«..Parla sloveno in Slovacchia, slovacco in Slovenia..»
L’ultima pubblicità della Telecom?? (WMV, 750K) Onesta, per una volta..
[grazie Mt]
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L’alfiere matta in otto mosse
Come trasformare in poche mosse un cupo e svogliato pomeriggio autunnale in una gran serata in poche mosse:
– fare un paio di telefonate prima di cena
– ascoltare ripetutamente Adult Situations
– dare retta alle previsioni che diranno che non piove e uscire in scooter
– osservare le nuvole rosse sopra Bologna e pensare che stasera c’è un’aria davvero strana
– accennare passi di danza al ritmo di Obstacle #2 nella radio deserta
– fare uno speciale su Halloween in radio per poi dimenticarsi subito che giorno è e sfuggire le feste
– finire in una camera a fare discorsi sulla vita, su Berlusconi e su Adam Smith (sic) ascoltando una serie di notevoli nastroni
– tornare a casa alle 2 in mezzo al vento caldo canticchiando Little Arithmetics
E pensare che, davvero, in realtà non ci vuole poi molto.
I Saw Mommy Kissing Yog Sothoth
Sono d’accordo, Halloween è una festa abbastanza stupida (tra l’altro una stupida festa importata, senza i neanche i nobili natali latini del Carnevale). Ma se, come il Capodanno (altra ricorrenza davvero detestabile), è una scusa per far festa, allora ben venga.
L’anno scorso insieme a un amico ero stato incaricato di fornire la colonna sonora a una festa di Halloween. C’era dentro musica bella cupa, dal dark all’industrial, da certo inquietante trip-hop a classiconi di spooky-blues, fino a qualche pezzo d’autore bello orrorifico. Peccato non avere sottomano il geniale A very scary solstice, ovvero la colonna sonora psuedo-ufficiale ai miti di Chtulhu, il prodotto letterario della mente insana di H.P. Lovecraft. E peccato non aver scoperto prima questa pagina web, che dà consigli a profusione per la giusta colonna sonora spettrale ad Halloween. Quest’anno, in qualche misura, si replica: stasera ad Airbag lo speciale Halloween sarà la scusa per mettere un po’ di musica vecchia che si intona alla spaventosa ricorrenza odierna. Buon ascolto..
[AH Ah ah ah ah ah..]
Eppure mancava così poco..
Secondo il Gematriculator, questo blog è cattivo al 48%.
Non me ne capacito: cosa gli manca per avere quel 3% in più?
Paint you a picture
Stasera al Container c’è Terje Nordgarden. Simone l’ha visto la settimana scorsa e ha scritto parole molto belle in proposito. Nonostante tutto.
«E’ una serata bellissima, dice al microfono, e ha ragione. Ci dice che adesso suonerà una canzone vecchia di due anni ma che non ha mai fatto dal vivo, racconta di quel giorno quando lui era a Bologna e gli arriva una telefonata da sua mamma, in Norvegia. La mamma gli dice che il nonno è morto. La canzone è per suo nonno morto.
Penso alla venticinquesima ora, quando la studentessa si lamenta con Philip Seymour Hoffman per il suo voto, per il suo B- quando a un altro ha dato A+ per un racconto sulla nonna morta. Tutti scrivono della nonna morta, anche se a nessuno frega un cazzo, perchè in fondo le nonne fanno proprio questo, muoiono, e nessuno si aspetta che facciano qualcos’altro a parte morire.
Penso che in fondo tutta l’indietudine stia proprio in questo, nel fare e dire cose di cui non frega un cazzo a nessuno a parte qualche sfigato, nel dirsi disperati e poi riderci su, e quindi, sì, Terje, canta pure del nonno morto: sono il tuo disadattato e sono tutto orecchi, perchè solo in questo, solo in questo ritrovo ciò che mi appartiene e mi identifica. Mi ricordi perchè ascolto musica e vado ai concerti, e posso dire che stasera tutto è perfetto e intoccabile. Nonostante tutto».
I just can’t get you out of my head…
Alcuni scienziati americani avrebbero scoperto che le canzoni che non riusciamo a levarci dalla testa creerebbero una specie di ‘prurito al cervello’, che può essere ‘grattato’ solo ascoltando ripetutamente le suddette melodie. In Germania hanno addirittura una parola per definirle: ohrwurm, ovvero vermi delle orecchie. Pittoresco.
[Che questo post serva da risposta al post fiume di Colas sugli Strokes: altro che ‘giocare al rock’n’roll’, qui mi sa che bisogna ringraziare qualche scienziatello musicale che ha scoperto la formula per creare a tavolino pezzi che provocano il prurito al cervello..]
Enjoy the fisa
Enjoy the silence dei Depeche Mode in realtà è una mazurka? E Trans-Europe Express dei Kraftwerk un successo di Raoul Casadei? Per non parlare di Baby one more time, Smells like teen spirit e Unfinished simpathy…
Martin White suona per sola fisarmonica i successi del pop. E non è neanche bravo, il che è quasi meglio. Una delle cose più divertenti che abbia sentito negli ultimi tempi.
[trovato su PopJustice]
La Fox denuncia se stessa?
Fox News ha minacciato di denunciare Fox Entertainment se i Simpson non smettono di prendere in giro il canale all-news di Murdoch.
In più di un senso, un autogol.
Guardiani e libertini
Il Guardian di solito mi piace assai, ma stavolta si è lanciato in un’impresa suicida: stilare la classifica delle 40 più grandi band inglesi e delle 40 americane al giorno d’oggi. E’ ovvio che si tratta di puro divertissment, e come tale va preso, ma da bravo amante di Hornby anch’io sono vittima di classifiche, liste e affini, quindi non posso esimermi dal fare un commento: se la più grande band inglese contemporanea sono i Libertines allora in terra d’Albione sono proprio messi male (fortuna che lì dietro ci sono i Radiohead e PJ Harvey)
[Mentre che il miglior gruppo americano siano i Flaming Lips è ragionevole, anche se io non li amo troppo.]
Wishlist
Se per caso a Natale avete intenzione di farmi un regalo e volete prepararvi per tempo, oggi sarebbero usciti i 3 DVD con le opere della santa trinità dei registi di videoclip: Michel Gondry, Spike Jonze e Chris Cunningham. Grazie, troppo gentili.
[e già che ci siete, mi servirebbe anche il lettore]
Follow me to nowhere
Guidare nella nebbia padana dopo l’incantevole concerto dei Devics, con la voce di Sara Lov ancora nelle orecchie: è arrivato l’autunno. Dei Devics e dei loro concerti già altri hanno scritto, e assai bene, e non aggiungerò molto, se non che la loro scarsissima fama dalle nostre parti è davvero un peccato. Le loro splendide torch songs, sospese tra quello che una volta si chiamava trip-hop e riferimenti al più classico cantautorato americano, ammalierebbero tutti coloro che vanno pazzi per i Portishead e per Beth Gibbons come per certa musica eterea e cinematografica. Fidatevi e procurateveli.
(Your life’s highlights for the) Academy Awards
E io che speravo che i miei zero voti sarebbero durati a lungo, e che ci avrei potuto costruire sopra un tormentone tipo Inkiostro, un blog incompreso o Inkiostro, il blog che non piace a nessuno. E invece niente, qualcuno mi ha votato. Se sei un donna, sposami. Se sei un uomo scrivimi, chè ti offro una birra.
Frattanto Delio ha lanciato gli Indie Blog Awards, che sembrano assai più interessanti e creativi, nonchè elitari. Perchè ammettiamolo, se ci interessasse il successo saremmo tutti là fuori ad arringare la folla durante l’aperitivo in qualche bar fighetto piuttosto che qui davanti a scrivere di dischi che conosciamo sì e no in 10…
«Grazie, grazie, è già troppo essere arrivato fino a qui..»
E’ quello che dicono sempre gli outsider che capitano per motivi misteriosi tra le nominations all’Oscar e che, è chiaro, non vinceranno mai. Ma insomma, già essere tra i nominati per la categoria Miglior Blog Musicale dei Gnu Weblog Awards 2004 non è male. Tra l’altro arrivare ultimi è molto più indie, no?
[Incidentalmente: ‘Blog Musicale’? Sono 5 giorni che non parlo di musica..]
Una serata kloonghissima*
Visto che i blogger convenuti sono tutti troppo indiesnob per mettersi a raccontare cos’è successo a casa mia sabato sera dovrò farlo io, in poche parole. Insomma, organizzo una serata simile e non ne ricavo neanche un po’ di soddisfazione telematica? [i ringraziamenti di persona non valgono…siamo blogger dopotutto.. ;-) ]
Avevamo:
– 10 blogger di razza (anzi, 9 più un intruso)
– la Mecca Cola portata da Max
– i libri vintage pescati a caso da Enzo in una bancherella (a me è capitato America 2000, Edizioni Reporter, Lire 500)
– le “polpette di cocco” di Elis (niente wurstel, pare)
– il tiramisù di Lucio e chi credeva che quella sui bicchieri fosse la sua grafia
– la Lomo di Gecco (ma hai poi fatto qualche foto?)
– neanche una macchina fotografica digitale (siamo davvero indie)
– Ambra (e non aggiungo altro)
– Second Sight (al centro ormai di una serie di coincidenze coscmiche) che scopre che lei e Max andavano alla stessa scuola
– Colas in trasferta da Roma e la sua smisurata quantità di aneddoti
– le mie torte salate e la pasta zucchine besciamella curry (poco condita, purtroppo)
– i mix bastard pop della nostra blogstar, Valido
– tantissimo vino (e molto, troppo, ne è avanzato…vergogna)
– la sfiga di Paolo (che spero si sia rimesso)
– il concerto dei Julie’s Haircut che ci attendeva al Covo
– il nuovo disco degli Strokes in heavy rotation
– una notevole creatività verbale
Qualcuno ha qualcosa da aggiungere?
[* io sposo la linea della ‘k’]
The best search idea since Google
«One of those transformative Web moments when a tool suddenly appears and six months later you can’t imagine life without it»: così uno dei miei tecno-guru, Steven Johnson, in un bell’editoriale definisce il nuovo servizio Search inside di Amazon, che permette di cercare stringhe di testo all’interno dello sterminato (circa 120.000) archivio di libri venduti dall’azienda di Jeff Bezos. Johnson ipotizza che l’utilità di Search Inside non stia tanto nel poter cercare all’interno di libri che non si possiede (per poi comprarli su Amazon), quanto nel poter cercare con un semplice clic all’interno della propria biblioteca. Un google bibliografico personalizzabile, in due parole. Il tono è un po’ sensazionalistico, ma se è potente anche solo la metà di quanto sembra, siamo davanti a qualcosa di grosso.
IndieBlogCena 1.0
Mi spiace, non ho il tempo di raccontarvi niente. La serata di ieri è stata davvero kloonghissima, ma ora devo lavare tutti piatti e le pentole, dare lo straccio e pulire la casa. Non avete idea di quanto casino possono fare 10 indieblogger in un sabato sera…
Cosa faremmo senza il nostro Airbag
Dal mio beckettiano monologare iniziale (mea culpa, come al solito) alla grande musica che ci contraddistingue, da Tarantino alla presentazione dei tanti concerti imminenti, dai prestigiosi ospiti intervenuti (nientemeno che Mr Shoegazer e Mr. Polaroid), allo svacco finale: questa è stata l’ora e un quarto di ieri sera, per la terza puntata di Airbag. In attesa che il mio socio Andrea si dilunghi in dettagli nell’apposito blog, beccatevi i 3 mp3 della trasmissione (one, two, three), come al solito in bassa fedeltà.
We suck young blog
Durante gli ultimi anni del liceo tenevo una specie di diario. Più che il canonico journal dove scrivere cosa mi succedeva ogni giorno era un vero e proprio zibaldone, dove confluivano riflessioni sui libri che leggevo e i dischi che ascoltavo, mi esprimevo in pretenziose teorie filosofiche, mi lanciavo in spericolati flussi di coscienza ed esercitavo una prosa giovanilistica che col tempo, fortunatamente, ho decisamente abbandonato (potete averne un assaggio qui e qui). In parole povere, un blog su carta*. Conservo quei quaderni gelosamente e ogni tanto, quando sono in vena nostalgica, li sfoglio e ritorno sedicenne, con tutti i pro e i contro del caso.
Se ci fossero stati i blog quando avevo 16 anni, ne avrei avuto assai darkeggiante, molto cinico, pieno di derive nella cultura pop, piuttosto schivo ma anche capace di esaltarsi per un niente. Se invece avessi 16 anni adesso, il mio blog non sarebbe troppo diverso da questo, il blog di un sedicenne che mi linka da un po’ e che leggo spesso, con il sorriso sulle labbra. Mi fa ripensare al me di allora, pur con le enormi differenze date dagli anni che sono passati. Volevo essere più grande, ai tempi, e mi sentivo vecchio per la mia età; probabilmente mi avrebbe fatto piacere sapere che qualcuno, di parecchi anni più grande, leggeva quello che scrivevo. E che gli ricordava se stesso alla mia età.
[* solo qualche mese fa descrivevamo i blog come diari online, mentre ora un diario è diventato un blog su carta. Come cambiano i tempi, signora mia..]
La puffetta è un transessuale?
E linkando questo (in francese), confermo a Guia che noi blogger siamo tutti dei segaioli.
Linux brother
Un tempo ormai molto lontano ero un linuxista. Il mio 486 non mi permetteva le delizie di Windows 95, quindi -complice la tirannia informatica di mio fratello- ero un fedele utente del pinguino (in modalità testuale, tra l’altro). Leggevo la posta con PINE, navigavo con LYNX, scrivevo con PICO e VI. Poi ho comprato un computer nuovo, sono finito a lavorare in un sito web windows-centrico, ho scoperto le delizie del multimedia e non c’è stato nulla da fare, sono finito sotto le grinfie di Bill (Bill!). Da allora la mia coscienza è sporca e mi sento in colpa ogni volta che faccio qualcosa che implicitamente perpetua il monopolio della casa di Redmond. L’inerzia è troppa per reinstallare tutto, l’imperizia informatica è notevole, e alla fine non ho mai voglia di vedere se posso trovare un equivalente per linux di tutto il software che uso su Windows. Però ieri mio fratello mi ha inoltrato questo link, senza alcun commento, rimuovendo il terzo ostacolo alla mia migrazione. Mancano gli altri due, ma per ora è già qualcosa.
[in questo post c’è una citazione nascosta, vediamo chi la trova]
Here’s a present for you
Beccatevi questo mp3 di Badly Drawn Boy che rifà Oscillate wildly, bello strumentale targato Smiths.
Hypersoap
Hyperfiction? Performance multimediale? Gioco di ruolo tecnologico? Il reality show del futuro? O una soap opera d’avanguardia? Lascio a voi la risposta. Posso solo dire che il bizzarro esperimento di Avantsoap sembra assai interessante sulla carta, ma un po’ oscuro negli esiti. Vi spiego: 4 persone mandano foto della loro vita quotidiana in tempo reale a un server centrale, collegato a un sito web, seguendo un copione di massima. La storia si sviluppa in un mese attraverso le foto -commentate al massimo da una manciata di parole- inviate dai quattro, navigabili sul sito, intrecciando fiction e vita reale. Ci ho fatto un giro veloce e non ho capito molto della trama; sospetto che sia necessaria una navigazione estensiva e molto tempo da spendere. Ora come ora è quello che mi manca, ma magari qualcuno di voi è appassionato di hyperfiction e ha voglia di guardarselo per bene e poi raccontarmi qualcosa…
Com’è il detto? «Fortunato al gioco..»?
Grazie a un sito web e a una radio nel giro di due giorni ho vinto i biglietti per due concerti che sarei comunque andato a vedere. Non mi era mai successo prima, e tanta fortuna mi inquieta; dov’è la fregatura?
[Update, ore 17.23 – sta sicuramente per succedermi qualcosa di molto brutto: ho appena vinto il biglietto per un terzo concerto, questa volta grazie a un giornale. Il minimo che può capirami ora è una influenza fulminante, al massimo non voglio nemmeno pensarci. A questo punto una sola sola è certa: di questo passo rimango single fino alla tomba…]