peggyg

martedì, 03 01 2012

La tradizionale rubrica di fumetti Pt.3

di

Chester Brown, Io le pago, Coconino Press, 18,50

Lo dico subito per partire bene, per me questo è uno dei capolavori dell’anno. Brown racconta in una storia autobiografica tutte le sue esperienze con il sesso a pagamento. Rifiutando l’idea di amore come “possesso esclusivo” di una persona accetta di condividere alcune donne con altri uomini, pagandole per fare sesso con lui. Una disperata ricerca di annientare il romanticismo che non può che farlo riemergere più forte di prima. Una storia stupenda sulla fragilità di un uomo e della società in cui viviamo raccontata con una sincerità che vi colpirà in piena faccia. Non vorrei davvero spoilerarvi il finale diciamo solo che il concetto di “possesso” della persona amata si rovescia in uno stupendo gioco psicologico. In fondo, come dice lui, andare a puttane è solo un altro modo di uscire di casa e incontrare ragazze. Nel finale c’è anche una parte con riflessioni personali e citazioni di saggi sull’argomento molto corposa e interessante. Il suo assunto di base è che se la donna sceglie in totale libertà di esercitare la professione di prostituta perché la legge dovrebbe impedirglielo? E’ un fumetto che ha cambiato il mio modo di vedere la prostituzione femminile. Mi è piaciuto così tanto questo fumetto che sono andata a recuperarmi anche la biografia di Brown su Louis Riel che non so neanche chi sia a parte che è stato un canadese importante. Ecco.

 

 

Craig Thompson, Habibi, Rizzoli Lizard, 35

So che mi tirerò addosso le ire di quasi tutti compreso il proprietario di questo blog ma per me Habibi è un “NO”. E’ innegabile la potenza evocativa delle immagini create da Thompson, come il suo talento per “riempire” la pagina (c’è chi lo ha accusato di iperdecorativismo ma per adesso tralascio questa considerazione). Quindi evitando il giudizio prettamente “estetico” sulla “forma” del fumetto vorrei rivolgere le mie critiche al contenuto. Thompson racconta una vicenda presentandola come una sorta di “favola”. La storia si svolge in un luogo imprecisato ma in modo evidente appartenente al mondo arabo. Due mi sembrano i temi prevalenti: una critica alla società contemporanea globalizzata  e una ricerca per trovare la radice comune di due religioni monoteiste: cristianesimo e islamismo. Molti sono i dubbi che ho e le domande che vorrei rivolgere a Craig Thompson. Perché impostare una critica alla società se si decide volutamente di disegnare una storia fuori dal tempo e dallo spazio? Perché raccontare una storia d’amore così implausibile? Sinceramente a chi può importare qualcosa delle radici comuni di cristianesimo e islamismo?  
Ho letto molte interviste a Thompson in cui parla dei problemi che aveva con i genitori, due estremisti cristiani (ben descritti in Blanketts), parla dei quattro anni di psicanalisi che lo hanno aiutato ad uscire dai sensi di colpa. Come dice la mia amica Elena Orlandi già Blanketts era il segno inequivocabile che da quei problemi lui non era uscito. Vedo in  Habibi, così ossessionato dalla religione e dalle religioni (in cui si va cercando cosa?) una riconferma di certe problematiche. Vorrei concludere dicendo che ho amato moltissimo Blanketts e ho apprezzato la sincerità e la “leggerezza” di Carnet, ma ho trovato Habibi davvero pesante e francamente inutile. Detto questo Thompson resta comunque uno dei miei autori preferiti, ha recentemente dichiarato che sta lavorando a tre diversi fumetti di cui nessuno è “ triste”. Sono curiosa di leggerli.

 

 

Tuono Pettinato, Il magnifico lavativo, 19

Una buona notizia Tuono Pettinato esce con questo nuovo fumetto che racconta gli anni della sua infanzia e che avrà forse anche un seguito. Tra librigames e il nazista sciolto nel film di Indiana Jones si ride a crepapelle come al solito. Quanto amo quest’uomo, quanto?

 

 

Joe Sacco, Io e il rock, Comma 22, 19

Se siete anche voi into the music e amate il rock non potrà non piacervi questo fumetto. Joe Sacco raccoglie le tavole sulla scena rock americana degli anni Novanta che lui passò al seguito di un gruppo punk, i Miracle Workers. Divertentissima anche la parte sulla sua ossessione per i Rolling Stones.

 

 

Inio Asano, Buonanotte PunPun, Panini Comics, 7,50 X 5 vol.

Ho da pochissimo iniziato questa serie in più puntate del talentuosissimo (e probabilmente anche completamente pazzo) Inio Asano di cui avevo già apprezzato i disturbanti “What a wondefull world” e “La città della luce” . Il protagonista è PunPun un ragazzino che frequenta le scuole medie giapponesi. Il bello è che rispetto a tutto il resto lui è disegnato “male” come una specie di uccellino e neanche parla. Basterebbe questo a mandarmi fuori di testa.

 

 

AA.VV., Cose che parlano, Double Shot, 6

Questo piccolo librettino mi ha regalato dei momenti davvero esilaranti. Autori vari della scuderia Double Shot  raccontano le storie di oggetti che parlano tra di loro, litigano, ci guardano, ci giudicano. E’ stupendo fidatevi.

 

 

Bastien Vivès, Polina, Black Velvet, 19

Sembra proprio che il successo di Black Swan di Darren Aronofsky abbia aperto la strada a molte altre opere affascinate da un mondo, quello della danza classica, che si suppone spietato e costellato di sacrifici e sofferenze. A questo proposito è pubblicato in Italia dalla casa editrice Black Velvet la terza opera del giovanissimo enfant prodige del fumetto francese Bastien Vivés, “Polina”. Il tratto distintivo dei lavori di Vivès è l’incompiutezza. Non in un’accezione negativa, tutt’altro. Volutamente “incompiuto” è il suo tratto solo apparentemente trascurato e veloce ma in realtà raffinatissimo; volutamente incompiute sono le sue storie, brandelli di vita, frammenti di esperienze nella maturazione dei suoi sempre giovanissimi protagonisti che sembrano appena usciti da “Il tempo delle mele”. Dalla casa editrice mi fanno sapere che Vivès NON realizzerà la versione a fumetti di Tre metri sopra il cielo di Moccia, adesso possiamo tirare tutti un respiro di sollievo.

 

 

Alessandro Tota, Fratelli, Coconino Press, 16

Tota riemerge dal suoi soggiorno parigino raccontandoci la storia di due fratelli nella profonda Bari degli anni ’90. Uno è “furbo” l’altro “stupido” ma chi può giudicare le loro azioni?

 

 

Dave McKeane, Cages, Magic Press, 35

E’ da tempo che cerco di raccogliere le idee su questo fumettone. L’opera è sicuramente affascinante. Mi è piaciuto soprattutto il modo che ha Keane di rappresentare il pensiero umano attraverso disegni che si sfaldano e che cambiano stile. Per quanto riguarda la storia resta per me un grande boh. Io ho sempre pensato che i fumetti dovessero essere soprattutto delle storie da raccontare tramite parole e disegni, se il disegno prevale sulla storia viene fuori un prodotto che non mi coinvolge più di tanto. O forse il problema è solo che nella storia vera e propria ho fatto troppa fatica a trovare un filo logico da seguire.

 

 

Ludovic Debeurme, Renée, Coconino Press, 29

Sei anni dopo Lucille Coconino Press pubblica il seguito: Renée di Ludovic Debeurme. Renée riprende il racconto esattamente dalla fine dell’opera precedente. Lucille superata l’anoressia è ritornata a vivere con sua madre. Il suo fidanzato Arthur si trova in carcere per aver commesso un omicidio. Egli si trova a dividere la cella con un vecchio detenuto, che afferma di essere in prigione per frode fiscale, ma è sospettato in realtà di essere un pedofilo. Intanto entra in scena Renée, una ragazza che intrattiene una relazione difficile con Pierre, un uomo sposato. La caratteristica più affascinante di questo fumetto è quella di presentarsi come un magma visivo di sogni e incubi uniti strettamente alla realtà, come se gli orrori del reale fossero così insostenibili da poter essere guardati solo attraverso la lente deformata della mente dei protagonisti. Angosciante.

 

 

Koren Shadmi, Cuori distratti, Double Shot, 10

La Double Shot continua con successo a pubblicare i lavori del giovanissimo e assai talentuoso artista israeliano (trapiantato a New York). Quattro racconti: Acqua benedetta, L’inverno del guerriero, Bionica, Bello da morire. Quattro storie in cui l’autore israeliano continua il suo percorso di esplorazione dell’identità e dei rapporti interpersonali, attraverso mutazioni biomeccaniche e comportamentali, svolte narrative surreali e stati d’animo contorti. Il filo rosso che lega queste quattro storie è il desiderio, l’eterna ricerca dell’oggetto amato che nel bene e nel male può cambiarti la vita. Le prime due sono caratterizzate da un humor sarcastico; raccontano le vicissitudini di un ebreo di mezza età che sogna di essere un dotatissimo Gesù Cristo e di un guerriero mitologico (stile Thor) che a causa del mal di schiena si ritira nel mondo reale per condurre la più banale delle vite. Le ultime due vedono come protagonisti una teenager cyborg e una ragazza imbranata innamorata del suo coinquilino e hanno un tono più malinconico e riflessivo. A metà tra Cronemberg e Lynch Shadmi continua a piacerci.

martedì, 09 08 2011

La tradizionale rubrica estiva di fumetti Pt.2

di

 

Nel deserto estivo, sullo sdraio della vostra spiaggia o nella solitudine delle vostre camerette con un succhino alla pesca in mano…
 

Giorgio Pandiani, I Palazzi 
(gratis online oppure 14 € per il book scrivendo a giorgiopandiani@gmail.com)
Ancora una volta vorrei iniziare parlandovi di qualcosa di importante. “I palazzi” è il fumetto autoprodotto di Giorgio Pandiani, un giovane fumettista che ha creduto così tanto nel suo lavoro da pagare di tasca propria la stampa del volume pur di vederlo pubblicato. Leggendolo ci si chiede davvero come hanno fatto le case editrici italiane a farsi scappare questo giovane artista. Bello sbaglio cari editor, enorme (come disse Pretty Woman).  La storia parla di un ragazzo che per pagarsi l’università lavora per un’impresa di pulizie. Questo filo di trama è lo spunto per riflessioni profonde sulla vita e su chi ci sta intorno. Davvero bello e commovente. Io l’ho comprato, voi potete leggerlo gratis online a questo indirizzo:
 
Joe Matt, Il bel tempo (Coconino, 16 €)
Il “poor bastard” Joe Matt decide di parlarci della propria infanzia, senza farci sconti. Viene fuori tutta la cattiveria della prima adolescenza ma anche la magia e il potere che poteva avere in quegli anni anche un singolo fumetto, nonostante tutto. Dolceamaro.
 

Riad Sattouf, No sex in new York (Lizard , 15 )

Invece di “Sex and the city”: No sex in new York. Ognuno di noi ha almeno una storia assurda sentimentale o sessuale da raccontare, su questo principio si basa il divertente fumetto di Sattouf che raccoglie storie sentite in giro nel suo primo soggiorno nella grande mela. Da sorseggiare come un aperitivo.

 
Adrian Tomine, Scene da un matrimonio imminente (Lizard, 12 €)

Cari amici, Adrian Tomine si è sposato facciamogli tutti i nostri migliori auguri e accingiamoci a leggere quella che dovrebbe essere la sua vera e propria “bomboniera”. Smessa la tristezza, la depressione e lo squallore per cui Tomine è noto e appezzato questo fumetto prende una piega decisamente più comica e leggera raccontando le vicende di una coppia che decide, appunto, di fare il grande passo e organizza un matrimonio. Mi è piaciuto molto l’omaggio a Charles Schulz. Il fumetto è divertente e si legge in cinque minuti.
 
Martin Kellerman, Rocky, (Edizioni BD, 6 € nei remainders)
In fondo, in fondo allo scaffale dei reminders riscopro questo gioiellino. Il fumettista svedese Kellerman racconta la storia in larga parte autobiografica di Rocky, una sorta di fumettista punk che deve fare i conti ogni giorno con i problemi di soldi, donne ecc ecc. Vicino, tanto per fare un nome, allo stile di Robert Crumb il fumetto è davvero molto divertente.Consigliatissimo.
 
Sarah Glidden, Capire Israele in 60 giorni (e anche meno) (Rizzoli Lizard, 12,25 €)
Diciamolo subito questo fumetto è un po’ noioso. Il suo pregio è raccontare le ri-scoperta di Israele da parte di una ragazza cresciuta in America che va alla ricerca delle sue radici. Alla fine scoprirà che le cose sono sempre molto più complicate di quanto sembrano. Mavà? Insomma se siete strettamente interessati all’argomento ok altrimenti passate oltre.
 
Jiro Taniguchi, Gli anni dolci, vol.1 e 2 (Rizzoli Lizard, 17+17 €)
Taniguchi è sicuramente un buongustaio. In “Gourmet” un piccolo gioiellino ci aveva fatto conoscere uno ad uno alcuni dei piatti più raffinati della cucina giapponese. “Gli anni dolci” è di fatto una storia d’amore fuori dagli schemi tra un vecchio professore e una delle sue allieve. Dopo molti anni i due si ritrovano ogni tanto per bere e mangiare insieme. Mano a mano che si conoscono meglio, noi conosciamo meglio anche la cucina giapponese. Nel finale, devo dirlo, la storia sbarella in un excursus abbastanza incomprensibile, ma rimarranno nei miei ricordi i disegni super particolareggiati di tutti quei manicaretti che forse non riuscirò mai a gustare.
 
Blutch, Il piccolo Christian (Rizzoli Lizard, 14 €)
L’equivalente maschile di “Valentina Mela Verde” di Grazia Nidasio di cui vi parlai quasi un anno fa. Una sorta di Calvin & Hobbes in salsa francese Blutch è un bambino scatenato che supera gli ostacoli della vita con la forza della sua immaginazione arrivando a diventare perfino una Charlies Angels.
Manu Larcenet, Ritorno alla terra 1 e 2,(Coconino Press, 18 + 17 €)
Torna il grande Manu Larcenet che avevo adorato ne “Lo scontro quotidiano”. Curiosamente questi due volumi raccontano una storia simile in un certo senso  a quella del precedente fumetto: una giovane coppia decide di trasferirsi in campagna. Nell’affrontare le difficoltà di tutti i giorni dovranno fare i conti con i loro nuovi vicini di casa. Una serie di personaggi rustici ma di gran cuore che, tra l’altro, fanno anche morire dal ridere. Io l’ho adorato.
Jean Claude Gotting, Happy Living (Coconino Press, € 16,50)
Happy Living parla di una canzone ma anche di come le vite delle persone possono intrecciarsi in una morsa di dolore e tristezza.  La storia inizia con un giornalista alla ricerca di un mistero dietro alla scomparsa di un celebre jazzista. Una storia amara ma allo stesso tempo distaccata e contenuta, malinconica.

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mercoledì, 22 06 2011

La tradizionale rubrica estiva di fumetti Pt.1

di

Nell’avvicinarsi dell’estate (anzi è già qui!) giunge il consueto mucchio sparso e selvaggio di fumetti, appena usciti oppure da recuperare, un sacco di bella roba secondo me. ENJOY!

 

Charles Burns, "X'ed Out" (Rizzoli Lizard, 18,91 €)
Incominciamo subito con un pezzo da novanta, dopo l’indimenticabile “Black Hole” caposaldo della graphic novel contemporanea e l’inquietante e malsano “Big baby” torna Charles Burns con “X’ed Out” che sta per “Crossed out” , cioè cancellato con una croce. Molti i riferimenti colti per questo incredibile fumetto: l’universo di Burroughs su tutti, ma anche le polaroid di Lucas Samaras e il “gemello” Tin Tin che proprio in “L’étoile mystérieuse“ (di cui è ripresa la copertina) vive una delle sue storie più oniriche.
X’ed out è l’incubo, febbricitante e tormentato, di un ragazzo costretto in casa da un malessere legato alla sua relazione con una ragazza perseguitata da un ex fidanzato mezzo criminale.
Non sappiamo molto di lui, tranne un’evidente ferita sulla testa, una sorta di “passaggio” tramite il quale entriamo nella sua testa, nei suoi ricordi, desideri e incubi.
Mi sembra interessante trovarmi di nuovo (dopo Stitches) a citare David Lynch quando parlo di un fumetto, ma come Mulhollandd Drive o INLAND EMPIRE si tratta di un lungo viaggio nella testa del protagonista. Tra l’altro la parte onirica in cui il protagonisti si chiama Nit Nit (il rovesciamento di Tin Tin ovviamente) ricorda fortemente un altro film-capolavoro che mescolava diverse dimesioni: “eXistenZ “ di Cronemberg. I colori acidi/pastello contribuiscono a creare un’atmosfera inquieta in cui non sappiamo mai cosa aspettarci.
Alla fine non scopriremo niente di più su quello che gli sta succedendo  (Chi è? Perché si trova a letto? Che fine ha fatto la ragazza?) sicuramente ci rimarrà in bocca il sapore di uno di quegli incubi in cui tutto va per il verso storto e non ci ricordiamo più chi siamo o dove siamo. Un altro “buco” da qui il protagonista esce pronunciando la frase simbolica: “Ecco l'unica parte che mi ricorderò. La parte in cui mi sveglio e non so dove mi trovo”. Splendidamente terrificante.
Ps: Nei commenti mi informano che esiste un prequel pubblicato dalla casa editrice francese Le Dernier Cri dal titolo "Johnny 23". Come si evince anche da questa lunga e bellissima intervista a X'ed Out seguirà solo un volume dal titolo The Hive.

 

 

Julien Neel, Ogni cosa (Bao Pubblishing, 16 €)
Un bambino trascorre vacanze indimenticabili con il padre prestigiatore. Anni dopo, il padre è gravemente malato e il bambino è diventato autore di fumetti. Presente e passato si fondono in una storia deliziosa fatta per raccontare tutto l’amore di un figlio per il padre. Triste ma anche divertentissima. Il nome di Julien Neel ce lo siamo segnato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Francesco Cattani, Barcazza (Canicola, 14 €)
Storia inquieta è angosciante della giornata al mare di una famiglia. Invidie, gelosie, morbosità il tutto annegato nella fortissima luce estiva. Un fumetto minimalista, operazione esteticamente interessante anche se narrativamente dice poco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandro Baronciani, Le ragazze dello studio di Munari (Black Velvet Editrice, 19 €)
Il tratto di Baronciani è ormai diventato inconfondibile. Questa storia racconta di tre relazioni con tre ragazze diverse finite contemporaneamente. Succede tutto a Fabio, libraio e collezionista di volumi usati, antichi e grande appassionato di Bruno Munari. Questo fumetto già dalla sua ideazione si presenta come un tributo all’ultimo grande artista del secolo scorso. In questo libro la passione per le sue opere si confonde tra le citazioni e gli effetti speciali della cartotecnica per dare al lettore un’inedita esperienza di lettura e un originale coinvolgimento visivo e narrativo. (Se aimè non sapete niente di Munari vi consiglio caldamente di leggere “Fantasia” , Laterza, 9 euro) 
Qui
un’anteprima del fumetto, Qui lo straordinario Bruno Munari nel 1992.

 

 

 

 

 

David B., Il cavallo pallido (Coconino Press, 13, 30 €)
Sono sogni tradotti in fumetti. Oltre a domandarci quanto abbia speso e continuerà a spendere David B. dal suo analista possiamo immergerci se vogliamo nella fauna inquietante del subconscio di un autore più che sensibile, quasi sensitivo. E’ sicuramente un’opera minore, ma non so perché sento che prima o poi mi sarà utile.

 

 

 

 

Florent Ruppert e Jérôme Mulot, Irene e i clochard (Canicola, 15 €)
La storia sghemba e commovente di una ragazza davvero complicata. I disegni frammentano l’immagine in mille dettagli impossibili da leggere tutti insieme. Così deve essere anche la testa di Irene giovanissima emula (almeno nelle sue visioni) della Beatrix Kiddo di Kill Bill. Qui una simpatica sveglia online animata disegnata dagli autori.

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Giacomo Monti, Nessuno mi farà del male (Canicola, 12 €)
18 racconti brevissimi  di persone comuni. Lo squallore della provincia unito a rapide incursioni nel sovrannaturale e nell’assurdo. Nel finale con l’entrata in scena degli alieni si assiste a una divertentissima e inaspettata deriva shi-fi. Forse un fumetto non per tutti, ma sicuramente interessante. Io mi sono divertita.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Paul Hornschemeier, Mamma torna a casa (Tunuè, 16,90 €)
Se esistesse ipoteticamente una classifica dei fumetti più tristi e disperati mai fatti credo che questo avrebbe buone probabilità di piazzarsi nella top 5.  Thomas, un bambino di sette anni dopo la perdita della madre si ritrova a dover tenere sotto controllo un padre che, sconvolto dall'accaduto, perde la ragione. Si tratta di una storia autobiografica raccontata però con grande asciuttezza e rigore. Incluso nella lista del Time come una delle dieci migliori storie del 2004 e definito dal grande maestro Will Eisner come vera e propria «letteratura illustrata», arriva per la prima volta in Italia, dopo la pubblicazione in Francia, Spagna e Germania.

 

 

 

 

 

 

mercoledì, 01 06 2011

The Art of Max Dalton

di

 

http://maximdalton.blogspot.com/

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mercoledì, 23 03 2011

The Wild Bunch

di
David Small, Stitches. Ventinove punti (Rizzoli Lizard, 17 €)
Se avete dimestichezza con la poetica lynciana o in alternativa con la cronaca nera degli ultimi anni sapete bene che la famiglia è spesso il luogo dove si consumano le peggiori violenze fisiche e psicologiche. Stitches parla proprio di questo raccontando la storia di un ragazzo cresciuto in una famiglia altamente disfunzionale. E indovinate un po’ come ne esce fuori. La vogliamo usare la parolina magica? Capolavoro.
 
Tuono Pettinato, Garibaldi (Lizard, 16 €)
Tuono Pettinato dopo Apocalypso che tanto abbiamo amato e dopo il “Dialogo impossibile” di Galileo torna con una sfida impegnativa: raccontare la vita di Garibaldi l’eroe più misconosciuto d’Italia. Il rischio era altissimo ma questi benedetti 150 anni dell’Unità d’Italia offrono l’occasione a Tuono per dimostrare tutto il suo talento in una rilettura filologicamente corretta e altrettanto esilarante delle vicende garibaldine. Si ride tantissimo.
Nel suo blog trovate gratis le dieci pagine che ha realizzato per il Darwin Day 2011 godetevele!
 
Manuele Fior, Cinquemila chilometri al secondo (Coconino, 17 €)
Dopo il successo della trasposizione de La Signorina Else da Schnitzler, non potevamo non parlare di “Cinquemila chilometri al secondo” di Manuele Fior, vincitore per il miglior album del 2011 all’ultimo Festival di Angouleme. Tre personaggi intrecciano le loro vite dall’adolescenza all’infanzia. Il triangolo dei sentimenti si declina inesorabile.  Il tratto elegante e stilizzato di Fior ricorda una certa estetica di fine '800, la cartellonistica di Toulose-Lautrec, l'arte dei Nabis, ma ogni rimando viene riassorbito e vitalizzato dallo straordinario uso degli acquerelli. I protagonisti principali del racconto sono le distanze e il tempo: le distanze che si frappongono tra i personaggi, e il tempo che passa e lascia le sue tracce, sulle cose, così come sulle persone.
 
Francesca Ghermandi, Cronache dalla palude, (Coconino, 16 €)
Finalmente un’altra donna italiana dopo Vanna Vinci che si cimenta col fumetto. E che donna, un vero genio nero che mette le giuste dosi di ironia e orrore in questa deliziosa storia a metà tra il demenziale e il tragicomico. Voraci neri topi rintanati nelle radici di un'antica esausta quercia, una vecchia incartapecorita dietro antichi segreti a caccia dei topi con la fiocina, disoccupati alcolizzati e altri disgraziati, bambini pestiferi e baby-sitter sadiche, incrollabili vergini di parrocchia e dinamici preti in cerca di fedeli, una disegnatrice sociofobica da tutti sfuggita perché gronda sudori dalle mani dalla faccia da tutto il corpo in modo insopportabile, bolsi professori e spietati studenti, muscolose trans dalla mascella quadrata brave all'uncinetto, tossici pronti a tutto che rimbalzano verso l'inevitabile, sempre sfuggita morte. Tutto questo è l'universo degradato di una città che potrebbe essere quella di ognuno di noi.
 
Marco Tagliapietra, Elizabeth, (001 Edizioni, 14 €)
L’Elizabeth che da il titolo a questo particolarissimo fumetto è Elizabeth Eleonor Siddal, detta Lizzie. Poetessa e pittrice, a seguito di un incontro fortuito con un giovane pittore, diventa la modella preferita della Confraternita dei Preraffaeliti, impersonando per questi, l'ideale stesso della femminilità. È con Elizabeth che nasce la figura della top model, sconosciuta fino a quel momento, c'è chi ritiene forzando la realtà che la Siddal sia l'antesignana addiritttura delle moderne groupies, disposte a sacrificarsi per l'artista che amano. La sua storia non finisce con la morte, avvenuta in circostanze misteriose: nove anni dopo il suo corpo viene riesumato, sorprendendo e sconvolgendo quanti furono testimoni. Elizabeth è una graphic novel italiana ispirata a fatti realmente accaduti, frutto di una profonda ricerca dell'autore Marco Tagliapietra che presenta con estro e piglio da artista, con tavole che ricordano i quadri ottocenteschi (ed oltre), un vero e proprio mito dell'Ottocento.
 
Paolo Bacilieri, La magnifica desolazione, (Kappa Edizioni, 17 €)
“Come tutti sanno gli zombie italiani, in particolare quelli veneti, sono totalmente innocui” Basterebbe questa frase a descrivere le vicende di Zeno Porno, sceneggiatore improbabile per Topolino. Dopo un iniziale disorientamento necessario per orientarsi nell’Italia surreale ideata da Bacilieri, si viene subito coinvolti dai mille problemi del giovane antieroe in una nube di ripensamenti esistenziali, alle prese con un mondo sempre più allucinato. Pendolare tra Milano e la provincia veneta popolata di zombie, alla ricerca di un padre che è diventato una figura ingombrante, convinto dal suo amico Titta Mascioni, Zeno è infine pronto a una nuova missione: partire per raggiungere la Luna.
 
Grazie Nidasio, Valentina mela verde vol.I e II, (Coniglio Editore, 24 € +24 €)
Astenersi uomini please, Coniglio Editore si è lanciato nella totale ripubblicazione delle strisce del fumetto della Nidasio, che uscì negli anni ’70 per le giovani adolescenti. Io l’ho letto tutto l’estate scorsa e mi è piaciuto soprattutto il fatto che nelle vicende della giovane protagonista si innestano sempre i fatti di cronaca di quegli anni, come la contestazione studentesca. Insomma non solo un fumetto per ragazzine, ma anche uno strumento per riflettere sul presente. Astenersi ovviamente i non amanti del genere.
Sul sito dell’editore potete leggere le prime tre storie. Enjoy!
 
Daniel Clowes, Wilson, (Coconino, 17,50 €)
Impossibile non parlare di Wilson il nuovo “capolavoro” di Clowes. Forse mi attirerò le ire funeste dei fan di questo fumettista americano ma penso che a questo lavoro manchi davvero qualcosa. Se nei fumetti passati Clowes faceva tabula rasa di tutto descrivendo un’umanità ai limiti dell’emarginazione sociale, immersa nelle bassezze della vita da cui però riuscivano sempre ad emergere sentimenti veri, emozioni autentiche, sincera commozione per un universo di personaggi che comunque ce la fanno, riescono cioè a tirare fuori tutta la loro dignità e a gettare la loro sfida in faccia al destino questo non accade a Wilson. Wilson è un personaggio privo di tutto, anche di umanità. Girella in un mondo in cui gli capitano le cose più incredibili senza che lui muova un dito. L’unica cosa che gli resta è fare salaci battutine che fanno sorridere a denti stretti. Un anti-eroe, un uomo senza qualità che lascia davvero l’amaro in bocca.

lunedì, 16 08 2010

Is this your luggage?

di


 

Se quest'estate qualche compagnia aerea perderà i vostri bagagli provate a trovarali nel sito isthisyouluggage.com

La curiosa ricerca di Luna Laboo ha come scopo "Make people smile and maybe even say Oh That's nice".

In effetti a chi potrebbero mai servire 7 paia di tute da ginnastica?

Certo se per caso trovasse la mia valigia scoprirebbe che mi porto dietro un numero spropositato di mutandine…

Chissà quante stranezze scopriremmo se potessimo andare a frugare nei bagagli di perfetti sconosciuti.

venerdì, 19 02 2010

Fumettologicamente and other good stuff…

di

Jean-Claude Denis, Qualche mese a l’Amelie, Coconino, 17 euro

A cinquant’anni di età, lo scrittore Aloys Clark è un uomo finito. Il suo libro più apprezzato è ormai storia passata, e l’ultima cosa buona scritta non la ricorda. In preda alla depressione, seguita alla morte del padre, comincia a girare la Francia, tra biblioteche e centri culturali, per parlare di letteratura, ma questi incontri assumono il carattere del fallimento più completo. Poi la svolta. Tra gli scaffali polverosi della sua vecchia libreria, ritrova un volume dal titolo emblematico: “Le coucou”, a firma Jacques Dorian, fino ad allora ignorato. In questo testo autobiografico si respira la gioia di vivere e questa sarà la spinta che convincerà Aloys a seguire le tracce del suo autore. Alternando passato e presente, con rara leggerezza, Denis introduce il tema dell’amore e dell’incontro che segna in maniera indelebile le sue opere. Il volume comprende il racconto La bellezza a domicilio che indaga ed esalta, a confermare la vocazione dell’autore, i temi che lo hanno fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.

Will Eisner, Life in Pictures, Einaudi, 24 euro

"Il disordinato armadio in cui ho cacciato i fantasmi del mio passato".
Così Eisner stesso definì le cinque storie a carattere autobiografico che scelse personalmente per questa raccolta. Da "Il sognatore" (1986), la storia di un giovane artista che fa il suo ingresso nel mondo del fumetto prima della Seconda Guerra mondiale a "Fin nel cuore dell’uragano" (1990) il racconto dell’infanzia e degli anni giovanili dell’artista in un’America in cui il pregiudizio antiebraico era ancora fortissimo. Fino a "Il nome del gioco" (2003) e "Il giorno che diventai professionista" (2003), due delle ultime storie disegnate da Eisner.
Nell’introduzione, Scott McCloud scrive che: “In questa raccolta ci sono aspetti del Will Eisner che non conoscevo: il pregiudizio che dovette sopportare, e i disastrosi cambiamenti mondiali che invadono i suoi sogni in Verso la tempesta; il lato amaro e disperato della natura umana di cui è testimone in Le regole del gioco e in Tramonto a Sunshine City; i primi tempi dell’industria del fumetto e dei suoi abitanti portati in vita in Il sognatore e in Il giorno in cui divenni un professionista. Ci sono un sacco di cose che non mai saputo di quest’uomo, ma quello che ho visto ha cambiato la prospettiva che avevo sulla vita e sull’arte, e quella prospettiva ha cambiato tutto quello che è venuto dopo.”



Koren Shadmi, Anatomia del desiderio, Double Shot, 10 euro

Dopo il successo di In carne e ossa (vincitore a Lucca Comics & Games 2008 del Gran Guinigi per la miglior storia breve), ecco una nuova antologia di racconti scritti e disegnati da Koren Shadmi. Otto storie in cui il pennello dell’autore israeliano viviseziona i sentimenti umani e i rapporti interpersonali con il suo tratto nitido e affilato."Un caleidoscopio di situazioni emotive, un’antologia di biografie problematiche, un saggio di come si può fare fumetto moderno, finalmente a disposizione anche dei lettori italiani”. (Michele Ginevra).



Isabel Kreitz, La storia di Sorge, Black Velvet , 16,30 euro

Nessuna spia del Ventesimo secolo è avvolta da un’aura di leggenda come il giornalista Richard Sorge. In realtà era un agente al servizio di Stalin infiltrato presso l’Ambasciata tedesca a Tokyo, che nel 1941 pronosticò la data esatta dell’invasione dell’Unione Sovietica da parte della Wehrmacht. Stalin tuttavia ignorò le preziose informazioni del suo uomo e di fatto non intervenì per scongiurare quella che sarebbe passata alla Storia come Operazione Barbarossa. In questo avvincente romanzo a fumetti Isabel Kreitz racconta, con il suo stile minuzioso ed evocativo, le ultime gesta dell’agente segreto Richard Sorge, in bilico fra trionfo e sconfitta, la cui ambizione di cambiare il destino della Storia dovette scontrarsi con la dura e spietata realtà di un mondo che non sembrava prenderlo in considerazione.


Tove Jansson, Moomin, Black Velvet

E’ una notizia dell’ultimo minuto che la Black Velvet pubblicherà in esclusiva per l’Italia i fumetti della celebre disegnatrice finlandese. Se ancora non conoscete i morbidosi amati dai bambini del nord europa ecco l’occasione per tuffarsi a capofitto in un mondo fatto di nuvolette su cui saltare come su tappeti volanti, teatri galleggianti e disastri atmosferici che fanno solo ridere.

Per tutti i comics addicted segnalo l’apertura da pochi giorni di “Fumetto logicamente il blog di Matteo Stefanelli pieno di cose interessanti e ricordo che dal 4 al 7 marzo a Bologna riapre BilBolBul.


martedì, 24 11 2009

Il Diavolo non legge Batman

di

Nel romanzo di Joe R. Lansdale, ambientato in Texas nel 1958, tra due ragazzini si svolge questa eloquente conversazione:
“-Vuoi che te ne porti altri di fumetti? Te li presto volentieri, però poi me li devi rendere.
-Altri Batman ne hai?
-Naa, solo quelli. Ho qualche Superman, però, anche se quelli nuovi non li posso comprare. Costano un decino. Ma nel negozio dei signori Greene, nel retro, hanno un sacco di roba con la copertina mezza tagliata. Può darsi che ci sia anche qualche Batman. Li fanno solo cinque centesimi. Appena ho cinque centesimi vado a dare un’occhiata.
-Perché li tagliano in quel modo?
-Se non li vendono dopo un po’ di tempo, tagliano via metà della copertina, la rimandano indietro, si fanno rimborsare, e poi rivendono il giornaletto lo stesso. A metà prezzo. Non dovrebbero, ma tanto lo fanno. I miei, li devo nascondere ben bene, perché mio padre li riduce in mille pezzi. (…) Secondo lui sono opera del Diavolo. Io ci ho pensato su, ma non me lo riesco a immaginare il Diavolo che legge un fumetto di Batman.”
Lansdale Joe R. , La sottile linea scura, Torino, Einaudi, 2004, pp. 70,71

Il Natale si avvicina cari adoratori di Satana, ecco le ultime uscite:

Vanna Vinci, Gatti neri, cani bianchi, (Kappa Edizioni, 16 euro)
Vanna Vinci è una delle più importanti fumettiste italiane. Ha pubblicato già moltissimo con il suo inconfondibile stile dark (è una grande fan di Marc Bolan, tra l’altro). Se non la conoscete dovete assolutamente leggere qualcuno dei suoi fumetti come Sophia, Aida al confine, Viaggio sentimentale, L’età selvaggia, Una casa a Venezia o il bellissimo Ombre. La Vinci torna con una nuova opera. Gilla è una giovane ragazza indecisa sul futuro e insoddisfatta della propria vita. Trasferitasi a Parigi per iscriversi a una scuola, è ospite di Cicci, una donna piena di energia che vive immersa nei miti degli anni ’70. Così Gilla si ritrova a frequentare da una parte i ragazzi del corso – imbastendo una strana storia con un ragazzo fascinoso – e dall’altra il gruppo di amici quasi sessantenni di Cicci, rischiando di essere travolta dalla loro vitalità. Sosteniamo i buoni fumetti italiani.

Line Hoven, L’amore guarda da un’altra parte, (Cononino press, 15 euro)
Line Hoven è una delle punte di diamante del nuovo fumetto tedesco. Nata a Bonn, ha lavorato a lungo come costumista per il teatro stabile di Kassel, per poi studiare arti visive nella stessa città. Figlia di un tedesco e di un’americana, l’autrice racconta la storia di come si è formata la sua famiglia, partendo dai nonni paterni durante il Reich da una parte, e da quelli materni negli USA antitedeschi dall’altra. L’amore e la delicatezza con cui sceglie di raccontare questa storia si concretizzano anche nella tecnica in cui ha scelto di raccontarla: 3 anni di paziente incisione di lastre di cartone rivestito di uno strato di gesso e di uno di inchiostro, quelli che in Italia pare siano chiamati col nome inglese scraperboard o scratchboard.
Le sezioni delle storie sono introdotte da riproduzioni di veri documenti d’epoca (foto, biglietti, fatture di elettrodomestici). Annotazione linguistica: le parti ambientate in Germania hanno i dialoghi in tedesco, mentre i dialoghi svolti negli USA sono completamente in inglese. Reinhard e Charlotte parlano un misto di tedesco e inglese con qualche interferenza e qualche errore grammaticale.
Un prodotto di alta qualità ma molto particolare, per amanti del genere.

Daniel Clowes, Come un guanto di velluto forgiato nel ferro (Coconino Press, 16 euro)
Il già notissimo autore del fortunato Ghost World torna con una nuova tragicommedia intrisa di realismo magico.
Dunque, il trucco di questo autore è inserire elementi fantastici e (molto) inquietanti in un mondo realistico, con personaggi assurdi e freak.
Daniel Clowes secondo il mio modesto parere questa volta ha toppato e di brutto.
Il fumetto è incomprensibile, brutto, noioso e neanche poi troppo inquietante.
Lo so che ha vinto anche dei premi ma secondo me è solo perdita di tempo.

Manuele Fior, La signorina Else (Coconino Press, 17,50 euro)
Una bella novità appena fatta uscire dalla Coconino.
Manuele Fior reinterpreta la celebre breve novella di Arthur Schnitzler.
Else, figlia di una famiglia dell’alta borghesia austriaca, è in villeggiatura in Italia, quando apprende per posta che suo padre è minacciato d’arresto a causa di un’imminente bancarotta. La madre le chiede di sollecitare Von Dorsday, un ricco mercante d’arte e amico di famiglia, al fine di recuperare la somma necessaria a scagionare il padre. Ma alla richiesta di Else, Von Dorsday risponde con un ricatto: verserà il denaro a patto che Else si lasci contemplare nuda per un quarto d’ora. Magistrale nella composizione e nell’arte della messa in scena Fior rievoca la grande tradizione del secessionismo viennese (Schiele, Klimt ma anche l’inquieto Much) per metterla al servizio di un grande testo della letteratura di ogni tempo.

Brian Wood – Ryan Kelly, LOCAL, (Double shot, 18 euro)
Brian Wood (DEMO, DMZ, POUNDED, Northlanders, Supermarket) e Ryan Kelly (Lucifer, American Virgin, The New York Four) presentano LOCAL, una raccolta di dodici racconti collegati tra di loro dal personaggio di Megan McKeenan, una ragazza che scappa da Portland, Oregon, con solo uno zaino e il desiderio di viaggiare. Ambientato in dodici diverse città del Nord America, questo volume, frutto di attente ricerche e meticolosamente illustrato, presenta integralmente la serie indipendente acclamata
dalla critica americana nel 2007. Con una appendice a colori con tutte le copertine
originali. Bellissimo, angosciante. D’altra parte cosa cazzo è la vita se non un continuo smarrimento.

Garry B. Trudeau, Doonesbury. L’integrale 1970-1972, (Black Velvet, 27 euro)
Se conoscete e leggete Linus (e come potete NON conoscerlo) sicuramente vi è stra-noto Doonesbury. Il fumetto incubo dell’amministrazione Bush e di tutte quelle che la hanno preceduto (con Obama si è decisamente ammorbidito) viene ripubblicato in Italia integralmente. Un fumetto quotidianamente in trincea, in grado di influenzare i media e l’opinione pubblica. Con un cast di una ventina di protagonisti e almeno un centinaio di comprimari, Doonesbury osserva giorno dopo giorno i vizi della politica, della società e dell’antropologia statunitense (ma non solo). Lo fa con ironia incessante, attraverso il racconto in diretta delle vite di un gruppo di ex studenti di college, ingenui e sinceri, coraggiosi e generosi, assetati di giustizia in un Paese che spesso si beffa di loro, e li lascia liberi di commettere (parecchi) errori.
Questa edizione integrale, a cura di Omar Martini e Matteo Stefanelli, presenta per la prima volta tutte le strisce quotidiane e le tavole domenicali in volumi che raccolgono due annate complete. Ad arricchire l’opera, una serie di testi realizzati da storici, giornalisti ed esperti di fumetto (Bruno Cartosio, Antonio Dini, Paolo Interdonato, Matteo Stefanelli) ci accompagnano in un viaggio intorno a Doonesbury, raccontandone l’esperienza attraverso l’evoluzione della società americana, gli intrecci con la storia dell’informazione, e il contesto del fumetto realistico e del comics journalism.
Che dire questo è un signor regalo di Natale per voi stessi ovviamente.

Osamu Tezuka, La storia dei tre Adolf (Hazard Edizioni, 10, 33 euro per ciascun volume)
La Seconda Guerra Mondiale vista attraverso la storia di tre uomini di nome Adolf, destinati a vite diverse, ma in intreccio perenne, accomunate solo dall’odio. Adolf Hitler è il primo di questi tre uomini: la sua filosofia lucida e folle viene resa perfettamente da un tratto deciso, volutamente caricaturale: le braccia allungate come per abbracciare e stringere a sé un mondo che si vuole dominare con il sangue e la morte.
Il secondo e il terzo sono due bambini, Adolf Kaufman, figlio di un diplomatico tedesco e di una donna giapponese, e Adolf Kamil, appartenente a una famiglia ebrea. Amici per la pelle, i due ragazzi cresceranno in ambienti diversi e saranno obbligati a scelte che mineranno il loro legame di odio e antagonismo. Al centro dell’intreccio narrativo è il segreto che entrambi i ragazzi custodiscono gelosamente: la prova che Hitler è un ebreo!
I cinque volumi costano molto ma vale davvero la pena, per cui potete comprarli oppure potete fare come me, quando il tipo con cui uscite vi lascia vi dimenticate di restituirglieli.



Chris Ware, Jimmy Corrigan. Il ragazzo più in gamba sulla Terra (Mondadori, 25 euro)

Uno dei capolavori del fumetto contemporaneo arriva finalmente in Italia dopo anni di ostracismo.
Una delle grapich novel da cui non si può prescindere.
Una storia ricca di forza e malinconia che si dipana in una Chicago impetuosa e disordinata nella sua crescita industriale e sociale. Anno 1893. Esposizione Universale. Un bambino di nove anni, tale Jimmy Corrigan, viene abbandonato dal padre in cima ad uno dei più maestosi edifici della fiera. Quasi un secolo dopo un altro Jimmy Corrigan, signore di mezza età anonimo,cicciottello,imbranato e privo di amici, riceve una lettera nella quale suo padre gli chiede inesplicabilmente e perentoriamente di incontrarsi con lui. Ecco la partenza di una tragicomica quanto eccezionalmente superba storia di riunione e saga familiare.
Sono abbastanza curiosa di vedere come avranno levato le gambe dalla traduzione, incrociamo le dita.

domenica, 11 10 2009

Graphic Novel. Lo stato dell’arte (in Italia)

di

C’è crisi, ormai è tautologico, e la crisi colpisce anche e soprattutto il mondo del fumetto. Le nuove uscite si contano davvero sulle dita di una mano. Il mercato è fermo, o sembra tale, mentre all’estero si pubblica molto di più. L’appuntamento con Lucca Comics è ormai alle porte e ci si chiede quali saranno le novità presentate dalle case editrici (tranne questa chicca).

Ecco le uscite più recenti:

Il gusto del cloro di Bastien Vivès (Black Velvet, 18 euro)
Bastien Vivès è il giovanissimo fumettista (1984) scoperto da Gipi durante la sua trasferta parigina. Risulta infatti abbastanza simile al nostro autore italiano, tuttavia Vivès si concentra soprattutto sui drammi amorosi, tema che Gipi non si sogna di toccare. Per adesso ha pubblicato in Italia solo Il gusto del cloro per la Black Velvet (premio come “Rivelazione” al Festival di Angoûleme del 2009). Questa graphic novel è la storia di un incontro tra due persone in una sorta di limbo spazio temporale ritagliato dentro alla vita di tutti i giorni, vita che avvertiamo appena scorrere fuori dalla piscina, fatta di altre persone, lavoro, impegni. I disegni al limite del minimalismo e un finale più che aperto sono riusciti a stringere lo stomaco di chi sta scrivendo.
Se masticate un po’ il francese potete trovare i fumetti di Vivès su amazon.fr, sinceramente sono tutti validi. Nell’attesa potete continuarlo a seguire sul suo blog "Comme quoi".


Asterios Polyp di David Mazzuchelli (Phanteon Books, 18 euro su ebay)
David Mazzucchelli ha realizzato due tra le più importanti saghe superoistiche degli anni ottanta, entrambe scritte da Frank Miller: Daredevil Born Again (1986) e Batman Anno uno (1987). Ultimamente ha abbandonato questo genere per impegnarsi in altri progetti collaborando con Paul Karasik alla trasposizione grafica di Città di vetro di Paul Auster (1994) e realizzando illustrazioni per il The New Yorker.
Nel corso del 2009 è stata pubblicata negli USA la graphic novel Asterios Polyp, a cui ha lavorato per una decina d’anni.


Evo la ragazza del fiume vol. 1 di Tommaso Destefanis e Andrea Vignali – Francesco Trifogli (Double Shot, 7 euro)
La protagonista Fiore è una ragazza fuori dal comune, ha il potere di creare dei ponti tra mondi diversi. Come insegnano i supereroi “grandi poteri, grandi responsabilità”, ma per Fiore la vita è più che altro un incubo continuo. Il primo numero di questa serie mette molta carne al fuoco, ed è ancora da vedere come le linee della trama riusciranno a formarsi. Quello che per ora è ben visibile è l’altissima qualità dei disegni, che creano un mondo onirico in cui realtà e sogno si fondono.
Questo fumetto mi ha ricordato un altro grande albo (sempre pubblicato dalla Double Shot e poi da Vertigo), DEMO di Brian Wood e Becky Cloonan. Anche lì la scoperta dei “poteri speciali” in un gruppo di adolescenti è narrata con un bianco e nero fortissimo che rende bene lo straziante percorso per diventare grandi. “When you grow up, your heart die”.


New York Diary di Julie Doucet (Purple Press, 13.90 euro)
New York diary è un’opera del filone underground americano che ci mostra la faccia sporca della New York anni Novanta e racconta la piccola odissea erotico-metropolitana di una ragazza timida. Un sogno americano di sapore punk, una favola con una protagonista che sguazza in un mare di dubbi, paranoia e gente sballata. Compiti a casa, ex fidanzati con tendenze suicide, droghe delle peggiori e crisi epilettiche sono il pane quotidiano di questa autrice canadese.
Julie Doucet nell’intervista in appendice dichiara di sentirsi più un’artista a tutto tondo che solo una semplice fumettista. A me questo fumetto non ha convinto troppo, il tono naive con cui racconta anche le tragedie peggiori alla lunga da un po’ sui nervi.


Dykes di Alison Bechdel (Bur, 21 euro)

Dykes esce dopo il grandissimo e assai meritato successo del primo libro della Bechdel Fun Home (che se non avete letto vi invito calorosamente a procurarvi). Diciamolo subito. questo Dykes non è all’altezza del precedente. Il volume raccoglie alcune delle strisce uscite sui giornali americani dal 1983. La striscia ha raccontato per anni (secoli prima che arrivasse il patinatissimo “L World”) la vita di tutti i giorni delle lesbiche americane con un tono umoristico che lascia un po’ perplessi. Comunque, invece di spendere 21 euro, potete farvi un’idea del fumetto direttamente dagli archivi del blog della Bechdel.


Pets di Lucia Biagi (Kappa, 7.65 euro)

Chi non si ricorda Posi e Nega di Creamy? Tutti i protagonisti dei cartoni animati giapponesi avevano degli “aiutanti animali”. Inflessibile nelle sue analisi, lucido e attento a non farsi trasportare dai sentimenti (ma ci riesce poco), un gruppo di criceti scruta le gesta quotidiane della giovane Alice, creando un nuovo, inaspettato, divertente e a tratti vertiginoso modo di guardare il mondo degli adolescenti! L’allegra banda di piccoli roditori, nel tentativo di mettere ordine nel groviglio di sentimenti contrastanti, decisioni sempre rinviate e faticose ripartenze che riempiono la vita di Alice, si fanno aiutare da alcuni dei tanti animali di cui lei si è sempre presa cura: un pappagallo, un coniglio e perfino un pipistrello. Il risultato è il ritratto agrodolce di un’adolescente inquieta ma non troppo, ribelle ma con pigrizia, spaventata dalla vita, come tanti suoi simili. Uno storia molto naive (solo per amanti del genere).


Casa Bonelli

La casa editrice più “retrò” del panorama fumettistico italiano ha presentato alcune novità nella sua scuderia. Della prima ci liberiamo subito: si chiama Caravan ed è praticamente la trasposizione a fumetti di un telefilm neanche poi così bello (“Jericho”).

La seconda invece è una buona notizia: Luca Enoch  conclusa l’avventura con Gea, è tornato a pubblicare Lilith. La protagonista disegnata ispirandosi a Kate Beckinsale deve salvare il futuro degli esseri umani viaggiando nel tempo. La storia non è male e dal secondo numero direi che ha ingranato bene. Comunque Enoch, anche se si è dovuto un po’ “ripulire” da quando lavora in Bonelli è sempre una garanzia.

venerdì, 17 07 2009

Diego Stocco – Music From A Tree

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Diego Stocco – Music From A Tree from Diego Stocco on Vimeo.

lunedì, 06 07 2009

Hibi no Neiro by Sour

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martedì, 09 06 2009

Let me take you on a trip

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La 53° Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia è la mia sesta Biennale. Ogni volta è un’esperienza che comporta un grande sforzo sia fisico (buone gambe) che mentale (concentrazione e rapidità nel giudizio). Richiede tempo (due giorni almeno, ma sarebbe meglio tre), richiede soldi ed entusiasmo.
E’ inevitabile rimanere affascinati maggiormente dalle opere più “forti” che riescono ad emergere nel bailame generale, sempre tantissime le opere presenti (forse anche troppe, considerando la bassissima qualità di alcune). Sono quindi, probabilmente, un po’ svantaggiati gli artisti più minimalisti o più dimessi ma neanche questo è sempre vero. Si può rimanere colpiti da cose piccole come annoiarsi con le grandi installazioni.
Questa mia piccola recensione sarà pertanto inevitabilmente parziale, parlerò cioè solo di quello che a me è sembrato più interessante.
Che la visione abbia inizio.

ARSENALE
All’Arsenale mi è sembrato di trovare spesso il tema del ricordo, il desiderio di ristabilire un contatto forte con la propria infanzia, i giochi, i luoghi. C’è un’atmosfera più intima, casalinga, fatta di spazi spesso al chiuso.
La prima cosa che si vede entrando è la grande installazione di Lygia Pape, fili metallici scendono dalle pareti, la sala è quasi all’oscuro. Installazione che non ho trovato per niente suggestiva anche se la didascalia suggeriva che l’artista rende materiale l’immateriale.

La grande sala di Pistoletto con i suoi specchi rotti sicuramente è molto scenografica. Ma perché ripresentare adesso lavori già visti in passato? E’ un’operazione che mi lascia un po’ perplessa.


Più divertente il lavoro di Aleksandra Mir che offre ai visitatori tantissime cartoline di Venezia che ritraggono però altri luoghi, luoghi dove è presente l’acqua ma che sono vittime di problemi ambientali.

Jan Hafstrom propone una bella installazione appiccicando alle pareti grandi figure tratte da fumetti horror che sembrano come ritagliate da un bambino.
Tian Tian Wang propone grandi quadri, acquerelli molto mediocri che ritraggono il fuoco nei suoi momenti più distruttivi: incendi, eruzioni vulcaniche. Sembrano disegni fatti da un bambino che non è ancora capace di esprimere le proprie paure.
Paul Chan ha realizzato una serie di proiezioni, “ombre” che rappresentano giochi crudeli, orge oppure torture. Ma queste ombre si cristallizzano in un unico movimento ripetitivo senza poter portare né avanti né indietro la loro rappresentazione.
Richard Wentwort gioca con dei bastoni neri lanciandoli in alto come un nuovo Charlot che come ultima beffa è sparito. Noi non possiamo vederlo ma rimangono i suoi bastoncini neri appesi a fili invisibili a ricordare il suo scanzonato e allegro passaggio dalla Biennale.
Sara Ramo presenta due video che ritraggono angoli della sua infanzia. Ogni tanto un pallone rimbalza (…).
David Bestuè e Marc Vives, sono due studenti spagnoli, ricordano il film “L’appartamento spagnolo” e un po’ anche i Blue Noses (che tanto ci hanno fatto ridere due anni fa sempre all’Arsenale). I due hanno realizzato nella loro casa di Barcellona delle “Acciones en casa”, piccole performance minimaliste che si concludono sempre con una risata da parte del pubblico. Titoli come “Stikers on windows”, “Eat Meliès style”, “Hello Melon Gag”, “Lost Generation Party”, o “Dada Show Phonetics” possono farvi intuire poco quello che vedrete, ma non voglio certo togliervi la sorpresa.
Huang Yongpin presenta una grande installazione. Due mani di Budda, un soggetto spesso rappresentato in quella cultura. Il Budda solitamente è una figura rassicurante, spesso viene rappresentato sdraiato o comunque sempre seduto. In Oriente si adora una divinità che abitualmente ozia. Tutto l’opposto dell’occidente, dove Cristo viene messo in croce a sacrificarsi per i suoi fedeli e muore. Le mani rappresentate da Yongpin mi hanno molto colpita perché non hanno niente di questa divina serenità, sono assolutamente inquietanti. Sono come un mostro, una piovra pronta ad afferrarti e trascinarti giù. Le mani di Yongpin assomigliano moltissimo al leggendario mostro Chtulu di Lovercraftiana memoria.

Il Padiglione dell’America Latina non è male, c’è Garaicoa che però presenta un’opera abbastanza deludente (ho visto assai di meglio di questo artista). Paul Ramirez Jonas che ci invita a recitare l’illeggibile e Dario Escobar che colloca numerose camere d’aria che scendono dal soffitto come lunghi serpenti neri. Un altro richiamo all’infanzia che esprime però una certa inquietudine.
Molto molto bello invece il Padiglione Cileno affidato completamente a Ivan Navarro. Questa è una delle cose che mi sono piaciute di più. L’artista usa il neon e lo fa realizzando alcune istallazioni di grande bellezza estetica. In particolare l’installazione “Bed” presenta una sorta di pozzo dentro il quale la parola si ripete all’infinito realizzando visivamente la sensazione di sprofondare nel sonno.

Pae White ha costruito per i visitatori una grande gabbia piena di biscottini di miglio appesi e con un gentile signore che, proprio come ha sempre fatto mio nonno cacciatore, suona con la bocca un richiamo per uccelli. Tutto molto carino, i visitatori/uccellini hanno sembrato apprezzare molto.
Gli Emirati Arabi con la stanza intitolata “Is not you is me” vorrebbero proporre una riflessione tra ma la stanza con belle signore velate, plastici e foto di camere d’albergo risulta noiosissima e francamente quasi incomprensibile.
Cildo Meireles ha costruito delle stanze monocrome con plasma che trasmettono colori monocromi. Installazione interessante che spicca per l’essere distante da tutto il resto
Sheela Gowda ha realizzato una delle installazioni di cui si è parlato di più. Lunghe matasse di capelli neri si intrecciano con paraurti di auto.
Jumana Emil Abboud presenta il video “The Driver” in cui gioca con dei piccoli ometti e alcuni oggetti, raccontando una storia, proprio come fanno i bambini a volte.
Gonkar Gyatso ha realizzato alcuni quadri con almeno un miliardo di stikers e piccole foto, nonché un grafico della felicità dell’occidente nel corso dell’ultimo decennio. Una critica alla società dei consumi e dei mass media popolari. Forse bisognerebbe cominciare a trovare nuovi modi di farla questa critica o forse bisognerebbe smetterla di criticare e fare qualcosa di diverso.
Anya Zholud mi ha colpita, la sua opera insiste nel mettere a nudo l’impianto elettrico dell’Arsenale. In parole povere per due volte troverete lungo il percorso dei fili che escono fuori dal muro. La didascalia dice che lo fa per renderci coscienti dell’edificio. E’ un’installazione talmente inutile e curiosa che davvero mi sembra una cosa interessante e con il suo fascino.
La nostra cara Grazia Toderi ha portato un video, un dittico con due cieli notturni solcati da strane luci. Alieni sopra la città.
Karen Cytther ha portato un video molto bello ispirato al cinema di Cassavetes. Sullo schermo alcuni attori stanno recitando una commedia. Le battute si intrecciano in modo inestricabile con le frasi che si scambiano quando escono dal palco. Frasi che lasciano presupporre diversi drammi in atto. Impossibile capire quando recitano e quando parlano della loro vera vita. Video molto bello e molto disturbante.
Chun Yun ha presentato un’installazione che io avevo già visto alla Strozzina di Firenze, cosa che mi ha lasciata un po’ sgomenta. Ma le opere non dovrebbero essere quanto meno inedite per partecipare? Forse questa regola vale solo per il Festival di Sanremo. Comunque non è male, si intitola “Constellation”, è una stanza al buio con tante lucette, sono quelle di numerosi elettrodomestici.
Più o meno a metà della prima parte dell’Arsenale troverete una stanza piena di confusione dedicata all’Africa. Anche due anni fa c’era un’installazione praticamente identica e ugualmente insignificante. Anche questo è un clichè che spererei di veder sparire e invece ritrovo di anno in anno.
Usciti dall’Arsenale, gli spazi finali sono stati notevolmente ampliati aprendo completamente tutti i giardini, un luogo di per sé talmente affascinante da rendere davvero ardua l’impresa per ogni artista che ci si confronta.
Ampio spazio alla cara regista/artista Miranda July con alcune installazioni inutili e mediocri come sempre, cara figlia mia perché non ti metti a fare braccialetti con le perline?
Nikhil Chopra è un artista arabo che ha deciso di interpretare la vita di suo nonno. Ha dunque ricostruito una piccola casetta fornita di ogni comodità e lì vive beato. Quando sono passata io stava dormendo sdraiato su una stuoia. L’ho invidiato un po’.
William Forsythe ex ballerino e coreografo propone una serie di anelli in un piccolo padiglione dove ci si può appendere e sgranchire la schiena (proprio quello di cui avevo bisogno!).
Purtroppo mi sono persa lo spazio così detto “Arsenale Nuovissimo” perché si poteva raggiungerlo solo con un piccolo motoscafo e la coda era infinita.

PADIGLIONE ITALIANO
Il padiglione curato da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli (direttamente incaricati dal Ministro Sandro Bondi, ricordiamolo) è stato criticato praticamente da chiunque in un vero e proprio gioco al massacro.
Ebbene non è così pessimo come scrivono. Cioè ci sono alcuni artisti che sono francamente davvero imbarazzanti ma altri, al contrario, sono molto interessanti.
Presenti i due “fratellini” Matteo Basilè e Giacomo Costa che negli ultimi anni hanno veramente incontrato il favore della critica. Presentano alcune nuove foto. Sempre proiettati nel creare visioni sul prossimo futuro che ci aspetta. Basilè con i suoi personaggi nella serie ‘La caduta degli Dei’ e Costa con i suoi paesaggi di città divorate dalla vegetazione.

Non male il video di Valerio Berruti, l’animazione del disegno di una bimba che gioca con una sedia in un atto ripetitivo e inquieto. Un salire e scendere perpetuo accompagnato da una canzoncina.
Il duo Bertozzi & Casoni mi aveva già convinta in passato. Sono due soggetti questi artisti che ricreano praticamente qualsiasi cosa con la ceramica riuscendo a creare perfino un bellissimo albero di Natale sbarbato e reclinato con anche un grazioso pappagallino che osserva il tutto. Riuscite ad immaginare un’immagine più bella? Io che odio il Natale ho salutato questa installazione con vere e proprie urla di giubilo.
Nicole Bolla presenta il suo “Orpheus Dream”, una riflessione sulla vanitas, dove la preziosità del materiale si oppone alla caducità, abbastanza vicino a opere già viste di Damien Hirst. Ma in fondo chi non vorrebbe un microfono ricoperto di svarowsky e un cerbiatto ai suoi piedi?
Elisa Sighicelli propone un video dove i fuochi d’artificio vanno al contrario. Immagini bellissime e suggestive, è come se la felicità potesse implodere.
Sissi porta all’esterno le sue sottilissime installazioni di fili metallici e conchiglie.
Anche i quadri onirici di Nicola Verlato mi sono piaciuti, soprattutto il suo James Dean riverso e morente.

Molto bella l’opera dei MASBEDO con la colonna sonora dei Marlene Kuntz. Un dittico. In un video un uomo, vestito da business man, atterrato su una distesa di neve lotta con un paracadute che sembra trascinarlo verso l’alto. Nell’altro una donna naufraga nel mare nuota trascinandosi dietro fili a cui sono attaccati elementi di una casa: sedie, un letto, un mazzo di fiori, un appendiabiti, un lampadario. Li tiene insieme grazie a un tirapugni di ferro. Oggetti come spettri, relitti forse di una società scomparsa a cui aggrapparsi che però la trascinano verso il basso. Verso la fine riesce a salire su una ciminiera che affiora dall’acqua e accende un segnalatore di presenza che emette un denso fumo rosso. Entrambi sono nella solitudine più totale. Chi verrà a salvarli? Si incontreranno mai? Psicologia spicciola forse, rimane il fatto che il dittico video ha grande forza e suggestione.



GIARDINI

Spagna- Quadri e sculture di Miquel Barcelò, deludenti.
Belgio – Un lavoro molto poetico di Jef Geys il quale ha fotografato e archiviato tutte le piantine che crescono uscendo dal cemento nelle strade cittadine. Come si fa a non volergli bene?

Russia – La Russia anche quest’anno si conferma una delle nazioni in assoluto più interessanti. Se due anni fa ci aveva stupito con i video di AES+F anche quest’anno non è da meno. In particolare il lavoro di Pavel Pepperstein che propone disegni di un futuro remotissimo in cui elenca fenomeni che accadranno segnalando anche la data esatta in cui si verificheranno come per esempio “The Attack of the old houses”, “The head of houses appeare”. Disegni a metà tra la fantascienza e il senso dell’umorismo che però mi hanno davvero divertita.
Salendo le scale invece alcuni artisti si confrontano con il concetto di “Vittoria” (titolo: Victory over the future). Andrei Molodkin presenta alcune riproduzioni della Nike di Samotracia, la celebre vittoria alata, irrorata continuamente di sangue. Alexei Hallima ha creato un’installazione sonora con un tifo da stadio che si alza fino a spegnersi improvvisamente. Irina Horina (tralasciamo commenti sul nome) però presenta un enorme pupazzone fiorato che lascia perplessi.

Giappone- potentissimo lavoro di Miwa Yanagi che con “ Windswept Women” (Donne spazzate dal vento) realizza foto di alcune donne, stregone, vecchissime e allo stesso tempo giovanissime. Sciamane che in riva al mare eseguono i loro riti magici. Vecchie ragazze, visitatrici da un altro mondo, forse personificazioni della stessa morte, ma anche in un certo senso veicoli del coraggio di sopravvivere. Le donne infatti, per quanto risultino terrificanti comunicano una grande gioia di vivere. Un’opera estremamente complessa e piena di significati, sicuramente uno dei padiglioni più interessanti.
Australia- Uno dei padiglioni più interessanti. L’artista principale Shaun Gladwell porta il progetto MADDESTMAXIMVS ispirato alla saga di Mad Max con Mel Gibson di George Miller, ma forse anche un po’ a Death Proof di Quentin Tarantino. Merita un post a parte che arriverà nei prossimi giorni.
Corea- Un’installazione con i ventilatori di Haegue Yang. Un gran freddo e se posso dirlo anche una gran puzza.
Germania- Anche quest’anno la Germania toppa alla grande. Se già due anni fa le sculture di Isa Genzken mi avevano lasciato indifferente e infastidita dalla mediocrità, quest’anno si replica lo spettacolo. Liam Gillik porta un serie di mobiletti tipo ikea. Fine. Mi ha tolto le parole di bocca un signore francese che ha chiesto alla moglie – Qu’est-ce que tu pense de trouver ici?- cioè ‘cosa pensi di trovare qui?- Niente.
Canada- Mark Lewis porta tre video che dovrebbero farci riflettere sulle scene che spesso vediamo sul fondo dei film. Spero di aver capito bene. Comunque il tutto risulta assai misero.
Francia- Grande e cupissima installazione di Claude Léveque. “Le Grand Soir”. Un’enorme gabbia argentata ti conduce a vedere una bandiera nerissima che sventola. Direi che si commenta da sola.
Padiglione Venezia- Un’imbarazzante mostra di alcuni vetri di murano (Perché? Perché? Perché? E ancora perché?)
Polonia- Krzysztof Wodiczko purtroppo un emulo di Bill Viola che non ha capito che non basta sfocare tutto per essere un grande artista.
Romania “The Seductiveness of the Interval” Un percorso video con alcune opere interessanti, in particolare un dialogo tra alcuni cani/pupazzi che discutono animatamente della violenza dell’uomo nella storia.
America- Bruce Nauman. Troppa fila, ho pensato che quei due neon che mette in croce da almeno vent’anni poteva pure tenerseli.
Gran Bretagna- Presenta un video di Steve McQueen “Giardini” della durata di 30 minuti, me lo sono perso perché le visioni erano già tutte prenotate.
Ungheria- Progetto “Col tempo” presenta una serie di light box con foto di prigionieri di guerra. Non particolarmente esaltante.
Olanda- “Disorient” di Fiona Tan: una serie di video, di cui uno bellissimo “The Great Fall”. Anche questa volta un dittico. Una donna anziana torna alle cascate che aveva visitato da giovane. Un’occasione per ricordare il passato. Bellissimo, guardatelo tutto anche se è molto lungo.
Finlandia- Presenta quest’anno il “Fire & rescue Museum” di Jussi Kivi un artista ossessionato fin da bambino dalla figura del pompiere. Talmente ossessionato da aver realizzato negli anni un vero e proprio museo che contiene centinaia di pezzi riguardando quest’affascinante eroe contemporaneo. Un padiglione che mi lascia indifferente e perplessa.

Danimarca e paesi nordici – Una installazione molto elegante quest’anno. Una casa arredata all’ultimo grido con aitanti giovanotti sdraiati in amabile ozio (vestiti però non nudi come nella foto). Fuori una piscina in cui galleggia un morto. A metà tra l’esaltazione dello way of life ricco-gay e i primi romanzi di Breat Easton Ellis.

Austria: Ruderal Society: vieni chiuso in una stanzetta piena di erba fino al tetto. Forte odore, astenersi allergici al fieno.
Trascurabili i padiglioni di : Serbia (tappeti di feltro), Egitto, Grecia, Brasile (ancora tappeti), Uruguay (“Critical landscapes” c’è un video di un uomo che fa i versi degli animali, ma per favore), Svizzera e anche Austria (pareti imbrattate).

PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI

Uno spazio quest’anno veramente super caotico. Talmente caotico che non sono neanche riuscita a trovare l’opera di Yoko Ono (dov’era dio mio?) premio alla carriera con John Baldessarri.
Molto divertenti le opere di Andrè Cadere. Esso lascia dei bastoncini colorati appoggiati negli angoli. Una installazione che ha fatto nelle vie della sua città e che replica qui alla Biennale. Che senso ha? Non lo so, è come se l’arte si infiltrasse nella vita di tutti i giorni solo con un piccolo simulacro colorato, un bastoncino. I love it.

Molto spettacolare la grande installazione di Thomas Saraceno che ricostruisce con fili elastici la tela di una vedova nera. Si può attraversarla cercando di non rimanere impigliati.

Hans Peter Feldman realizza una bellissima scultura/installazione con alcuni carillon che girano e proiettano ombre sulla parete di fondo. Riflettendo quest’anno c’è anche una forte presenza di “ombre” nelle opere della Biennale.

Gilbert and George presentano un’opera super minimalista (d’altra parte già avevano loro dedicato un’ampia sala tre edizioni fa, mi pare). Una foto intitolata “We are only human sculpture”, ehm come dire ce n’eravamo accorti…

Simon Starling presenta un video dedicato ai processi industriali, il “ritratto di un’azienda”.
Diverse installazioni site specific di George Adeagbo con ritagli di vecchi giornali che mi sono sembrate terribilmente fuori tempo, sono cose che si vedevano decine di anni fa.
Alcuni bei disegni in lapis di Toba Khedoori.
Una grande sala con enormi fiori di pongo di Nathalie Djurberg che ti fanno sentire un puffo. Francamente mi hanno lasciata abbastanza indifferente, ancora una volta si torna all’infanzia.
Infine vorrei spende due parole sulla scelta di inserire anche alcuni disegni di Gordon Matta Clark. Matta Clark è stato un artista molto importante negli anni ’70 (è morto nel 1978). Il suo lavoro si caratterizzava per interventi architettonici in case diroccate nelle periferie delle grandi città americane. E’ famoso per il suo "taglio di edifici", una serie di lavori eseguiti su edifici abbandonati nei quali rimosse artisticamente sezioni di pavimenti, soffitti, e muri. E’ stato eccezionale, un artista avanti di decenni. Io mi chiedo che senso ha proporre alcuni disegni? E’ un artista che avrebbe meritato ben altro spazio e considerazione e magari anche un premio alla carriera (voglio dire se l’hanno dato a Yoko Ono…).

ALLESTIMENTO

Quest’anno l’allestimento è stato molto curato, forse più di sempre. Il ristorante di Tobias Rehberger, il book shop di Rirkrit Tiravanija e lo spazio educational di Massimo Bartolini sono spazi molto belli e funzionali. Complimenti, davvero un ottimo lavoro.

EVENTI COLLATERALI

Sono molti e probabilmente alcuni anche di buona qualità, se fate in tempo non perdetevi punta della dogana con la collezione di Pinault con la statua del ragazzino con la rana che ha dato tanto fastidio ai giornali (Boy with Frog di Charles Ray).

giovedì, 19 02 2009

Talking about Rev-Omologation

di

Il fotografo Ari Versluis e il profiler Ellie Uyttenbroek hanno lavorato insieme fin dall’ottobre 1994. Ispirandosi al dress code di diversi gruppi sociali hanno sistematicamente documentato numerose identità durante gli ultimi 14 anni. La street scene di Rotterdam multiculturale e eterogenea rimane la principale protagonista della loro ricerca.

Hanno chiamato il risultato Exactitudes: una contrazione tra exact e attitude.
Versluis and Uyttenbroek hanno dimostrato che le persone quando cercano di distinguersi lo fanno assumendo in ogni caso una ‘group identity’. Nei loro scatti l’apparente contraddizione tra individualità e omologazione è portata all’estremo.

lunedì, 02 02 2009

Tetsuya Ishida: l’uomo-macchina

di

Tetsuya Ishida è un pittore Giapponese nato nel 1973 nella prefettura di Shizuoka e morto nel 2005 buttandosi sotto a un treno.

Tetsuya Ishida dipinge scene ordinarie della vita giapponese dove il protagonista (lui stesso) è intrappolato in corpi-macchina, spesso parte di catene di montaggio. Altre volte il corpo è fuso con elementi architettonici che siano scuole, paesaggi, marciapiedi, giardini o elementi più piccoli quali lavelli, toilet, letti, automobili. Le sue opere parlano anche di vite passate in solitudine, esperienze tipiche degli Otaku ma anche nuclei familiari dove vige l’incomunicabilità.

Tetsuya Ischida sembra dirci che la fusione di uomo e macchina rappresentata da film come Testuo non è solo immaginazione ma un aspetto della nostra vita di cui sembriamo non accorgerci.

Sul web purtroppo non si trova molto su di lui, ma dando un’occhiata ai suoi lavori hanno una potenza evocativa tale che si spera in una suo retrospettiva europea o almeno in un pubblicazione al più presto per conoscere meglio la storia di questo artista così visionario e sfortunato.

Gallery

mercoledì, 07 01 2009

The Pink & Blue Project

di

 

JeongMee Yoon è una fotografa sud coreana che ha iniziato “The Pink and Blue Project” ispirandosi a sua figlia di 5 anni. La ricerca si interroga, com’è evidente, sul tema delle differenze di genere e del consumismo. Il monocromo delle camerette evidenzia scelte culturali e sociali che vengono compiute ancora prima che i bambini nascano e/o sviluppino una loro identità propria.
Molto interessante anche il lavoro sui luoghi di lavoro Space-Man-Space.

 

 

Voi cos’avete ricevuto a Natale?

 

mercoledì, 26 11 2008

Young Hearts run free

di

Se saltando da un blog all’altro si entra nel giro dei giovani illustratori americani il rischio è quello di non uscirne più. Tanta è la ricchezza espressiva che l’effetto è simile a quello che può capitarvi quando entrate per la prima volta in un negozio di fumetti a Parigi, per intendersi. Non si sa davvero dove guardare. Sono artisti diversissimi sia per tecnica che per stile. Una cosa è: certa questi ragazzi non hanno timore di osare. La cosa più sorprendente è che ognuno di loro abbia già uno stile così personale, definito e inconfondibile.


Joshua Middleton

Joshua Middleton è un fumettista che ha lavorato sia per la DC Comics che per la Marvel. E’ diventato celebre soprattutto per le sue copertine. I supereroi che lui disegna non sono più le proiezioni utopistiche di adolescenti imbranati, personaggi tormentati e a volte insicuri. Con la fluidità dei movimenti, la brillantezza del colore, Middleton esprime la sfrontatezza e l’arroganza di una generazione (quella dei giovani americani di classe medio-alta)  che può permettersi davvero tutto senza preoccuparsi di quello che capita nel resto del mondo.

Owen Freeman

Chinatown, illustration proposal based on unsolved crimes in Los Angeles.

Owen Freeman è un artista che trae la sua ispirazione dagli articoli di cronaca di cui deve realizzare le illustrazioni. Questa necessaria aderenza con la realtà, rende le sue opere ancora più interessanti perché non si limitano ad una semplice trasposizione grafica di quello che è successo, ma riescono a darne una precisa interpretazione. La cupezza degli scenari disegnati da Freeman mi ricordano il fumettista italiano Corrado Roi che negli anni novanta ha disegnato alcuni indimenticabili numeri di Dylan Dog. Mi colpiva soprattutto la violenza che riusciva ad evocare con il suo tratto spezzato. La stessa atmosfera sospesa e il senso di minaccia imminente potrete ritrovarle nelle vignette di Freeman.

Clapped, interpretation based on a collection of articles on killings in self-defense.

Celia Calle

Celia Calle è una illustratrice che ha iniziato realizzando poster per Jean-Paul Gaultier, Calvin Klein Collection, Tommy Hilfiger. I suoi interessi sono dunque orientati verso un mondo assolutamente femminile: la moda. Il suo stile ricorda infatti la tipica attività dei grandi stilisti di disegnare modellini con donne dalle proporzioni innaturalmente allungate. Per fortuna però non si ferma a questo e l’ironia che mette in ogni illustrazione fa sorridere e riflettere sulle dinamiche nei rapporti uomo-donna negli anni 2000, soprattutto per quanto riguarda i suoi disegni per la miniserie della DC Comics “American Virgin”.

venerdì, 31 10 2008

Art is always contemporary

di

Quando avevo ancora un blog c’era un rubrica molto amata era quella in cui confrontavo arte antica e arte contemporanea rimarcando le somiglianze tra opere realizzate da artisti diversissimi e mostrando come ci sono lunghi fili tirati tra secoli e continenti. Sono influenze, suggestioni che ogni tanto riemergono, mai coincidenze.
Vorrei confrontare una ormai leggendaria installazione dello Studio Azzurro (loro sì che erano fighi mica quel cerebroleso di Cattelan) del 1984 Il nuotatore va troppo spesso ad Heidelberg (The swimmer) con La tomba del tuffatore, del 480-470 a.c. (Paestum, Museo Nazionale).

L’installazione più nota dello Studio Azzurro è il "Nuotatore" del 1984; in un grande ambiente sotterraneo in cui è stata costruita una piscina attraversata da una serie di monitor scorre l’immagine di un nuotatore. Lo spettatore che si trova all’interno di questa piscina assiste al va e vieni instancabile del nuotatore che attraversa gli schermi in successione. Nell’incessante andare e venire del nuotatore da un bordo all’altro della piscina, la ripetizione del movimento diventa ossessiva. Sul primo momento narrativo, ampio e disteso, quasi ipnotico, lungo l’intera fascia di monitor, si sovrappongono cento frammenti episodici, limitati ciascuno ad un solo monitor. Lo spettatore dovrà ricomporre le varie tessere della storia innescata e appena suggerita, chiamato ad investire l’intero patrimonio del suo immaginario. La sua condizione non è più quella dell’osservatore che assiste ad una rappresentazione, ma quella di vero e proprio attore, che agisce all’interno del racconto e ne decide lo sviluppo.

Nel video singolo, posto in testa alla "video/piscina", viene proiettato una sorta di film che propone sequenze di orologi segnanti differenti ore: ricordano i cronometri circolari che si usano nel corso delle gare di nuoto, ma in realtà sono manifestazioni evidenti dell’impossibilità di definire e stabilire il tempo di percezione, dell’opera e dello spazio.
Il "Nuotatore", diversamente dagli altri lavori dello Studio Azzurro, non è un’opera interattiva. Ma lo è invece lo stesso. Se spostiamo lo strumento della fruizione dal corpo all’occhio, ci accorgiamo che sono le molteplici possibilità di lettura a rendere interattiva quest’opera, e tutte le opere d’arte. "La Battaglia di San Romano" di Paolo Uccello, ad esempio, ha cambiato di significato, e quindi anche virtualmente di forma, grazie alle parole di Bernard Berenson che ci vide "una mischia di automi improvvisamente bloccatisi", quindi lo Studio Azzurro per filmare "il totale della battaglia", da quella frase del celebre critico ha trovato lo spunto per il proprio lavoro.

La tomba del tuffatore, è una delle opere dell’arte antica che mi ha più affascinato quando ancora studiavo all’Università. La figurina di questo antichissimo tuffatore mi è sempre sembrata anziché bloccata nel sarcofago estremamente viva e dinamica. Come se l’artista fosse riuscito a catturare l’anima di questo atleta. Nel sarcofago del tuffatore l’artista ha fissato un istante, il momento del tuffo dell’atleta, simbolo del passaggio dalla vita alla morte dice la didascalia sul mio libro, ma forse c’è qualcos’altro, qualcosa in più che non è facilmente descrivibile e che dà un fascino misterioso a questo pezzo.
Sia l’installazione dello Studio Azzurro che il sarcofago del tuffatore esprimono, a mio avviso, quello che è uno dei desideri più grandi dell’essere umano e cioè controllare il tempo. Per lo Studio azzurro questo si realizza spezzando in tanti monitor l’azione del nuotatore nella volontà di non perdere neanche un movimento, neanche un secondo di questa nuotata, mente nella tomba è fissato un solo istante, la tensione atletica tra il salto e l’entrata in acqua.

mercoledì, 24 09 2008

Terrific Toys

di

C’è un blog che non mi dimentico mai di andare a visitare: Toys Blog. Questo sito che a uno sguardo poco attento e superficiale potrebbe apparire poco interessante offre a volte degli spunti di riflessione niente male e delle perle trash storiche. Per esempio tipo questa:

 

Il mondo dei Toys si è a torto o a ragione fatto strada di soppiatto nel mondo dell’arte contemporanea. Ci sono gallerie in Italia che si occupano proprio di promuovere questi oggetti d’arte come la Dorothy Circus Gallery di Roma. Nel gran marasma che spazia tra oggettini discretamente carini e veri e propri prodotti artistici, ho scovato due ragazze che usano la loro manualità assolutamente femminile per cucire giocattoli che farebbero impazzire di gioia Tim Burton.

 

Marina Bychkova é nata in Russia e realizza delle bambole di porcellana. Queste dolls sono caratterizzate da una sensualità e una dolcezza estremamente intriganti. Se fate un giro nella gallery del suo sito non potrete non rimanere affascinati dalla delicatezza e dalla estrema cura per i particolari che caratterizza queste bambole. Non solo i volti, i capelli, ma anche le mani, i piedi sono decorati con un’attenzione quasi maniacale. Tuttavia la cosa più interessante in questi oggetti sono le giunture. Le bambole sono perfettamente snodabili e sono capaci di eseguire tutti i movimenti degli esseri umani. Questo desiderio di mimesi con il corpo umano ha portato Marina ha inventare queste giunture super snodate e al tempo stesso delicatissime. La bellezza di queste dolls si fa ancora più struggente se le guardiamo senza vestiti, nude in tutta la loro bellezza e allo stesso tempo mostruosità che viene celata una volta che indossano i suntuosissimi costumi. Sono esseri che appartengono ad un altro mondo, come le Geishe che appartenevano all’Ukiyoe, il mondo fluttuante. Queste bambole non sono chiaramente fatte per le bambine, ma per persone adulte che saranno capaci di apprezzare la cura e la scrupolosità con cui sono state costruite.

 

Anastasia Ward costruisce delle sculture e dei pupazzi interattivi terrificanti che contengono un piccolo motore, un altoparlante, un microchip, un rivelatore di movimento (una volta urtati, i piedi e le braccia si muovono avanti e indietro). Le creature sono dei piccoli Frankenstein-giocattolo, costruiti all’interno e all’ esterno con parti di vecchi peluche o giocattoli elettronici e meccanici già usati. Questi piccoli mostri rinsecchiti mi ricordano non so perché il neonato sul soffitto a cui si girava la testa nel film Trainspotting, e per certi versi anche le opere degli immensi fratelli Chapman. Devo dire però che mi sento molto più vicini e familiari questi piccoli aggeggi tremolanti e brutti che non le perfette bambole-androidi di Marina Bychkova. Nel loro essere orripilanti e disgustosi conservano qualcosa di teneramente goffo e rassicurante, sono sicura che, come diceva la pubblicità di quando ero piccola, questi piccoli mostri troveranno qualcuno pronto a firmare il contratto di amicizia con loro.

 

mercoledì, 30 07 2008

Art is always contemporary

di

D’estate si sa non ci sono notizie e allora i giornalisti inventano con la fantasia. Tra i soliti servizi sulla pantera sfuggita al circo che si aggira nella bassa padana, sull’invenzione del bikini, su quanto è fottutamente caldo vi regalo questa pillola scovata su wikipedia (ma da anni se ne parla ).

"More recently, an italian anthropologist speculated that Munch might have seen a mummy in Florence’s Museum of Natural History which bears an even more striking resemblance to the painting ‘The Scream’ ".

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mercoledì, 04 06 2008

Suggestions from No Surprises

di

La mente delle persone funziona in modi imprevedibili e incomprensibili. L’intelligenza spesso assume delle forme e dei colori molto diversi da persona a persona. C’è chi pensa a zig zag, chi pensa come una serie di cubetti lego messi uno sopra l’altro. La mia mente funziona così. Tutto inizia con un’immagine che mi colpisce. E’ un’immagine irresistibile, quasi violenta nella sua bellezza, che parte dall’osso sacro, risale la colonna vertebrale e arriva fino al mio cervello. E così l’immagine rimane lì giorno dopo giorno e ogni tanto torna a trovarmi nei momenti più impensabili, magari mentre aspetto l’autobus o mentre nuoto. Poi a poco a poco si tirano dei fili, si creano dei collegamenti nel mio cervello e di solito è così che nasce il post. Tutta questa premessa per parlarvi di alcune suggestioni che hanno preso il via dal video di No Surprises dei Radiohead.

 

 

Il 1997 fu un grande anno per la musica rock, c’erano i Verve, c’erano ancora i Super Furry Animals che facevano su e giù con i loro molleggianti, c’era anche Thorn di Natalie Imbruglia. In quell’anno uscì uno degli album che mi avrebbe cambiato la vita OK Computer. Se in 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik l’intelligenza artificiale HAL 9000 mostrava un uomo indifeso di fronte ad una tecnologia che non è più capace di gestire e che lo ha superato, in OK Computer, i RH usciti da The Bends non hanno più problemi ad affidarsi al computer per scrivere un album che sarà visto come uno spartiacque.

 

 

Lasciando da parte queste problematiche, solo molti anni dopo (circa 10!) dovevo scoprire l’opera di Yael Davids, Aquarium, datata proprio 1997, in cui l’artista infila la testa in una scatola di vetro piena d’acqua. Difficile si tratti di un caso, probabile che si sia trattata di una suggestione che il regista Grant Gee era pronto a cogliere.

 

 

Yael Davids è un artista nato a Gerusalemme che vive ad Amsterdam. Nelle sue istallazioni/performance si dedica da anni a studiare le forme di silenziosa violenza sociale. Le performance di Davids costringono il corpo umano a mettersi in posizioni scomode e forzate. In Mattress l’attore è disteso sotto ad un materasso e respira solo attraverso un piccolo buco. Per il visitatore che si è perso l’inizio della performance il corpo dell’artista rimane di fatto invisibile.

 

 

In altre installazioni Davids costringe i visitatori a infilare la testa, le labbra o altre parti del corpo in buchi sulle pareti creando assurde situazioni di conflitto e tensione tra il corpo e lo spazio circostante. Se quella di Yael Davids è un’arte silenziosa che proprio nel silenzio e nel soffocamento dell’essere umano esprime quello che ha da dire, i Radiohead riescono ad esprimere pensieri, sensazioni che di solito rimangono nel silenzio nella testa delle persone che ogni giorno prendono l’autobus e si sentono soffocare.