mercoledì, 01/11/2006

Dolcetto o scherzetto

Halloween era ieri, lo so, e ad aver visto prima questo Disgusting candy your kids will love forse sarebbe anche tornato utile. Oltre agli splendidi Scorpion suckers, ci sono il Toxic Waste, le Eyes of terror gumballs, i Lick your wounds candy scabs, i Cockroach bites, l’Hose nose, l’Ear Wax Candy e la Choka Ca-ca. Ora ho contemporaneamente fame e voglia di vomitare.

martedì, 31/10/2006

Soldi, blog e rock’n’roll

E’ un dato di fatto: nel bene e nel male, la blogosfera musicale americana è da sempre più avanti di quella italiana. Da noi non si va molto oltre qualche centinaio di lettori al giorno (io ho giusto toccato il migliaio la settimana scorsa) e abbondanti manifestazioni di stima. Da quelle parti invece l’attenzione che si riceve è molto superiore, e siamo già da tempo a dischi omaggio e accrediti per i concerti da parte delle etichette in cerca di promozione, massicce campagne di banner e una notevole ricettività anche da parte dei media alti.

La questione qui, però, non è se sia meglio una copertura genuina e amatoriale figlia dei ritagli di tempo oppure una completezza personale ma professionale frutto di risorse più abbondanti; questo lo lascio decidere a voi. In questo caso, piuttosto, siamo dalle parti del classico da grandi poteri derivano grandi responsabilità; e grandi casini. Per dire, chiedetelo a Scott di Stereogum.

Scott Lapatine è il titolare di Stereogum, probabilmente il più letto, sicuramente il più famoso tra gli m-blog americani. La scorsa settimana Lapatine è stato protagonista a distanza di appena un giorno di due storie di cronaca di segno completamente opposto.

Per cominciare, come riportato anche dal New York Post, il 25 Ottobre è stato annunciato l’accordo tra Stereogum e due gruppi multimediali, Triple H media e The pilot group (dietro cui si nascondono Bob Pittman, ex AOL e ideatore della newsletter DailyCandy, una specie di versione un po’ più nobile della nostra Buongiorno, e Jason Hirschhorn, ex dirigente MTV Network), intenzionati ad effettuare investimenti finanziari sul celebre blog. Lapatine ovviamente manterrà il completo controllo editoriale sul blog, che con le nuove entrate potrà presumibilmente crescere ulteriormente in dimensioni e completezza, diventando una meta quotidiana ancora più fondamentale di quanto già non sia. Se poi questo succederà davvero, e Stereogum non si trasformerà in un mini-portale commerciale come qualcuno teme, è tutto da vedere. Io sono ottimista.

La sera dopo, Lapatine è stato invitato da Mtv ad assistere alla premiazione degli MtvU Woodies Awards (insieme, peraltro, a vari altri blogger con base a New York), in una serata con una line-up con nomi di tutto rispetto tipo Beck, TV on the radio, Feist, Imogen Heap, Gogol Bordello, Lady Sovereign e parecchi altri. E lì è successo il fattaccio: Lapatine è stato assalito dai gorilla dell’attorucolo e rockstar di basso rango Jared Leto (famoso -oddio, famoso- quasi solo per Requiem for a dream e piccole altre parti qua e là), noto attaccabrighe in eyeliner che ha più volte dichiarato di detestare i blog. Stereogum è sano e salvo (pare si sia ferito solo a un dito – mio dio, ora come farà a bloggare?) ancora tace sulla vicenda, mente in giro fioccano i racconti (nessuna foto, pare) e le speculazioni su una possibile denuncia.
[la stessa sera Leto ha avuto da dire anche con Elijah Wood, ma la cosa è meno interessante]

Soldi e risse col jet set, e tutto questo tenendo un blog; non credo di essere l’unico a trovare altamente fantascientifica questa associazione. Da noi succederà mai? E’ già successo e nessuno mi ha detto niente? Oppure non succederà mai, e va benissimo così?

lunedì, 30/10/2006

Something’s gonna change my mind

Gli Hot Chip certamente non sono il tipo di band che se ne sta con le mani in mano. Oltre ad aver firmato uno dei dischi dell’anno, il combo inglese è anche noto per l’usanza di remixare chiunque glielo chieda: e negli anni ha messo le sue mani, tra gli altri, sul nomi del calibro di Malkmus, Scissors Sisters, Adem, The Go! Team, Architecture in Helsinki, Ladytron, Franz Ferdinand, Gorillaz, Bright Eyes e parecchi altri. Di solito non si tratta di rielaborazioni particolarmente degne di nota, eccellendo nella part destruens ma raramente in quella costruens. L’eccezione che conferma la regola è il remix dell’ultimo singolo di Badly Drawn Boy, che da pessima ballad senza sale diventa uno straniato pezzo mid-tempo pieno di sfumature. Si vede che sui pezzi brutti funzionano di più.

Badly Drawn Boy – Nothing’s gonna change your mind (Hot Chip mix) (MP3)

lunedì, 30/10/2006

Giuro che in caso mi iscrivo in palestra

Il creatore di Tetris weighlifting, l’esperimento di Enterteinment fitness in cui i pesi sono anche un controller per giocare a Tetris, è ufficialmente il genio dell’anno.

venerdì, 27/10/2006

Italiani brava gente /3

Hogwash – Half untruths (Urtovox)

Andare quieti per la propria strada, mantenersi a un livello qualitativo ben più alto dalla media e rimanere, un po’ per forza un po’ per scelta, lontani dai riflettori, impermeabili alle mode e alla tentazione del singolo orecchiabile, fuori da questa o quella parrocchia della scena indipendente italiana. Doti da lodare e comportamenti da sostenere, converranno tutti; eppure, a guardarsi intorno, succede sempre più di rado, e non paga. Ed è un vero peccato, perchè a non saper guardare sotto la superficie, si finisce per perdersi band notevolissime come gli Hogwash
Già arrivata al quarto disco, la formazione bergamasca continua giocare con le tinte sfumate di un indie-rock quieto costruito su sapienti intrecci di chitarra e melodie in punta di plettro, e così, quatta quatta, sforna non solo il suo disco migliore di sempre (meglio anche del precedente, già molto bello, Atombombproofheart), ma anche una delle cose italiane migliori dell’anno. Best kept secret, si diceva una volta.


Hogwash –
My dear December (MP3)
Hogwash – Me and the half untruths (MP3)

Carpacho! – La fuga dei Cervelli (Grande Giove)

E’ curioso trovarsi a parlare di uno dei dischi che ti hanno segnato l’Estate nel momento in cui l’accorciarsi delle giornate diventa davvero tangibile e certe scorribande automobilistiche nel sud della Francia colorate dalle sue note si cristallizzano definitivamente nel ricordo. E’ che il contrappasso lasciato dal nuovo disco dei romani Carpacho! è tutt’altro che spiacevole, e dura nel tempo.
Frutto di una sensibilità pop spicattissima e di arrangiamenti davvero straordinari per una band così piccola, La fuga dei Cervelli spazia dalla ballad beatlesiana a certi coretti beachboysiani a qualche uptempo buono per il giocajuer, con ironia da vendere ma contenuti assai più che sostanziosi, e contiene alcuni brani assolutamente clamorosi. Se il disco fosse stato tutto a quei livelli, avremmo avuto il disco dell’anno senza se e senza ma, invece abbiamo ‘solo’ un grande disco. Che, tra l’altro, pare aver attirato l’attenzione dell’etichetta romana Sleeping Star, che lo ripubblicherà con tutti gli onori del caso la prossima primavera. Scommettiamo su quale sarà il sottofondo ideale per quel periodo?


Carpacho! –
C.A.R.P.A.C.H.O. (MP3)
Carpacho! – Regole per un cervello difettoso (MP3)

giovedì, 26/10/2006

Il mio divano fa 13 punti

 

[Wordplay installation di Stephen Reed, all’ufficio di Bloomberg di Londra]

giovedì, 26/10/2006

Cadaveri in saldo

La notizia non è che gli antipatici Killers (che -per parte mia- si sono fermati a un paio di singoli furbi nel primo disco per poi attestarsi nell’aurea mediocritas di chi non ha davvero nulla di interessante da dire) si sono fatti girare il nuovo video, Bones, nientemeno che da Tim Burton. La notizia non è neanche che il video, tutto scheletri e romanticismo (roba da ridefinire il significato della parola clichè) è abbastanza brutto. La notizia è che la somma di un roboante singolo Mtv-friendly con un video scontato di un regista solitamente abbonato all’aggettivo «geniale», per motivi a me ignoti, funziona. E’ un fenomeno affascinante.

The Killers – Bones video (link -> Mtv Overdrive)

mercoledì, 25/10/2006

Not enough coffee

_ Ho sempre sospettato che ci fosse un modo migliore per usare i computer..

_ Secondo Rockol, Violetta Beauregarde parteciperà a un porno e scriverà un libro. Non si può dire che non sia versatile.

_ In questi giorni (ehm, volevo dire mesi) mi sento pericolosamente vicino alla serie di strip di Dilbert dedicate alla caffeina:

[notevoli anche questa e questa]

_ Visto che qualcuno mi chiedeva cosa sarebbe questo benedetto web 2.0., ecco 10 definitions of web 2.0. and their shortcomings.

_Vogliate gradire un inedito live dei Kings of Convenience:

Kings of Convenience – The boat behind (live) (MP3)

_ Come si diceva qualche giorno fa, stasera al rinnovato Circolo della Grada, in via della Grada 10, c’è la nuova serata di Radio Città Fujiko, ancora neonata ma piena di promesse. Stasera in consolle ci sono il sottoscritto + AndreaNP, coi visual di Milf. Non garantisco nulla, ma il bello delle cose nuove non è proprio quello? Dalle 23 in poi, Ingresso gratuito con tessera ARCI.

martedì, 24/10/2006

Stat rosa pristina nomine

Alice in Chains viene nientemeno che dalla Famiglia Brady, ABBA è un acronimo, così come il Beastie dei Beastie Boys, la d-evoluzione dei Devo e la Barbarella dei Duran sono cose note, Blind Melon, è, come pensavo, l’anagaramma di Blind Lemon (Jefferson), gli U2 e gli UB40 evidentemente amavano la burocrazia (ve li immaginate, da noi, i 740?), Weezer è in realtà l’esibizione di una vecchia presa per il culo (soooo indie) e le citazioni letterarie e cinematografiche si sprecano. Rockband name origins è una lettura istruttiva. E suggerisce, viste le risposte, che la domanda ‘da dove viene il vostro nome?’ è decisamente sopravvalutata.

martedì, 24/10/2006

Bookrolling

[Bibliotèque réaction ha il fascino delle cose brutte. Ma anche quello delle buone idee]

lunedì, 23/10/2006

Look at the Stars, look how they shine for you

Ho sempre le idee molto confuse quando mi imbatto in una band che plagia alla perfezione una band che mi piace. Da un lato «troppo facile», dall’altro consumato un disco, si passa al suo surrogato.
Prendete gli Headlights, trio dell’Illinois perfetta copia carbone dei canadesi (amatissimi, da queste parti) Stars. Le analogie cominciano dal nome, che per entrambi illumina. Il tasso di poesia non è esattamente lo stesso, ma se del resto il nome dei secondi brilla per banalità (e per invisibilità telematica; nell’era di Google chiamarsi con un termine così comune equivale a non esistere), quello dei primi ha una connotazione urbano-quotidiana abbastanza discutibile. C’è poi la stessa estetica indiepop ipersensibile (qua il disco si chiama Uccidili di gentilezza, là c’era una canzone intitolata Rivoluzione morbida), un pezzo di apertura tutto archi dedicato al passato (Your old street qua, Your ex-lover is dead là), arrangiamenti quasi fotocopia e una voce femminile (Erin Fein qua, Amy Milan, là) praticamente identica.
Di solito, in questi casi, storco il naso ma spingo repeat. E qua?
Qua uguale.


Headlights –
TV (MP3)
Headlights – Your old street (MP3)
Headlights – Put us back together right (MP3)

lunedì, 23/10/2006

Ho dato una rispolverata

Ogni tanto ci vuole no?
[se da qualche parte non si vede bene fatemi sapere]

venerdì, 20/10/2006

Week in week out

Thank God it’s Friday, diceva quello. Saldamente imbustato nel più classico dei ritmi lavorativi, come chiunque si possa inequivocabilmente concedere solo il weekend per fare tardi, prendere una birra in più senza pentirsene amaramente l’alba del giorno dopo e tentare di recuperare con un po’ di calma ai tempi stretti dei giorni precedenti, anche da queste parti di vive la settimana aspettando il weekend. Una nuova puntata di Airbag 4.0 questa sera, un po’ di amici da vedere, un paio di concerti interessanti da vedere, due salti da fare in una pista sempre imballata di gente. Non che vada male, in realtà, ma -devo dire- mi ci sono un po’ stufato.
Uno, per provare, comincia dalle piccole cose. Tipo fare una rivoluzione copernicana, e ribaltare l’ordine tra settimana e weekend. Tipo dare il suo pieno supporto alla serata settimanale che Radio Città Fujiko ha deciso di lanciare al rinnovato Circolo della Grada ogni mercoledì, per scompaginare gli schemi stabiliti e spostare almeno un po’ il baricentro delle nostre settimane. Mercoledì prossimo dietro al mixer ci sarà il sottoscritto e il suo socio radiofonico AndreaNP, per fuggire dai soliti giri e tentare di animare una pista piccola piccola dove poter osare anche cose che i DJ delle piste indipendenti nostrane, ormai sovraffollate oltre ogni dire, possono raramente permettersi di mettere.
Mercoledì 25, dalle 23 in poi. Ingresso gratuito con tessera ARCI. Al Circolo della Grada, in via della Grada 10.

venerdì, 20/10/2006

Funky!

1) Seleziona e Copia il seguente codice javascript:

javascript:R=0; x1=.1; y1=.05; x2=.25; y2=.24; x3=1.6; y3=.24; x4=300; y4=200; x5=300; y5=200; DI=document.images; DIL=DI.length; function A(){for(i=0; i-DIL; i++){DIS=DI[ i ].style; DIS.position=’absolute’; DIS.left=(Math.sin(R*x1+i*x2+x3)*x4+x5)+"px"; DIS.top=(Math.cos(R*y1+i*y2+y3)*y4+y5)+"px"}R++}setInterval(‘A()’,5); void(0);

2) Incollalo in alto, nella barra degli indirizzi.
Magia magia…
[dovrebbe funzionare su qualunque sito. buon divertimento]

giovedì, 19/10/2006

Alla V di ‘Video’ del Beckzionario c’e’ un po’ di confusione

Cosa non si è costretti a fare per vendere un disco nel 2006. Nell’era del file sharing, della condivisione con un click e dell’inarrestabile trasformazione dei dischi in beni accessori anche per gli appassionati di musica, pubblicare un cd, più o meno buono, non basta più. Se n’è accorta da tempo più di una casa discografica, tanto che ormai non si pubblica quasi più disco che non abbia almeno un bonus DVD, uno special packaging o una tiratura limitata. E se n’è accorto da tempo anche Beck che, non nuovo ad operazioni del genere, per il nuovo -gradevole ma abbastanza innocuo- The information ne ha tirata fuori una più del diavolo, come ha spiegato in un’intervista a Wired.
Dagli adesivi che consentono a ciascuno di creare la sua copertina (idea che per una decisione beffarda e assolutamente insensata ha fatto escludere per unfair advantage il disco dalle classifiche UK dei dischi, che pure avrebbe dominato) al bonus DVD contenente un videoclip per ogni canzone. Bonus per modo di dire, visto che tali clip sono esperimenti più o meno cazzeggiati in bassa fedeltà girati dallo stesso Beck, dal produttore sua Maestà Nigel Goldrich e da Autumn de Wilde, che dimostrano in realtà idee abbastanza scarse e una certa monotonia stilistica (colori acidi anni 80! grafica pixelata! sguardi in camera scazzati abbinati a coreografie ancora più scazzate!) che nulla aggiungono (anzi, forse tolgono anche qualcosa) al valore del disco.
I suddetti video sono ovviamente stati fatto circolare alla spicciolata su YouTube nelle settimane immediatamente precedenti l’uscita del disco, secondo una di quelle strategie virali ormai inevitabili nella promozione di qualunque prodotto destinato (anche) a un pubblico di nicchia. Dal punto di vista pubblicitario indubbiamente una bella mossa, dal punto di vista strettamente commerciale un trucchetto che smuove ben pochi acquirenti e dal punto di vista artistico…boh? A qualcuno interessa ancora?
Ben diverso è il discorso che riguarda i video ufficiali dei singoli estratti dal disco. Il primo, relativo a Cellphone’s dead è opera di Michel ‘Eternal sunshine’ Gondry (il primo dopo un po’), ed è, ovviamente, tutta un’altra storia. Ci avessero messo quello, nel DVD allegato, un pensierino ce lo facevo anche.


Beck –
Cellphone’s dead (official video) (MOV)
Beck – Tutti video bonus di The information (scaricabili) (link -> 15 MOV)

[sì, quello in Strange Apparition è proprio Devendra Banhart]

mercoledì, 18/10/2006

Canta Jockey full of Bourbon, ti prego

Magenta (che peraltro la odia) direbbe che «diventerà presto zoppa». Non c’è nient’altro a cui attaccarsi quando un’attrice già giovane, bella, brava e affermata si dimostra anche un’ottima cantante. Sentite qua:

Scarlett Johansson – Summertime (MP3)

Ma c’è di più: pare proprio che Scarlett abbia anche ottimi gusti musicali: l’attrice sta infatti registrando un disco di cover di pezzi di Tom Waits. Difficile immaginare qualcosa di più surreale.

mercoledì, 18/10/2006

Berryserfs

Nel nome di un sacrosanto Di questo passo dove andremo a finire, Michele mi segnala che il nostro Douglas Coupland, come potete agilmente scoprire navigando qui, è diventato testimonial del Blackberry.
Coupland (il cui ultimo romanzo JPod -su cui mesi fa ho scritto un post di cui sono molto fiero- è appena uscito in Italia) fa bella mostra di sè in una serie di pagine che magnificano le capacità dello smartphone più stronzo di tutti i tempi, da sempre simbolo del businessman cool e pieno di soldi che non deve chiedere mai.
Certo, la Blackberry è canadese e Coupland ci tiene a difendere i tesori nazionali, e certo, il modello che Coupland pubblicizza (il Pearl) rappresenta un tentativo di raggiungere il ricco e sterminato mercato degli utenti consumer; si tratta, però, di attenuanti minime di fronte all’associazione coatta di un nome da sempre alfiere di un modo altro di guardare alle tecnologie con quello dell’oggetto che ormai simboleggia più di tutti il potere economico più chiuso ed esclusivo.
[Chè, poi, per dire, io non l’ho ancora capito quanto costa, in Italia o in USA, un Blackberry (e, soprattutto, il suo abbonamento)]
Si vede anche dalle piccole cose: lo stiamo perdendo.

martedì, 17/10/2006

inkiostro veste Prada

Il sottoscritto sente l’urgenza di comunicare che, nonostante il suo stile nel vestirsi sia definibile alla meglio come raffazzonato e alla peggio come completamente casuale, ieri sera è stato in un cinema d’essai dove di solito la fanno da padrone cose tipo Atom Egoyan e Kim Ki Duk (sic) a vedere Il Diavolo veste Prada e che, nonostante la trama telefonata dal primo all’ultimo secondo e il finale di melassa, trattasi di un film davvero ben fatto. Il sottoscritto nega altresì che il presente post sia esclusivamente da addebitarsi alla irrefrenabile tentazione di scrivere un titolo splendidamente ossimorico come inkiostro veste Prada.

lunedì, 16/10/2006

Domani vediamo

Alla Sony devono averci preso gusto: dopo quello delle 250.000 palline colorate lasciate cadere dalle colline di San Francisco (che ha reso celebre Heartbeats in versione Josè Gonzalez), domani ‘esce’ il nuovo spot degli schermi piatti Bravia, diretto da Jonathan Glazer, che vede un palazzone di Glasgow ricoperto da 70.000 litri di vernice grazie a più di 600 contenitori esplosivi. Quello che tutti si chiedono, però, è: quale canzone ci sarà in sottofondo?
A latere, un sito che è una vera e propria lezione di marketing virale: foto teaser, feed RSS e pure il trailer dello spot.

Update: è uscito. Un po’ deludente.

lunedì, 16/10/2006

Ci dev’essere un collegamento

Mentre sul New York Times (le password qui) il leggendario Scaruffi.com viene definito «The greatest web site of all time», sull’Observer ci sono Jarvis Cocker, Nick Cave, Antony, Paul Morley, Beth Orton e un paio di altri amici che discutono del più e del meno musicale in un articolo intitolato Does music still matter? Yes…and no!. La cosa non può essere casuale, no?

venerdì, 13/10/2006

Italiani brava gente /2

Mersenne – Stolen dresses (Urtovox)
Come qualcuno forse ricorderà, dei Mersenne ho già parlato mesi fa, in un un post che parlava di anni ’90 e sogni disattesi, con il tono entusiastico di chi si è appena innamorato di una band e non può fare a meno di dirlo a tutti quelli che incontra. Ora che è finalmente nei negozi il disco d’esordio Stolen dresses (uscito per la ottima Urtovox), posso confermare e anzi, ribadire a gran voce che non si è trattato di un’infatuazione passeggera. Il pop chitarristico venato di indie-rock da suburbia americana della band siculo-bolognese non perde con gli ascolti, e la presunta carenza di originalità della formula nulla può di fronte a canzoni tanto ben fatte. Voi correte pure dietro la prossima next big thing americana; io, la mia, l’ho già trovata. 
[i Mersenne saranno stasera al Covo. se siete in zona Bologna non provate a perderveli]

Mersenne – Show my best (MP3)
Mersenne – I can’t stop (MP3)

Pinktronix – Right on delay (Irmaelettrica)
In Italia siamo bravi, dai. Tra indie, post-rock, post-punk e musica d’autore, lo stivale ha prodotto e produce parecchie cose interessanti, che, non fosse per l’immagine da terzo mondo musicale unicamente neomelodico che da sempre ci accompagna, troverebbero attenzione anche dall’estero. Prendete i Pinktronix, il progetto di Alex Dandi e Fresh Drumma, nomi noti non da oggi nella scena elettronica nazionale (il primo negli anni ha messo i dischi praticamente ovunque e ha pure firmato pure un paio di blockbuster del primo bastard-pop, mentre il secondo collabora nientemeno che con Swayzak). Il loro esordio Right on delay, un bignami electro -nel senso più ampio del termine- trascinante e straordinariamente curato con parecchi ospiti eccellenti, ha tutte le carte in regola per competere con i grandi nomi del genere e fare faville nei dancefloor più attenti di mezzo mondo. Non per nulla il disco è stato fatto uscire prima all’estero (dove pare si stia facendo notare), e vede la luce solo in questi giorni in Italia. Riuscirà ad ottenere l’attenzione che merita? Forse questa è la volta buona. Per il momento, però, provate ad ascoltarlo senza battere il piede…

Pinktronix – Change (MP3)
Pinktronix – Pink Champagne (MP3)

giovedì, 12/10/2006

Mia mamma dice sempre che e’ meglio vestirsi a strati

Centocinquantacinque: è il record del maggior numero di magliette indossate contemporaneamente.

giovedì, 12/10/2006

John Peel Day #2

Eggià, oggi è il John Peel Day.
[come, chi è John Peel?] 
Quale modo migliore per commemorare la figura del più grande DJ radiofonico di tutti i tempi di una puntata speciale della migliore trasmissione radiofonica italiana di tutti i tempi (Planet Rock, ovviamente) di un podcast che riunisce per l’occasione tre dei suoi conduttori storici (Fabio De Luca, Luca De Gennaro e Francesco Roccaforte)?
Patrocina e ospita il tutto il nuovo, indiessimo, Vitaminic.

Planet Rock – John Peel Tribute podcast (MP3)

mercoledì, 11/10/2006

Seeeeeriously cool

Nonostante l’ambiente in cui lavoro si possa al meglio definire ‘spartano’, devo dire che non ho di che lamentarmi; d’altra parte, però, a guardare questo 10 seeeeeriously cool workplaces non si può evitare di essere rosi dall’invidia. Highlights: lo scivolo per muoversi da un piano all’altro (alla Red Bull, Londra), la stanza in cui tutte le pareti sono un’unica, enorme, lavagna bianca (al Mindlab del Ministero dell’Economia danese), l’inverosimile fabbrica pulita e luminosa della Volkswagen di Dresda e il Googleplex, tutto. E quando divento miliardario e ho un po’ di tempo libero mi faccio l’ufficio interamente di Lego, giuro.
[le riflessioni sul fatto che ambienti piacevoli siano solo il contentino per costringere i dipendenti a lavorare di più e con contratti sempre meno garantiti le lascio a voi]  

martedì, 10/10/2006

Si fa presto a dire ‘virtuale’

[What the internet really looks like. Ferro, circuiti, cavi.]