martedì, 15/05/2012

Impronte digitali e grilline

di

Tutti a parlare dei Grillini: quanti sono, dove sono, se dai loro da mangiare dopo mezzanotte diventano cattivi … A noi che interessano web e nuove tecnologie questi dilemmi ci affliggono poco, così come teniamo sullo sfondo i ballottaggi di Parma, Comacchio e Budrio. Vogliamo invece andare a scandagliare come il Movimento 5 Stelle immagina il futuro digitale del nostro paese.

 

Mantellini qualche giorno fa ha dato un'occhiata al programma, commentando con la consueta e non scontata severa competenza. Nel nostro piccolo stasera alle 19, su radiocitta'fujiko ospitiamo Marco Piazza, consigliere comunale di Bologna e Presidente Commissione Pianificazione, contabilità economica e controllo di gestione. Piazza nella vita si occupa di comunicazione e marketing, sembra perciò la persona giusta da interrogare sia sul modo in cui il M5S utilizza la rete per fare politica, sia sulle proposte che sintetizzo velocemente, qui il pdf completo

 

Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano
Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche
Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10%
Abolizione dell’Ordine dei giornalisti
Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale,indipendente dai partiti
Abolizione della legge Gasparri
Copertura completa dell’ADSL a livello di territorio nazionale e introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile
Statalizzazione della dorsale telefonica
Abolizione della legge Urbani sul copyright

 

IMPRONTE DIGITALI – MP3 Marco Piazza

lunedì, 14/05/2012

Gli Offlaga Disco Pax e l’epopea di Johan Van Del Velde

Un paio di mesi fa, lo saprete tutti, ha visto le stampe Gioco di società, il terzo disco degli Offlaga Disco Pax. Colpevolmente su queste pagine non ne ho scritto niente, e non solo perchè ultimamente sono in altre faccende affaccendato e non scrivo mai niente di niente;  è che mi sembrava inutile ribadire per l'ennesima volta il talento del trio reggiano, e sottolineare la qualità raggiunta dalla loro scrittura e dal loro sound. Il mio pezzo preferito del disco rimane, credo, il singolo Parlo da solo, tallonato dal piccolo psicodramma Pagare e morire, ma mi piace tantissimo anche Tulipani, una canzone che, la prima volta che l'ho sentita, mi è sembrata immediatamente familiare.

 

La storia di Johan Van Der Velde assiderato sulla cima del Gavia nel giro d'Italia dell'88, infatti, ce l'aveva raccontata lo stesso Max in radio in una delle puntate di Get Black, la trasmissione che abbiamo condotto insieme (con Francesca e Fabio) per un paio d'anni sulle frequenze di Radio Città Fujiko (se c'è qualche pazzo a cui interessa, qua c'è il podcast con tutte le puntate della prima stagione, e qua con tutte quelle della seconda). All'interno di una delle nostre rubriche cromatiche usa e getta, intitolata «Maglia nera, la dura lotta per l'ultimo posto in classifica ai tempi del ciclismo politicamente scorretto», Max aveva scelto di parlare proprio di quell'episodio, senza immaginare che qualche anno dopo su quella storia gli Offlaga ci avrebbero scritto addirittura una canzone. Prego la regia di favorire un contributo audio. 

 

MP3  Get Black 8/6/2007 – Offlaga Disco Max in 'Maglia nera'

 

 

Come ipotizzavamo all'interno della puntata, su YouTube si trovano un po' di immagini di quella tappa allucinante. Qualcuno (tale Sbrillo3000) ne ha addirittura creato un bel montaggio proprio sulle note di Tulipani.

Nel suo fascino sgranato e tipicamente lo-fi, è già un videoclip.

 

 

venerdì, 11/05/2012

True that

giovedì, 10/05/2012

The hipster hunt

Quello firmato da Julie Percha è un video un po' entry-level, ma ci sono alcune buone intuizioni e almeno un paio di cose che non sapevo. Perfetto da usare con quel vostro amico che vive sulla luna e se ne esce fuori dal nulla chiedendovi «Cosa vuol dire hipster?».

 

We all know hipsters. Every New York City neighborhood has its share of them, and a quick Google search brings up dozens of hipster blogs, hipster YouTube videos and hipster hangouts. Hipsters are the ones everyone loves to hate.

Everyone? When Lorena arrived to New York City from France last August, she'd never heard of hipsters. And when she asked, she got vague, often contradictory responses: Hipsterism is a lifestyle. No, it's an attitude. No, it's a pseudo-attitude. Hipsters are penniless creative types. No, they’re just rich kids pretending to be. Hipsters are environmentally conscious. No, they pose as tree-huggers but shop at Wal-Mart.

She was confused.

This video attempts to de-code the hipster for the clueless foreigner, like Lorena. In this piece, she invites viewers along for the journey as she hunts for the meaning of the term "hipster." This quirky piece takes viewers around the streets of Williamsburg, Brooklyn, where they are guided by an "accidental hipster" blogger. It also incorporates the voices of the Journalism School's own Prof. David Hajdu, as he delves into the term’s jazzy origins. [#]

| # | hipsteria | I Commenti sono chiusi

mercoledì, 09/05/2012

Chiedimi quello che vuoi

IamA  – AMA di Reddit è da un po' di tempo una delle letture più interessanti che si possa trovare in rete. Qualunque membro del portalone di condivisione sociale può mettersi sul predellino, dichiarare chi è o cosa fa, e dire agli altri "Chiedetemi tutto": i membri di Reddit gli fanno domande, e lui risponde. Cose del tipo "Sono un fisico nucleare", o "Sono albino" o "Sono uno che vive con 600$ al mese" o "Sono un diciassettenne figlio di genitori multi-miliardari", o ancora "Sono fidanzato di una ragazza con un disturbo di personalità multiple" o "Sono una comparsa in Game of thrones"; ci si trova davvero di tutto. L'anonimato garantito da Reddit e le dinamiche del sito garantiscono sincerità, domande argute, provocazioni e filtri eccellenti per scremare la fuffa e arrivare subito alle cose interessanti.

 

Ma ogni tanto, oltre a illustri sconosciuti con competenze particolari o che hanno vissuto esperienze insolite, fanno la loro comparsa anche dei nomi noti, che si sottopongono alle domande dei redditors e raccontano un po' di cose della loro vita fuori dai denti. Ieri, per dire, sono stati al gioco personaggi del calibro di Kevin Smith e di Steve Albini. Se il primo è stato anche lì il solito cazzone che tanto amiamo (e lo amiamo ancora di più ora che, dopo i suoi primi 3 film uno più bello dell'altro, non ne azzecca uno decente neanche col lanternino), il secondo è un personaggio ben più difficile e polemico, sempre pronto a fare una sparata ma anche restìo a raccontare troppi aneddoti sulla sua vita e sulle cose che ha visto. E uno che ha prodotto ormai centinaia di dischi, tra cui Surfer Rosa, In Utero e Rid of me ne ha sicuramente parecchie, di cose da raccontare. Sapevamo già del suo foodblog, ma leggere di come buona parte del suo produrre un disco consista nel giocare a Scrabble sull'iPhone o ricevere un po' di consigli tecnici sulla strumentazione audio da usare per ottenere un buon suono in studio sono cose che difficilmente si possono leggere altrove. Come le esperienze di un sacco di persone qualunque, che però hanno qualcosa da raccontare.

| # | wild wild web | I Commenti sono chiusi

martedì, 08/05/2012

GlobaLeaks @ Impronte digitali

di

Mentre Julian Assange si dedica al suo tv show e ai suoi arresti domiciliari, le domande poste da WikiLeaks rimangono: qual è il senso della nostra democrazia? Perché non funziona mai come vorremmo? I governi e le aziende lavorano per noi o per lo status e il ca$h quo? Qual è il confine tra trasparenza e segreti per la sicurezza nazionale?

 

 

Su questo terreno si muove anche GlobaLeaks, "the first open-source whistleblowing framework", letteralmente una piattaforma per fare le "soffiate". Piattaforma pensata perché media, giornalisti, attivisti politici, cittadini e aziende possano scambiarsi informazioni scottanti senza compromettere l'anonimato e la sicurezza delle fonti. Chi viene a conoscenza di una pratica illegale o non etica, può così denuciarla senza timore di ritorsioni. GlobaLeaks mette a disposizione il software, ovviamente free e open source, e una serie di "best practices". A differenza di WikiLeaks non esiste un filtro, una sorta di redazione o gruppo direttivo che decide cosa e quando pubblicare, tutti hanno lo stesso titolo di  "random GlobaLeaks contributor”.

 

Per chi volesse saperne di più, qui c'è una demo o meglio ancora può sentire Claudio Agosti, hacker e programmatore che fa parte del team di sviluppatori. Sarà l'ospite di Impronte digitali, stasera alle 19 su radiocitta'fujiko.

 

 

MP3 IMPRONTE DIGITALI – GlobaLeaks

martedì, 08/05/2012

Belle cose da sostenere a Bologna

Negli ultimi giorni mi sono arrivate un paio di segnalazioni di eventi interessanti a Bologna che mi fa piacere segnalare. Me ne arrivano sempre più di quante riesco a rilanciare su queste pagine (figuriamoci ad andarci), e mi scuso già da ora per tutte quelle che di solito buco. Queste, per una volta, le prendo per tempo.

 

Da Mercoledì 9 a Domenica 13 avrà luogo il Transeuropa Festival, festival trasnazione di cultura, arte e politica che promuove «uno spazio comune di alternative europee» e si svolge più o meno in contemporanea in 14 città europee. Nella 5 giorni si parla di migranti, di «beni comuni digitali», di co-housing e co-working, di spazi alternativi per l'arte e di «seconde generazioni» in incontri che si svolgono in varie location, tra cui l'Urban Center, la Cappella Farnese, La Linea e Palazzo Re Enzo. Programma completo e tutte le info qui e sul sito.

 

E nel weekend gli eventi finali del festival si incroceranno inevitabilmente con il nuovo corso dei T Days, i giorni di pedonalizzazione completa delle vie principali del centro fortemente voluti dalla nuova giunta (e dalla popolazione) e avversate dalle miopi associazioni dei commercianti. E proprio in parallelo ai T Days avrà luogo l'assai più casereccio (e quindi più simpatico) Bologna Bike Pride, la festa dell'orgoglio ciclistico, che nel pomeriggio di domenica 13 celebrerà nell'unico modo possibile la Giornata Nazionale della Bicicletta. Nella speranza che l'amministrazione – che tendenzialmente pare già sulla buona strada – recepisca il messaggio e investa i soldi che ha (sono pochi, ma ci sono) nella creazione di un servizio di bike sharing decente e di piste ciclabili degne di questo nome. Tulle le info qui.

| # | 3T city | I Commenti sono chiusi

lunedì, 07/05/2012

Io indosso Space Invaders

Non credo lo comprerei mai (279 €! E quella S sembra più una M), ma questo  Monsieur Lacenaire Sheep Invader Sweater è abbastanza wow.

| # | want it | I Commenti sono chiusi

giovedì, 03/05/2012

Hai presente quel vecchio videogioco fantasy con gli incesti

Game of thrones theme, 8 bit version.
Creata su un Commodore 64 dallo svedese Komposiktrut, rilanciata da Swedes please, segnalatami da Federico.

| # | oh my geekness, tv series | I Commenti sono chiusi

giovedì, 03/05/2012

The visible Tom Waits

[Oggi c'è il sole ma io mi sento in mood Rain Dogs]

 

MP3  Tom Waits – Tango 'till they're sore

mercoledì, 02/05/2012

Che ore sono?

La cosa più bella, probabilmente, è quando ti mandano questo link senza dirti niente. Tu lo visiti, sorridi, poi lo guardi per un po' e capisci che continua così e pensi che sia una delle cose più geniali che tu abbia mai visto. Quindi non vi dico niente, se non di cliccare sul link, qualunque ore sia.

(avete bisogno di una buona connessione)

lunedì, 30/04/2012

Fermiamo i pirati

Il LOL internettiano del giorno è il video realizzato da un gruppo di musicisti indipendenti italiani in risposta al celebre spot contro la pirateria diffuso un mesetto fa da un insieme di grandi autori della musica italiana, già demolito a suo tempo praticamente da tutti (da Giovanna Cosenza a Colas). Corpo di mille balene, la piaga della pirateria deve finire.

 

venerdì, 27/04/2012

Big Blog Theory CONTEST: vinci un ingresso omaggio al Covo

La cosa bella delle serate di Big Blog Theory è che non sono divertenti solo per voi, che potete ritrovarvi nella pista del Covo con lo spirito degli anni in cui la parola hipster era tendenzialmente priva di significato, ma anche per me, che posso finalmente condividere la consolle con alcuni amici e piccoli eroi con cui voglio mettere i dischi da anni. Prendete Benty: oltre all'esperienza pluriennale come DJ in una sterminata varietà di posti veri (mica solo i club indie-snob a cui siamo abituati noialtri), è anche l'autore di una delle cose più geniali che venga pubblicata su queste pagine (La psicopatologia spicciola del DJ pretenzioso) che gli vale e gli varrà grande stima e fama imperitura. Sono già emozionato adesso.

 

Vengo quindi subito al sodo, e vado a farvi la domanda che consentirà a due di voi di vincere un ingresso omaggio al Covo per la serata di stasera, che sarà aperta dallo scatenato live de Il Pan del Diavolo e poi continuerà al caro vecchio Gate 1 per un party che ricorderemo.

 

I dischi del Pan del Diavolo sono pubblicati da un'ottima etichetta italiana, per cui nel 2010 è uscito anche un disco che è finito sul podio dei miei dischi dell'anno. Come si chiama l'etichetta e come si chiama il disco? 

 

Inviate la risposta via e-mail all'indirizzo inkiostro AT inkiostro.com scrivendo anche il vostro nome e cognome. Poi contatterò io i due vincitori. Le risposte date nei commenti non valgono.

A stasera!

 

Update: Il contest è chiuso.

| # | faccio cose vedo gente | I Commenti sono chiusi

giovedì, 26/04/2012

Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso. Cap. 7. La classe pretenziosa va in Paradiso

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Delle avversità professionali e umane che incontra il dj pretenzioso. Delle relazioni consolatorie nelle comunità virtuali di dj pretenziosi. Della Grande Occasione. Del Paradiso del dj pretenzioso

 

Più volte abbiamo parlato delle fenomenali ascese internazionali di disc jockey  che fanno fortuna come le rockstar.

 

La carriera del dj pretenzioso, non lo sottolineeremo mai abbastanza, è invece costellata da insuccessi e delusioni di ogni sorta.

La natura stessa dell'individuo è contraddistinta dal gap incolmabile fra volere e potere, traguardi ambiziosamente fissati e tragicamente non raggiunti. D'altronde metter musica nel bar del paesino della provincia più remota convinti che in pista ci siano cittadini di Soho o Williamsburg non denota eccelse capacità interpretative della realtà circostante.

Quali sono le più comuni avversità che si abbattono sul dj pretenzioso?

Ingaggi che non si trovano o saltano, compensi che senza preavviso si riducono o scompaiono, colleghi che ti sostituiscono, bar che chiudono, feste che per motivi di ogni genere non si tengono più, impianti che si rompono, promoter che non ti considerano, cd che si bloccano, avventori che non arrivano, o non ballano e/o ti contestano, offerte di residence che non quagliano, promesse di djset che non vengono mantenute, gestori che ti cacciano, piste desolate che non si riempiono, pr che ti snobbano, strappone che non strappano. Questa è la dura vita del dj pretenzioso il 90% delle volte.

Imparare a gestire un fallimento per un dj pretenzioso è una necessità biologica legata strettamente alla sopravvivenza, come respirare, mangiare, fare polemica su Maria Antonietta sul forum di rockit e leggere Stereogum.

Ci piacerebbe molto scrivere che tutto ciò è altamente formativo e consente al dj pretenzioso di sviluppare capacità straordinarie di autocritica, o la leggerezza per affrontare ogni difficoltà col sorriso, o la forza di ricominciare ogni volta senza lasciarsi scoraggiare, consapevoli che domani è un altro giorno, ma nessuno ballerà comunque su una canzone dei Boards Of Canada a capodanno.

Invece no.

Anni passati a inghiottire bocconi amari hanno reso il dj pretenzioso un essere depresso, rancoroso, sospettoso, vittimista, fatalista, pessimista, complessato, ferocemente dietrologo e gran teorico del complottismo.

Eccovi un campionario delle più ricorrenti frasi che il pretenzioso predilige, parlando in genere da solo.

Non ho una serata da resident perché metto musica scomoda. Perché sono troppo avanti. Perché gli altri sono troppo indietro. Perché è un circolo chiuso quello dei locali. Perché la gente è stupida e non capisce niente in Italia. Perché si balla solo quello che passa la radio/la tv. Perché gli altri dj sono degli smidolladi sputtanati commercialotti scontati. Perché è tutta una mafia. Perché non hanno ancora i mezzi per capirmi. Non mi fanno suonare perché son invidiosi della mia immane cultura musicale. Perché la mia musica fa paura. Perché le mie serate fanno pensare. Perché mi odiano e vogliono uccidermi.

 

Il dj pretenzioso non è mai sfiorato dal dubbio che non lo chiamino perché la sua musica non la ballerebbe nessuno.

A questo punto esistono due possibilità. La prima è impazzire e diventare dei serial killer o degli stragisti. La seconda è trovare qualcuno che ti capisca, qualcuno con cui sfogarsi. Il pretenzioso non è del tutto solo nell'universo. Ci sono altri suoi simili dispersi negli angoli più bui dell'impero, i soli che ne comprendano e condividano il dramma, altri pretenziosi che si immedesimano nelle alterne vicende djistiche e con cui farsi reciprocamente forza. Più spesso di quanto sia necessario i pretenziosi scrivono sui blog dove mettono in pubblico le proprie frustrazioni da dj indie e le rare soddisfazioni che ne derivano, dove si commentano compulsivamente fra di loro dandosi di gomito. Più di recente si ritrovano nei social network, su pretenziosi profili facebook dove è tutto un dirsi "mi piace" e darsi gran pacche sulle spalle per aver pubblicato il video di una misteriosa band neo zelandese degli anni 70. E attorno si fanno il social-deserto. A volte i pretenziosi si incontrano a un concerto, sotto palchi di band improbabili e si piangono sulle loro spalle pretenziose. In alcuni casi si accoppiano perfino.

Una volta su un milione il lamento straziante del pretenzioso raggiunge le orecchie giuste, grazie ai legami stabiliti con gli altri pretenziosi di cui parlavamo poco sopra. Non chiedeteci come e perché, la bottiglia col messaggio persa nell'oceano viene raccolta dalle mani che il pretenzioso nemmeno sperava di raggiungere. Solo allora può avvenire il miracolo. Il miraggio di una vita, il sogno inconfessabile che si traduce in realtà. E all'improvviso arriva

l'ingaggio prestigioso nel club importante dove si suona musica indipendente.

Dopo una vita sprecata dietro le più squallide consolle a sentirsi intimare di cambiare genere, di mettere qualcosa di "ballabile" per un pubblico che disprezzava profondamente, a ricevere richieste umilianti che era costretto ad accettare morendo dentro, a essere fischiato o minacciato fisicamente per le sue improbabili proposte musicali, a esibirsi in balere agghiaccianti, per il nostro è finalmente giunta la Grande Occasione. Si appresta a raggiungere il Paradiso dei dj pretenziosi. Una cosa da raccontare ai nipoti, se solo potesse averne.

Nella testa del dj pretenzioso questo luogo magico equivale ai più trendy club nuiorchesi, anche se si trova a Nonantola o nella periferia di Foligno. Il pretenzioso si è sognato per anni anche solo di metterci piede per vederci un concerto. Così il Paradiso del pretenzioso ha assunto nel tempo le dimensioni mitologiche di un tempio incantato, culla della buona musica, ovvero quella che il pretenzioso ritiene tale. Per una notte – si ripete ossessivamente in testa – lui sarà il sacerdote del tempio. La dissertazione sul senso del ridicolo del pretenzioso la rimandiamo a un'altra volta.

Come se lo immagina il prestigioso indie club il nostro pretenzioso?

Meraviglioso, frequentato da famosi rocker, dj affermati, blogger influenti e con il gotha del giornalismo musicale nazionale a bancone che ascolta attentamente la selezione di brani,  tutti sorseggiando dell'ottimo scotch e annuendo compiaciuti alle scelte del dj.

Il Walhalla del pretenzioso è pieno di giovani fichissimi indie kids, tutti aggiornatissimi sulle ultime uscite discografiche di Azaelia Banks ma anche ferratissimi sui Fugazi, tutti che suonano in uno o più gruppi, ma sono sempre pronti a farsi guidare sul dancefloor dalla mano esperta del dj che ne ha viste e ascoltate tante e ancora tanto ha da insegnare.

Nella Janna dell'hipster non ci sono le 40 vergini promesse agli islamici, ma si incontrano ragazze affascinanti, procaci e discinte, sorridenti e incredibilmente propense a ballare musica che abbia ottenuto almeno 6.4 su Pitchfork.  Inoltre sono tutte fatalmente attratte o innamorate del mischiadischi e pronte a concedersi sessualmente a costui per un mix azzeccato o un brano che morivano dalla voglia di sentire da anni, ma non avevano mai avuto il coraggio di chiedere. Manco l'avesse scritto lui.

In questo giardino dell'Eden indie i barman sono tutti rapidi, gentili e generosi, si ricordano i tuoi cocktail preferiti e ne offrono di squisiti appena creati da loro ogni notte, a te e ai tuoi amici.

I buttafuori sono colti, simpatici e paciosi, sfoggiano vistosi tatuaggi di Gandhi e Martin Luther King credono nel dialogo e nel confronto non violento, sono pronti a chiudere un occhio se qualche ragazza vuole entrare a tutti i costi per ballare, anche senza biglietto. D'altronde c'è da capirla, gira i dischi il dj pretenzioso stasera, come resistere, chi si perderebbe questa occasione irripetibile?

In questo Nirvana dell'alternative i padroni del locale sono praticamente dei secondi padri, sopraffini intenditori musicali, navigati a ogni esperienza nel mondo dell'indie rock, felici di ospitare il pretenzioso, raccontargli aneddoti su questo o quel gruppo canadese che ha suonato fra quelle quattro gloriose mura e mai e poi mai oserebbero interferire con le sue sacre setlist. E soprattutto sono fortemente intenzionati a riempire il pretenzioso di denaro e complimenti, proporgli serate a cadenza settimanale, procacciargli droga anche se non richiesta, solo per il gusto di condividerla con lui, e poterlo così ringraziare di quella musica che davvero mancava.  

Nessuno farà richieste nel Paradiso del dj pretenzioso, tutti saranno felici delle selezioni suonate dal dj, e quei pochi che oseranno chiedere lo faranno in maniera simpatica, competente, non insistente e chiederanno solo brani coerenti con la scaletta e magicamente sempre presenti nelle valigette del dj. E quando lui li accontenterà lo ringrazieranno mentre ballano scatenati e gli invieranno drink da bere alla loro salute.

Soprattutto tutti tutti tutti saranno pronti  a scendere in pista e a esaltarsi ballando fino al mattino appena il pretenzioso salirà in consolle e dalle casse partirà la prima nota di un oscuro remix di Squarepusher, uscito la sera prima su un tumblr giapponese che – ovviamente – tutti avranno scaricato e imparato ad amare nottetempo. E quando alle 5 arriverà la polizia a staccare le casse ci sarà una rivolta del dancefloor, e alla fine anche i poliziotti e i vicini lamentosi che li hanno chiamati si arrenderanno alla bellezza della musica scelta dal pretenzioso e inzieranno a ballare felici un pezzaccio classico dei Chemical Brothers, che a quell'ora si può andare anche un po' sul revival. Dove il revival – lo sottolineo – sono i Chemical Brothers e non Raffaella Carrà.

Solo pensare a tutto questo può portare il dj pretenzioso a una crisi di pianto per la gioia. Ora egli ha le chiavi per accedere alla Felicità. La Grande Occasione, quella da ricordare. Il treno che passa una volta sola nella vita. L'apice della fin lì sfortunata carriera. La serata che può determinare la svolta. Quella da non fallire. Il pretenzioso comincia ad avvertire infatti un filino di panico.

Come si prepara il dj pretenzioso a questo appuntamento cruciale? Come andrà davvero quella serata? Il Paradiso dei pretenziosi è davvero come se lo era sempre immaginato?

Queste ed altre risposte nel prossimo capitolo della Psicopatologia spicciola del dj pretenzioso.  Oppure ve lo dico se venite al Covo venerdì sera.

lunedì, 23/04/2012

Big Blog Theory CONTEST: vinci un ingresso omaggio al Covo

di

Ve l'avevamo detto che venerdì 27 aprile al Covo torna Big Blog Theory? Certo che ve l'avevamo detto. E comunque – fino alla data in questione – ve lo ripeteremo fino alla nausea. E uso la prima persona plurale per darmi un tono, non perché scrivo da un blog collettivo.

 

Dicevamo: sua maestà Inkiostro, re di tutti i dj pretenziosi, mi ha invitato a mischiare dischi assieme a lui nella serata che rinverdisce i fasti musicali dei blog di inizio millennio (per i più giovani: i blog erano delle cose su internet su cui si scriveva, ma per più di 140 caratteri e senza tastino "mi piace" o "condividi", tipo questo che state leggendo). 

 

Mettiamo in palio due ingressi omaggio al Covo per il concerto dei Pan Del Diavolo (e per il resto della serata musicato da noialtri ovviamente). Se li aggiudicheranno i primi due che risponderanno correttamente al quiz sottostante inviando una email a inkiostro at inkiostro.com (non rispondete nei commenti, non vale). Non vi dimenticate di scrivere nome e cognome, poi ci pensa il padrone di casa a contattarvi.

 

Vado con la domanda.

 

In quale pezzo degli LCD Soundsystem si nominavano per quattro volte i SonicsJames Murphy in quel brano sostiene di essersi svegliato nudo su un'isola: quale e in che anno?

 

CONTEST CHIUSO hanno già vinto, e ti pareva, la meritocrazia che non c'è, è tutto un magna magna, tanto vincono sempre i soliti noti, la conventicola, gli amici degli amici. Ciao

giovedì, 19/04/2012

Le quindici canzoni della vita di James Murphy

E mentre stasera Mago Panzone Murphy sarà a Milano (all'Hangar Bicocca) per uno dei millemila eventi FuoriSalone della Milano Design Week, l'ex leader degli LCD Soundsystem regala a Ten songs that saved your life la lista delle sue canzoni preferite di tutti i tempi. Ci si leggono quasi tutte le influenze che poi si possono trovare nella sua musica, con un paio di chicche (la mia ballata preferita di Leonard Cohen? I Birthday Party del primo Nick Cave? I Beatles più avanguardisti?) e molti classici del'70-'80.

Qua sotto la tracklist è il player per ascoltare il nastrone:

 

01. JONATHAN RICHMAN i’m straight
02. SUICIDE cheree
03. THE FALL paintwork
04. THE RAPTURE house of jealous lovers
05. CAN i’m so green
06. LEONARD COHEN famous blue raincoat
07. DAVID BOWIE fame
08. A FLOCK OF SEAGULLS space age love song
09. JOHN CALE & LOU REED work
10. NYCC CHOIR stand on the word
11. LOOSE JOINTS is it all over my face
12. BIRTHDAY PARTY nick the stripper
13. THE BEATLES tomorrow never knows
14. KRAFTWERK computer world
15. ROBERTA FLACK the first time ever i saw your face

 

| # | indie-gestione, suoni | I Commenti sono chiusi

mercoledì, 18/04/2012

Big Blog Theory #2

E finalmente ci siamo. Dopo una prima serata che ha mantenuto la promessa di riportare lo spirito della golden age dei blog sul dancefloor del Covo, siamo pronti per la puntata numero due di Big Blog Theory, il party che dà al termine social network un significato che non prevede uno schermo e una tastiera ma sorrisi e sudore.

Nella prima serata abbiamo ballato singoli nuovi e vecchi classici, in pista c'era gente che saltava, coppie che si formavano e coppie che limonavano, Enzo ha suonato le Pipettes e i Clap your hands say yeah come se fossimo nel 2005 (grazie, Enzo) e ci siamo divertiti tutti un sacco.

 

Stavolta a farmi compagnia in consolle sono onoratissimo di avere the king of roghenroa, l'uomo che con la sua partenza ha ridotto la Grecia sull'orlo del baratro, l'autore e gran cerimoniere della Psicopatologia spicciola del DJ pretenzioso: Benty. Già DJ di lungo corso nei peggio locali di Salonicco e in certi party di culto dell'anconetano, Benty ha promesso di attirare strappone nel raggio di centinaia di chilometri, e possiamo stare certi che la sua prima serata nella città felsinea non passerà inosservata.

 

Ad aprire le danze ci sarà Il Pan del Diavolo, duo siciliano al fulmicotone che, riuscendo nell'impresa di coniugare rock'n'roll sudato sincero a certa tradizione cantautorale italiana, sta girando l'Italia e inanellando un sold-out dopo l'altro.

 

Nei prossimi giorni, come al solito, ricchi premi e cotillons.
Chi non viene è Still Ill.

martedì, 17/04/2012

Fascetta nera @ Impronte digitali

di

 

E' uno dei migliori blog del momento. Fascetta Nera un florilegio fotografico delle fasce promozionali che avvolgono i libri. In tempi di Kindle e IPad vengono ancora considerate un moderno strumento di marketing, con tanto di mercato e quindi di guerra per accapparrarsi le citazioni più pregiate e le sponsorizzazioni dei maestri più venerati. Le conseguenze però sono spesso ridicole quanto a loro modo geniali.

 

 

L'autore di questo meraviglioso catalogo è Alberto Forni, giornalista, scrittore autore radio e tv. Sarà l'ospite di Impronte Digitali, stasera su radiocitta'fujiko alle 19.

 

Come si vede lì in alto, per non esser da meno anche noi abbiamo contribuito

 

MP3 – IMPRONTE DIGITALI – Fascetta Nera

| # | blogcrossing, faking the books, impronte digitali | I Commenti sono chiusi

martedì, 17/04/2012

Snowball

Nei giorni scorsi ho ricevuto via interposta persona una lamentela di un mio giovane lettore che mi rimproverava perchè ultimamente su queste pagine posto troppo raramente dei giochi. Cerco di rimediare segnalandovi Snowball, notevolissimo flipper pixelato talmente ricco e complesso che per certi versi sembra quasi un platform. Davvero niente male.

| # | gaming | I Commenti sono chiusi

lunedì, 16/04/2012

iPoo, una app che fa cagare

Io non ci credevo, ma esiste veramente. Ecco iPoo, la app dedicata a chi è seduto sulla tazza del cesso.

La descrizione parla da sola:

Always find yourself with nothing to do while you're sitting on the can? Introducing iPoo – a new iPhone application that gives you something to do – while you poo! iPoo is a social community that brings together pooers from around the world. Write messages, draw graffiti, earn points and badges, see what others are posting – all while dropping a deuce! [#]

Se lo volete sapere: no, non l'ho scaricata.

venerdì, 13/04/2012

Ecco il modo in cui vi farete amare (o odiare) da tutto l’ufficio oggi

E' Incredibox, una beatbox interattiva animata assolutamente eccezionale. Io non sono riuscito a spegnerla finchè non ho provato tutti i suoni e un buon numero delle loro combinazioni, ma anche adesso faccio fatica a separarmene. Una droga.

giovedì, 12/04/2012

Suit up!

Sull'edizione americana di GQ, all'interno della fondamentale (ma anche no) GQ Guide to suits, Nick Cave parla del primo completo che ha mai comprato, ai tempi in cui la sua musica e la sua vita erano un tantino più interessanti di quelle odierne.

 

"The first suit I ever bought was from a secondhand place in New York when I was on tour there in the early '80s. It was three pieces, lime green with an orange check. I have no idea what it was made of, only that it melted when you would nod off and the cigarette would fall on your trousers. And I was actually imprisoned in it. I was busted buying drugs on the Lower East Side, and I was thrown in a holding pen in this ridiculous lime green suit. And I was thinking, Jesus, I wish it wasn't lime green. And of course, the one other white guy in the cell runs up and goes, 'Fuck, it's Nick Cave!' And what's more, we had a gig that night. We were staying at the Iroquois hotel, and when the sergeant said, 'Nick Cave, c'mon, make your phone call,' I asked him to call the Iroquois. And he says, 'Can you spell that?' And I'm like 'I… R…' 'Nope! Next!' So I was there for three days, and I missed the shows, sitting there in my lime green suit." [#]

 

MP3  Little Red – Do you love me? (Nick Cave & the Bad Seeds cover)

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mercoledì, 11/04/2012

«Facebook bought sincerity»

Sull'acquisto di Instagram da parte di Facebook c'è stato il solito ventaglio di reazioni che ci sono sempre nei casi in cui una corporation grossa e cattiva compra un servizio piccolo e cool: ci sono quelli di «Che schifo, ora lo disinstallo», e quelli di «Siete i soliti snob, il servizio è sempre quello e se disinstallate vuol dire che non vi piaceva poi così tanto», con tutto ciò che ci sta in mezzo. Le parole più sensate le ho però lette sul New York Mag, a firma Paul Ford:

 

 

To some users, this looks like a sellout. And that’s because it is. You might think the people crabbing about how Instagram is going to suck now are just being naïve, but I don’t think that’s true. Small product companies put forth that the user is a sacred being, and that community is all-important. That the money to pay for the service comes from venture capital, which seeks a specific return on investment over a period of time, is between the company and the venture capitalists; the relationship between the user and the product is holy, or is supposed to be.

 

So if you’re an Instagram user, you’ve been picking up on all of the cues about how important you are, how valuable you are to Instagram. Then along comes Facebook, the great alien presence that just hovers over our cities, year after year, as we wait and fear. You turn on the television and there it is, right above the Empire State Building, humming. And now a hole has opened up on its base and it has dumped a billion dollars into a public square — which turned out to not be public, but actually belongs to a few suddenly-very-rich dudes. You can’t blame users for becoming hooting primates when a giant spaceship dumps a billion dollars out of its money hole. It’s like the monolith in the movie 2001 appeared filled with candy and a sign on the front that said “NO CANDY FOR YOU.”

 

When people write critically about Facebook, they often say that “you are the product being sold,” but I think that by now we all get that. The digital substance of our friendships belongs to these companies, and they are loath to share it with others. So we build our little content farms within, friending and upthumbing, learning to accept that our new landlords are people who grew up on Power Rangers. This is, after all, the way of our new product-based civilization — in order to participate as a citizen of the social web, you must yourself manufacture content. Progress requires that forms must be filled. Thus it is a critical choice of any adult as to where they will perform their free labor. Tens of millions of people made a decision to spend their time with the simple, mobile photo-sharing application that was not Facebook because they liked its subtle interface and little filters. And so Facebook bought the thing that is hardest to fake. It bought sincerity. [#]

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