di Get Black è il singolo White Winter Hymnal, una nenia che ti si incolla alle orecchie e che sembra qualche remoto classico dei Beach Boys cantato da un coro di monaci gregoriani), arrangiamenti antichissimi eppure modernissimi, e dei live -pare- straordinari (saranno in Italia il 15 Novembre, per una data unica a Milano).
Ma, soprattutto, la tranquillità e la classe di chi non deve dimostrare niente a nessuno, perchè è come se fosse sempre stato qui.

 

Fleet Foxes – White Winter Hymnal (MP3)

Fleet Foxes – Ragged wood (MP3)

 

 

Come on feel the Alberta Advantage

Pare che l’Alberta, sterminata regione rurale canadese, da noi nota più o meno solo per la sua rilevanza all’interno di Risiko, stia vivendo un periodo di boom economico. Le autorià della regione (che ha più o meno lo stesso numero di abitanti dell’area urbana di Milano, anche se è circa 600 volte più grande) hanno persino messo in piedi una campagna promozionale, coniando  la formula «Alberta Advantage», che simboleggia le vaste potenzialità che ha davanti a sè chi decide di vivere in questa regione.

Ad essa -non si capisce quanto seriamente- si ispirano i The Rural Alberta Advantage, trio di Toronto (che invece è in Ontario) che ha da poco pubblicato autoprodotto il suo eccellente disco d’esordio Hometowns.
Voce accorata, arrangiamenti che spaziano dalle chitarre acustiche all’elettronica e una batteria ritmata, ossessiva e originalissima, per un pop alla Neutral Milk Hotel di qualità eccezionale e sempre molto ispirato. E’ incredibile che siano ancora senza un’etichetta, e che finora siano sfuggiti quasi a tutti gli indie-talent-scout sempre in cerca della next big thing (da noi invece c’è chi li aveva già notati: Subliminal Pop e Giuseppe); evidentemente non hanno mai sentito parlare del boom dell’Alberta.
Scommetto che la cosa non durerà a lungo, e che presto otterrano l’attenzione che si meritano. E’ il boom, baby.

 

The Rural Alberta Advantage – Don’t haunt this place (MP3)

The Rural Alberta Advantage – The Deadroads (MP3)

 

mercoledì, 20/08/2008

Summer Of Love

La tartaruga a rotelle ha trovato l’amore:

Tarkus

mercoledì, 20/08/2008

Piccola pornografia catastrofica

Non avevo mai pensato che il video di una scala mobile che comincia ad andare al contrario potesse essere così disturbante. Fantastico. (via)

 

martedì, 19/08/2008

All work and no play

di

Dedicato a tutti quelli che sono ancora (o già) in ufficio il 19 Agosto – per esempio il sottoscritto e il tenutario di questo blog.

[i due tizi sono Norm Sousa e Cole Osborne, un duo comico di Toronto chiamato Punch Drysdale, la canzone di sottofondo è Flower Gardens di Chad VanGaalen, il video in HD è qui]

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martedì, 19/08/2008

We want you

di

[da Worth1000.comRecruitment Posters Photoshop Contest]

lunedì, 18/08/2008

Cronaca di un concerto di mezza estate

Settimana scorsa ero al concerto di Iron and Wine all’Hana-Bi. Concerto che ho visto ma non ho visto,  in realtà, perchè stando seduto al bancone mi era piuttosto difficoltoso guardare in faccia i componenti del gruppo, sovrastato come ero da file e file di gente in piedi, in gran parte effettivamente interessati al concerto e in parte attirati dal fatto che l’Hana-Bi fosse, apparentemente, l’unico posto aperto. Lasciare la sponda del bancone avrebbe però reso difficoltoso procacciarsi le caipirinhe necessarie a godere appieno dell’evento, mettendosi in sintonia coi membri del gruppo che di certo non avevano lesinato sui beveraggi spiritosi durante la giornata. E in fondo bastano le orecchie per godersi un concerto, a meno che non si tratti dei Kiss.
Dello scontro fra estimatori di Iron and Wine e gente ignara dell’esistenza del medesimo darò conto citando a mò di esempio uno stralcio del dialogo svolto dal sottoscritto e da un ragazzo marocchino capitato lì per caso, attirato dalla massa di gente presente in loco e speranzoso di passare una serata da sballo:

– Lui: sono qui da due settimane, tutte le sere fuori, discoteca, ballare. Ma stasera negli altri bagni non c’è niente?
– Io: non so, sono stato tutto il giorno qui.
– Lui: quello che ho visto io è tutto chiuso. Non c’è nient’altro.
(1 minuto in silenzio)
– Lui: ma a te piace questa musica?
– Io: si.
– Lui: ma sul serio?
– Io: si.
– Lui: per me è buona per dormire…

In ogni caso, al di là dell’opinione dei non interessati, il concerto è stato notevole. Buona parte del fascino è arrivata come sempre dalla splendida location, e dall’atmosfera che puntutale si crea ogni volta che si è al bagno 72. Il buon Sam Beam avrebbe potuto riparmiarsi un paio di mojitos durante il pomeriggio, dato che non dava l’aria di essere proprio sobrissimo, e nei pezzi più veloci arrancava un tantino. Ma sono inezie, chi c’era sa che è stata una bella esperienza. Come spesso mi capita, ho ri-scoperto un pezzo che avevo sottovalutato, con conseguente voglia di riascoltarlo appena giunto a casa. Peccato che la versione live di "Sodom, South Georgia" dia parecchi giri a quella che c’è su disco. Quindi, cerca che ti cerca, sono riuscito a recuperare una versione un po’ più recente del pezzo, che vi posto qui sotto.

Iron and Wine – Sodom, South Georgia (live @ KCRW)

Ma non finisce qui. Per quelli di voi che non rinunciano alla malinconia neanche a metà agosto, per quelli che agostoèilmesepiùfreddodellanno nonchè estateeeseicaldacomeibacichehoperdutoooo, ho preparato il Pasqualone-Fuori-StagioneTM di Iron and Wine. Come il mitologico oggetto ricordo dell’infanzia di alcuni di noi, esso è un uovo di plastica che contiene sorprese varie ed eventuali,. Pensa, o giovine! Lo apri e non sai quello che ti capita, come la scatola di cioccolatini di quella stordita della mamma di Forrest Gump.
Io qualche indizio ve lo voglio dare, comunque: altri 4 pezzi tratti dal live di cui sopra, e un po’ di chicche sparse non presenti sugli album. Non vi svelo altro, altrimenti che pasqualone-fuori-stagione è?

Il Pasqualone-Fuori-Stagione. (occhio, 90 mb circa)

 

Clicca sulle immagini per ingrandirle

 

 (Grazie a Roi per le splendide foto)

giovedì, 14/08/2008

Frequenze Disturbate 2008: due sere di mezza Estate

Ce l’hanno fatto sudare, ma alla fine, tra mille inciampi organizzativi, parecchie leggerezze e imprevisti di ogni genere, ci sono riusciti: Frequenze Disturbate è tornato in vita. Dopo la decima edizione di un paio di anni fa, il festival indie urbinate, per anni la migliore proposta in termini di qualità musicale e bellezza della location tra i festival (non solo estivi e non solo italiani), pareva definitivamente morto. A riesumarlo ci ha pensato un’entusiasta (e incosciente) associazione locale insieme a Live in Italy, che in tempi strettissimi sono riusciti a mettere in piedi un buon cast, e a porre le basi per un nuovo corso che, speriamo, riporterà il festival all’altezza delle migliori edizioni precedenti.

 

Come previsto debole (anche in termini di pubblico) la prima serata, aperta dalla gorgeggiante My Brightest Diamond in un noiosissimo set voce e chitarra; di tutt’altro tenore invece il set di St. Vincent, che ha abbandonato gli arrangiamenti barocchi del disco per proporre un set solitario intensissimo pieno di pezzacci blues e ballad che hanno inchiodato (e fatto innamorare) buona parte della platea. A seguire Cristina Donà e la sua band in una sorta di best of della carriera della cantautrice milanese (onesto e piacevole nei suoi molti ripescaggi, ma un po’ fuori luogo e alla lunga un po’ noioso). La serata è stata chiusa dal set acustico dei Le man avec les lunettes, al cui ottimo indie-pop dolceamaro ha fatto da cornice la spettacolare location dell’esedra del Teatro Sanzio (esattamente sotto la facciata del Palazzo Ducale con i suoi celebri Torricini), fornendo una chiusura di serata perfetta.

 

Decisamente più affollata la seconda serata, piena di nostalgici attirati dalla unica data nel centro Italia della reunion dei Massimo Volume e di devoti degli Okkervil River nella loro unica data estiva (ma torneranno in Italia in autunno). Da dimenticare il set dei Radio Dept. (breve, freddo e inutile), come al solito curioso e poco più il set notturno di Musica da cucina, mentre indimenticabile il live dei Massimo Volume, in forma come forse non lo sono stati mai, con un set eccezionale fatto di brani equamente distribuiti nella loro carriera e suonati con tutto il cuore e l’anima che gli sono propri. Un gruppo ancora enorme; peccato per le voci che danno questa reunion estiva come puramente episodica. A seguire gli Okkervil River hanno fatto il loro, con Will Sheff sguaiato, ubriaco e disperato come d’uopo; una band sempre eccellente, peccato perchè dopo i Massimo Volume non ce n’era più per nessuno.

 

Organizzazione soddisfatta, e fan con la pancia piena di crescia sfogliata e le orecchie che ancora risuonano delle belle versioni di Marry Me, Stagioni e For Real; direi che per il momento non si può chiedere di più.
Aspettiamo la nuova edizione, e speriamo che con più tempo a disposizione tra Comune e organizzatori i problemi di questa (il programma definitivo confermato a soli 3 giorni dall’inizio del festival, un sito e una grafica di rara bruttezza, l’abbonamento per i due giorni non disponibile alla cassa, tanto che c’è chi il secondo giorno è entrato con il biglietto del primo giorno con sopra un timbro e chi con una ricevuta di carta (!), l’assenza di un punto ristoro degno di questo nome all’interno, l’assenza di un aftershow party) vengano risolti. Perchè la storia del festival dalle sette vite non si ferma qui.

 

 

 

[Per concludere qualche foto. Un enorme grazie a Roi Rouager, sul suo set di Flickr ce ne sono molte altre]

 

 
 
 
 

Clicca sulle immagini per ingrandirle

 

venerdì, 08/08/2008

Il grave problema dell’inquinamento a Bologna

Bologna, Via San Giorgio. Praticamente poesia.

 

 

[E nei vicoli intorno a Via Indipendenza ce ne sono molti altri; è una serie numerata. La foto viene da qui, grazie a Filo per l’impagabile segnalazione]

 

giovedì, 07/08/2008

Lost in the post

[inevitabilmente faceto, ma non particolarmente balneare]

 

 

_Se scrivi un post per punti vuol dire che non hai idee. O tempo. O che hai un po’ di link che ti avanzano, ma nessuna voglia di dedicare ad ognuno un post (neanche su InkLog) o un twit. Come ai vecchi tempi, dai.

 

 

_Facce di gomma. Prendete il viso di Madonna e quello di Cher: a parte le ovvie differenze di età, non potrebbero essere più diversi. Infatti la prima ha una New New Face, la seconda una Old New Face, come ho scoperto da About Face, il reportage molto istruttivo dal mondo della chirurgia estetica facciale del New York Magazine. Anche se -come a me- della cosa vi frega poco, è una lettura consigliata.

 

 

_My Urban Mixtape. Urban Outfitters, la catena di negozi di vestiti americana di cui il sottoscritto è più o meno l’esatto target (una cosa molto fastidiosa, fidatevi) compone e regala LSTN #1, un indie-mixtape liberamente scaricabile (ZIPpone qui). Qualche nome? Black Kids, Architecture in Helsinki, Brendan Canning, War on Drugs, The Dodos, Notwist, Lykke Li, Los Campesinos. Buon ascolto.

 

 

_Funziona, e senza neanche siti hard. Giochino: andate qui, e il sistema indovinerà il vostro sesso analizzando la history del vostro browser. Con me ci ha preso su due computer su due; mi hanno di sicuro fregato tutti i sit da nerd che frequento abitualmente. (via)

 

 

_Pronti per i Darwin Awards. C’è quello che salta tra gli scogli in infradito, quello che cammina sul ghiaccio sottile, quello che guida suonando la chitarra o quello che alimenta il barbecue con l’aspirapolvere mandato al contrario (sic): è la splendida selezione di foto di The top ten stupidest ideas on Flickr. (via)

 

 

_Se mi disegni ti cancello. Una ne fa e cento me pensa: Michel Gondry ha scritto e disegnato We lost the war but not the battle, un surreale fumetto in cui il protagonista aiuta la Francia a difendersi da «un esercito di sexy e muscolose ragazze comuniste». Non so se avrò il coraggio di comprarlo. Anteprima qui.

 

 

_E’ un tracobbetto! Featuring un ex teen idol, un hobbit e il protagonista di un Oscar come miglior film. (via)

 

 

 

_Annoiati? Un sito per chi non ha proprio niente da fare: Bored

 

 

_Random nonsense indie-pop song of the day. Escono per Secretly Canadian e i loro primi 12" sono in giro da un po’, ma danno il meglio di sè quando il caldo sahariano ti fa svalvolare. E il revival degli Abba cominciato con Hung Up continua…

 

Music go music – Light of love (MP3)

 

 

 

_La prossima volta che vado a New York, voglio andare nel ristorante coreano di Tarantino. A Guide to NYC’s Celebrity-Owned Bars and Restaurants.

 

 

_Viva l’autopropulsione! E per concludere, l’inevitabile gioco: Puzzle Farter, in cui guidate un omino che fluttua stile «sento una forza dentro che neanch’io so come». Mi raccomando, accendete le casse.

 

mercoledì, 06/08/2008

Dev’essere il caldo

[si commenta da sè, no? (via)]

 

martedì, 05/08/2008

Strani sottintesi

Questo è quel periodo dell’anno in cui la mezza Italia che non è già in ferie sta per andarci, contando i giorni che la separano dalla fuga dalle città roventi lasciate in balia del ghibli e delle saracinesche abbassate. I blog italiani in media non fanno eccezione, e se non abbassano la saracinesca virtuale è solo perchè non ce n’è alcun bisogno, e perchè di solito non ci si riesce mai ad allontanare abbastanza dal computer per decretare una vera chiusura.
Da queste parti -parlo per me, ma sospetto che buona parte del resto delle firme che scrivono su questo blog non facciano eccezione- al momento la voglia di stare dietro la tastiera latita, e se si preferiscono forme di aggiornamento più rapide ed estemporanee come twitter, il tumblr Inklog (che vedete anche qui a destra), Anobii o Facebook, è solo perchè per aggiornarle è sufficiente riaccendere il cervello appena per pochi minuti.
Passate le narcotiche ore di lavoro, il massimo di attività in cui riesco a profondermi è leggere o guardare qualche film o serie TV, fuggendo il PC come non mi capita proprio spesso e lasciando a marcire un sacco di feed interessanti, mail ormai impolverate e post che non vedranno mai la luce(non ho neanche voglia di scoprire quante ore di pratica servano per raggiungere i risultati siglati da alcuni dei miei friends di Facebook sui diabolici Word challenge o Who has the biggest brain?, che per uno competitivo come me equivale a denotare più o meno la morte cerebrale, fate voi).
Se riesco a sopravvivere a questa settimana nel deserto bolognese, nel weekend mi attende Frequenze Disturbate (che se non è all’altezza degli anni scorsi, domenica riserva comunque l’eclettica tripletta di tutto rispetto The Radio Dept, Okkervil River e Massimo Volume) e la prossima settimana l’evento folk balneare di Iron and Wine all’Hana-bi, a punteggiare la mia unica settimana di ferie (hai voluto andare in America a Maggio? Ora suda) prima del probabilmente traumatizzante ritorno ai posti di combattimento, lunedì 18.
E proprio da lunedì 18 sarà scaricabile il disco che segna il rinnovato sodalizio tra David Byrne e Brian Eno, presentato ieri da Strange Overtones, un singolazzo killer di tutto rispetto. Se riesco prima di Ferragosto vi faccio ascoltare ancora un po’ di musica, ma se non riesco, avete cotanti nomi con cui consolarvi. Repeat assicurato.

 

David Byrne e Brian Eno – Strange Overtones (MP3) (alt link)

venerdì, 01/08/2008

Sale sale e non fa male

Spingi Play e ascolta. Poi spingi Play di nuovo. Magia!

E’ una scala Shepard, un’illusione sonora che continua a salire (o scendere) senza però mai cambiare tono. La sentirò per tutti il weekend, mi sa.

[via]

 

giovedì, 31/07/2008

AAAAAAAHHHHHHHHHHHHHPUM!

 

Ieri ho fatto un lavoro molto, molto noioso. Non retribuito. E’ un lavoro che in realtà ho fatto per me, perché mi andava di farlo, ma questo nulla ha tolto all’evidente noia totale del mestiere in questione.

Il tenutario, qui, in un post di qualche giorno fa ha raccontato diffusamente del concerto del signor Thomas Alan Waits. Quello nato, stando a ciò che racconta, sul sedile posteriore di un taxi. Quello col vocione. Quello che quando quelli che non lo conoscono ti chiedono di dirgli qualche canzone famosa non te ne viene in mente neanche una, mannaggia neanche una, che possano aver sentito per caso, alla radio. Eppure tu sai che lui, semplicemente, è il più grande di tutti. Comunque.
 
Comunque c’ero anch’io, al concerto agli Arcimboldi, col tenutario qui. Ero in un’altra fila, per la precisione in prima fila, alleggerito di 150 euro e spicci ma ben contento di essere lì. Posso anche vantarmi, ma per la cronaca devo ancora un terzo del costo del biglietto alla persona che l’ha comprato per me. Non sono pentito, neanche un po’, perché alla fine quest’estate non mi capiterà di fare di meglio. Comunque.
 
Comunque, appena usciti dal concerto e per tutta la giornata seguente, noialtri amici che c’eravamo non si faceva altro che ripetere AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHPUM,
che poi è il versaccio primordiale con cui inizia Lucinda, la canzone con cui ha iniziato tutti i concerti del Glitter and Doom tour. Fa questo versaccio tremendo, e intanto sbatte lo scarpone da carpentiere sul palchetto tondo da cui canta, sollevando una nuvola di polvere fitta. Appena uscito dalla sala ho pensato a due cose: la prima: porca miseria è già finito; la seconda: voglio risentire i pezzi, ma voglio risentirli come li ha fatti stasera. Nei giorni seguenti ho pure cercato qualche bootleg decente, senza trovarne. Finchè.

Finchè un paio di giorni fa ho visto che i tipi della NPR avrebbero messo online in streaming il concerto tenuto da Tom (sapete com’è, ci conosciamo) il 5 luglio al Fox Theater di Atlanta. La scaletta non è identica a quella che ha fatto la nostra sera a Milano, ma tutto sommato ci va vicino. Si sente molto bene, uno si mette lì, se ha due ore e 20 da buttare, e se lo ascolta tutto in fila, senza poter scegliere la canzone, costretto a stare inchiodato al PC. Oppure.
 
Oppure uno può cliccare qui sotto. Perché io ieri ho fatto un lavoro molto, molto noioso. Lungo, forse inutile. E’ probabile che io non sia stato l’unico a farlo, è probabile che altri l’abbiano fatto meglio. In ogni caso ho registrato, tagliato, rinominato, taggato. Magari l’avete già trovato altrove ma, insomma, nel dubbio lo metto qua. E lo faccio solo perché anche voi, anche voi che non c’eravate, possiate dire una, cento, mille volte AAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHPUM! 


Tom Waits – Live@Fox Theater, Atlanta 05/07/2008


                                                                                                                                                               (Foto: anomallie)