Congratulations
Congratulazioni a Zenoid.
Infinite sadness
E’ molto triste che, nonostante fosse una guerra annunciata da mesi, la politica non sia riuscita a scongiurarla.
E’ molto triste che qualcuno, come Vespa ieri sera, presenti questa guerra come una partita di Risiko. Il sangue, però, quello è vero.
E’ molto triste che ci voglia una guerra per vedere un bel video dei Sigur Ros su Mtv alle 3 del pomeriggio.
E’ molto triste che oggi i server di Splinder siano lentissimi e vadano spesso in time-out, proprio nel giorno in cui Wittgenstein mi linka.
E’ molto triste che il massimo che io possa fare è bloggare la mia tristezza al mondo ascoltando Linea Gotica dei CSI.
E’ già qualcosa, lo so, ma è molto triste lo stesso.
C’è chi colleziona francobolli e chi…
C’è chi ama le cose insolite. Come i bizzarri collezionisti che segnalavo la settimana scorsa, oppure come il gestore di The 555 list, sito che raccoglie una notevole quantità di numeri telefonici di personaggi di film e serie tv.
Siete alle prese con un X-files e avete bisogno di chiamare Mulder e Scully? Niente paura: Mulder risponde al 555-9355, e Scully al 555-1013. Volete fare 4 chiacchiere con Homer, Bart e il resto dei Simpson? Non avete bisogno dell’elenco di Springfield, basta chiamare il 555-8707. La vostra casa è infestata? Chiamate i Ghostbusters al 555-2020! E se avete bisogno di cambiare il presente (e ce n’è bisogno, di questi tempi), perchè non chiamare Emmet “Doc” Brown di Ritorno al futuro al 555-4385 e chiedergli di mettere in moto la DeLorean?
(Grazie Vinz)
Gente felice ma incazzata nera
Dalla homepage del sito dei Mogwai:
It’s official! Tony Blair is the biggest CUNT of ALL time.
Non siamo gli unici ad amare il proprio capo di stato…
Frattanto il gruppo scozzese ha resa nota la tracklist dell’imminente nuovo album che si chiamerà, sorpresa sorpresa, Happy music for happy people.
Effettivamente non le uso più tanto spesso
Ma anni fa avevo un’attenzione speciale per il tipo di penna che mi capitava per le mani. A quanto pare, non ero il solo…
Ancora sulla questione Splinder
Come si auspicava ieri, Splinder ha cambiato il contratto delle condizioni d’uso, ed ha eliminato la clausola vessatoria contro cui si sono sollevate le voci dei blogger. Purtroppo non sono un esperto in diritto d’autore -anche se, in effetti, un po’ dovrei esserlo… ;-) – e non sono in grado di dire se nel contratto ci siano ancora cose che non vanno. Non credo che Splinder sia in malafede, e la pronta modifica alle condizioni d’uso -nonchè le cordiali e tempestive mail che mi hanno mandato in risposta alla mia protesta di ieri- mi dà in qualche misura ragione. Credo si trattasse di un eccesso di zelo, e ora che la clausola è stata eliminata possiamo dormire sonni tranquilli, come sostiene anche Mantellini nei commenti al suo post di ieri. Sempre che, chiaramente, le condizioni non vengano modificate di nuovo in corso d’opera, come ventila qui looptrain. La questione non è ancora conclusa ma quasi, e credo che un ulteriore chiarimento da parte di Splinder sia in qualche misura doveroso. Anche se, alla fine, abbiamo ottenuto ciò che volevamo, per lo più in tempi rapidi e senza dover alzare i toni, quindi non possiamo certo lamentarci.
Comunque terrò d’occhio l’homepage di Splinder.
Gonna be the revolution
Ho letto questo post su >skip intro, segnalato anche da Manteblog, e sono arrabbiato. In due parole: grazie ad una clausola nel contratto che noi utenti di splinder abbiamo sottoscritto all’apertura del nostro blog, i diritti di sfruttamento economico di tutto ciò che scriviamo sono di Splinder. Ovvero: se in futuro i blogger di Splinder vorranno, ad esempio, pubblicare un libro con la raccolta dei loro post, non potranno.
Ora scrivo a Splinder, fatelo anche voi. O riusciamo a far cambiare le cose, oppure il cambiamento di piattaforma è inevitabile. Spero vivamente che Splinder dia ascolto ad i suoi utenti ed elimini la clausola, confermandosi, anche in questo caso, come la migliore piattaforma weblog italiana. Altrimenti, c’è l’imbarazzo della scelta.
Confessa, confessa!
Tony Blair confessa di possedere la chitarra di Bryan Adams. Non so se abbia nessi con l’imminente (?) guerra, comunque anch’io un po’ mi vergognerei.
Aveva un titolo tanto bello
All families are psychotic è l’ultimo romanzo di Douglas Coupland. Leggo qui che finalmente, a due anni dall’uscita originale, sta per essere pubblicato anche in Italia (proprio mentre negli States sta per uscirne un altro, Hey Nostradamus). Io l’ho letto qualche mese fa (un paio di citazioni qui e qui), ed è caldamente consigliato. Ma dovevano proprio cambiargli il titolo in Sacra famiglia?
Questo è tempismo
Cantare I don’t mind at all di Bob Geldof, la sera di San Patrizio all’Auld Dubliner, con una pinta di weiss in mano. Come dire: c’ero quasi.
Ci sono Ore e Ore
Ho provato a dirmi che era colpa della scomodità del cinema (è matematico: quando esce un film che aspetti con ansia, lo programmano sempre e solo nel cinema più infame), ho provato ad autoilludermi con il solito “il libro è sempre più bello del film”, ma non funziona: The Hours, diretto da Stephen Daldry, è proprio deludente.
E non azzardatevi a dire che era difficile renderlo, che il libro è complesso, e che quando un libro ti piace così tanto il film non può che deluderti; quando hai tra le mani uno dei migliori romanzi degli anni ’90 devi fare qualcosa di più. Non puoi accontentarti di pescare tre tra le migliori attrici sulla piazza, inventarti un naso finto ed assegnare la colonna sonora ad un compositore di fama (Philip Glass) sperando che basti.
The Hours di Michael Cunningham (il libro) è splendido: un’opera di rara poesia, con una meravigliosa prosa woolfiana, un intreccio notevole e l’intensità che pochi sanno trasmettere. The Hours di Stephen Daldry (il film) non raggiunge neanche un barlume della bellezza del libro di Cunningham, e il brutto è non ci prova neanche. Tenta di sostituire il flusso di coscienza della voce narrante con un ripetitivo e tediosissimo sottofondo musicale, sperando che lo spettatore comprenda da solo i mille non detti della storia e ne capisca l’intima bellezza. In questo modo tutto ciò che rimane è angoscia, e il film diventa un’esperienza terribilmente pesante.
Ecco come rovinare un gran libro. Complimenti, Mr. Daldry.
[Qui la recensione perplessa di Repubblica, qui la recensione del libro, qui la stroncatura di Slate, che 2 mesi fa mi sembrava eccessiva ma con cui ora mi trovo abbastanza d’accordo]
Nani e ballerine, pare
E’ iniziato il tour dei PGR. Se mi decido a comprare il biglietto per la data di Bologna vi saprò dire.
Se scrivessi canzoni con inni satanici nascosti…
…probabilmente mi offenderei per essere accomunato alle Las Ketchup. Pare infatti che ci sia qualcuno che pensa che Asereje, il tormentone estivo che ci ha perseguitato per vari mesi, sia un inno satanico. Paolo Attivissimo spiega perchè qui non lo è. L’inizio della spiegazione è particolarmente divertente:
Trovo particolarmente difficile spiegare come mai il testo di Asereje non è un inno a Satana, perché è assolutamente ovvio che non lo è. O almeno dovrebbe essere ovvio a qualsiasi persona di buon senso. E’ un po’ come tentare di spiegare perché l’acqua è bagnata. Ma ci provo lo stesso.
Cos’altro?
Non basta il ritorno dei Savoia, adesso pare che ci siano pure i neoborbonici.
Dovrei mettere in ordine
Si, lo so, dovrei mettere in ordine. Ma mettiamola così: quando hai avuto una settimana come la mia le condizioni di casa tua sono testimonianze importanti. Con un’adeguata esegesi delle tracce forse è addirittura possibile ricostruire la situazione politica mondiale, lo stato della libertà di stampa in Italia e il livello raggiunto dallo studio delle particelle subnucleari. Oltre alla mia settimana, s’intende.
Il divano è sommerso da una montagna di vestiti, per lo più appallottolati, e per lo più spochi, anche se tendenzialmente ancora gestibili. Il tavolo è pieno di giornali arretrati che non ho avuto tempo di leggere, e la scrivania è interamente coperta da cumuli di cd, testimoniando che, a destra, nella colonna Currently Listening dovrebbero esserci almeno 40 titoli invece dei 5-6 soliti. Sparsi nella stanza, in vari punti (rigorosamente ad intralciare il passaggio): uno zaino, una borsa, una valigia, la chitarra, due tubi di vitamina C, un dizionario di francese, un libro sull’Interazione Uomo-Macchina, due paia di scarpe, uno di pantofole e uno di ciabatte giapponesi, l’ultimo romanzo di Coe, un poster ancora arrotolato, una scatola semidistrutta di Risiko (con annessa scia di carri armati), un calendario non appeso, uno appeso, una cornice vuota.
La cucina è in condizioni ancora peggiori. Ma quella domani la pulisco, giuro.
Chissà che conclusioni trarrebbe un archeologo.
Musei virtuali e follia
Grazie a questo link segnalato dal sempre indispensabile Brodo Primordiale, sono giunto all’Unusual Museums of the Internet Net Ring. Grazie a questo pregevole sito, mi sto facendo una cultura sulla follia umana. In particolare su chi può essere interessato ad un museo dei tostapane, della carta igienica, dei ventilatori, degli apribottiglie e così via. Avrei potuto continuare, ma al museo della banana mi sono fermato.
Di traduzioni e incazzature
Mettete di essere un giornalista musicale. Mettete di poter avere finalmente tra le mani la traduzione italiana, pubblicata di fresco, della biografia di Lester Bangs, leggenda del giornalismo musicale americano, nonchè ispiratore della figura del protagonista di Almost famous.. Mettete di trovarci un riferimento a Maureen Tucker come il batterista dei Velvet Underground. E mettete che Maureen Tucker sia una donna. Vi incazzereste a morte? Qualcuno sì.
Lo so che non dovrei vantarmi
Ma ieri ho raggiunto i 160 accessi unici in un giorno. Non che voglia dire qualcosa…è solo così, per farvelo sapere.
Sapevatelo, su Rieducational Channel
Lo sapevate? Il corsivo (o italico) è stato inventato dall’editore veneziano Aldo Manuzio nel 1501, nientepopòdimeno che su modello della scrittura di Petrarca. Mica male.
Cambieranno nome anche al bacio alla francese?
Per ripicca nei confronti della Francia, che non appoggia la politica americana sull’Iraq, la mensa degli uffici della Casa Bianca cambia nome alle patatine fritte. Non più French Fries, d’ora in poi si chiameranno Freedom fries.
(grazie Andrea)
Bella coincidenza
Sto ascoltando due bei concerti che Thom Yorke ha fatto da solo ad Ottobre. Molto belli, Paranoid Android su tutte.
Poi qui leggo che i Radiohead forse vengono in Italia a Giugno.
Insospettabilmente non male
I Sepultura nell’ultimo disco rifanno Angel dei Massive Attack. Probabilmente è perchè è molto fedele all’originale, ma devo dire che non è male.
Deficiente
Non appena ho scoperto questo link sono stato 10 minuti a palleggiare come un deficiente. E il calcio non mi piace neanche.
Supplemento Sette, trattamento La7
Mieli rinuncia all’incarico di presidente della Rai.