Sublime
Date retta a me: Ratzinger Papa è il nuovo Massaia.
[e pare che ci sia pure chi (1, 2, 3) c’è cascato]
Sublime
Date retta a me: Ratzinger Papa è il nuovo Massaia.
[e pare che ci sia pure chi (1, 2, 3) c’è cascato]
E’ interessante, giuro!
Un museo online dedicato alla salviette umidificate: The online moist towelettes museum.
Dimenticavo di dirvi
Che la fine del mondo è imminente.
Mancano solo gli mp3
Ma volendo c’è tutto il codice, riga per riga, che Mike e Jarvis (due studenti del college di Middlebury, Vermont) hanno scritto per programmare la loro meraviglia. Ovvero un robot fatto di lego che suona canzoni raggae con un ukulele. Dirlo tutto d’un fiato è quasi ubriacante. Un delirio che si commenta da sè.
[grazie a Gomitolo]
Cavoliere reloaded (downloaded)
Lo so che di solito a dar retta a Repubblica sembra sempre che il governo stia per cadere da un momento all’altro e che Berlusconi sia sempre lì lì per cedere. Lo so che gli italiani sono un popolo volubile assai poco abituato a pensare con la sua testa e incline a preferire un volto rassicurante che dice balle da uno schermo. Lo so che il prossimo, intero, anno di campagna elettorale sarà mostruosamente pieno di colpi bassi, mezzucci di ogni genere e rivolegimenti di fronte. Lo so che il risultato di due giorni fa significa poco. Lo so che sarà dura. Lo so.
Eppure, a leggere stamattina l’editoriale di Ezio Mauro sull’esito delle Regionali e sulla presenza a sorpresa di Berlusconi ieri sera a Ballarò, un piccolo, piccolo, piccolo dubbio che l’era del Berlusconismo stia per tramontare non me lo posso evitare. Ma diciamolo sottovoce.
Beautiful garbage
Non crediate che io passi la convelescenza* a giocare; eppure imbattermi in Trashcade non ha potuto fare a meno di strapparmi un sorriso, come è riuscita a fare solo l’ecatombe elettorale berlusconiana di ieri. Oltre il vintage e oltre il retrogaming, alla pari solo con il Chopstick Joystick, controller funzionante fatto di mollette, bacchette del ristorante cinese, puntine e pezzi di meccano. Alla faccia del riciclaggio.
[*chè poi, che convalescenza e convalescenza: un ginocchio fuori uso mi impedisce di fare il maratoneta o il calciatore, non il microservo.. Appena tornano gli occhiali sarà tutto come prima. O quasi.]
No, non lo faccio un post sull’incidente
Perchè questo è un blog, mica un reality. Basti dire che mi è andata bene, e, a parte un trauma distorsivo al ginocchio (con sospetti danni al menisco; una brillante -inesistente- carriera di mezz’ala stroncata sul nascere) che per il momento non mi consente di camminare, non mi sono fatto quasi nulla. Solo: se per un po’ non mi vedete in giro ora sapete il perchè.
[da queste parti, invece, ci sarò spesso. appena mi mettono a posto gli occhiali]
Gooooooooogleloooooooooop
Prendi Blogger, prendi la sua funzione Blogsend, prendi la sua funzione Mail-to-blogger, prendi un indirizzo Gmail, prendi la sua funzione di Automatic-Forwarding et voilà, nasce GoogleLoop, il blog che si alimenta da solo.
I have set up this blog to send a copy of any post published to a Gmail account (BlogSend Address). I have also set up the automatic forwarding feature of the above Gmail account to send a copy of incoming mail to the Mail-to-Blogger Address of this blog, an address by which I can post to this blog via email.
This way, after posting this entry I should start getting the same post published (apart from text added by Gmail and Blogger). That is, a publishing loop that won’t finish until my Gmail account reach its storage limit.
Completamente inutile ma assolutamente brillante.
L’umore oggi è un po’ quello
Con Netdisaster potete distruggere qualunque sito web vi aggradi; tra l’altro, nel modo che preferite. Divertitevi.
L’arte del nastrone (sonico)
L’idea è tutt’altro che originale, ma è sempre buona: Thurston Moore (chevvelodicoaffà, leader dei Sonic Youth) ha curato un libro che raccoglie le scalette di 50 mixtape (leggi nastroni) d’autore, con note e spiegazioni da parte dei loro creatori. Mix Tape: the art of cassette culture uscirà negli USA il 3 Maggio, e promette di essere l’ennesimo piccolo culto per gli amanti del genere. Per chi non può aspettare, Wired ne ha appena pubblicato un estratto.
Datemi una T! Datemi una R! Datemi una O!…
Venghino, signori, venghino! Come potete notare qui, qui e qui (e in una serie di commenti che ho pigramente cancellato ieri) anche questo blog ora ha un suo troll affezionato! Non c’è niente di meglio di uno sconosciuto con un sacco di tempo da perdere per insultarti per farti sentire uno importante, ahò..
VotaAntonioVotaAntonioVotaAntonio
Oggi va così: le 4 gallerie di foto ai manifesti elettorali scattate dai lettori di Repubblica sono un ritratto affascinante, terrorizzante ed enormemente esilarante delle nostre città in questi giorni. Facciamoci due risate, chè forse è meglio.
[le altre tre: 1, 2, 3]
Anche tu, come Kevin Costner
Visto che nei commenti al post precedente me l’avete chiesto: tutte le puntate di Hollywood party, indimenticato show cinefilo di una decina di anni fa, in cui i Broncovitz raggiungevano vette di genialità ineguagliate, sono interamente visibili in streaming da qui, sul sito di RaiClick.
[questo post vi è offerto da No-vem-bri-ni, a soli settanta chilometri dal centro dopo un comodo sterrato]
Ba-ba Pum Ba-ba Pum*
The 100 greatest TV themes secondo Retrocrush. La vetta a Sanford and son mi lascia un po’ perplesso, fondamentalmente per il fatto che non ricordo assolutamente che musica avesse. Spider-man (che qui, a memoria, sarebbe sicuramente sul podio) è troppo indietro, però.
[* da intendersi cantato da Irina Scassalcazzaja]
Date with IKEA update
Ieri sono stato all’IKEA; come si diceva qui, dovevo comprare un mobile porta-cd Robin, visto che i due che già ho stanno letteralmente esplodendo. Ovviamente era ‘temporaneamente non disponibile’ e mi sono dovuto accontentare di una misera libreria Billy e di uno specchio Minde. E’ stato molto frustrante. In compenso, però, alla faccia dei gender issues, ho scoperto che il nome di uno dei due (!) tipi di calzascarpe che vendono è l’anagramma di orgasmo.
Right now I’m a-reading
Di questi tempi, da queste parti, anche se non si ha molto tempo libero si scrive poco ma si legge molto. E, mai come in questo periodo, chi non si accontenta delle classiche webzine e dei ‘soliti’ blog può trovare online cose assai egrege. C’è la distopia a puntate di Leonardo, che non fa rimpiangere il vecchio blog e che per chi scrive è ormai un appuntamento quotidiano irrinunciabile. C’è Sacripante, in cui una squadra di blogger e non si cimentano in pezzi di prosa che, anche solo per il contesto diverso, sono altro rispetto ai normali post di un blog, e non di rado vi si trovano cose niente male (non tutte, ovviamente). Poi c’è WriteUp, webzine che si propone di scrivere di musica in modo diverso dal solito ed ospita spesso interventi assai interessanti. Per molti, ma non per tutti, suppongo. Ma, per quei molti: accomodiamoci.
Revolution on your blogpins
Sono delle spillette? No, sono dei CD! Come? Sono sia spillette che CD da 3”? E come si chiamano? Blogpins???
[oddio, che ibrido terrificante]
Torniamo a cose (un minimo) più serie
Oggi da queste parti non si ha molto tempo, ma ci si è imbattuti in un paio opere in Flash che meritano di essere viste. Da una parte c’è questo bel filmato in stile Stomp (occhio, ci mette un po’ a caricarsi), che suppongo sia costato al suo creatore vari mesi di lavoro e una fortuna in farmaci contro il mal di testa. Dall’altra c’è la splendida interfaccia del sito della mostra Tall Builduings del MOMA, che è un vero piacere per gli occhi sia per come è realizzata che per quello di cui parla.
Ho visto cose
Ieri è stata una di quelle giornate che non si dimenticano. Ho visto più cose surreali in un giorno di quante di solito ne veda in un anno, cose che a confronto i bastioni di Orione e le porte di Tannhauser sono roba da poppanti. Ho visto una neolaureata in accappatoio e pantofole leggere il suo papiro di laurea in mezzo alla più affollata via Universitaria di Bologna leccando panna da una banana, mentre un improvvisato duo mariachi ne sottolineava musicalmente ogni errore costringendola a bere rum del discount, e di fianco a lei faceva bella mostra di sè un enorme cazzo di cartapesta con le ruote. Ho visto la suddetta neolaureata trascinare il suddetto enorme cazzo di cartapesta con le ruote fino a casa, mentre una processione di una trentina di persone lo seguiva urlando cori innominabili e i passanti si avvicinavano incuriositi per capire cosa fosse, e, una volta capito, si allontanavano imbarazzati. Ho visto la suddetta neolaureata leccare panna dal suddetto enorme cazzo di cartapesta con le ruote, l’ho vista cavalcarlo e fare altre cose che non è il caso di menzionare qui, il tutto lamentandosi solo il minimo sindacale. Ho visto il suddetto enorme cazzo di cartapesta con le ruote incastrato per le scale della casa della suddetta neolaureata (con me sotto a tentare di farlo salire) finchè, arrivato finalmente al pianerottolo, non c’era verso di farlo entrare dalla porta. Ho visto l’enorme cazzo di cartapesta con le ruote rimanere sul pianerottolo tutto il giorno ostruendo quasi completamente il passaggio, con la sola compagnia di un cartello recitante ‘Scusate, mi sono laureata oggi, entro sera sparisce’ (entro sera?). Ho visto due donne, una per palmo, raschiarmi con maglia di ferro e detersivo per piatti le mani completamente sporche della vernice del suddetto enorme cazzo di cartapesta con le ruote, mentre mi contorcevo per il solletico e pensavo alle connotazioni cristologiche di tale scena. Dopodichè, per le successive 8 ore, ho visto la casa tremare per il volume delle casse e per la quantità di gente che ballava in salotto e affollava quasi ogni angolo, mentre i vicini misteriosamente non protestavano e la suddetta neolaureata era ormai in un pianeta tutto suo e passava tra le ali di folla con un top di paillettes verdi dispensando saluti e baci come una consumata diva hollywoodiana. Ho visto più cose surreali in un giorno di quante di solito ne veda in un anno. La suddetta neolaureata non dev’essere una persona qualsiasi, no?
[Congratulazioni, Vale!]
Morning glory
Oggi sono un po’ stanco; ieri sera ho fatto tardi a guardare Boogie Nights di Paul Thomas Anderson su Rete4. In onore del celebre film sull’industria del porno, ecco un link che Cynthia Plaster Caster ci fa (letteralmente) una pippa: Make your own dildo, pratico kit per creare un duplicato in gomma del proprio kazoo. Il tutto comprensivo di coloranti da miscelare per ottenere l’esatto colore della propria carnagione e con la possibilità di upgrade alla vibrante versione motorizzata. Il regalo di coppia definitivo, insomma. A modo suo.
[da Dispenser via Buoni Presagi]
Prove tecniche
_Prove tecniche di crooning – ieri sera Sondre Lerche in solitaria ha stupito. Perfetta tenuta del palco, grande voce (e dal vivo esce fuori un’intonazione alla Sinatra che sui dischi si intuisce solo; Bublè gli fa una pippa) e show impressionante senza neanche un momento noioso. Impressionante, sì, questa è la parola giusta.
_Prove tecniche di primavera – se il sole di stamattina poteva ingannare -vista l’aria ancora pungente- la certezza che la Primavera è dietro l’angolo è data dal fatto che il sottoscritto ha passato tutta la mattinata a fare commissioni in centro canticchiando Gold Soundz dei Pavement. Quella è la prova definitiva.
_Prove tecniche di professione – se non avrò fortuna con la new economy, se non altro so di avere un futuro come stura-tubi (no, niente di troppo splatter: era quello della doccia). Se per prima cosa avete subito pensato all’evidente doppio senso, avete dei problemi.
_Prove tecniche di trasmissione – stasera ad Airbag si parla di Precocità. Più di talenti musicali che di eiaculazioni; ma se del caso anche di quelle… Alle 21 sui 103.1 FM a Bologna, oppure in streaming o in differita dall’archivio podcasting (…). Ci ascoltano pure dal Giappone. Giuro.
_Prove tecniche di devastazione – A quanto dicono sul forum del Mucchio (grazie a Lucio), ieri a Milano i Trail of dead hanno confermato la loro fama di sfascia-palchi. Se stasera riesco a entrare, vi saprò dire. Sempre che ne esca vivo.
Ci mancava solo la tastiera virtuale
[Ha proprio l’aria di essere di una scomodità micidiale. Da qui]
Ghost in the shell
Non capita spesso di pensarci, ma a ben vedere è una conseguenza curiosa della vita online. Uno passa ore della sua vita a scrivere, chattare, bloggare, discutere, commentare, scaricare, farsi degli amici e lasciare molte tracce di sè, a volte tracce più profonde e significative di quanto chi vive fuori da questi sistemi possa mai capire e poi, che succede? Un giorno qualcosa va storto. Di solito cerchiamo di non pensarci, ma in realtà la domanda che si fa questo lungo articolo di City Paper, è tutt’altro che peregrina: What Happens to Your Online Self When You Die?