suoni

giovedì, 23 03 2006

Dancer in the light


[White in (low-res qui, hi-res qui) è definito micrometraggio, ma è più un esperimento video sulle relazioni tra movimento, suono e luce, di durata assai breve ma con dettagli curatissimi e un paio di intuizioni davvero felici. Audiovisivamente, una delle cose più interessanti in cui mi sia capitato di imbattermi da un po’]

lunedì, 20 03 2006

Quattro singoli per prepararsi all’equinozio


Built to spill – Conventional Wisdom (Single edit) (MP3)
L’imminente ritorno della fondamentale e influentissima band di Doug Martsch è già uno dei dischi dell’anno. Questa single version di uno dei suoi pezzi migliori è lunga la metà dell’album version, rimanendo l’anthem indie-rock che quest’anno ancora mancava e scartando le pur succulente derive psichedeliche in puro stile Television del finale. Non vedo l’ora di ballarla.

Zero 7 feat. Josè Gonzalez – Futures (MP3) (via)
Il nuovo singolo del combo downtempo inglese si avvale
alla voce del prodigio acustico svedese di cui da queste parti si è più volte parlato negli scorsi mesi. Il risultato è una pop ballad indolente ma di altissima classe, con echi quasi seventies e, anche qui, inevitabile deriva psichedelica alla fine. Non cambierà la storia della musica, ma raddrizzerà qualche pigro risveglio primaverile, quello sì.

Belle & Sebastian – The life pursuit (MP3)
Life is far and beyond / your present situation / and it’s wide and it’s broad / beyond all extimation: le parole dei Belle & Sebastian sono sempre preziose, anche e soprattutto nei lati-B (del singolo di The blues are still blue, in questo caso); ancor di più se sono incorniciate da una canzone gloriosa e schifosamente ottimista, con tutti i cori al posto giusto, le rullate frenetiche che non stanno nella pelle e una melodia in maggiore che non potrebbe inerpicarsi più in alto di così. In loop.

Mark Ronson & Alex Greenwald – Just (MP3) (via) [Radiohead cover]
Mark Ronson & Alex Greenwald – Just (MOV)

Brillante reinterpretazione del classico dei Radiohead firmata dal DJ newyorkese insieme al cantante dei Phantom Planet (quelli di Californiaaaa, you know), diversissima dall’originale ma in qualche modo, secondo me, rispettosa dello spirito della band di The Bends. La sua base hip-hop e il tripudio di fiati, tra l’altro,
ben si sposano al video di graffiti animati. Tutto il contrario di quanto si può dire dell’agghiacciante A wolf at the door firmata Dolcenera..

lunedì, 13 03 2006

At the department of the worst taste songs

Ai Radio Dept. da queste parti si è affezionati da tempo, e in modoi molto più profondo e inspiegabile di quanto a volte ci si renda conto. Oltre ad aver contribuito ad organizzarne quel concerto che, secondo qualcuno, resterà nella storia, certi passaggi di When the damage isn’t already done, Strange things will happen e I don’t need love, I’ve got my band hanno ormai una tale quantità di ricordi attaccati che il loro valore personale è paragonabile a quello dei grandi classici.
Dopo Lesser Matters e un paio di EP la band svedese è pronta a tornare con un nuovo LP, Pet Grief, che uscirà ad Aprile, ed è anticipato in questi giorni dal singolo The worst taste in music. Nonostante sia tutt’altro che un brutto pezzo, il responso appare evidente: come appariva già chiaro dal precedente EP This past week, i Radio Dept sono ormai persi tra le brume di certi riverberi anni ’80 che odorano tanto di Pet Shop Boys e che, se sono da sempre nel loro DNA, hanno
ora decisamente preso il sopravvento alle spese delle chitarre più acide e rumorose ma anche delle inflessioni più strettamente indie. Dalla press release:

You’ll hear from the very first chord of ”The worst taste in music” that you’re listening to The Radio Dept. Still, something has definitely changed. The mood is darker, more epic, grander and even more beautiful than ever. Every single time they strike that lonely piano note it’s a drama in itself. Maybe you hear this 10 times a day…but this might very well be the single of the year.

Oltre al singolo e al suo drammatico pianforte solitario, a rimpolpare il CDs ci sono due remix (uno quasi deep house con raddoppi di cassa stile Blue Monday, l’altro più disgregato) e un inedito che non cambia molto le carte in tavola. Aspettiamo il disco, e speriamo che il miracolo si ripeta. Altrimenti forse è giunto il momento di dissotterrare le collezioni di dischi proibite, e di darsi al cattivo gusto musicale.

The Radio Dept. – The worst taste in music (MP3)
The Radio Dept. – The worst taste in music (Flow Flux Clan remix) (MP3)

venerdì, 10 03 2006

A little cloud

La musica dei Perturbazione, da sempre, mi fa pensare a Joyce. Come cosa suona un po’ strana, me ne rendo conto; e certo se si prendono le divagazioni più cervellotiche dell’Ulisse o il periodare sperimentale di Finnegan’s Wake i punti di contatto, a ben vedere, sono pochi un po’ in tutti i sensi. C’è però un racconto in particolare che mi fa pensare a loro, ovvero Una piccola nube, dalla raccolta Dubliners. A parte le ovvie affinitità metereologiche e il concetto per eccellenza pop dell’attenzione altra alle piccole cose, ad accomunarli c’è la rara capacità di vedere e mostrare epifanie cariche di senso anche in cose che sembrano non aver più nulla da dire, che siano gli sguardi bassi di Little Chandler come gli anni sbagliati ma diversi nascosti dietro una ‘e’ aperta o chiusa.
E venendo, dalla gente di Dublino alla gente di Torino, mercoledì scorso a Murato i Perturbazione sono stati protagonisti di uno sgangheratissimo set in duo, in cui Tommaso Cerasuolo (voce) e Gigi Giancursi (chitarra e cori) hanno proposto versioni all’osso di parecchi pezzi dei loro ultimi due dischi (su tutti una magistrale I complicati pretesti del come e Il senso della vite, irresistibile anche in chiave acustica) e varie cover, tra cui la riuscitissima e inattesa reinterpretazione di John Wayne Gacy, Jr. di Sufjan Stevens e I don’t want to spoil the party dei Beatles. Hanno poi riproposto i tre pezzi che avevano già suonato il pomeriggio nel salotto del Maestro di Cerimonie Fede Bernocchi dai cugini di Radio Città del Capo, ovvero il classico Agosto (che anche con una chitarra sola rende in maniera insospettabile, non credevo), una versione quasi dylaniana della controversa Se Mi Scrivi e la sentita cover di I will follow you into the dark dall’ultimo dei Death Cab for Cutie. Piccole epifanie tra amici, praticamente.

Perturbazione – Agosto (Live @ RCdC) (MP3)
Perturbazione – Se Mi Scrivi (Live @ RCdC) (MP3)
Perturbazione – I will follow you into the dark (Death Cab for Cutie) (Live @ RCdC) (MP3)

lunedì, 06 03 2006

All this uncertainty is taking me over

Era una vita fa. Sono passati nove maledettissimi anni, numerosi annunci a vuoto, mode musicali di ogni genere, un disco solista carino ma insoddisfacente e un sacco di altri dischi inutili. Sono passati nove maledettissimi anni, ma finalmente stavolta l’attesa pare finita: i Portishead stanno per tornare.
Si può credere o meno al filmato promozionale diffuso su YouTube da cui è tratta l’immagine qui a lato (che potrebbe facilmente essere un falso), al messaggio sul sito ufficiale di Beth Gibbons in cui, per la prima volta esplicitamente, si dichiara al lavoro sul terzo disco in studio della band o al loro confuso ma promettente MySpace, ma non si può far finta di niente davanti alla prima nuova registrazione da anni a questa parte. Si tratta di una cover di Un jour comme un autre (Anna) di Serge Gainsbourg, che uscirà nell’imminente Monsieur Gainsbourg Revisited, tributo al leggendario chansonnier francese che vede la partecipazione di una marea di nomi noti. Il pezzo dei Portishead è uno dei migliori, e presenta una band in ottima forma, sempre persa in una landa desolata di ballate umbratili e inquiete, con un giro di batteria che si stampa in testa e una Gibbons insolitamente dietro le quinte. Anche se è il caso di aspettare il disco, è un ritorno in grandissimo stile. E’ lecito sperare.

Portishead – Requiem for Anna (MP3)
[alternative links: 1, 2]

Bonus:
Franz Ferdinand e Jane Birkin – A song for sorry angel (MP3)
Cat Power e Karen Elson – I love you (me either) (MP3)
Due duetti improbabibili (la superstar band scozzese con la musa dello stesso Gainsbourg e la Gatta Potere con la top model moglie di Jack White) per due versioni (rispettivamente di Sorry Angel e Je t’aime, moi non plus) sulla carta promettenti ma in realtà un po’ tirate via. Soprattutto dalla seconda ci si poteva aspettare qualcosa di assai più smutandato, e invece.. (via)

venerdì, 03 03 2006

Offlaga Disco Bis


Magazzeno Bis
è una splendida follia radiofonica. I suoi artefici lo presentano come «57 minuti di pura anarchia, fra Arbore & Boncompagni di "Alto Gradimento" e, con rispetto, John Peel» e, per quanto possa sembrare improbabile, è davvero così; pur con punti di riferimento così illustri, Magzzeno Bis riesce ad essere di originalità, creatività e piacevolezza assolutamente spiazzanti. Dietro c’è la cricca di Trovarobato, e lo show va in onda ogni due settimane nel paio di decine di radio di tutta Italia che fanno parte del network inconsapevole (tra cui la ‘mia’ Radio Città Fujiko).
La puntata di due settimane fa ha avuto come ospiti gli Offlaga Disco Pax, e merita senza esitazione un ascolto anche per chi come il sottoscritto ha scollinato da tempo il decimo concerto e la terza intervista. Contiene il cruciverbone, un’intervista di poche parole, riferimenti ai NAD (Nuclei Armati Democristiani), Alberto Tomba, un messaggio in segreteria telefonica con traduzione quasi in simultanea, belle versioni live di Kappler, Enver, Tono Metallico Standard e Tatranky e il piccolo gioiello che ho estrapolato per voi, un’esilarante parodia, nello stile e nello spirito (ma dall’altra parte della barricata), del classico Kappler. A seguire, i due link per scaricare l’intera puntata. Un must.


Predappio Disco Dux – Camillo (MP3)
Magazzeno Bis – Puntata 11 – Offlaga Disco Pax (I) (MP3)
Magazzeno Bis – Puntata 11 – Offlaga Disco Pax (II) (MP3)

mercoledì, 01 03 2006

One night to be confused





Una brillante e stupidissima parodia dell’ormai famoso bello spot del Sony Bravia, noto anche come «quello delle 250.000 palline colorate lasciate cadere da una collina di San Francisco» (se n’è già parlato qui). Il sottofondo è sempre la splendida Heartbeats di Josè Gonzalez, che è poi a sua volta la cover di un pezzo degli stessi The knife di cui si parlava ieri. Che forse apprezzarebbero più la parodia. Forse.
Bonus:

Sony Bravia Advert – Versione estesa (MOV)
Josè Gonzalez – Heartbeats (MP3)
The Knife – Heartbeats (MP3)
Josè Gonzalez – Live @ P3 Musikjournalen (LINK > 5 MP3)
Ei fu – Josè Gonzalez in Italia (5 Maggio, Salumeria della musica – Mi)

martedì, 28 02 2006

Video Aggregator /Febbraio

L’aggregator che vanta innumerevoli tentativi di imitazione; l’unico con tutti i video scaricabili. YouTube, mangia la mia polvere.

Cat Power – Living Proof (MOV)
Disclaimer per i deboli di cuore: attenzione, questo video contiene Chan Marshall con una tutina attillata in pelle rossa. Disclaimer per i puritani: attenzione, questo video contiene Chan Marshall crocefissa, e alcune inesplicabili figure femminili incappucciate a metà tra delle suore e delle donne col burqa.  Disclaimer per gli amanti del rock: attenzione, questo video contiene una pallosissima ballad sudista. Disclaimer per i fascisti: attenzione, questo video contiene pugni alzati. Disclaimer per gli amanti del bello: attenzione, questo video è davvero brutto.

Disco Drive – All about this (WMV)
Periodo turbolento (come è noto, Andrea Pomini è uscito dal gruppo) ma fecondissimo per la macchina da guerra punk-funk torinese: un nuovo (bellissimo, fidatevi) EP in arrivo e un gran bel video del singolaccio tratto dal What’s wrong with you, people?. Idea semplice, resa ottima e un gran numero di dettagli esilaranti. Roba da esportazione.

The Knife – Silent Shout (RM)
Eccola qua, la mia ultima fissa musicale: sono in due, vengono dalla Svezia e sono degli alieni. Suonano un’elettronica cupa e atmosferica, ossimoricamente glaciale ma calda, come dei Mùm dentro un film horror o dei Kraftwerk innamorati. Questo video che presenta l’omonimo nuovo album è cupo e ipnotico, e mi piace un sacco.

Shout Out Louds – Please please please (MOV)
Il video ha quasi due anni, ma il singolo esce adesso (dopo un tour con gli Strokes e uno coi Magic Numbers) ed è già un classico. Spartano ma ammiccante, e più furbo di quanto sembra. Come al solito ho paura del momento in cui diventeranno davvero famosi; ma – davvero- non vedo come sia possibile che questo non succeda.

Death Cab for Cutie – Crooked Teeth (MOV)
Come può una band che fa un video simile essere davvero credibile? Come possono il costante primo piano sul faccione di Cicciobello Gibbard, le sequenze con il cambio di t-shirt (quasi tutte a righe orizzontali, si badi) e tutti quei passaggi in stile sole-cuore-amore far vendere uno straccio di copia del disco in più? Mi sembra un suicidio. Quindi, neanche tanto paradossalmente, dovrebbe piacermi. E invece.

I’m from Barcelona I’m from Barcelona (RM)
Il twee-pop è un genere che normalmente mi piace, ma quando è troppo parrocchiale finisce per farmi venire il diabete al primo sha-la-la e non riesco a proseguire più di qualche secondo. Non avevo quindi visto il plurilinkato video dell’inno degli I’m from Barcelona, e a occhio e croce ho fatto male: questo video, cazzo, è bellissimo, e nel senso più demenziale del termine. Basta: mi arrendo e mi unisco allo sha-la-la.

Amari – Bolognina Revolution (live@Covo) (MOV)
In attesa del nuovo video della band friulana (in arrivo a brevissimo; nel frattempo qui un teaser molto promettente, e andando in giro per fotolog se ne vedono delle belle), una ripresa tratta dal concerto di un paio di mesi fa sul palco del locale di Viale Zagabria. Nel migliore dei mondi possibili la prossima estate li vedremo calcare quello del Festivalbar. Sarebbe ora.

The Strokes – Heart in a cage (WMV)
Mi ero perso la trasformazione degli Strokes in una band hard-rock, che fa i video con pose da guitar hero in cima ai grattacieli della Grande Mela e rovina le belle canzoni come questa con assoli che neanche Slash una ventina di anni fa. E il livello di senso dell’umorismo sembra, ahimè, pericolosamente basso.


The Magic Numbers – I see you, you see me (RM)
Cosa faresti se ci fosse una sconosciuta che assomiglia a Winona Rider (bellissima, quindi) che ti insegue per baciarti, e poi farti una foto da aggiungere alla sua collezione? Nuovo bel video surreale per il quartetto
inglese di cicciobombi (che, va da sè, in questo video non compaiono neanche) preferito dal sottoscritto.

Death from above 1979 – Sexy Results (MSTKRFT remix) (MOV)
Di quel pazzo di MSTRKRFT parlavamo anche il mese scorso, e a breve distanza dal video tutto porno-segratarie e Milkshake di Easy Love, eccolo tornare con un remix dei suoi Death from above 1979 che trasforma l’originale in un delizioso pezzo electro-funk e ci mette a contorno un video un po’ disturbante: c’è un corpo che balla, e due bocche in luoghi dove non te le aspetteresti..

Massive Attack – Live with me (RM)
Più un documentario che un video, più inverosimile che realistico, più Protection che Mezzanine, il nuovo video dei Massive Attack è firmato Jonathan Glazer ma mi sembra abbastanza deludente (finale a parte). Meglio la canzone, che porta impresso l’enorme marchio della voce del grande Terry Callier, e le evoluzioni che prefigura.

[i vecchi Video Aggregator]

sabato, 25 02 2006

Marching bands of Milan /2

Arrivo buon ultimo, e senza uno straccio di foto o mp3. Mi perdonate?

We’ve got the facts and we’re voting Boh
A metà del concerto dei Death Cab for Cutie ho abbandonato le prime file per farmi un giretto. Se uno ci pensa, non ci può credere: ti trovi davanti a uno dei gruppi che più hai ascoltato negli ultimi anni, e ti viene voglia di andare a farti un giro. E non perchè il concerto sia brutto o perchè la folla delle grandi occasioni che stipa ogni angolo del Rainbow renda l’ambiente invivibile; è che se le occasioni sono troppo grandi e le canzoni parlano spesso e volentieri di cose molto piccole, la dissonanza nel vedere le proprie camerette squadernate ai 4 venti e date in pasto a una platea (sempre troppo) folta finisce per risultare fastidiosa. Pur con l’adorabile aspetto da nerd che vogliono tanto fare le rockstar (ma, grazie a dio, non gli riesce neanche per sbaglio) di Cicciobello Gibbard e soci, e pur con bellissime versioni di Title and registration, Summer skin e -soprattutto- Transatlanticism, un palco e una platea del genere non sono la loro dimensione. O, chissà, forse è stato solo un problema mio.

Clap your hands say E
Al concerto dei Clap your hands say yeah ero circondato di gente fatta di Ecstasy; s
e uno ci pensa, non ci può credere. La quintessenza dello zeitgeist musicale dello scorso anno, che sulla carta mischia influenze come pochi altri e che pareva dovesse rimanere come al solito confinata al mondo di Pitchfork e dei blog attira per motivi misteriosi anche gente che con questo mondo non solo non ha niente a che fare, ma che probabilmente è stata a un concerto solo una volta, ed era un concerto di Vasco. All’inizio ero infastidito, poi solo divertito; l’Ecstasy (o quel che era; MDMA, mi suggeriscono) non si presta molto ad essere consumata in un contesto attentivamente esigente come un concerto.
E il concerto? Ah già, c’era anche quello. I CYHSY hanno fatto il possibile per farcelo dimenticare, confezionando una testimonianza di aurea mediocritas davvero esemplare: per lo più freddi e poco comunicativi, con una scaletta tutta sbagliata (che si è salvata solo nel finale con la tripletta Satan said dance, Lost & found e Upon this wave of tidal blood) e un pressapochismo di fondo davvero inatteso. A me è sembrata una band brava, ma che ha ancora molto da lavorare per confezionare un concerto degno di questo nome. Ai tipi fatti di ecstasy, invece, non è proprio piaciuto.

(Not so) Secret Someones
Alla fine del concerto di Laura Veirs ho pronunciato le parole «E’ bellissima»; se uno ci pensa, non ci può credere. E’ che quando ci si trova di fronte a tanto incontestabile talento presentato in modo così nudo e garbato si può passare sopra a tutto, comprese trecce, gonna tardo-hippie e un paio di improbabili ballerine. Talento nudo, solo voce e chitarra a uscire dalle casse e solo un metro di aria tra il mio sguardo trasognato e la sua concentratissima osservazione partecipante, per un’ora e mezza da brividi. Sono bastati un paio di pezzi a riscattare le mezze delusioni dei giorni precedenti, poi è stato un crescendo continuo fino a Magnetized, Rapture,
alla straordinaria cover di Bridges and balloons di Joanna Newsom e al finale auto-duettato di Secret someones. Un’ora dopo la fine del concerto l’abbiamo incrociata mentre se ne andava per via Ripamonti insieme alla sua chitarra, da sola. A movie script ending, praticamente.

martedì, 21 02 2006

Marching bands of Milan

Da stasera il sottoscritto se ne va 3 giorni a Milano, per una memorabile coincidenza che mischia in parti quasi uguali lavoro e piacere. Su primo non vi tedio, mentre per il secondo basti la tripletta di concerti che vedrà sui palchi della città tre dei nomi più interessanti della scena indipendente americana. Ad aprire le danze, stasera, sarà il messia riluttante della O.C. Generation Ben Gibbard insieme ai suoi Death Cab for Cutie, forti di un repertorio ormai fatto esclusivamente di classici. Domani saremo invece tutti col fucile spianato pronti a praticare il perverso sport nazionale di sputare nel piatto in cui si mangia con l’indie-band più hip dell’anno, i Clap your hands say yeah. Comunque vada (e andrà bene, è chiaro) sarà un successo. Giovedì invece una robetta per pochi intimi, con Laura Veirs in versione solista a presentare finalmente in Italia il suo Year of meteors, uno dei miei dischi preferiti dello scorso anno.
Possibili (ma anche no) aggiornamenti diradati; nel frattempo vogliate gradire un concerto di 10 giorni fa (!) dei Death Cab, una decina di ottime tracce live dei Clap your hands say yeah più il recente bell’inedito Me and you Watson e due splendidi live radiofonici (uno con la band, uno senza) di Laura Veirs.

Death Cab for cutie – Live @ Bielefeld, 12/02/2006 (MP3, OGG, FLAC)
Clap your hands say yeah – Live @ XFM & KCRW 2005 (MP3)
Clap your hands say yeah – Me and you Watson (live) (MP3)
Laura Veirs – Live @ KCRW 2005 (MP3)
Laura VeirsSolo live @ NPR 2006 (concerto intero – MP3 unico)

venerdì, 17 02 2006

Ermeneutica della signora Ciccone

[appunti per un post pretenzioso che non scriverò mai]
Il video di Sorry di Madonna è un video brutto, ma non è un brutto video. Come (quasi) tutte le produzioni della signora Ciccone non può essere liquidato trattandolo semplicemente per quello che è -una pacchianata mal fatta e senza capo nè coda- ma deve essere accuratamente intepretato alla luce della carriera della regina del pop e della sua più recente incarnazione mediatica. Solo così è possibile riuscire a superare la fitta cappa di oltritudine del video per penetrarne il valore intertestuale e apprezzarne le finezze stilistiche nascoste dietro l’apparenza da baracconata Mtv-style. Perfetto seguito di Hung up, Sorry prosegue così nella celebrazione degli anni ’80 ideali che sono dentro ognuno di noi, con un tripudio di pattini e boombox seriamente in grado di mandare in delirio l’intera sezione dell’Arcigay locale. Ma stavolta Miss Veronica osa di più, sconfinando in modo tanto spudorato quanto quasi naturale nei ’90 di Kylie che cita gli ’80, tanto che, in più di un punto, sembra quasi trasfigurarsi nell’unica icona pop che sia mai stata in grado di competere con la sua grandezza; del resto lo sfondo da disco dei poveri, il body rosa, l’acconciatura angolosa e l’evidente photoshoppamento del volto parlano chiaro. Indietro (e quindi avanti) anni luce, e di più.
[grazie a Woland, ovviamente]

Madonna – Sorry (mov)

giovedì, 16 02 2006

Airbag Strap

Questo venerdì, ad Airbag, ci vogliamo rovinare*: in occasione della rutilante airbagrafia dedicata a un tema immortale come la Sfiga, durante la trasmissione il sottoscritto e il socio Andrea NP regaleranno un biglietto per andare a vedere gli Arab Strap, sabato 18 all’Estragon di Bologna. Andate qua, scoprite come fare a vincerlo e partecipate già da ora. Poi, venerdì, sintonizzatevi alle 21 sui 103.1 FM a Bologna o in streaming per scoprire se avete vinto.
[* Siccome noi per entrare paghiamo, è come se quei 15 euro fossero direttamente di tasca nostra. No, non è un gesto nobile, è sfiga.]

Arab StrapThe Shy Retirer (mp3)

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mercoledì, 15 02 2006

L’indie non esiste (più)

Ecco come compare la sezione Musica della homepage di www.mtv.it di oggi:

Passino gli Strokes, ma i Broken Social Scene?? I Devics!? TILLY AND THE WALL?!?!? E la homepage della suddetta sezione Musica, che tra le altre cose propone i Clap your hands say yeah con le parole «Che meraviglia: ecco i Talking Heads del nuovo millennio», non fa eccezione.
Mi sono perso qualcosa io? Oppure, semplicemente, chi gestisce il sito di Mtv è un pazzo? Qualcuno crede davvero che allo spettatore medio di Mtv freghi qualcosa di questi gruppi? Ma -soprattutto- lo sa, lo spettatore medio di Mtv, chi sono i Talking Heads?

venerdì, 10 02 2006

nessun titolo

In mancanza di una segretaria
Da queste parti ultimamente non si fa molto altro a parte lavorare e, al solito, penare per far rientrare nel tempo residuo tutti i soliti passatempi ingombranti. Le prossime due settimane, però, hanno una scaletta di concerti così fitta e irrinunciabile da richiedere un’accurata pianificazione fatta di trasferte notturne, giornate di ferie e incastri impossibili. Per avere una vita ci saranno altri momenti.

Sab 11/02 _ Covo _ Julie’s Haircut + Losing my badge
Mar 14/02 _ Zo’ Cafe’ _ Chris Brokaw
Gio 16/02 _ La Casa 139 (Mi) _ Devics
Ven 17/02 _ Covo _ Piano Magic
Sab 18/02 _ Estragon _ Arab Strap
Mar 21/02 _ Rainbow (Mi) _ Death Cab for Cutie
Mer 22/02 _ Transilvania (Mi) _ Clap your hands say yeah
Gio 23/02 _ La Casa 139 (Mi) _ Laura Veirs

A seguire a Bo: Vive la fete, Ant, Ms John Soda, The Organ, Viola, Isobel Campbell…

Bonus:

Chris Brokaw – In love with yourself (mp3)
Piano Magic – St. Marie (mp3)
Death Cab for Cutie – A lack of color (mp3)

mercoledì, 08 02 2006

nessun titolo

Inkiostro M-blog Linkaround

Midlake – Roscoe (mp3)  !!
La scoperta del mese. Nuovo pezzo dei misconosciuti Midlake, pompatissimo da vari blog d’oltreoceano, che come da copione mi ha colpito dopo qualche ascolto. E ora non posso più farne a meno. Album subito, presto!  (via)

Arctic Monkeys VS The Killers –
Scumbody told me (mp3)
Arctic MonkeysWhen the sun goes down (FakeID Scummy mix) (mp3)
Due remix del singolone When the sun goes down (aka Scummy) della current big thing inglese: il primo è un mash-up con il classico riempipista dei Killers e il secondo porta la canzone su devastanti lidi a metà tra drum’n’bass e trance. Entrambi sono fatti da Dio, e mostrano sfumature inattese. Soprattutto il secondo.
(via)

Iron and wine – Chelsea Hotel #2 (mp3)
I remember you well in the Chelsea Hotel / you were talking so brave and so sweet / Giving me head on the unmade bed  / while the limousines wait in the street. Alcuni tra i versi d’amore più belli di sempre (a firma Leonard Cohen, ovviamente), reinterpretati in una lenta versione sussurrata e sudista da Sam Beam. Senza parole.

Voxtrot – Mothers, sisters, daughters and wives (mp3)
Nuovo pezzo per i promettentissimi autori di un grande EP di esordio (se ne parlava qua), e già si comincia a sentire puzza di truffa. Io in questo pezzo ci sento gli ultimi Coldplay, e non ci vuole molto a capire che non è un complimento. Speriamo sia solo un passo falso.


The Racounters – Steady as she goes (mp3)
E’ divertente notare quanto poco si sia parlato di una cosa in teoria esaltante come questo progetto collaterale di Jack White, in cui il leader dei White Stripes abbandona la dolce Meg per unirsi a tre loschi figuri (tra cui Brendan Benson) e fare musica ancora meno interessante del solito (e, dal mio punto di vista, ce ne vuole). Di conseguenza, rischiano di avere successo.
(via)

Rose Polenzani – Soul meets body (mp3)
Eccola qua, la forma perfetta per il tormentone più recente dei Death Cab for Cutie: un madrigale lento e ieratico gorgheggiato da questa sconosciuta cantautrice dell’Illinois. Non è il mio genere ma funziona, forse anche più dell’originale. (via)

Yeah Yeah Yeahs – Gold Lion (mp3)
Yeah Yeah Yeahs – Gold Lion (Diplo’s Optimo mix) (mp3)
Nuovo singolo per Karen O e compagni. Inaspettatamente acustico, con sonorità e atmosfere davvero inattese; e non proprio esaltanti. Ma che fare quando il remix tamarro (anzi, tamarrissimo) è meglio del pezzo originale?
(via) (via)

Calexico – Cruel (mp3)
Dal nuovo Garden Ruin, ballata uptempo in classico stile Burns-Convertino, con meno mariachi e più americana del solito. A forza di ferro e vino ci siamo contaminati? Aspettiamo il resto del disco, ma intanto niente per cui strapparsi i capelli. (
via)

Ms. John Soda – Outlined view (mp3)
Con l’imminente Notes and the like è avvenuto il sorpasso: i Ms. Jonh Soda superano i Lali Puna nella mia personale classifica dei progetti collaterali dei fratelli Archer. Questo è un buon esempio: beat incalzante, suoni perfetti e una Stephanie Bohm che dà i punti alla Trabeljar. Presto, di nuovo dal vivo in Italia. Imperdibili.

The Shins – New song (live) (mp3)
Nuova canzone dal titolo ancora ignoto per la band che cambierà la vostra vita. Le carte per un altro grande disco ci sono tutte, direi. (via)

Tender forever – The soft and the hardcore (mp3)
Non le davo molto, sulla carta, ma l’esordio di Tender forever mi ha stupito. Soprattutto quando, come in questo caso, lascia la chitarra acustica in un angolo e la canzone è retta da quell’elettronica povera che sottolinea tanto le potenzialità melodiche dei suoi raddoppi vocali. Mi piacerebbe molto vederla dal vivo. Chi ha orecchie per intendere..

Paper Chase – God is in the house (mp3)
Lato B del 7" di cover di Nick Cave (dall’altra parte c’erano gli Xiu Xiu che rifacevano Jack the Ripper, linkati a suo tempo): i Paper Chase trasformano l’ironica ballatona di No more shall we part in un teatrino sincopato e psicodrammatico. Ci sta.

Sondre Lerche – Minor detail (mp3)
Manca poco al nuovo disco dell’enfant prodige del pop norvegese. Intanto c’è il nuovo singolo, placido pezzo di classe che non si sposta di una virgola dai brani del passato ma che forse, stavolta, eccede un po’ troppo dal lato di maniera. Stiloso è stiloso, ma tiriamo fuori anche un po’ di verve?

venerdì, 03 02 2006

nessun titolo

E delle foto con lui che lecca il gelato ne parliamo un’altra volta

E mentre Johnny Marr è a Portland a scrivere canzoni insieme ad Isaac Brock per il nuovo disco dei Modest Mouse (!), Zio Morrissey si fa ritrarre sulla copertina del suo nuovo disco Ringleader of tormentors (in uscita a fine Marzo) in una posa ancora più leziosa di quella gangsta anni ’30 del disco precedente. Di questo passo, nel prossimo disco sarà direttamente nudo e trafitto da delle frecce, suppongo. Come è noto il disco è stato registrato a Roma (con press photos scattate al Pigneto, anvedi), e sospetto che la cosa trapelerà un po’ ovunque. Ad esempio la scrittina sotto il titolo, come potete apprezzare nella foto hi-res, recita un curioso «Registrato e mescolato a Roma Estate». Google translator anyone?
Intanto è affiorata la opener del disco
I will see you in far off places, con testo poco Morrisseyano (un po’ à la Nick Cave, se mi consentite) e musica insolitamente epica e poco auto-ironica (può ricordare al massimo cose tipo The teachers are afraid of the pupils, oppure, se mi consentite, Nick Cave). Non esattamente esaltante, ma sul resto del disco nutro cieca fiducia. Ovviamente.

Morrissey – I will see you in far off places (mp3) (via)

mercoledì, 01 02 2006

Le pesche marce che non maturano

Erano altri tempi; l’11 Settembre 2001, per la precisione. Il giorno della perdita dell’innocenza americana, con una coincidenza che continua a sembrare casuale anche se cerchi di trovargli significati reconditi, usciva un piccolo disco. Uno di quelli che ti esaltano per qualche mese e che quasi subito dimentichi, di quelli che dopo qualche tempo sembrano divertenti e niente più, e che poi, retrospettivamente, finiscono per avere più influenza di quanto chiunque si aspetti. Soprattutto di quanto si aspettino i suoi autori, un ragazzetto con la faccia da schiaffi e la sua tata, nera e riccioluta, che vengono dalla grande mela, amano suonare sul palco vestiti rispettivamente da Peter Pan e da orsacchiotto e incrociano la lezione del miglior lo-fi con una sensibilità pop infantile e bizzarre influenze di quello che qualcuno definirà anti-folk. Sono Adam Green e Kimya Dawson, i Moldy Peaches.

The Moldy Peaches – Anyone else but you (mp3)
The Moldy Peaches – Downloading porn with Davo (mp3)

Tempo un disco -irresistibile- e i Moldy Peaches («le pesche marce») si separano. Adam Green eredita la vena pop e il senso dell’umorismo iperbolico e volgarotto, Kimya Dawson le pennellate folk e l’intimismo infantile, e le loro carriere musicali procedono parallele senza quasi toccarsi, fino ad oggi. Tre dischi per lui (di buon successo; a parte che in Germania, dove il nostro va regolarmente in top 10) e quattro per lei (di nicchia che più nicchia non si può); ora, la prossima primavera, vede i loro nuovi dischi uscire a distanza di appena un mese.
Jacket full of danger di Adam Green, che esce il 10 Marzo su Rough Trade (preceduto dal singolo Nat King Cole), è l’ennesimo passo sulla strada di una incontenibile grandeur pop da monellaccio che fa il verso ai grandi crooner del passato. Il disco si risolleva dalla cocente delusione dell’ultimo Gemstones, e contiene pezzi meno frenetici (e immediati) che in passato e parecchie ballate, con un’ingombrante orchestra di archi quasi sanremese a fare capolino in quasi tutti le canzoni. Assai piacevole, anche se i fasti di Friends of mine, sembrano decisamente andati.

Adam Green – Pay the toll (mp3)
Adam Green – Nat King Cole (mp3)


Remember that I love you di Kimya Dawson, che esce l’11 Aprile su K, è forse, invece il miglior disco solista della scarmigliata orsacchiottona. Oscilla, come al solito, tra  piccoli acquerelli acustici e iper-sensibili (l’ottima Underground) e filastrocche con melodie elementari e abbondanza di cori disordinati. La tentazione di considerarlo (ancora) frutto di una naivetè post-hippy è forte, ma l’ascolto attento rivela un’attenzione ai dettagli e alla costruzione delle armonie assai inusuale per un disco tanto platealmente lo-fi.

Kimya Dawson – Underground (mp3)
Kimya Dawson – Tire swing (mp3)

Sono partiti dichiarandosi scaramanticamente marci, e forse, a un certo punto, a qualcuno il dubbio è anche venuto. Si dimostrano invece tutt’altro che andati, entrambi perfettamente in grado di realizzare un percorso musicale già presente in potenza in quel primo, letteralmente seminale, album. Le pesche nate da quel seme non saranno marce, ma non sono neanche mature; quello no. Le pesche marce non maturano mai.

venerdì, 27 01 2006

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Good weekend
Quello che comincia oggi sarà un lungo weekend. E, per una volta, sarà un buon weekend.
Domattina succedono cose importanti. Cose da festeggiare, per cui domani sera si esce a cena e si salta Airbag (che ci sarà comunque: anzi, insieme al solito AndreaNP ci sarà la beneamata Miss Ann Abin; ascoltatela che poi vi interrogo). Sabato sarà un seratone. Sul presto inevitabile andare al Covo a prendersi beffe di Top of the pops insieme agli Art Brut, forti di uno degli esordi dell’anno (al quinto posto della mia top ten) e di un live set sgangheratissimo e assolutamente esilarante. L’ultima (e prima) volta che sono passati da queste parti era Luglio, c’era stato un nubifragio e per poco Eddie Argos e i suoi baffetti non mi sono franati addosso mentre si agitava come un ossesso scuotendo la sua chioma unta durante Good weekend. Punk nel vero senso della parola.

Art Brut – Good weekend (.mp3)
Art Brut vs The Knack – My Sharona formed a band (.mp3)
Art Brut (Acoustic Brut) – Live @ Planet Claire (link – 7 mp3 acustici)

All’insegna della schizofrenia più totale, dopo il concerto si tela dal Covo per raggiungere il Cassero e dedicarsi a un appuntamento di segno più o meno opposto. A tenere banco ci sarà infatti la serata High Quality House, che vedrà dietro i piatti i Drama Society (gente che di solito fa ballotta con nomi come Tiga -che li produce- e Ellen Allien) e Nerone DJ (una sola parola: Sonar). Per quanto mi riguarda, però, il piatto principale della nottata sarà il concomitante VJ set del manipolatore extraordinaire Milf + Strong, che terminerà con una performance a 4 mani (nel senso pianistico del termine: a un certo punto mixeranno gli stessi visual contemporaneamente) che sono assai curioso di vedere.

Drama SocietyCrying Hero (.mp3)

Fossi in voi, considererei anch’io l’idea della doppietta.
Punk nel vero senso della parola, altrochè.

giovedì, 26 01 2006

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Plurale elettroacustico
Ieri era il twee sgangherato di Casper the friendly ghost (caruccio), mercoledì prossimo tocca agli Yuppie Flu in versione duo (imperdibile), e più avanti a Chris Brokaw e Nedelle: le serate di Murato sono sempre una garanzia. La settimana scorsa i Settlefish sono stati protagonisti di un grande set elettroacustico, che ha rivestito i loro pezzi -di norma abbondantemente rumorosi- di suoni tanto insoliti quanto riusciti. Prima del concerto la band era stata ospite chez FedeMc sulle frequenze degli amici e cugini di Radio Città del Capo (di cui peraltro il cantante Jonathan Clancy è valente diggei) dove, tra le altre cose, ha suonato tre pezzi
in versione acustica davvero notevoli. Ovvero Oh Well, The second week of Summer (il pezzo che preferisco di The plural of the choir, riproposto poi la sera in una versione fake-handclapping-friendly davvero clamorosa) e la nuova, notevolissima, The boy and the light, una canzone per cui, ricordiamo, l’auctoritas Mr. Compagnoni ha detto a Mr. Polaroid «Ci toccherà mettere i dischi ancora l’anno prossimo solo per suonare questo pezzo». Se non vi fidate di me, fidatevi almeno di lui.

Settlefish – Oh well (live@RCdC) (.mp3)
Settlefish – The second week of Summer (live@RCdC) (.mp3)
Settlefish – The boy and the light (live@RCdC) (.mp3)

martedì, 24 01 2006

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Better than a letter
Il segreto, come al solito, è tutto nei dettagli. Un passaggio in cui la voce si piega sotto il peso di un accordion brumoso. Un pianoforte giocattolo che sembra uno xilofono, uno xilofono -tra l’altro- dannatamente serio. Un violoncello che arriva alla fine e neanche te ne accorgi, come in una stuite dei Rachel’s, come se fosse sempre stato lì. Una canzone intera in cui il ritmo, più metaforico che reale, è scandito dal rumore di una macchina da scrivere, di quelle della nostra infanzia, di quelle che non le fanno più. Sono i dettagli meticolosi che rendono i Devics una grande band. I dettagli di A secret message to you, seconda traccia del loro ultimo cd Push the heart.

Devics – A secret message to you (.mp3)

I Devics sono Sara Lov (una meraviglia, va da sè; e con una voce da paura) e Dustin O’Halloran. Vengono dalla California, ma l’Italia (la Romagna, in particolare) è la loro seconda patria. Vengono dalla California ma si portano dentro ben poco del sole di quelle terre; esattamente come i Black Heart Procession, il cui leader Pall Jenkins, peraltro, suona in più di una traccia di Push the heart (sì, anche in quella sopra; suona qualcosa definito nel booklet «The object»). I Devics hanno fatto quattro dischi e un po’ di EP, e la loro ultima produzione è uscita tutta per la beneamata Bella Union, l’etichetta di Simon Raymonde dei Cocteau Twins. Circa tre anni fa i Devics hanno fatto un disco chiamato The Stars at Saint Andrea, che campeggia tra i miei forse venti dischi preferiti di sempre e che contiene, tra le altre, quella meraviglia downtempo di Red morning e la devastante ballata strappacuore In your room, una di quelle cose che, ad ogni separazione, vorresti non fosse mai stata scritta.

Devics – Red morning (.mp3)
Devics – In your room (.mp3)

Con pezzi da novanta del genere il nuovo disco non può competere, è chiaro. Eppure, nonostante al primo ascolto possa suonare un po’ deludente, gli ascolti successivi rivelano il fascino di sempre, quello delle torch songs senza tempo, dell’incedere dei valzer angosciosi e delle ballate sontuosamente sconsolate. Bastano il pianoforte piovoso di Lie to me (l’anno scorso O’Halloran ha fatto un disco strumentale che a qualcuno ha ricordato Satie, e si sente) e i gorgheggi dolenti del refrain di Come up per accorgersene.

Devics – Lie to me (.mp3)
Devics – Come up (.mp3)

Oltre, ovviamente, alla suddetta macchina da scrivere, che tiene sempre lo stesso ritmo. Chissà cosa scrive.

giovedì, 19 01 2006

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Come ogni volta, peggio di ogni volta
Sono cambiato io? Sono cambiati loro? O è solo cambiato tutto il resto? Non ho una risposta. So solo che a metà anni ’90 i La Crus erano uno dei mie gruppi preferiti, e che, tuttora, il loro secondo disco Dentro me rimane tra i miei favoriti di sempre. Eppure, a sancire un calo progressivamente sempre più drammatico, la loro ultima fatica Infinite possibilità (uscita nell’indifferenza generale qualche mese fa) mi è sembrata di una inutilità che definire imbarazzante è dir poco: canzoni trite e fuori fuoco, testi retorici che paiono avere ormai poco da dire, un cantato enfatico davvero fuori misura. E tutto ciò a fronte di arrangiamenti ancora elaborati e originali e di un suono di crocevia che spesso gareggia con nomi internazionali anche piuttosto blasonati. L’esempio è il sample linkato ieri, che altro non è che l’inizio del loro ultimo singolo Mondo sii buono; un pezzo che parte bene e promette meglio ma che un cantato molesto e soprattutto un testo agghiacciante (il ritornello recita «Mondo sii buono, ti prego, sorridi buonamente») affossano senza speranza. Sono cambiato io? Sono cambiati loro? O è solo cambiato tutto il resto? Non saprei, e per il momento ho una sola risposta: il mondo è crudele.

mercoledì, 18 01 2006

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I nuovi Postal Service?
A volte lo shuffle gioca brutti scherzi. Qualche giorno fa il mio lettore ha fatto partire a tradimento una canzone che, durante i primi 30 secondi, promette meraviglie, e ti fa credere di essere incappato in un nuovo prodigio elettropop sullo stile dei beneamati Postal Service. Ascoltateli, e ditemi se non sembrano dannatamente promettenti. Peccato che poi le cose vadano in modo un po’ diverso… Secondo voi di chi è?
[Chi lo sa già si astenga, please]

martedì, 17 01 2006

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Inkiostro M-blog Linkaround

Damien Rice & Lisa Hannigan – Unplayed Piano / Cold Water (live) (.mp3)
Dalla cerimonia di consegna dei premi Nobel, il già noto inedito scritto per il premio Nobel birmano imprigionato e un estratto del solito O. Che fine hai fatto Damien? C’è bisogno di te. Via I guess I’m floating.


The Diggs –
Everyone’s starting over (.mp3)
Al primo ascolto ho detto la solita roba, al quarto ballavo come un deficiente per la stanza come mi succede ogni volta che scovo un piccolo inno pop come questo, che, non so bene perchè, mi ricorda i pezzi più anthemici dei Radio Dept. Via My old Kentucky blog.

Yeah Yeah Yeahs – Mr. you’re on fire mr. (megaupload .mp3)
Eccellente cover del classico dei Liars prima della superflua svolta artsy degli ultimi dischi. Perde il tiro p-funk e diventa industrial; suona strano, ma funziona.

Yeah Yeah Yeahs – Hyperballad (.mp3)
Prima era una cover industrial, ora è una cover acustica (di Bjork, ovviamente), con una chitarra pizzicata e Karen che miagola. Versatili anzichenò, ma il pezzo originale era ben altro. Via Copy, right?

Final Fantasy – This modern love (live) (link – Google Video)
Final Fantasy – This modern love (live) (.mp3)
E sempre grazie al blog delle cover, ecco un ottimo video che riprende Owen Pallet e il suo violino che rifanno un lento dei Bloc Party. Anch’io gliel’ho visto fare sul palco e, come potete notare anche voi, l’audio non basta. Se serve, però, c’è anche quello (via Chromewaves).

Cat Power – We dance (.mp3)
Sempre via Chromewaves, la gatta in delirio lo-fi voce e chitarra come ci piace ricordarla (altro che la Capanna dello Zio Tom di questi tempi) alle prese con i primi Pavement. Ha un suo perchè, ma la vecchia versione dei Perturbazione è meglio.

Josè Gonzalez – Live @ Rotterdam 2005 (link – 11 canzoni)
E scusate se è poco. Ma quando viene in Italia?

Iron and wine + CalexicoHistory of lovers (live) (video – .wmv)
Il pezzo più country del disco, ulteriormente banalizzato dal vivo (tanto che finisce per guadagnare nel trattamento) suonato al Late late show.
Simili performance televisive delle band americane non finiranno mai di stupirmi.

TBC Poundsystem – Losing my sledge (.mp3)
«Come il panettone comprato al discount a metà Gennaio per far colazione risparmiando», dice benissimo Max di questa folle cover natalizia del classico degli LCD Soundsystem. A dir poco esilarante.

The morning paper – Your darkest tale at night (rapidshare .mp3)
Piccoli maghi del glitch atmosferico crescono. The morning paper, da Bologna, sa davvero il fatto suo, e non vedrei male qualche suo demo sulla scrivania di Thomas Morr. Se son rose…

Alec Ounsworth (Clap your hands say yeah) – Wide Awake (.mp3)
Alec Ounsworth
(Clap your hands say yeah) Details of war (early) (.mp3)
Scopro ora che il leader della pompatissima band newyorkese ha anche un progetto solista di interessante folk lo-fi e scalcinato. Per lo più pezzi suoi (anche se Details of war è poi finita sul disco della sua band), altri ne trovate qui.

Loose Fur – The ruling class (.mp3)
In anteprima dal nuovo, bel disco, del progetto collaterale di tre mostri sacri dell’area Wilco che, spero, non hanno bisogno di presentazioni: Jeff Tweedy, Jim O’Rourke e Glenn Kotche. Non serve dire altro. Via Muzzle of bees.

giovedì, 12 01 2006

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Cinque (nuove) popband per il duemilasei

1. Voxtrot
Un solo EP e già tutti gridano al miracolo: quando succede è normale essere sempre sia scettici che curiosi, almeno quanto lo è cadere vittima dell’hype quando dietro a questo c’è abbondante sostanza. L’indiepop rockeggiante (o indierock poppeggiante, vedete voi) dei Voxtrot in 5 pezzi mantiene tutte le promesse e dopo pochi ascolti è già un classico. Un po’ di 60’s un po’ dei primi Strokes (quelli che ci piacevano), la purezza cristallina delle melodie azzeccate al primo colpo e degli arrangiamenti che, sporchi dove serve (come nella clamorosa The start of something), limpidi altrove, non sbagliano quasi nulla. La quadratura del cerchio?

Voxtrot – The start of something (.mp3)
Voxtrot – Wrecking force (.mp3)
[da Raised by the wolves EP]

2. Austin lace
Il Belgio è da sempre crocevia musicale oltre che culturale, e se l’affermazione non convince basta pensare a nomi come dEUS, Soulwax, Venus o Girls in Hawaii e alle mille influenze che ciascuna di queste band mischia già per sua vocazione. E proprio a una versione pop dei Girls in Hawaii (ma con un’ape colorata al posto della nebbia) fanno pensare gli ottimi Austin Lace, recentemente importati
in Italia dalla beneamata Homesleep; e chissà se la terra di pizza spaghetti e mandolino li accoglierà a dovere. Io, da parte mia, sto consumando la mia copia del loro Easy to cook: coefficiente di canticchiabilità altissimo e autoironia da vendere. A fine Gennaio in tour, non vedo l’ora.

Austin Lace – Kill the bee (rapidshare .mp3)
Austin Lace – Wax (.mp3 – chez Enver)
[da Easy to cook]

3. Strip Squad
Onore a Delio che li ha scoperti e che mi ha (letteralmente) riempito il desktop di loro mp3: il porno-twee-pop di questa, ennesima, deliziosa band svedese è davvero notevole. Scalcinati e ipersensibili, i loro piccoli anthem adolescenziali, potenzialmente insopportabili, rischiano sul serio di essere folgoranti. La mia preferita è Unreliable narrator, che già dal titolo promette più di qualche contorsione semantica, e che contiene dei versi a dir poco memorabili: When he masturbates / he thinks of pretty things / like the arch of your eyebrow / your almond shaped eye. Riuscite ad immaginare qualcosa di più intimamente twee?

Strip Squad –
Unreliable narrator (.mp3)
Strip Squad – Down and out and again (.mp3)
[da The adventures of Strip Squad, altri mp3 qua]

4. Tapes’n’tapes
Parte Wolf Parade parte Violent Femmes, ecco i nuovi eroi della scena college rock dell’America post Arcade fire. Sono spuntati fuori dal nulla a fine Novembre e un paio di mesi dopo sono già delle celebrità, nel senso malato e perversamente elitario che il termine assume all’interno dell’universo indie, in particolar modo se rapportato ai blog. Ed è proprio grazie agli M-blog americani che si dicono entusiasti della band del Minnesota e delle sue recenti performance live newyorkesi che, c’è da giurarci, i Tapes’n’tapes arriveranno alle webzine e poi ai media maggiori. Poi chi li ferma più?

Tapes’n’tapes –
Insistor (.mp3)
Tapes’n’tapes – Cowbell (.mp3)
[da The loom]

5. …
E la quinta? La quinta mi manca. Me la suggerite voi nei commenti?

lunedì, 09 01 2006

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Inkiostro M-Blog linkaround
Cambia il vestito, ma il resto è sempre lo stesso: quando non ho niente di interessante da dire, metto un po’ di musica.

Beck – Pink Moon (.mp3)
Beck – Parasite (.mp3)
Beck – Which will (.mp3)
Tre assolutamente clamorose cover di Nick Drake rifatte dal signor Hansen. Fedeli e toccanti.  Via Gorilla VS Bear (la prima) e I guess I’m floating (le altre due).

Shout out louds – Shut your eyes (acoustic)(.mp3)
Shout out louds – Please please please (acoustic)(.mp3)
Shout out louds – The comeback (acoustic) (.mp3)
Rimanendo in ambito acustico, tre belle versioni live lente e quiete di tre cavalli di battaglia della band svedese. Inattese. Via So much silence.

The Rosebuds – Live @ KEXP (link – 11 .mp3)
Sempre via So much silence, un intero concerto degli autori di una delle mie scoperte più gradite della fine dello scorso anno. Consigliatissimi.

Bloc Party – Two more years (MSTRKRFT mix) (.mp3)
La versione normale dell’ultimo singolo di Okereke e compagni è fiacchina, mentre questo remix gli rende giustizia e la rende ottima per il dancefloor, in scaletta tra gli LCD Soundsystem e i Gang of four.

The Radio Dept – The Hide away (.mp3)
Rarità risalente a una oscura compilation di un paio di anni fa, bella come e più di certi pezzi di Lesser Matters. In attesa del nuovo LP, nei negozi a fine Marzo (pare). Via Chromewaves.

Macromeo – Gommarosa (demo edit) (.mp3)
Il nuovo astro dell’elettropop da cameretta prima del trattamento Amari. Deleziosamente ingenua, ma si sente subito, le carte ci sono tutte.

Oh no oh my! – Walk in the park (.mp3)
Una canzone che fa parapà. Appiccicosissima e molto, molto promettente. Via Rock insider.

Arab Strap – Don’t ask me to dance (.mp3)

Ve l’avevo detto che questa è una delle mie canzoni dell’anno (e una delle migliori canzoni da hangover di sempre, peraltro)? Non ce l’avevo detto? Via La Blogothèque.

Britney Spears – Demo (produced by DFA) (rapishare .mp3)
L’ha linkato mezzo mondo, e te credo: il potenziale di una collaborazione del genere, sulla carta, fa tremare i muri.  In realtà è caruccio ma poco più, secondo me; ma aspetto un esteso pezzo di esegesi musicale da chi se ne intende. Via Magenta e Woland.