Miscellanea

giovedì, 04 09 2003

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The Will Smiths – The Beat is murder
FFWD l’ha segnalate giorni fa, ma io non c’ero e le vedo adesso: le copertine bastarde sono semplicemente geniali.

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giovedì, 04 09 2003

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Il genio della fuffa
Matchstick men, il nuovo film di Ridley Scott con Nicholas Cage, visto un paio di giorni fa a Venezia, in italiano si intitolerà Il genio della truffa. La variazione sul tema di natura bloggante è talmente ovvia che mi sono vergognato a scriverla.

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giovedì, 04 09 2003

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Tool + King Crimson + Primus = ????
La settimana scorsa parlavo di James Maynard Keenan, voce di Tool ed A perfect Circle. Come rivela Toolshed, Un altro dei Tool, il batterista Danny Carey, è da qualche mese coinvolto in un progetto musicale ancora ignoto, insieme a due personaggi del calibro di Adrian Belew (uno dei tanti chitarristi che i King Crimson hanno avuto negli anni; uno dei migliori, tra l’altro) e Les Claypool, bassista dei Primus. Qualunque cosa ne esca fuori, sarà senza meno da ascoltare.

giovedì, 04 09 2003

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The things I’ve done today
_Verso le 5 ho sognato che uccidevo qualcuno. Ma, giuro, è stato solo un incidente.
_Ho toccato i due cm di polvere presenti (a causa dei lavori) sui cd che non sono entrati negli scatoloni e ho rischiato di mettermi a piangere.
_Sono stato ripetutamente preso in giro da un anziano muratore calabrese di cui non capivo le battute.
_Ho mangiato tonno e pomodori seduto sul letto. Ma mica per fare il figo: è che non c’era nessun tavolo sopra cui farlo.
_Ho fatto il più lungo viaggio in macchina da solo della mia breve vita (è che non amo viaggiare in macchina da solo).
_Ho cantato Ask degli Smiths a squarciagola più e più volte, mentre superavo la solita colonna di tir ed ammiravo (?) il variegato (?) paesaggio romagnolo.
_Ho provato a mettermi in pari con la lettura dei miei blog quotidiani, senza riuscirci. Ma è mai possibile che basti assentarsi per 4 giorni per averne da leggere per varie ore?
_Ho intrattenuto una collega di mia madre dandole preziose dritte per la vita accademica di sua figlia. Ho letto dell’ammirazione nei suoi occhi.
_Ho finito di leggere BlogOut.
Cose che non ho fatto:
_Tutto ciò che dovevo.











mercoledì, 03 09 2003

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Lost in Venezia
Già, perchè a Venezia ci si perde. Non in senso letterale (benchè l’intreccio di calli e fondamente sia temibile), ma in senso metaforico: è un luogo dove le regole che dominano altrove non valgono, e i punti di riferimento vacillano. Dove le tante storie viste sullo schermo, ad ore in cui normalmente si lavora, si chiacchiera o si legge, iniziano a fondersi con la vita vera, confondendola. Dove le giornate sono infinite, tutti sono in cerca di qualcuno o qualcosa, e tutti gli interlocutori sono lì, al lido, e il resto del mondo sembra non esistere più.
E così succede che, dopo il secondo film ambientato in una grossa a spersonalizzata metropoli d’oriente, non si sappia più dove ci si trova. Succede che alla terza splendida e giovanissima attrice che ammalia sullo schermo il protagonista di turno ci si senta un po’ frustrati. Succede che dopo l’ennesima presentazione di persone che ‘fanno qualcosa’ (‘quella scrive’, ‘lui fa il regista’, ‘ho prodotto un disco’) ci si renda conto di essere drammaticamente poco all’altezza. Succede che davanti alle molteplici sperticate esibizioni di sapienza cinematografica, musicale o letteraria ci si senta un po’ ignoranti. Fa parte del gioco, ed è parte del suo bello. Ma non è facile, nessuno ha detto che lo sia.
Detto ciò (scusate, mi è uscito il post esistenzialista, non ne avevo intenzione), dovrei forse parlare dei film. Il mio personale Leone d’oro va a Lost in translation di Sofia Coppola (di cui ha già parlato Shoegazer
, con cui condivido tutto o quasi), che però non è in concorso, seguito da Code 46 di Michael Winterbottom, che parte molto bene e si rovina nel finale. Non male The Dreamers, il nuovo Bertolucci (visivamente splendido, narrativamente un po’ discutibile) e Il ritorno di Cagliostro, ultimo lavoro di Ciprì e Maresco (meno folle del previsto, che entusiasma all’inizio ma annoia alla fine). Da dimenticare Les Sentiments (pretenziosa ma scontata commediola francese) e Abjad, il solito tediosissimo iraniano (sorry, mi sono annoiato a morte). Carino (hollywoodianamente parlando) Matchstick men, il nuovo di Ridley Scott con un Nicholas Cage davvero in forma. Subito dimenticati The human stain di Roger Benton (con Nicole Kidman e Antony Hopkins) e Rosenstrasse di Margarethe Von Trotta.
Per il resto impossibile non menzionare il vero re della laguna: il tempo morto. Tra una proiezione e l’altra, mentre si aspetta il vaporetto, durante una delle interminabili file e mentre si aspetta qualcuno seduto sui gradini del casinò: è qui che passa la maggior parte della giornata, incontrando amici e amici di amici, discutendo dei film visti e delle mille disogranizzazioni che al lido non sono mai state così gravi, progettando le visioni future. Il tutto ovviamente con compagnie inaspettate e spesso sorprendenti, a volte molto più che note, che non deludono mai. Venezia è anche questo. Anno dopo anno, come si può farne a meno?




sabato, 30 08 2003

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Leaving
Da domani sono a Venezia. Ci si sente a metà della prossima settimana, più o meno.

sabato, 30 08 2003

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E’ difficile comprare un preservativo…
…se tuo zio è il proprietario dell’unica farmacia della città”. Bizzarra iniziativa di un’organizzazione canadese. Vado a vedere se ho posta.

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venerdì, 29 08 2003

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Is this it?
Ma siamo proprio sicuri che questo (via Storie) sia il nuovo singolo degli Strokes? Non è che è una canzone dei Grandaddy sotto mentite spoglie? Oppure una collaborazione segreta tra i Weezer e Julian Casablancas? Ok che gli Strokes ricordavano decine di gruppi anche prima (è uno dei motivi per cui ci piacevano, probabilmente), ma questo pezzo ricorda mille gruppi *ma non* gli Strokes.
Mi sa che li preferivo prima. O forse devo solo abituarmi.
[Una cosa è sicura: se questa è la nuova degli Strokes tra un mese la sentiremo ovunque, anche nella pubblicità della Vodafone. Altro che Last Nite]


venerdì, 29 08 2003

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Ti spiezzo in (Tg)due
A Venzia una bodyguard di Sylvester Stallone ha malmenato un giornalista del Tg2. Vuole governare uno stato e non è neanche in grado di tenere a freno le sue guardie del corpo? Mah.

venerdì, 29 08 2003

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Nobody knows. But it will be Great
Erlend Oye, metà dei Kings of Convenience e autore di un bell’esordio solista, ha annunciato sul suo forum i progetti a cui sta lavorando.
Eirik from KoC was just here for a week. we worked on songs as we usually do, and got a little further. we jammed with a cello player and a violin player too. We need more stringplayers and trumpet/trombone players.
At the moment i work on three things:
The new Kings of Convenience album. So many unreleased old songs, so many new. So many unfinished ideas. Where to record it. how. with whom. When. nobody knows.but it will be Great.
The Whitest Boy Alive. A new Band. Featuring one german, and one polish berliner. In the same musical vein as my solo-album, but more dancefloor.Very fun.
Dj-kicks. i have been asked by K7 to do an installment in this legendary DJ-mix series. it will feature me singing on top of instrumental tracks, but also keeping my mouth shut occasionally.
Ma il nuovo cd del duo norvegese non doveva uscire questo autunno?? E io che mi ascolterò quando le giornate cominceranno ad accorciarsi e fuori non si vedrà niente a causa della nebbia?
(si accettano suggerimenti, ovviamente)








venerdì, 29 08 2003

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Houston, we’ve got a problem
Pare che io abbia un problema con le ‘d’ eufoniche: ad, ed, od. Me l’hanno detto due persone in un giorno: meglio evitarle. Non so che dire, non mi ero mai accorto che fossero inutili e pompose. Voi che ne pensate?
Sarà un casino eliminare questa abitudine.


venerdì, 29 08 2003

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Ma dove pensa di aver suonato, a Casal Monferrato?
Beck nel suo blog accenna brevemente al concerto di Urbino, durante Frequenze Disturbate:
the night before we played in a medieval fort perched high in the mountains of n. italy.
Castello? Medievale? Nelle montagne? Nord Italia?
Pretendere che un americano riesca a distinguere tra una città medievale ed una rinascimentale probabilmente è chiedere troppo (del resto lo stesso errore l’hanno fatto anche i Kings of Convenience, che sono norvegesi), ma almeno distinguere tra una collina ed una montagna, e dare un’occhiata ad una cartina quello sì, poteva anche farlo…
Inoltre leggo qui che qualche giorno dopo Beck ha invitato sul palco Badly Drawn Boy, che si era esibito prima di lui, per duettare su Stereopathetic. Peccato non abbia fatto lo stesso anche a Urbino. Poteva invitare i Giardini di Mirò e cantare Pet life saver





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giovedì, 28 08 2003

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Lavorolavorolavoro
Nella giornata di domani si decide parecchio.

mercoledì, 27 08 2003

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Everybody @ Venice Beach (Tutti a Venezia Lido)
Stasera, col nuovo film di Woody Allen -che pare non sia affatto male, e che vede recitare insieme al regista newyorkese Jason ‘Fotti-torte’ Biggs e Christina ‘Mercoledì’ Ricci- comincia la sessantesima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Dopo due anni di presenza ormai non posso più fare a meno della splendida atmosfera che si respira al lido, a leggere Film Tv Daily sugli scalini del Casinò, a fare la fila per vedere qualche ignoto film armeno, a bere uno spritz al Cinema Village, ad esaltarsi per qualche produzione indipendente americana e a tornare di notte in centro lungo Canal Grande. Quindi
tra il week-end e l’inizio della prossima settimana ci farò un salto anch’io. Per chi c’è, feel free to contact me. Per tutti gli altri, vi racconterò.

mercoledì, 27 08 2003

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Passante solitario VS tramonto portoghese
L’immagine che accompagna la versione vacanziera di Inkiostro è ancora su nonostante io sia tornato da qualche giorno. Che dite, la lascio ancora un po’ o torno subito al famigliare passante solitario?

mercoledì, 27 08 2003

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Calling Jeff
Da quest’autunno, il mondo sarà un po’ più bello. La Sony pubblicherà infatti una versione rimasterizzata ed estesa del Live at Sin-è di Jeff Buckley (qui la tracklist), che comprende anche la sua versione, finora inedita, di Calling You (originariamente nella colonna sonora di Baghdad Cafè), ovvero una delle cose in assoluto più sublimi che mi sia mai capitato di ascoltare.

martedì, 26 08 2003

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Vite passate
Fuori piove, tu sei in macchina in un’anonima cittadina di mare, deserta, e stai andando a giocare a bowling con un paio di amici fidati e rispettive quasi-ragazze. Nell’autoradio una cassetta di Dirty dei Sonic Youth, dentro una sorta di vuoto cosmico. Ti senti in una qualsiasi periferia americana, all’inizio degli anni ’90, all’interno di un film come Suburbia. Non fossi troppo vecchio, penseresti alla reincarnazione.

martedì, 26 08 2003

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Gli A perfect circle ‘deboli e impotenti
James Maynard Keenan è una delle più belle voci in circolazione. Leader carismatico dei Tool, band di culto, titolare di uno dei miei dischi preferiti di sempre, Aenima, che porta un hard rock potente venato di metal oltre le frontiere dei generi, Keenan ha da qualche anno un progetto parallelo di rock più accessibile e canonico, gli A perfect circle.
Dopo tre anni e passa di silenzio, gli A perfect Circle stanno per tornare, in formazione quasi completamente rinnovata: la bassita Paz Lechantin, ora negli Zwan di Billy Corgan e il chitarrista Troy Van Leeuwen, impegnato con i Queens of the stone age sono stati sostituiti da Jeordie White (ex bassista di Marylin Manson col nome di Twiggy Ramirez) e James Iha, celebre chitarra degli Smashing Pumpkins. A metà Settembre uscirà il nuovo album Thirteenth Step, Mentre è già uscito il nuovo singolo, Weak and Powerless (scaricabile qui) , che come da titolo appare molto più debole e meno convincente dei vecchi singoli, la potente Judith (una violenta invettiva contro la religione cattolica, dedicata alla madre del cantante, tra l’altro morta da poco) e la ballatona Three Libras. Tra la potenza e l’atmosfera è stata scelta una via di mezzo, molto orecchiabile ma fastidiosamente ruffiana nei suoi suoni edulcorati. Sicuramente avrà la sua visibiltà sugli schermi di Mtv, ma, ecco, il grande rock è un po’ un’altra cosa.
[la copertina è bellissima però]



martedì, 26 08 2003

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Temere le coincidenze
Ieri a Bombay sono scoppiate 5 autobombe, decine di morti.
Ieri un paio di miei amici erano a Bombay.
Una delle bombe è scoppiata a 100 metri dal loro albergo.
Non se ne sono neanche accorti.
Perchè erano in giro.
Quindi stanno bene.
Few.







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martedì, 26 08 2003

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I dieci lavori demenziali dei miei sogni
6. Il cuoco dell’Alitalia
Confesso di non averlo mai capito: colui che prepara i pasti per i voli aerei -se cuoco lo si può chiamare- è un criminale o un artista? E’ un sadico che si diverte a torturare i palati dei passeggeri, facendo leva sulla tendenza a non rifiutare mai quello che è gratuito neanche se è disgustoso? Oppure è un geniale dadaista che crea postmoderne strutture polimeriche di cibo che trascendono ogni riferimento culturale e sfidano ogni legge della natura?
Qualche anno fa, su un volo Lufthansa, mi sono trovato a mangiare un corpo biancastro senza riuscire minimamente a capire se si trattasse di un vegetale, carne, pesce o una posata di plastica. Dieci giorni fa su un volo SwissAir ho mangiato un panino al curry, e alla mia domanda ‘Cosa vuol dire? Il curry è una spezia, sarebbe come mangiare un panino all’origano o al peperoncino, non ha senso. Cosa c’è DAVVERO dentro?’ l’hostess ha risposto con uno sguardo vacuo.
Per rimanere in vita di solito sopperisco alla carenza culinaria con massicce iniezioni di toblerone o vodka tonic, ma la curiosità di capire cosa spinge il cuoco a non servire piatti freddi sensati come insalata di pasta o di legumi, frittata, tonno o -semplicemente- panini rimane. La loro preparazione non è certo più complicata di quella di alcune entità che vengono di solito servite, e se non altro queste hanno un barlume di genuinità. A meno che quello che spinge questi artisti culinari non sia proprio la violazione sistematica di questo principio: il cibo sintetico ed innaturale fino alla sgradevolezza aumenta la percezione del volo come di un’esperienza straordinaria ed extraterrena, contribuendo a giustificare i gonfiatissimi prezzi dei biglietti. Mi sembra una spiegazione plausibile. Altre idee?
(suggerito da Ganz)





lunedì, 25 08 2003

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Death Cab for Ben Gibbard
Caro Mr. Ben Gibbard, perchè l’hai fatto? Fino a 6 mesi fa non ti avevo mai sentito nominare, eppure adesso stavi rapidamente diventando uno dei miei beniamini musicali. Perchè ora devi rovinare tutto e pubblicare con i tuoi Death Cab for Cutie un album mediocre come Transatlanticism?
La prima volta che ti ho incontrato è stata in una compilation online di tributo a Bjork: la tua versione acustica di Jòga si stagliava nitida in mezzo ad un mare di interpretazioni mediocri. Ma mi sarei scordato presto del tuo nome, se un blogger al tempo sconosciuto non mi avesse dato in un commento, la dritta giusta: Ben Gibbard è quello dei Death Cab for Cutie, ora anche voce di Postal Service (in anteprima: uno dei 10 migliori dischi del 2003). Informazione provvidenziale (e verissima): il pop indietronico dei Postal Service è stato il sottofondo principale della mia primavera, mentre The Photo Album dei Death Cab for Cutie è rapidamente diventato uno dei miei cd preferiti. Il nuovo cd, in uscita ad Ottobre, doveva in teoria essere l’album della maturità. Doveva.
Non dico che Transatlanticism sia un brutto album, tutt’altro: rimane sempre una spanna sopra l’80% della produzione pop-rock, indipendente o meno. Contiene almeno un paio di grandi canzoni, come la trascinante The Sound of Settling (una scheggia di spensieratezza ed orecchiabilità stile Weezer; potenzialmente un hit da classifica) e Title and registration (un outtake dei Postal Service?), mentre la drammatica We looked like giants è uno splendido pezzo sulla giovinezza e l’amore perduto, che parte serrato, cresce smanioso e sfuma nel ricordo. Se i pezzi fossero tutti così, il cd sarebbe un capolavoro; peccato che gran parte delle altre canzoni siano invece noiose e debolucce come Lightness, Transatlanticism e Passenger Seat, ballate lente ed eteree, in cui pigri arpeggi chitarristici si fondono con uno stile pianistico a dir poco didascalico. Non ci si può far nulla: alla terza canzone del genere gli sbadigli non si trattengono più, inevitabili come il dubbio su cosa abbia spinto il taxi della morte (Death Cab) di Ben Gibbard lontano dalla strada dell’ottimo indie-rock d’autore che gli era solita per fargli intraprendere, in modo fallimentare, la strada di una musica pretenziosamente più ricercata. Speriamo sia solo una sbandata temporanea.



lunedì, 25 08 2003

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PDS: Piadina democratica di Sinistra
Il Blog della Domenica
segnala il bizzarro intervento politico-alimentare La piada è certamente di sinistra, e vi spiego il perchè pubblicato sul sito dei DS di Rimini (il pezzo è qui, dovete scendere fino al 2 Agosto perchè mancano le ancore). E’ un completo delirio: divertitevi.

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sabato, 23 08 2003

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Frammenti di Portogallo
Qua e là, pensieri rimasti conficcati da qualche parte, appuntati su un foglio, curiosità, impressioni.
Revolution on the radio – La rivoluzione dei garofani, che ha rovesciato la dittatura post-Salazar e ha portato la democrazia in Portogallo, è cominciata in un modo bizzarro: con la trasmissione alla radio di una canzone (Grandola Villa Morena di Seca Alfonso), inneggiante alla lotta anti-fascista, dopo la quale la gente è scesa in piazza e tutto ha avuto inizio.
Pessoa è un luogo dell’anima
– A Lisbona Pessoa è ovunque. Passeggi nella Baixa e scopri che Rua Dos Douradores -dove è ambientato Il libro dell’Inquietudine– esiste sul serio, e che c’è addirittura la sua casa visitabile, ti imbatti nella sua tomba nel chiostro del Monasteiro dos Jeronimos e nella sua statua, che lo raffigura seduto ad un tavolino, davanti alla Brasileira do Chiado, il caffè più antico di Lisbona. Pessoa è ovunque, come il suo spirito.
Dove la terra finisce e il mare comincia – Se ci si pensa è intuitivo: il punto più occidentale d’Europa è in Portogallo. Eppure quasi tutti sono convinti si tratti di Finisterre, in Bretagna. Si sbagliano: il punto più a Ovest d’Europa è Cabo de Roca, poco sopra Lisbona. Ci sono stato, e ho fotografato il faro e il tramonto sull’oceano.
Spice World – Il peperoncino si chiama Piripiri, e mettono la cannella ovunque, anche nella sangria.
Vuole una busta? Provi nel negozio di cd – I Portoghesi amano la confusione semantica; tutto è sempre venduto nel luogo in cui meno te l’aspetti. Basti dire che abbiamo trovato un rullino in una profumeria e che non c’è niente da fare: i biglietti dell’autobus non vengono venduti nè dalle edicole nè dai tabaccai.
Il mio primo nichelino – La Baixa, nei dintorni del Rossio, è piena di banchetti di lustrascarpe. Ammetto di aver avuto, in un impeto di onnipotenza turistica da valuta forte, la tentazione di farmi pulire i miei luridi anfibi. Ma non vi preoccupate, mi hanno fatto subito tornare alla ragione.
Sintra – Non credevo potesse esistere un posto così. C’è questa cittadina incassata tra colli verdeggianti, da cui spuntano ville fatate dagli stili più strani. In cima ad un colle c’è una rovina moresca, in un altro un palazzo romantico che definire il tempio del kitch è poco, in un altro una casa che sembra cinese, mentre tra gli alberi spuntano torrette, minareti, bastioni. Solo i Portoghesi avrebbero potuto concepire un posto simile.
Meglio del Tagadà
– Quando dico che i portoghesi sono dei piloti folli, non scherzo. Sfrecciano ai 100 nelle viuzze tortuose dell’Alfama, guidano tram e autobus in modo assolutamente incurante per i poveri passeggeri, costretti a varie acrobazie per rimanere in piedi, e parcheggiano ovunque, infischiandosene se bloccano le rotaie dei tram e quindi tutto il traffico. Sarebbe una peculiarità simpatica, non fosse che un paio di volte ho visto la morte in faccia.
Porto il Porto al porto di Porto – Il Porto non è un vino, è un’istituzione. Di più, è quasi una scienza: le annate in cui le condizioni ambientali di temperatura e precipitazioni sono ideali vengono etichettate come annate Vintage, quelle in cui il porto è più buono (e più caro). Una bottiglia del 2000 costa 125€, una dell’81 sui 250€, per quelle delle annate vintage precedenti si continua a salire. Perchè, fidatevi, per quel sapore non c’è prezzo.
E pensare che volevo stare a casa a dormire – Il Monasteiro dos Jeronimos, nel quartiere di Belem, è uno dei palazzi architettonicamente più belli che io abbia mai visto. Il suo chiostro corrisponde esattamente all’immagine che ho di un palazzo degli Elfi. Magico.
Saudade, non saudaji – Avete mai sentito parlare in portoghese? Sì?? Sicuri che non fosse brasiliano? Il portoghese infatti ha un suono assolutamente inaspettato, duro e spigoloso, più simile al russo che allo spagnolo o ad altre lingue latine. Se ricordate il portoghese come una lingua dolce e musicale, quasi certamente avete invece sentito il brasiliano, ovvero «il portoghese con lo zucchero», come dicono loro.












sabato, 23 08 2003

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«Altro che Grandaddy…Grandmother!»
Ieri sera, festival della Homesleep, Ancona.
Cinque blogger chiacchierano amabilmente, mentre il diggei passa i Grandaddy.
In quel momento passa Jukka, chitarrista dei Giardini di Mirò, e si ferma a salutare l’indie-vip Loser.
Loser: Allora ciao! Che fai nei prossimi giorni?
Jukka: Torno a casa. I miei sono partiti e devo stare con mia nonna.
(…)
[Il titolo è un copyright di Loser, che ne ha gentilmente offerto i diritti al sottoscritto. Cosa non si fa per un link in più.. :) ]







venerdì, 22 08 2003

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Bloggamente parlando
Ci ho messo un po’ a rimettermi al passo, bloggamente parlando, ma ora più o meno ci sono. Certo che con il modem 56K che ho qui non è proprio facile, ma in attesa del ritorno a Bologna (conto i giorni) ci si arrangia. Anyway, negli ultimi 10 giorni sono state pubblicate in giro diverse cose interessanti.
L’ennesimo delirante articolo sui blog (questa volta comparso sul Corriere) ha suscitato come al solito vivaci critiche (tra le tante: ManteBlog e Storie), ma ormai è un copione talmente tipico che nessuno si stupisce più.
Iaia stila un’acuta lista sulle caratteristiche del viaggiatore occasionale in aeroporto. Vengo da varie ore di check-in, boarding, transfer, passport check e compagnia bella passate da solo tra Lisbona, Zurigo e Bologna, ed anch’io mi sono intrattenuto con simili osservazioni di etnografia spicciola.
Distilleria pubblica niente meno che il testo di Just Friends di Suzanne Vega, un delizioso blues dei primissimi tempi della cantautrice newyorkese mai inciso, di cui avremo una registrazione sì e no in 10.
Indispensabile come e più di sempre è il blog in diretta da Baghdad di Pino Scaccia, più utile di mille telegiornali per capire cosa sta succedendo nella capitale irakena in questi giorni.
Poi c’è l’articolo di Newsweek su come i nuovi media stanno cambiando il modo di pensare ed apprendere delle nuove generazioni, niente di troppo fondamentale ma un buon pezzo divulgativo per approcciarsi ad esempio a certe interessanti teorie di De Kerchove.
Si sprecano anche i racconti, più lunghi, più belli e più completi del mio, sull’evento indie-blog dell’Estate (recentemente si è aggiunto Shoegazer), mentre attendo anche reportage vari dall’Homesleep week-end che comincia stasera ad Ancona, e a cui non so ancora se riuscirò a partecipare.
C’erano anche altre cose interessanti, ma ora ho sonno.








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