In ogni epoca bisogna tentare di strappare nuovamente la trasmissione del passato
al conformismo che è sul punto di soggiogarla
Walter Benjamin
Esselunga-a-casa è una cosa che prima non c'era. C'era la Conad dentro allo Shopping Center di Via Tuscolana, quasi dalle parti di Cinecittà. Un supermercato immemore, come tutti. L'esito delle tue passeggiate al neon e al freddo si condensa in carta termica rivestita da uno strato sottilissimo di emulsione colorante. Sbiadisce, dopo un po'. Si sa. Liste vertiginose di bibite, cianfrusaglie, acqua, prodotti da forno, frutta, verdura, derivati del latte, pasta di varia foggia, prodotti gastronomici pre-cotti e precipitati a temperature siderali, alcolici, agenti chimici sgrassatori, panni per la polvere, accendigas piezoelettrici, legumi in lattina – si srotolano ronzando sotto lo sguardo alienato degli astanti. Nessuno avrà cura di conservarle. L'oblio si manifesta, pigro, con una perfetta progressiva dissolvenza al bianco. La chimica è saggia: il tempo rosicchia il reagente. Ho provato a ripensarmi tra i corridoi del Conad, fatti di quel bianco abbacinante e finto di cui sono fatti tutti i supermercati più forniti. (E di cui è fatto l'oblio chimico). Non riesco a ricordare un solo prodotto, tra mille, prelevato da uno di quegli scaffali. Ho provato a ripensare anche al labirintico disegno dei corridoi dell'Alvi, ancora più in periferia, vicino al pratone di Torre Spaccata. Nulla. Una marca di caffè o di tovagliolo assorbente, un nome attraverso i doppi vetri spessi e appannati del banco frigo. Un detersivo per il bucato a mano (quando non avevo ancora la lavatrice) o una marca di biscotti. Ho ricordi domestici, certo. Dietro agli sportelli giallini c'erano cose, prodotti. Qualche nome mi è rimasto appiccicato alla retina. Le tenerezze al cioccolato, del Mulino Bianco, che piacevano tanto a uno dei miei coinquilini. Forse. I dati sono perduti.
Poi, a Milano, c'è l'Esselunga-a-casa. Vedi questi simpatici camioncini gialli col pomodoro rosso stampato sul fianco. Girano per le vie del centro, pieni di cose. Tu hai ordinato tutto dalla scrivania dell'ufficio. Non hai molto tempo. Milano è un cliché: il clima e l'Esselunga-a-casa aiutano a concentrarti sulla microeconomia. Niente neon, niente piastrelle bianche solcate da rotelle incerte. La pratica è virtuale ma sembra più tiepida. La potenza d'acquisto è ubiqua: casa, ufficio, iPhone. La consegna indolore (per € 6,90). Ma la cosa commovente è la memoria. Nella società virtuale, l'oblio è un orrore. I gesti lasciano segni indelebili. Quel commento da ubriaco lasciato sul blog di tizio è ancora lì, ottusamente resistente alla ragione del tempo. Quelle sciocchezze nutrite da qualche settimana di speciale solitudine sono lì, negli archivi di google, e lì, negli hard disk di sconosciute, e poi lì e lì e lì. Quel piccolo dolore svagato sta ancora là, ingigantito dalla morte del contesto. Il virtuale soppravive con arroganza alla realtà.
Ma la memoria atermica del supermercato online è commovente.
Dentro al mio account, le scritte sul monitor non sono per niente sbiadite. Tutto è come se fosse ieri – e invece è il 18 marzo 2006. L'ordine 6865441 trabocca di cibi insalubri da single (o, meglio, da insana relazione a distanza):
1 x Pringles Paprika sfogliatine di patate scatola 200 GR
1 x Pringles Sour Cream & Onions sfogliatine di patate alla cipolla scatola 200 GR
2 x Bertolli sugo con melanzane, peperoni e zucchine del mediterraneo 320 GR
2 x Barilla Sugo alle Olive con olio extra vergine di oliva vaso 400 GR
2 x Barilla Sugo all'Arrabbiata ricetta piccante vaso 400 GR
2 x Barilla Sugo al Pomodoro e Basilico vaso 400 GR
1 x Findus That's Amore Zuppa del Casale ortolana surgelata busta 600 GR
1 x Findus That's Amore Zuppa Tradizionale con orzo e farro surgelata busta 600 GR
1 x Findus Sofficini surgelati – melanzane e mozzarella 250 GR
1 x Findus 4 Sofficini surgelati – funghi e mozzarella 250 GR
Il sofficino fu una passione passeggera e tardiva. In tv viene servito a ragazzini e rettili sorridenti, ma a casa dei miei era, saggiamente, cibaccio. Il grosso della spesa di mia mamma si fa ai banchetti profumosi dell'ortofrutta, non sotto i neon. Il sofficino si adattava bene al primo inverno (tardo inverno) milanese: compatto, artificioso, moderatamente gustoso, rapido. Si prestava a sfrigolare d'urgenza in soccorso di eccessi alcolici. Ma era cibaccio – certa memoria non si cancella. I sughi barilla, invece, resistettero più a lungo. Passione più sofisticata e variegata: quello alle olive era appena passabile ma sapidissimo; l'arrabbiata ottimo; il pomodoro e basilico mediocre e presto eliminato. Le zuppe That's Amore ambivano, nel gruppo, al gourmet.
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