martedì, 25/04/2006

Una questione privata

Se penso al 25 Aprile, la prima cosa che mi viene in mente è il maestro anziano e zoppo che, quando ero in quarta elementare, una mattina di Aprile portò la mia classe a vedere la Linea Gotica. Usciti festanti dalle mura di scuola come in tutte le gite, invece che in mezzo alla solita noiosa trafila di monumenti ci ritrovammo in cima a un crinale perso nella campagna da qualche parte lungo la valle del Foglia. Tutti ci aspettavamo di vedere un muro, delle trincee, qualcuno sussurrava ci potessero essere anche i resti di qualche carroarmato e magari anche qualche aereo; invece solo colline verdi e un po’ selvagge a vista d’occhio, paesini di quattro case, strade dalle geometrie fantasiose e campi di erba medica. Abituato com’ero ai racconti della Guerra con la G maiuscola di mio nonno, partigiano deportato in un campo di prigionia in Germania e rimasto disperso là per qualcosa come due anni prima di riuscire, dopo un sacco di avventure, a tornare rocambolescamente in patria, il placido paesaggio rurale della Linea Gotica mi sembrava un po’ deludente. E un po’ sorprendente.
Invece delle storie di viaggi lunghissimi, paesi ignoti e eserciti in marcia, il maestro zoppo ci raccontava di una guerra assai più privata, combattuta per un inverno intero a qualche decina di chilometri dalle nostre case. Ci raccontava di cose molto vicine a noi, con i nomi dei paesi e delle frazioni dove magari andavamo a mangiare la domenica e i cognomi di questo o quell’eroe partigiano e di questo o quell’altro infame collaborazionista che suonavano un po’ troppo simili a quelli dei nostri compagni di banco. Ci raccontava dei ragazzini che fingevano di giocare e invece facevano le staffette tra i gruppi di partigiani nascosti sui monti, delle perquisizioni la notte, del terrore che l’uomo nascosto in cantina venisse trovato, dei contadini che davano da mangiare ai partigiani rischiando la morte seguendo principi al contempo così nobili e così privati (ancora), che anche se sono passati solo 60 anni ci sembrano impossibili anche da solo da immaginare.
A causa di quei racconti sugli anni dell’occupazione nazi-fascista e, dopo, sulla liberazione, anche oggi non posso fare a meno di considerare il 25 Aprile una questione privata, fatta di nomi propri, paesini, ed eroi piccoli piccoli che quasi non sembrano tali; non fosse che adesso, se siamo (più o meno) liberi, lo dobbiamo in buona parte proprio a loro. Un’idea che parecchi anni dopo avrei ritrovato, spiegata del migliore dei modi possibili, leggendo Fenoglio, e raccontata meravigliosamente da Leonardo nel suo splendido Cantico del 25 Aprile (in tre parti: qui, qui e qui); linkarlo ogni 25 Aprile ormai è quasi tradizione. La stessa questione privata tanto cara ai CSI di quasi 10 anni fa (sono passati GIA’ 10 anni?) che cantavano in una chiesa, proprio in onore a Fenoglio, La terra, la guerra, una questione privata. Appunto.

CSI – Guardali negli occhi (live) (MP3)
CSI – Linea gotica (live) (MP3)

lunedì, 24/04/2006

Today feeling like

Like a train across the valley.

venerdì, 21/04/2006

Scusa, ho della roba sul fuoco

Ultimamente non ho un gran rapporto con la comunicazione sincrona: detesto ogni forma di instant messenger (da skype alla chat di soulseek) e spesso e volentieri non rispondo neanche al telefono (e dire che di solito sono logorroico). Molto meglio la mail o gli sms, che si possono sbrigare in tranquillità quando si ha tempo e voglia di farlo. A chi è telefonicamente iperattivo e si trova spesso e volentieri in bisogno di una buona scusa per terminare chiamate indesiderate o interminabili consiglio Sorry gotta go, delirante raccolta di micro-file audio con rumori di fondo e pretesti vari ed eventuali per giustificare una rapida chiusura della comunicazione. Porte bussate, campanelli e telefoni che suonano, bambini che piangono, gatti che hanno fame, serie tv che cominciano, elicotteri (!), trasmissioni radio aliene…

giovedì, 20/04/2006

Let the Lego play

Lego e musica: quale connubio potrebbe essere più sublime?
L’espressività degli omini lego è quello che è, ma vi propongo un gioco: chi sono le band e gli artisti qui sotto? Si va dal mainstream all’indipendente, dal classico al nuovo, dal molto somigliante alla rappresentazione a casaccio…





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mercoledì, 19/04/2006

Bucolica, e senza neancha una kappa



[Il sottoscritto sostiene sempre gli eventi in cui è coinvolta la Fattoria 103 e il suo veejay di riferimento Milf_shake, quindi non può non segnalare Bucolica, sorta di electro-festa-rave-scampagnata che avrà luogo venerdì nei dintorni di Bologna. Tutte le info qui]

mercoledì, 19/04/2006

Ci mancava giusto il Blog Gang Hand Sign


[Esatto, la posizione delle dita forma la parola ‘Blog’. Squisitamente inutile, e persino controverso. E l’idea di un segno di riconoscimento è terrificante]

martedì, 18/04/2006

The spiritual blueprint

Se ci fate caso, la religione è un argomento che nei blog non si affronta mai, con pochissime eccezioni. Anche nella vita di tutti i giorni (la mia, almeno) è una sfera che viene toccata raramente; di solito se ne parla solo quando c’è di mezzo la politica e c’è da prendere qualche decisione che ha a che fare con i massimi sistemi, altrimenti quasi nessuno -cattolico e meno- la tira mai fuori. Per molti, ovvi, motivi.
Io farò eccezione? No, non farò eccezione. Anzi, forse un po’ sì. Sono cresciuto in una famiglia molto cattolica, ma non appena, da adolescente, ho cominciato a farmi delle idee mie sulla vita e sul mondo ho iniziato a prenderne le distanze, dichiarandomi ‘in crisi mistica’ (stadio da cui, peraltro, non sono tuttora ufficialmente uscito). Gli insegnamenti e l’esempio degli umili e intelligenti francescani di campagna della mia parrocchia (davvero ottime persone, lontane anni luce dai tromboni che lanciano anatemi o predicano banalità dagli scranni di qualche cattedrale e dalla miseria umana di chi si serve dell’abito talare solo come modo per scaricare frustrazione) erano e sono comunque ben difficili da conciliare con una posizione decisamente progressista nei confronti di anticoncezionali, fecondazione assistita o aborto (per dire le prime cose che mi vengono in mente) e su una radicale divergenza nell’interpretazione di parecchi tra i dogmi più importanti del cattolicesimo.
L’inevitabile atmosfera pasquale di questi giorni mi ha portato a rifletterci un po’ su, e alla fine ho concluso che la posizione in cui mi ritrovo è una strana (comoda, direbbe qualcuno) via di mezzo tra ortodossia e ateismo, la cui visione dipende tanto da un bisogno atavico d spiritualità quanto da una spinta laica e razionalista che non consente facili giustificazioni. La risultante risente molto della perplessità del De Andrè della Buona Novella e dell’illuminante e in più di un senso eretica interpretazione dei Vangeli data da Nick Cave nei suoi scritti in merito. Una visione in cui l’accento è sull’umanità, sul linguaggio e sulla non convenzionalità della figura di Cristo nei Vangeli; figura poi piegata (distorta, direbbe qualcuno) nel corso dei secoli dalla chiesa a indicare significati ben diversi da quelli originali. Figura affascinante e complessa che è facile fraintendere. Figura che, comunque, costringe a prendere una posizione. E non succede spesso.


Nick Cave – Introduzione al Vangelo di Marco (PDF)
Nick Cave – The flesh made word (excerpts) (PDF)

Fabrizio De Andrè – Il testamento di Tito (MP3)
Nick Cave – Brompton Oratory (live) (MP3)

lunedì, 17/04/2006

Monday gaming (o Talacchio o niente edition)

Da queste parti a pasquetta non si fa niente da vari anni (da quando…vabbè, è troppo lungo, non ho voglia di raccontarvelo), e il tempo fa schifo. Quindi oggi torna il Monday gaming con Dungeon Escape!, un bell’omaggio lo-fi al classico Dragon’s lair. Esattamente come succedeva con quello, non riesco a finirlo.

venerdì, 14/04/2006

Think Google



[Interfaccia fighissima, AJAXosissima e paradigmaticamente 2.0, interazione assolutamente intuitiva, velocità che compete con le applicazioni desktop e la promessa di integrarsi anche con la macchina del caffè. Il tutto, ovviamente gratis (ma forse a scapito della privacy, anche se loro dicono di no). E’ Google Calendar. Mi sa che nel campo non ce n’è più per nessuno. Ulteriori riflessioni da Gaspar Torriero e un po’ ovunque nei blog americani]

giovedì, 13/04/2006

La bella vita

Scrivere su una tragedia realmente accaduta è difficile. Ma dai. Scrivere un romanzo, su una tragedia realmente accaduta è ancora più arduo. Soprattutto, ovviamente, se la tragedia è ancora vicina. Ma ancor più difficile se questa tragedia è l’attacco terroristico dell’11 Settembre; l’ evento chiave dei nostri anni, iper-mediatizzato e rivestito dei significati più disparati, pare ormai suscitare quasi esclusivamente discorsi intrisi fino al midollo di retorica e banalità.
Non che non sia possibile parlarne in modo attento e originale, ovviamente (basta pensare a Molto forte, incredibilmente vicino di Safran Foer); per farlo bisogna però evitare la strada diretta, lasciare la tragedia sullo sfondo e far sì che la sua potenza si riverberi quasi da sola sulle vicende narrate. Per farlo bisogna parlare dell’11 Settembre esattamente nel modo in cui Il Caimano parla di Berlusconi: quello che viene raccontato non è l’evento o il personaggio in sè, ma ciò che ha prodotto sulla vita di persone più o meno comuni, che sia la perdita di innocenza e miopi certezze nella superiorià dell’american way of life o la miseria, economica, culturale, sociale, sentimentale dell’Italia nell’era Berlusconi. L’ultimo romanzo di Jay McInerney, The Good life (appena pubblicato in USA, e in uscita tra vari mesi in Italia con il titolo La bella vita) prova a prendere questa strada. Ci prova, e ci riesce.
Non ho mai capito perchè mi piaccia così tanto McInerney. Non può competere, per stile e personalità, con le grandi penne della letteratura contemporanea americana, e ha smesso anche da parecchio di avere l’appeal dello scrittore generazionale. Eppure, libro dopo libro, la sua prosa brillante e poco pretenziosa e le sue storie  tendenzialmente monotematiche finiscono per conquistare in maniera inattesa e riservare non poche soddisfazioni, compensando il valore letterario forse non eccelso con una solidità e uno spirito decisamente rari.
Come da copione,
la bella vita del titolo non ha a che fare con la Roma degli anni ’60 ma con la Manhattan di inizio terzo millennio; non ha che fare con attrici e paparazzi ma con l’alta borghesia della città più intellettuale e moderna d’America, in grado di essere contemporaneamente sia la capitale americana delle cultura che quella della finanzia. Un ossimoro che McInerney ha già esplorato in lungo e in largo, e da cui nonostante ciò riesce comunque a tirare ancora fuori qualcosa.
In The Good life tornano i protagonisti di Si spengono le luci (probabilmente il suo più bel romanzo -dopo Le mille luci di New York, di cui era tematicamente il seguito), ripresi, insieme ad altri personaggi, il giorno prima e quelli immediatamente dopo l’11 settembre. Giorni che cambiano molto, che vedono la nascita di una storia d’amore (la prima vera storia d’amore di McInerney, visto che il nostro di solito preferisce accanirsi sul suo naufragio), alcune scelte complicate e molti nodi che vengono al pettine. Il clichè delle coppie ricche e infelici che rischiano di sfasciarsi sotto i colpi della normalità e, contemporaneamente, dell’unicità dell’evento sembra terrorizzante, eppure il libro cresce con l’andare delle pagine e riesce a dipingere un ritratto convincente e avvincente della vita (bella o meno) che incontra la storia.
E alla fine non è chiaro -neppure dopo averlo letto- quale sia davvero la bella vita a cui si riferisce il titolo. L’incosciente ma infelice frenesia di fine anni ’90? O la nuova presa di coscienza di sè che segue la tragedia e costringe a rivalutare tutto? Per quanto mi riguarda, sospetto nessuna delle due; la minaccia che tutto ripiombi in normalità dopo appena qualche mese (un virus, la normalità) suggerisce che le cose siano ben più complicate. Se niente può durare, forse, tutto può durare. Non resta che capire come.

mercoledì, 12/04/2006

Electro days

In Italia e nel mondo succede di tutto, la primavera sembra essere già finita e io ho davvero (ma davvero) cose più importanti a cui pensare, eppure…eppure negli ultimi giorni non faccio altro che ascoltare della becera electro. Fuck all, let’s dance.


MSTRKRFT
Aspettando che esca il disco del combo capitato da mr. Death from above 1979, sto consumando i suoi remix. Roba di prima qualità, spesso e volentieri capace di andare a segno dove gli originali falliscono (come in Two more years dei Bloc Party) o, al meglio, lasciano a desiderare (No wow dei The kills, per dire). Ma in particolare a farmi impazzire è il gioiellino electro-funk Sexy Results (di cui ho già linkato il disturbante video), un po’ french touch un po’ french kiss.

Death from above 1979 – Sexy results (MSTRKRFT mix) (MP3) (via)


Le Sport
Il delirante punto d’incontro tra Please don’t go e i New order, tra italodisco e dance becera degli anni ’90 (quelli che odorano ancora di anni ’80, però) viene dalla Svezia e si chiama Le Sport. Ascoltate il loro intero disco e in men che non si dica vi ritroverete coi capelli cotonati a ballare in chromakey con una bionda in fuseaux. Tra i link del loro sito c’è quello a un forum di fan dei Pet Shop Boys, ho detto tutto.

Le Sport – Tell no one about tonight (MP3)
Le Sport – I do renounce them (MP3)


Hot Chip
Dire che le nuove leve di casa DFA saranno gli LCD Soundsystem del 2006 è esagerato, d’accordo. Manca il filosofare scavezzacollo di James Murphy e ogni pretesa generazionale, manca la potenza per giocare di finezza e proprio per questo il quintetto inglese rischia quasi di colpire più a fondo. Perchè si balla (come nel singolaccio Over and overvideo), si gioca, ma ogni tanto ci si ferma e si lascia il repeat sulla delizia per xylofono e pattern che dà il titolo al disco. Ogni tanto ci si perde, ed è quello il bello.

Hot Chip – Over and over (single version) (MP3) (via)
Hot Chip – The warning (MP3) (via)



Tiga
Chi è Tiga lo sapete tutti. Forse però non sapete che il suo disco mi piace. Forse, del resto, non ve ne frega nulla. Ed è esattamente la prospettiva giusta; che sia il piacere del (dal) basso a guidarvi, e poco altro. Qua ignoro i pezzi noti, chè tanto li avrete già ballati 100 volte, e mi soffermo sul rullo compressore di Good as gold. Vorrei una discoteca labirinto, giuro.


Tiga – Good as gold – Flexible skulls (MP3)


CSS – Cansei de ser sexy
Potevo esimermi dall’amare un gruppo che si chiama CSS? Giammai. Ancor di più se viene dal Brazil, suona un indescrivibile indie-electro divertente e sgangherato e ha appena firmato per la cara vecchia Sub Pop. Il suo nome è una citazione di una frase di Beyonce (guess who) e significa più o meno «Stufa di essere sexy». Che è un po’ il problema che abbiamo tutti, no?

Cansei de ser sexy – Alala (MP3) (via)
Cansei de ser sexy – Let’s make love and listen death from above (MP3)

mercoledì, 12/04/2006

Rubik is blind



[Il cubo di Rubik per ciechi, invece dei colori, utilizza 6 materiali che danno diverse sensazioni tattili: legno, metallo, gomma, plastica, pietra e stoffa. Da qui.]

martedì, 11/04/2006

Mi sa che la democrazia è una cosa sopravvalutata

Mi sto scoprendo filomonarchico.

lunedì, 10/04/2006

Un lunedì fintamente distratto

Utlime ore di attesa febbrile e fintamente distratta, prima che cominci un pomeriggio di frenetici refresh sulla homepage di repubblica, orecchie tese alle dirette radio, commenti via sms e di produttività dimezzata. Intanto ci si sollazza con le illazioni dei soliti ben informati (tipo Mantellini, ma meritano in particolare i commenti dell’ultimo post di Brodo), con la bella fotografia di Luca Sofri (ma mi sa che oggi piove) e con le interessanti riflessioni degli ultimi post di Suzuki Maruti (notevoli soprattutto le osservazioni sugli ex di Lotta continua).
La produttività di oggi è già andata, mi sa.

lunedì, 10/04/2006

Gran Magazzeno Mogol


Di Magazzeno Bis e di quale meravigliosa utopia radiofonica questo incarni si è già parlato un mesetto fa, in occasione dell’ospitata degli Offlaga Disco Pax: uno show radiofonico con pubblico, presentatore e gruppo live, tanta improvvisazione quanto testi di gran livello e quella missione di intrattenere, nel senso più alto del termine, portata a termine a mani basse e senza concessioni di sorta al mercato. Ai microfoni e in regia c’è la banda di Trovarobato, e le puntate si possono ascoltare, oltre che sul web, in ventiquattro emittenti inconsapevoli in giro per l’Italia (a Bologna il mercoledì sera sulla ‘mia’ Radio Città Fujiko).
Un paio di settimane fa è sul treno di Magazzeno Bis sono saliti gli Amari, gli stilosi e goliardi friulani autori del miglior pop che si possa ascoltare al momento in Italia. La band dell’arcobalena si è profusa in un live set tiratissimo, che mi ha fatto ancora una volta pentire di averli finora completamente mancati in concerto in questo tour. Tra una Bolognina revolution e una Squadritto, tra una Love management e una megolamaniaca Un altro basso di polvere ho estratto per voi l’anthem indie Whale Grotto e Conoscere gente sul treno, uno di quei pezzi che vorrei tanto ballare su un dancefloor ma che i dj si ostinano a non mettere. Intanto, sul treno di Magazzeno, non c’era uno che tenesse il piede fermo.


Amari – Whale Grotto (Live @ Magazzeno Bis) (MP3)
Amari – Conoscere gente sul treno (Live @ Magazzeno Bis) (MP3)
Magazzeno Bis – Puntata 13 – Amari (I) (MP3)
Magazzeno Bis – Puntata 13 – Amari (II) (MP3)

venerdì, 07/04/2006

Ergonomia portami via

www.dontclick.it
[Un esperimento di Interaction Design. La domanda, alla fin fine, è sempre la stessa: dopo che sono state create da noi, quanto e come sono le interfacce a cambiare noi e il nostro modo di interagire (di concepire, addirittura) la realtà?]

venerdì, 07/04/2006

Cantami o diva l’ira funesta



[Stasera a Airbag si parla, allo sfinimento, di elezioni. La domanda è: riusciranno i nostri eroi, dopo che tutti si sono ampiamente rotti le balle della campagna elettorale, e contando le strettissime pastoie della par condicio -che sui blog chissenefrega, ma in radio non si possono evitare- a tirare fuori una puntata decente? La risposta, come al solito, alle 21 sui 103.1 FM per chi è a Bologna e dintorni e in streaming per il resto del mondo]
[grazie a Checco]

giovedì, 06/04/2006

Dopo che

Dopo che la Primavera, che depressione, ma anche le nuvole, che depressione
_Dopo che hai appena cominciato a leggere per la prima volta un libro di Houellebecq e lo adori e lo odi e lo adori già dopo poche pagine
__Dopo che hai passato buona parte della serata di ieri ad ascoltare col repeat New Slang degli Shins rifatta in acustica con controcanti di Mr. Iron and wine, una cosa che altro che Natalie Portman, altro che cambiarti la vita, te la distrugge la vita
___Dopo che hai passato il resto della serata a concepire e registrare la puntata di Gocce d’inkiostro di oggi, facendo un’immane fatica per trovare un argomento che non avesse a che fare con le elezioni (soggetto tendenzialmente da evitare, in par condicio); e dire che ne hai le palle (pardon, i coglioni) pieni da giorni, fosse per te si voterebbe domani, e invece
____Dopo che hai sperimentato l’ottusità del filtro IP antispam di splinder, davvero geniale, non c’è che dire
_____Dopo che hai comprato la solita ovvia limited edition di Ringleader of tormentors di Morrissey con bonus DVD e, nientemeno, ‘poster’ (virgolette d’obbligo, visto il formato)
______Dopo che, appunto, sempre le elezioni, ti hanno mandato questo link a 4 minuti di Travaglio che racconta le meraviglie del mausoleo di Berlusconi e non so, cioè, non si può davvero dire niente (grazie a Checco)

_______Dopo che da stamattina invece hai in heavy rotation quella delizia voce e ukulele di Jens Lekman che alla TripleJ suona Your arms around me, e anche qui subito secco, in questo periodo sei davvero una mammoletta
________Dopo che anche questo finirà.


The Shins & Iron and wine – New slang (live acoustic) (MP3) (via)
Jens Lekman – Your arms around me (live) (MP3)

mercoledì, 05/04/2006

Non c’è verso, non lo trovo

Il maledetto pezzo da 12 giallo.



[foto e idea di post -al contrario- spudoratamente rubate alla mai troppo lodata Garnant]

martedì, 04/04/2006

Eolo VS Mammolo

Dev’essere circa la terza volta che mi arriva per mail la storia della Eolo, la mirabolante automobile ad aria compressa presentata qualche anno fa ma mai lanciata sul mercato; a causa, si presume, del solito complotto delle multinazionali petrolifere. Le prestazioni ventilate e la quasi totale assenza di lati negativi rendono la cosa un po’ troppo bella per essere vera, il tipo di cose che si rimpalla senza verificarle e che il Beppe Grillo di turno può utilizzare per riempire i suoi show. Peccato che i sistemi energetici a somma zero siano fisicamente un po’ inverosimili, e che anche nelle migliori famiglie le cose siano sempre più complicate di quanto sembrino. Quindi ecco una spiegazione tecnica, che ai miei occhi profani pare abbastanza credibile, che stempera decisamente ogni entusiasmo. Ed ecco anche un esame della questione nella sua interezza firmato dal solito ottimo Paolo Attivissimo. La prossima volta, prima di fare Forward a tutta la rubrica, date un’occhiata a Google.

martedì, 04/04/2006

Cover me

Sugababes – I bet you look good on the dancefloor (MP3)
Sublime, siamo all’instant cover; il singolaccio pigliatutto degli Arctic Monkeys, in mano all’improbabile combo inglese di pop di basso livello diventa uno spudorato mercimonio di coretti e vocoder. Anche a voi sembra meglio dell’originale? Intanto, I bet it looks very good on the dancefloor. (via e via)

Ana Carolina e Seu Jorge – E Isso ai (The Blower’s daughter) (MP3)
Seu Jorge ci ha preso gusto, e dopo i pezzi di David Bowie presenti nella colonna sonora de Le avventure acquatiche di Steve Zissou, ora se la prende con il pezzo di Damien Rice più amato dai registi.  Portoghese a parte, versione abbastanza fedele. Forse appena più sanremese.


Final Fantasy – Peach Plum Pear (live) (MP3)
Proprio mentre ascolto il suo nuovo, ambizioso, He poos clouds, mi imbatto in questa versione di un pezzo un po’ oscuro dall’esordio di Joanna Newsom. Curiosa (anche se vederla dal vivo, stratificata di loop, dev’essere un’altra cosa), ma l’originale è meglio. Come si fa battere il suo coro fotonico? (
via)

Kings of Convenience – Garota de Ipanema (live) (MP3)
Il classico della bossanova (ovviamente firmato Tom Jobim) è stato per anni una specie di araba fenice per i fan del duo norvegese, che l’hanno suonato poco dal vivo e mai inciso; introvabile anche su bootleg. Finalmente, eccola qua: non si sente benissimo, è assolutamente identica all’originale, eppure è bellissima.

The Magic Numbers – Take me out (live) (MP3)
La marcetta dei Franz Ferdinand, in mano agli amati ciccionissimi inglesi, diventa quasi un valzerino. Che al primo ascolto mi ha lasciato freddo, mentre adesso, non so bene perchè, mi piace assai. (via)

Matt Pond PA – Champagne Supernova (MP3)
Ovviamente il classico degli Oasis degli anni d’oro. Qualcuno sa perchè.

Editors – Feelgod Inc. (live) (MP3)
Per quanto sia improbabile è così: la brava band iper-derivativa reinterpreta in chiave acustica un pezzo molto lontano dalla sua estetica come il successo post-moderno dei Gorillaz, e tira fuori un piccolo capolavoro. Heavy Rotation.

lunedì, 03/04/2006

Ci avete preso gusto?

Io sì: cosa hanno in comune questi tre oggetti?

Risposta: sono 3 case di computer. Se non ci credete, guardate qua.

venerdì, 31/03/2006

Video Aggregator /Marzo

Tiga – You gonna want me (MOV)
In attesa del nuovo video del «novello sanfrancesco metrosessualo» (cit.), ritiriamo fuori il clip del suo pezzo più famoso, in cui Oliver Gondry (sì, il fratello) ci dà giù con degli effetti digitali appena appena revivalistici trasformando la finta band rotante del giullare dell’electro in giochi di pura luce e movimento. Prima o poi finiranno per sembrare teneramente patetici come i chroma key atomici degli anni ’80 e il cerchio sarà chiuso. Forse, però, lo sembrano già.

Morrissey – You have killed me (MOV)
Sì, lo so, di questo video hanno già scritto tutto: la presentazione in italiano (così esotica!), il clima da Eurofestival (Eurovision, per i filologi), il microfono a sigaretta e il Mozzer sempre più imbolsito. Su pezzo e disco non mi pronuncio ancora, anche perchè guardando questo video non riesco che a pensare a una cosa: non sembra anche a voi che la scenografia del palco e le capigliature del pubblico siano cronologicamente incongruenti?

Yuppie Flu – Glueing all the fragments (MOV)
E’ strano veder uscire
solo ora come singolo la canzone che ha incorniciato buona parte della mia tarda primavera scorsa; mi provoca un inconsueto corto circuito, come se i frammenti incollati allora, all’arrivo di una nuova primavera, vacillassero scossi dallo scirocco carico di pollini. La canzone è magistrale e il video, luminoso e molto ben fatto, quasi riesce a rendergli giustizia. Un sollievo.

Ant – When your heart breaks (into many little pieces) (MP4)
Altro video di casa Homesleep, altri frammenti di qualcosa che si è rotto, altro corto circuito stagionale; qui non più primavere vecchie e nuove ma inverni nevosi e boschi ghiacciati. Stavolta, però, ci sono le impronte sula neve lasciate da Ant (sabato al Covo) da seguire, e tanto basta ad uscirne. Bedroom pop gentile il disco, onestamente lo-fi il video, e tutto torna.

Broken Social Scene – 7/4 (Shoreline) (MOV)
«Sax, lights and audiotapes»: così è stato brillantemente etichettato il nuovo video del collettivo canadese più amato da grandi e piccini, che incrocia il solito canadindie con un soul quasi funkeggiante ben guidato dalla voce della beneamata Leslie Feist. Se mi date retta (ma non mi date retta, lo so), l’unico grande pezzo dal loro mediocre ultimo disco; il video aggiunge poco ma non toglie niente, e tanto basta.

The Racounters – Steady as she goes (MOV)
Un signor singolo con un signor video d’altri tempi, rurale e in bassa fedeltà come non se ne vedevano da tempo, per il nuovo progetto di Jack White e Brendan Benson. Il pezzo va gù che è una meraviglia, il video è fatto con due soldi, ma da un divertissment mica ci si può aspettare altro. Una giacca un po’ meno di gattivo gusto, appena quello.

Calexico – Cruel (MOV)
C’è nel mondo qualcuno che non ha stroncato l’ultimo disco dei Calexico? Qualcuno che sia siuscito a trovare argomenti per parlarne bene? Se sì, vi prego illuminatemi, perchè tanto le vecchie produzioni mi piacevano (non tutti tutti i pezzi, magari, ma 3 o 4 assi in ogni disco c’erano sempre) quanto Garden ruin mi sembra piatto e deludente. A cominciare dal suo singolo, insipido come pochi e con un video che non lascia quasi traccia sulla retina. Delusione.

Hot Chip – Over and over (RM)
Inglesi che escono per DFA, che roba. Nelle parole di Pitchfork: «Innegabilmente synth-retrò, innegabilmente indie schoolyard pop, innegabilmente dance rock, insopportabilmente cool».
Lo ammetto, il mio pezzo preferito del nuovo disco è la ben più tamarra Boys from school, ma anche il primo singolo, arrivato il ritornello, ha un tiro che lévati. Il video, geniale delirio croma(key)tico, fa del suo. E abbiamo delle nuove celebrità.

Midlake – Young Bride (MOV) 
Sempre quelli di Roscoe, sì. Il disco esce a Giugno ma c’è già un video: bello, triste e fatto a matita. Anche la canzone è bella, triste e un po’ fatta a matita, e la certezza che non usciranno a breve dal circuito indie ce li rendeno più simpatici.

Casiotone for the painfully alone – The Subway home (MOV)
Owen Ahfort suona come suonerebbe Aidan Moffat degli Arab Strap se bevesse meno pinte di birra e  uscisse più raramente dalla propria cameretta. Il parlato strascicato è quasi lo stesso, i temi e le atmosfere proprio no, come ben illustra la curiosa scelta di questo lentone d’atmosfera come brano da abbinare a un video. L’acquerello fa il resto, ma quando è più autoironico e morrisseyano ci piace di più.

Mates of State – Fraud in the 80’s (MOV)
I Mates of State sono gli Aqueduct del 2006: escono anch’essi per l’etichetta del cane con il disco in bocca (la Barsuk), e con la band di You sold gold condividono certi riferimenti all’adolescenza nei decenni passati. ALla fine, anche se ti verrebbe da catalogarli come carini e poco più, il loro disco rimane nel lettore per mesi, e anni dopo ti scopri a saperne ogni dettaglio a memoria. Mi piace persino il loro video, che ha come protagonisti una cassettiera e dei ritagli fotografici animati. Sono senza speranza?

giovedì, 30/03/2006

Carico e Scarico

Capito abbastanza spesso sul sito di M-o-d, di solito per leggere il loro bel blog, ed ogni volta non posso fare a meno di chiedermi una cosa: davvero c’è qualcuno che usufruisce dei loro servizi per l’iPod? Cioè, davvero c’è qualcuno che grazie ad iCarico si fa riempire l’iPod a pagamento (1,7€ per un cd, 0,99€ a pezzo comprato da iTunes, 50€ per un’ora di musica scelta da loro) e usa IMPod per farsi riempire e programmare l’iPod con musica da usare nel proprio studio/negozio/locale? La mia curiosità è genuina, e la mia ammirazione fa il paio solo con lo stupore che davvero da qualche parte esista qualcuno disposto a pagare per una cosa simile, eventualità, deduco, non così assurda. E’ affascinante.

mercoledì, 29/03/2006

Quattro canzoni per nulla primaverili

O sì?

Adem – Spirals (MP3)
Dopo una manciata di ascolti, il nuovo disco di Adem (che segue il capolavoro del 2004 Homesongs) appare decisamente inferiore del suo predecessore.
Questa devastante ballata è l’unica che sembra reggere il confronto; sperando, più avanti, di cambiare idea sul disco.

Amy Milan – Skinny Boy (MP3)
Album solista in arrivo per la voce femminile dei beneamati Stars. Il solito pop rotondo e cristallino: questa anticipazione già promette bene.

Jolie Holland – Springtime can kill you (MP3)
Una banalità, ma una verità inconfutabile. La solita classe per la chanteuse d’altri tempi in procinto di tornare con un nuovo disco con lo stesso titolo. (
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Midlake – Roscoe (album version) (MP3)
Non so se questa sarà la canzone dell’anno, ma il pezzo, in repeat da mesi, è già un classico tanto degli m-blog americani quanto di Airbag. Ho il sospetto che non se ne andrà tanto facilmente. (
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