Della schizofrenia djistica e delle interazioni del dj pretenzioso con la Strappona
Il ruolo del dj si é significativamente evoluto nel corso del tempo. All´inizio degli anni ´70 era solo lo sfigato chino sui vinili, quello che avrebbe dovuto selezionare musica nell´indifferenza generale, confinato in un angolo buio della sala da ballo. Oggi i ¨superstar djs¨ riempiono agevolmente stadi in delirio, si imbarcano in lunghi tour mondiali, hanno fan sfegatati e groupies avvenenti. Il dj pretenzioso é l´anello di congiunzione fra queste due tipologie. Di solito ha le stesse pretese della superstar e le stesse possibilitá di successo dello sfigato. Il groviglio di piscosi che una situazione del genere é in grado di generare lo potete immaginare da soli. Durante le sue performance egli resterá per tutto il tempo ricurvo a scartabellare sulle valigette dei suoi preziosissimi dischi, come se dalle sue scelte dipendesse il destino del mondo, lanciando sfuggenti e dolorose occhiate all pista. Ineluttabilmente vuota. Éd é qui che inizia a consumarsi la sua tragedia umana. Ci si trova davanti a un dj che visto dal di fuori sembra imperturbabile, ferocemente concentrato sulla sua playlist, alla ricerca del fil rouge che lega due tracce, deciso e sicuro. Ma in realtá due contrapposte entitá si battono senza esclusione di colpi dentro di lui. Un vero dramma psicotico.
Da una parte c'é il dj artisticamente integerrimo, un autentico taliban del gusto musicale, fanatico esegeta di Pitchfork, che non ammette deroghe scherzose o cedimenti commerciali alle sue scalette sacre. Si tratta di un rigidone che prescinde dalla gente che balla e dal divertimento altrui. A volte anche dal suo. Egli resterebbe inflessibile davanti alle piú esplicite lusinghe sessuali di Strappone discinte, procaci e alticce che volessero ascoltare successi da revival, musica conosciuta, ballabile e cantabile. Giammai ! Lui, l'integralista musicale, al solo pensiero rabbrividisce, sdegna qualunque cosa sia nota oltre la cerchia dei suoi 3 amichetti di internet, combatte la sua guerra santa contro il mainstream a colpi di Wavves, XX, Fuck Buttons, e non vuole sentir nemmeno parlare di mettere la stracazzo di musica commerciale.
Ma la pista rimane un deserto e il proprietario dá segni di nervosismo.
Dall'altra parte, acquattato in un angolo scuro, tentatore come il diavolo e pronto a qualunque tipo di compromesso, sogghigna il temibilissimo dj sbracato. Un subumanoide deforme e bavoso alla disperata ricerca di affetto, consenso e affermazione. Costui se ne infischia delle fisime musicali del taliban. Vuole solo vedere gente che balla, che si diverte, che ride e lo ama, con la inconfessabile speranza che magari tutto finisca in una gigantesca ammucchiata. E se per arrivare a questo bisogna infilare di nascosto nella borsa dei cd del taliban canzoni come la Macarena, ben vengano i balli di gruppo, il peggio della discomusic, i Ricchi e Poveri, la Carrá, Renato Zero. Vale tutto purché ballino nel nome dell´Amore Universale. L´unico ostacolo fra lui e il successo é quel noioso tipo col turbante, il fottuto incorruttibile taliban e la sua inutile dignitá musicale. Il dj sbracato tenterá quindi per tutta la serata di annegare il taliban con ettolitri di birra, indebolendone cosí l´indefessa forza di volontá e prendendo progressivamente il controllo del mixer. Inizia dunque quello che all´esterno potrebbe sembrare solo un vorticoso consumo di beveraggi, che tanto per i giramanopole sono gratis (dal decalogo di un mio ex datore di lavoro, ¨prima regola annaffiare il dj¨). Questi drammatici spargimenti di alcol celano in realtá un duello all´ultimo sangue.
A seconda del litraggio ingollato le due entitá in lotta possono anche arrivare a formulare dei compromessi momentaneamente soddisfacenti per chi ascolta, con playlist che alternano brani spregevoli a pezzi decenti. Inizialmente vengono fuori cose come i Beatles, che ¨Tanto – farfuglia il taliban inebetito dalla birra ordinata dal tentatore – mettono sempre d'accordo tutti¨. E qui spesso torna in gioco prepotentemente la giá citata variabile Strappona che puó imprimere un´ impressionante accelerazione al corso degli eventi, dando il colpo di grazia alle resistenze superstiti del taliban ormai ubriaco. Dapprima costei si limiterá a ballare ammiccante, sottolineando con urletti acuti ogni passaggio da un disco all'altro. Quegli urletti sono la ragione di vita di entrambi i dj, sia del taliban che dello sbracato sputtanatore. Con l´aumentare dell'alcool poi ne servono sempre di piú. Con la differenza che il taliban é davvero soddisfatto solo quando seguono a delle oscure B-Sides, mentre il subdolo é totalmente disinteressato alla musica che li ha provocati e sta seguendo ammirato la scollatura ballonzolante della strappona. Poi – corrispondentemente all'inevitabile abbassamento qualitativo della musica – la Strappona inizierá sorridendo a fare gesti di ampia approvazione verso la consolle. In quel momento dovete immaginare che, nel ring dentro la testa del dj, il corruttore sta seduto sulla faccia del taliban esanime, mentre la folla assetata di sangue é in delirio e gli chiede lo spettacolare colpo mortale. Che arriva infine quando la Strappona – dopo il terzo cocktail e un'oretta di danze scatenate – si azzarda a fare una richiesta al dj. Quasi mai tale richiesta avrá a che fare con quello che si é ascoltato fino ad allora. L´unico caso accertato di richiesta coerente con la scaletta, da parte di una strappona, risale a una festa del 1987 tenutasi a Chicago (Illinois). A questo punto le cose possono mettersi davvero male se il dj – ormai completamente in balia dello sbracato arrapato, delle tette della Strappona e dell´alcool – si lascia trasformare in un patetico juke boxe. Infatti quando il feedback della variabile Strappona si materializza sottoforma di shottini offerti al dj per ringraziarlo della gran bella musica (sic), il livello precipita pericolosamente verso La Bamba, ovvero la linea di non ritorno. Ora la precedentemente scartata (perché pessima! Commerciale!) idea di mettere ¨Should I stay or should I go¨ viene agognata dal taliban come un irraggiungibile traguardo di rettitudine indie e originalitá musicale. Ma é troppo tardi. Nei casi piú vergognosi non é raro vedere dj che alle 6 di mattina impongono la versione lunga 10 minuti di Please Don't Let me Be Misunderstood e cosí se ne possono andare tranquillamente a ballare in pista fra le Strappone in trionfo, in un finale felliniano agghiacciante. Con il taliban semisvenuto che resta in lacrime a bere per dimenticare, sconfitto e solo. Se dopo questo abisso di tristezza dovesse essere il turno del famigerato Discosamba, molti locali e le maggiori organizzazioni umanitarie mondiali autorizzano l'abbattimento, anche cruento, del dj. Si dice che a quel punto si eviterebbe al mischiadischi l´intollerabile sofferenza della mattina successiva, quella che proverebbe ricordando le tremende scene finali della serata da poche ore conclusa. Quando con le mani ben piantate sulle chiappe prosperose di una strappona e sculettando senza ritegno, urlava ad occhi chiusi ¨Peppepepepepé¨, come se non ci fosse un domani.