Voi pensate che il titolo di questo post sia ironico, e invece no: esiste davvero un saggio con questo titolo, ed è un saggio serissimo, molto ben scritto e dannatamente interessante. E' un po' lunghetto, ma vi posso assicurare che vale la lettura, soprattutto se non siete tra coloro che pensano già che gli 883 siano stati il più importante fenomeno musicale italiano degli anni '90. Un assaggio preso quasi a caso (ma fidatevi, è tutto così, e anche meglio):
A noi sembra che l’innovazione vera contenuta nei testi del gruppo non attenga al lessico, ma allo sguardo sul mondo. Attraverso il ricorso a parole di uso comune gli 883 hanno sviluppato e talvolta introdotto nell’ambito del pop delle porzioni di realtà anonima e quotidiana che pochi altri prodotti culturali di consumo avevano saputo mettere a fuoco con altrettanto nitore. Le parole di Pezzali, spesso di uso comune, sanno fissare ambienti, situazioni e oggetti legati a realtà note ma fondamentalmente indicibili tanto per la poesia ‘alta’ quanto per la letteratura triviale. L’incipit di Sei un mito, secondo singolo estratto da Nord Sud Ovest Est, è da questo punto di vista davvero esemplare:
Tappetini nuovi arbre magique
deodorante appena preso che fa’ [SIC] molto chic
appuntamento alle nove e mezza ma io
per non fare tardi forse ho cannato da Dio
alle nove sono già sotto casa tua
(Sei un mito, NSOE)
Volendo, ci si potrebbe soffermare anche qui sull’occorrenza di sintagmi ed espressioni gergali – a cominciare dall’eponima Sei un mito, più che mera formula vera e propria categoria dello spirito per le giovani generazioni (17) ; ma colpisce soprattutto la presenza affascinante e davvero inedita di quell’arbre magique – per quel che ci consta, un hapax legomenon nel corpus della canzone italiana – deodorante a forma di piccolo abete, ben noto agli automobilisti italiani, il cui violento, artificiale profumo si somma a quello crediamo altrettanto intenso del «deodorante appena preso che fa molto chic» (che dato il contesto sarà lecito identificare con uno spray a buon mercato, per niente chic dunque): la rima magique: chic, virtuosistica, potentemente ironica, allaccia genialmente in un solo giro sintattico e ritmico lo stilema per eccellenza dell’eleganza aristocratica a due esemplari correlativi del gusto piccolo borghese: l’arbre magique e il deodorante economico. Si noti che le innovazioni linguistiche e l’ironia metrica, qui e altrove, non sono fini a se stesse; servono invece a predisporre l’irruzione di realtà che colpisce come un pugno, il referto millimetricamente esatto di uno scenario emotivo convincente e pieno di verità – non importa fino a che punto portato a coscienza dal paroliere. Consapevolmente o no, l’energia linguistica degli 883 lavora al servizio di una regia superiore, capace di nominare e spesso di illuminare liricamente settori di realtà solitamente elusi dalla cosiddetta canzone d’autore, in genere tentata dall’imitazione passiva (e fallimentare) della cultura ‘alta’ (18), e per questo ancora fedele a una visione del mondo iperletteraria e iperselettiva; né il discorso cambia per quelle canzonette più triviali – compresa molta produzione di area sanremese – che per essere prodotti dichiaratamente ‘bassi’ e di consumo non per questo sanno votarsi a un plurilinguismo sostanziale e davvero generoso (anzi, spesso si distinguono a maggior ragione per conservatorismo linguistico, stereotipia, ricerca aprioristica di effetti di lirismo). Il plurilinguismo degli 883 informa invece un io lirico che non palesa debito alcuno nei confronti della poesia ‘alta’ (anche perché con tutta probabilità la ignora del tutto), ma che di fatto esprime un’antropologia e una visione del mondo sottili e attendibili, ricche oltretutto di sfumature inconsce e di ritorno del represso. [#]
Bonus: Max Pezzali – L'ultimo bicchiere (demo)
(via)