The cocoon surrounds me /embraces all
So che sono già abbastanza fortunato a non avere un lavoro a cui dover tornare dopo la pausa pasquale, e che lo sono doppiamente per non avere nemmeno esami imminenti, quindi non dovrei lamentarmi (è la cosa in cui sono più bravo, lamentarmi). Ma, sia chiaro, questa non è una lamentela, è una constatazione: questo ritorno tra i colli del Montefeltro, in visita a casa dei miei, è un momento di stasi più faticoso che rigenerante.
A parte i doverosi e piacevolissimi momenti conviviali, le rassicuranti chiacchiere parentali e le passeggiate in giardino, è come essere in un bozzolo. Leggo, guardo film, ascolto musica, bloggo; sono qui da 4 giorni e mi sembra un mese. Sto rileggendo -per la terza volta- The Hours di Michael Cunningham, un piacevole perdersi in parole ben intarsiate che migliorano ad ogni lettura, dopo aver finito ieri notte Denti Bianchi di Zadie Smith (bello, ma credevo meglio). Fatico su voluminosi tomi di HCI alla ricerca di una buona idea per la tesi (sono molto apprezzati i suggerimenti, grazie), ma non vado molto lontano. In compenso il sottofondo musicale è di quelli buoni: Ogni cosa che vedo dei La Crus non mi ha deluso (prossimamente il mio parere), Dove sei tu di Cristina Donà è discontinuo ma nasconde delle perle, l’ultimo dei White Stripes è un ascolto piacevole e i Postal Service stanno gradualmente entrando nel mio DNA. La sensazione di essere altrove è rafforzata dai film che mi ritrovo a vedere: solo ieri i favolistici Chocolat e La città incantata, l’ultimo film di animazione del maestro Miyazaki, una fantasmagoria di esseri e situazioni assurde che ha più di un debito con Alice nel paese delle meraviglie. Magari stasera mi guardo qualche mattonazzo neorealista per riequilibrare.
Poche le cose previste per i prossimi giorni: una reunion con la mia vecchia band per una serata che spero delirante, un paio di concerti che spero degni e il ritorno a Bologna, che spero romperà il bozzolo. Non lo so mica se ne uscirò bruco o farfalla, però.