Per favore, no!
Britney Spears è in lizza per interpretare il ruolo di Daisy nel film ispirato alla serie-culto Hazzard. Quasi da manuale: ecco come rovinare dei bei ricordi d’infanzia con una pin-up in decandenza.
Per favore, no!
Britney Spears è in lizza per interpretare il ruolo di Daisy nel film ispirato alla serie-culto Hazzard. Quasi da manuale: ecco come rovinare dei bei ricordi d’infanzia con una pin-up in decandenza.
E speriamo ci sia anche Cinque volte pioggia
Ieri si parlava di Paolo Benvegnù, ex leader dei mai troppo rimpianti Scisma. Bene, leggo sul sito della sua Stoutmusic che il nostro eroe è finalmente entrato in studio per registrare il suo primo album solista, e che è prevista l’uscita di un singolo per Settembre/Ottobre e dell’album intero per Gennaio. Manca ancora parecchio, ma l’attesa sarebbe troppo lunga anche se il cd uscisse domani.
Se non è destino questo
Catena di eventi casuali. Ci siamo visti alle 9.15 e non alle 9 («non ho voglia di partire così presto»), lei ha ricevuto una telefonata pallosa subito prima di uscire, e ha fatto tardi, così si è scordata di prendere una cassetta per l’autoradio, ed è stata costretta ad ascoltare la radio, è capitata su RadioUno, ed il suo grande amore per Jeff Buckley ha fatto sì che la sua attenzione fosse attirata dal bravo cantautore acustico che stava suonando in quel momento. E’ salita nella mia macchina, mi ha detto di cercare RadioUno; io ho tolto la cassetta degli Smiths e, grazie all’RDS, ho subito trovato la frequenza giusta. Ho pensato Questo è bravo, le ho chiesto chi era, lei non aveva capito bene il nome, qualcosa come ‘Taria’ o simili, allora io ho capito che era il famoso Terje Nordgarden, cantautore norvegese di cui si dicono meraviglie (ne parlava anche Lucertola, ma non ho il tempo di cercare il link, saranno passati mesi), il cui disco d’esordio è stato prodotto dall’ineffabile Paolo Benvegnù (Scisma). Siamo arrivati, abbiamo parcheggiato, ma siamo rimasti in macchina per un’altra mezz’ora, per sentire tutto il live voce-e-chitarra di questo tizio niente male, al che io ho detto «Mi piace molto, appena posso vado ai Tasti Neri e me lo compro». Se non è destino questo.
Due enormi barattoli nel centro di Bologna
Che io sia fuggito dall’afa bolognese una decina di giorni fa lo sapete già. Che non vi farò ritorno prima di fine Agosto non lo sapete, ma ve lo dico ora. In città però le cose vanno avanti, e con esse anche le improbabili trovate della giunta Guazzaloca. Dopo il folle progetto della metropolitana, è la volta dell’Infobox, orrore architettonico realizzato nelle centralissima Piazza Re Enzo, a due passi da Piazza Maggiore, il Nettuno e San Petronio, e a tre dalle due torri. Trattasi di due pseudo-container, plasticosi e semi-trasparenti, a forma di ‘goccia’ (subito ribattezzati ‘i barattoli’) atti a contenere pannelli informativi che illustrano i meravigliosi risultati ottenuti dalla giunta di destra da 3 (o sono 4?) anni a questa parte. Bieco scopo propagandistico a parte, i due barattoli sono proprio brutti: immaginatevi questi enormi pezzi di plastica e ferro, a metà tra uno stand da fiera e un acquario, in mezzo a strutture di cotto e mattoni, proprio nel centro della città. Tutto ciò per la bellezza di sette miliardi di vecchie lire, che potevano essere spese in modi molto migliori. Come non bastasse, l’infobox non è neanche accessibile ai disabili.
Da quando, un paio di settimane fa, queste ‘verruche high-tech’ (come sono state definite da un architetto francese) sono state inaugurate, la popolazione è sul piede di guerra: è ormai fisso un presidio informativo davanti ai barattoli, ogni sera vengono organizzate mini-manifestazioni di protesta, sondaggi, rappresentazioni satiriche e quant’altro. Inoltre, l’attività di contro-informazione è documentata da un sito web. Riusciranno i nostri eroi ad eliminare l’orrore architettonico e a ripristinare uno degli angoli più belli di Bologna? Temo di no. Ma tentare è un dovere.
(grazie a Checco)
It was Summer, we were young
Achille fa outing e svela i dischi della sua Estate. Condivido parecchie cose, ma su tutto la sua Categoria Manie Adolescenziali:
Categoria Manie adolescenziali Ovvero i dischi che gli altri possono criticare quanto vogliono, ma tu te ne sei innamorato come un ragazzino.
Perturbazione – In circolo (“se non è vero che hai paura non è vero che ti senti solo”)
Baustelle – La moda del lento (“essere depressi oggi provoca troppi dibattiti. Essere perduti oggi, dura solo pochi attimi”)
Aggiungerei questo assioma: l’Estate risveglia l’adolescente sfigato e depresso -che però non cessa mai di sperare che questa sia la volta buona (da intendersi in qualsiasi campo)- che c’è in tutti noi.
Venghino, venghino, più siamo meglio è
A Frequenze Disturbate anche i pisani DRM. Io che sono un ignorante non li ho mai sentiti, ma nelle recensioni si parla di Massive Attack e Tiromancino, e pare nel disco siano ospiti anche i To Rococo Rot, quindi ehi, attendiamo fiduciosi.
Ben tornata dalle vacanze, signora
Massaia è tornata.
The long and winding road
Se non fossimo in Italia ma in Inghilterra, i Revolver sarebbero la next big thing del mondo musicale. Nati come cover band dei Beatles, i Revolver sono il più classico dei trii (basso-chitarra-batteria), di grande bravura tecnica e notevole sensibilità pop. I tre membri vengono tutti da diverse esperienze musicali, e dopo aver suonato per anni grunge, folk ed industrial sono approdati al repertorio dei fab four, dove tutto (o almeno tanto) è iniziato. Li ho visti dal vivo varie volte (di cui l’ultima ieri sera), e non ho mai cessato di meravigliarmi per la fedeltà con cui interpretano le canzoni dei Beatles, per la loro bravura nei cori (cantano tutti e tre) e per il giusto spirito scanzonato con cui si approcciano a pietre miliari della storia dela musica.
Da qualche tempo i Revolver hanno iniziato a scrivere canzoni proprie, chiaramente sulla falsariga dei Beatles, e a creare piccoli gioiellini di pop quasi perfetto (scaricatevi la deliziosa There’s a place for you per averne un’idea). Se fossimo in USA o Inghilterra, dopo i nuovi Television, i nuovi Joy Division, i nuovi Simon & Garfunkel ed i nuovi Beach Boys la stampa avrebbe anche i nuovi Beatles, e nel giro di un paio di mesi tutto il mondo parlerebbe di loro. Ma siamo in Italia, i loro divertenti concerti sono semideserti ed i Revolver devono ringraziare se riescono a finire in una compilation o a farsi recensire da qualche giornale di nicchia. Lunga e ventosa è la strada che porta al successo, qui alla periferia dell’impero.
Altro che Vicks, qui ci vuole il Prozac
Secondo il New Scientist, la felicità aiuta a combattere il raffreddore.
Ecco perchè sono sempre ammalato.
[servita su un piatto d’argento]
Nick Cave and The Focus Group
Nick Cave, intervistato da Creem Magazine parla del rapporto tra le sue canzoni su disco e le loro versioni live. «Le canzoni diventano quello che dovrebbero essere solo durante i concerti. Quando stai registrando un disco è difficile immaginarsi che quello di cui al momento sei soddisfatto è destinato ad implallidire e perdere si significato quando cominci a suonarlo live. Per questo le canzoni mutano sempre in qualcos’altro. (..) Una volta che cominci a suonarle in concerto ti scordi quanto ti piacciono, le guardi in modo diverso e tenti di capire come valorizzarle e renderle più efficaci e potenti.» Questa metamorfosi potrebbe portare ad un nuovo approccio di registrazione per il nuovo album.
«Stavo parlando con Warren (Ellis, il violinista dei Bad Seeds e dei Dirty Three) di un modo diverso di orientarsi per il prossimo disco: affittare un teatro da 200 posti per un paio di settimane e continuare a suonare le nuove canzoni per un pubblico ristretto ogni sera, per farle arrivare al punto dove dovrebbero essere prima di registrarle.»
In caso, io mi prenoto.
Everybody should be happy? (sha-la-la)
Ultimamente non capita spesso che io compri libri senza saperne nulla da prima. Ricevo e leggo in giro troppi consigli su libri-da-non-perdere ed ho troppo poco tempo per leggere per potermi permettere di scegliere i libri a caso, fidandomi solo del titolo o della copertina o della quarta (onore al merito di chi le scrive…spessissimo riescono a far sembrare capolavori dei libri che in realtà meriterebbero il macero istantaneo). E’ abbastanza triste, ma è così.
Recentemente, però, sono stato costretto a farlo. Avete presente la tessera-punti della Feltrinelli? Lo sconto non è poi granchè (5 € a fronte di circa un centinaio di Euro di spesa), ha limiti temporali abbastanza serrati (circa 3 mesi) e rappresenta una dei pochissime strategie di bundle (perdonatemi la parolaccia) tra la più grande catena di librerie italiana e la casa editrice che la possiede; però è sempre meglio di niente.
Dicevo: circa un mesetto fa ho finito la tessera-punti. Ma poichè al momento non c’era nessun libro Feltrinelli che mi ispirasse (già comprati e letti tutti quelli che mi interessavano), ho procrastinato l’acquisto fino all’ultimo giorno utile, e, alle strette, ho comprato un libro unicamente per il commento entusiastico di uno dei miei scrittori culto, Jonathan Coe, riportato nella terza di copertina. Quel libro è Felicità® di Will Ferguson, divertente satira dei libri di autoaiuto a metà tra Come diventare buoni di Nick Hornby e Si spengono le luci di McInerney. Lettura piacevole (niente di trascendentale, sia chiaro), ed un paio di buone idee. In particolare, quella su cui è costruito il fulcro del libro, ovvero il paradosso che la nostra civiltà, governata dal desiderio di felicità, perderebbe ogni sua base e finirebbe per collassare se quest’ultima fosse raggiunta. Una questione trattata con leggerezza ed ironia ma che, in fondo, dà da pensare.
Spudorato messaggio pubblicitario
[ma non ci guadagno niente, quindi potete crederci]
Molti hanno storto il naso quando l’hanno saputo: Frequenze Disturbate quest’anno dura solo due giorni? Giovedì e Venerdì? E Sabato cosa faccio? Non sarà come avere davanti Beck e i Notwist, ma qualcosa da fare in realtà c’è: anche quest’anno sul Palco della Fortezza Albornoz di Urbino si svolgerà la serata di Notturno Musicale/Musical Box. Cinque gruppi esordienti selezionati da una giuria prestigiosa a contendersi il primo premio, ed un paio di gruppi ospiti per arricchire il piatto e conlcludere in bellezza la serata: gli Slumber e gli Yuppie Flu, due tra le realtà migliori di pop indipendente ed obliquo che ci siano in Italia. A latere anche i locali Re Nudo, il cui imbarazzante rock Litfiba-style è talmente tamarro da risultare assai divertente.
E, se siete riluttanti a partire perchè Urbino è lontana da dove vivete ed è difficile da raggiungere, vi esorto a rompere gli indugi e a farvi tutto il week-end da queste parti: vi assicuro che non ve ne pentirete. Visto che la mia magione sarà già invasa da un congruo numero di persone, e che dubito il comune rilascerebbe la licenza di campeggio per il mio giardino, consiglio un ottimo pacchetto vacanze per farsi un paio di giorni nel Montefeltro e godersi i concerti, i monumenti, la campagna ed il cibo. Non fosse che abito già qui farebbe gola anche a me.
Quando si dice avere la lingua lunga
Date un’occhiata qui.
[tnx A.nonimo]
Se tutto questo cielo stesse in una cartolina
Il cantante dei Perturbazione ha la faccia simpatica. Allampanato, riccioli spettinati, un sorriso contagioso e l’umiltà di chi fino a 2 mesi fa era abituato a suonare davanti a 20 persone alla volta ed ora, trovandosene più di cento, non sa se crederci o meno. Arringa la folla con un paio di discorsi sconclusionati, scende più volte dal palco per mettersi a cantare in mezzo al pubblico («perchè è così bello sentire l’erba secca sotto i piedi nudi») e, da non tralasciare, dal vivo canta assai bene. Il piccolo caso creato da Agosto, il nuovo, splendido singolo, ha regalato alla band torinese un po’ di successo e di visibilità ad un anno buono dall’uscita dell’album, In circolo. Se questa regola non fosse regolarmente smentita dai fatti, verrebbe quasi da pensare che, quando un album è bello, prima o poi qualcuno se ne accorge ed il disco ottiene il successo che merita.
E così basta il viso di un cantante simpatico, una manciata di grandi pop songs romantiche, un cielo meraviglioso ed il piccolo palco della Sinistra Giovanile per fare un grande concerto, e per sancire definitivamente che In circolo è il disco della tua Estate. E quando arrivano anche i fuochi d’artificio, in lontananza, durante Arrivederci addio e Senza una scusa, -peccato non siano durati fino a Per te che non ho conosciuto, per incorniciare nel migliore dei modi quel Se tutto questo cielo stesse in una cartolina– non hai più dubbi: hai scoperto un altro grande gruppo.
Orientamento: Introverso, Funzione Dominante: Pensiero…
Ho trovato linkato da Iaia il test dei tipi psicologici di Jung. L’ho fatto e, devo dire, ci ha preso.
Lali pena
No, vabbè, non mi hanno fatto pena: diciamo che mi hanno un po’ deluso. In questi casi si sa, è tutta questione di aspettative, e le mie, evidentemente, erano troppo alte. Sarà che i Lali Puna hanno fatto un paio di grandi dischi, sarà che riescono ad essere contemporaneamente emo e freddi come pochi sanno fare, sarà che l’ultimo singolo, Left-handed (che a Zazie ricorda gli Scisma, ad Enzo sembra una canzone scartata dai Notwist e a Max ricorda il rumore che faceva la ringhiera delle scale quando ci sbattevi da bambino; manca solo di sapere cosa ne pensa Gecco), a me invece piace molto e mi faceva ben sperare: insomma, mi aspettavo qualcosa di più.
Non che sia stato un brutto concerto, comunque. A parte la lunghezza (a malapena un’ora) sono rimasto deluso da Valerie Trabeljhar, completamente assente, poco più che un’ombra che sussurra versi e non osa spingersi nel regno del cantato, risultando del tutto accessoria sul palco. Gli altri sono stati bravi, e molto: Mister Archer (leader dei Notwsit, ricordiamolo) al basso pareva divertirsi molto, il batterista ha macinato continuamente tempi dispari, intrecciandosi egregiamente con i beat in trame molto affascinanti. A ben vedere, in effetti, l’impatto ritmico inaspettatamente potente e trascinante è stato la vera sorpresa del live, trasformando la serata in un bizzarro mix tra evento da dancefloor e catarsi dell’alienazione contemporanea. E così la coda al fulmicotone di Don’t think, la serratissima Rapariga de Banheira e la già citata Left-handed hanno dato a un senso a quello che poteva finire come l’ennesimo concerto “su-disco-sono-fighi-ma-dal-vivo-fanno-schifo”.
Non è poco, a ben vedere, ma per me non è stato abbastanza. Ah, benedette aspettative.
Poca, ma meglio di niente
Ma allora in questo mondo un pochino di giustizia c’è…
Ieri sera
«Vado a vedere Niccolò Fabi a Mondavio» «Chi???» «Fabi, il cantautore della scuola romana, quello un po’ più intimista, coi capelli ricci, che prima con Capelli e Dica sembrava ironico, poi invece sembrava triste e intimista, ma forse sono un po’ la stessa cosa….»
Così Niccolò Fabi, ieri sera, uno dei divertenti siparietti tra una canzone e l’altra. Autoironia e grande consapevolezza, umiltà al limite dell’autodenigrazione, ottimi testi e storie d’amore finite male. Il tutto in salsa pop, rock, atmosferica, con nel mezzo un paio di deliziosi set acustici. Ma le mie parole non rendono l’idea: andate a leggere questo resoconto speciale, poi ne riparliamo.
E pensare che a me è sempre sembrata una semplice spirale
Ci sono cose che continui a chiederti per anni, ma che non riescono a raggiungere una soglia di interesse tale da spingerti a cercare veramente una risposta. Una di queste cose è la chiocciola (@): da dove viene? Quando e perchè si è cominciato ad usarla negli indirizzi mail?
L’intercapedine linka un articolo vecchio di 3 anni e soddisfa ogni mia curiosità. Buffo notare come quella che da noi è una chiocciola venga vista altrove come un orecchio, un arabesco, un cagnolino o addirittura uno strudel o una aringa arrotolata…
Urbino, You’re not that far
Come aveva anticipato Shoegazer, confermata la cancellazione dei The Thrills dal cast di Frequenze Disturbate (per “sopravvenute inderogabili esigenze promozionali negli USA”). Peccato, proprio ora che un po’ mi piacevano.
Weekender
Uno dice: «Torni dal mare, adesso magari fai la persona seria e ti dedichi ad una vita morigerata, no?» Giammai: ci aspetta un bel week-end di treconcertitre come ci vorrebbero più spesso (perdonate il plurale maiestatis).
Stasera, nell’incantevole cornice di Mondavio e del suo castello medievale, Niccolò Fabi presenta dal vivo il suo ultimo cd, La cura del tempo. Che ci volete fare, sono una persona dai gusti eclettici, e ho un debole per la voce sottile e sforzata del cantautore romano, che in concerto si fonde con arrangiamenti assai più rock che sui dischi, raggiungendo la giusta miscela emotiva. E su pezzi come Ostinata mente, Lasciarsi un giorno a Roma o Sangue del mio sangue non ci posso fare niente, la parte di me che vorrebbe vivere dentro una puntata di Dawson’s Creek (stai a attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo) prende il sopravvento, regredisco all’età di sedici anni ed inizio a cantare.
Domani è sabato, quindi -come da assioma di noi ‘ggggiovani- si va in riviera: scelta obbligata, visto che in meno di 50 chilometri di costa romagnola ci sono almeno 4 eventi interessanti (da Battiato alla tappa locale del Tora!Tora!). La scelta cade, manco a dirlo, sulle’evento più indie: il Cesenatico Popp Festival, che vede esibirsi sul suo palco nientemeno che i Lali Puna, la cui elettronica minimale ci ha conquistato senza riserve. A seguire 2 piste e deejay che, hopefully, ci allieteranno con musica adatta al contesto; tutto ciò senza sborsare un euro, visto che la serata è gratuita (Batija, Molo di levante, Cesenatico, info 3334155373).
Domenica, alla festa dell’Unità di Pesaro altro concerto gratuito: il Gamma gamma day, con vari gruppi locali e, in conclusione, quei Perturbazione che in questo periodo hanno monopolizzato il mio cd player. Momento perfetto per vederli dal vivo, visto che Agosto è alle porte
Se qualcuno di voi si trova da quelle parti, feel free to say Hi.
Le calze spray?
Repubblica di oggi se ne esce con una notizia che non stonerebbe nella rubrica Le invenzioni stronze dei Giapponesi su GnuEconomy. Stavolta sarà vera oppure è l’ennesima cantonata dei segugi alla caccia di notizie da ombrellone?
Un post balneare
Appena tornato da 36 ore di mare. Sole, spiaggia, libri, cruciverbi, scottature, chiacchiere di circostanza, le solite vecchie -sempre uguali, eppure inevitabili- discussioni familiari, cene sontuose ed infinite, per stordirsi di cibo e vino e riuscire ad addormentarsi presto, chè tanto non c’è mai nulla da fare.
Questo pomeriggio momento epifanico: da solo, all’ombra di un muretto, a leggere Coupland ed ascoltare l’ultimo cd dei Motorpsycho, che, con tutti i suoi meravigliosi cori, i falsetti, gli assoli di organo, i flauti e le orchestrazioni ariose, mischia rock e psichedelia tanto che, anche se loro sono norvegesi, quando li ascolti ti sembra di trovarti in una spiaggia di San Diego. A maggior ragione se sei davvero in una spiaggia (pazienza che sia l’Adriatico e non San Diego), una brezza fresca ti accarezza i capelli e gli 8 minuti di cavalcata di Go to California (There is no tomorrow / there’s only now / And when you think about it / so much left to do) sembrano parlare esattamente a te. Poi il momento da film finisce, e rimangono solo i vicini di ombrellone umbri con le loro chiacchiere pittoresche, quella ragazza tanto carina che ti sembra continui a guardarti (ma devi esserti sbagliato), il giornale per incazzarsi su come il Berlusca ne approfitti sempre dei periodi di vacanza per farsi approvare le sue scandalose leggine private, e le signore sovrappeso che fanno acquagymn poco più in là sulle note di Shakira e di Asereje (sempre musica vecchia di almeno un anno, non sia mai).
E in mezzo a questo scenario, tanto banale e prevedibile quanto verace e quasi commovente, una sola consapevolezza: l’Estate finalmente è iniziata anche per te.
Sempre sulla notizia
Dopo gli allarmati articoli sui dialer di ieri-vergognosa truffa di cui chi naviga almeno un po’ è a conoscenza da quasi un anno- Repubblica ci delizia ancora con notizie vecchie di vari mesi. Stavolta è il turno delle truffe/spam via sms, che invitano, con pretesti abbastanza inverosimili, a chiamare gli esosissimi 899 (sempre loro). Io ne parlavo su queste pagine già a Febbraio. E spero, nel mio piccolo, di aver evitato che qualcuno ci cascasse. Cosa che Repubblica col suo tempismo da era geologica, certamente non farà.
[Blogging VS Journalism 1-0]
Quando si dice artista multimediale
In attesa di qualche post sull’ultimo Hey Nostradamus in cui mi sono miracolosamente imbattuto la settimana scorsa, segnalo una scultura/installazione di Douglas Coupland visibile qui (con un po’ di pazienza…il file è grandicello). Nulla di fondamentale, ma decisamente affascinante. In ogni caso, lo preferisco come scrittore.