Breaking news
Il 16 nel primo pomeriggio, pare.
Ti avrà anche dato tutto, ma quello che ti ha tolto?
Tom Barman, perchè? Perchè non ti sei accontentato di essere il frontman di uno dei migliori gruppi europei degli anni ’90 (i dEUS), regista di un film che dicono notevole (Anyway the wind blows) e autore di un bel doppio live in compagnia di un pianista jazz (Tom Barman and Guy Van Nueten live)? Perchè hai voluto anche realizzare un disco intero col tuo progetto collaterale Magnus, che fino a ieri era poco più che uno scherzetto ballabile per pochi fan, mentre oggi un terrificante disco intero (The body gave you everything, in uscita a Marzo)?
Okay, terrificante forse è troppo; ma non so come altro descrivere le atmosfere funkytarre intrise di pessima disco che neanche il notevole primo singolo Summer’s here riesce a salvare. Un cd che, come ha notato lei, suona meglio dall’altra stanza (e non è un pregio, direi), ma che ad un ascolto ravvicinato si rivela tragicamente poco originale ed ispirato. The body gave you everything, Tom, but I’m afraid it stole something away.
Bionde rimasticate
Da parte mia, ho sempre preferito le more. Se comunque volessi l’immagine di una bella bionda da appendere in camera, contatterei il titolare del progetto Gum Blondes, un tizio che realizza e vende quadri raffiguranti le tipiche bellezze americane decisamente notevoli, considerando che sono composti esclusivamente di gomme americane masticate. In caso ve lo steste chiedendo: no, non se le mastica tutte lui.
Non sei donna, sei modella, sei ‘dde più
Un enorme grazie a Maxcar per aver scovato questa pagina che linka 15 diverse versioni di The model, forse la più bella canzone (nel senso letterale del termine) mai incisa dai Kraftwerk. Dopo un sommario, ubriacante, ascolto, le mie versioni preferite sono quella strumentale del Balanescu Quartet, quella acustica degli Electric Six, quella inaspettatamente quasi art dei Cardigans e quella elettronippopop di Hisashu, ma anche quella dei Rammstein, devo dire, ha un certo fascino tamarro.
Fogli di bisestile
Scrivo qualcosa, ma solo perchè oggi è il 29 febbraio e quando mi ricapita un’occasione simile? (tra 4 anni, è ovvio) Facciamo finta che questo post lo scrivo e poi scompare, e ritorna fuori tra 4 anni; che cose ci scrivo? Ci scrivo che ieri non ho messo piede fuori di casa per tutto il giorno ma non ho acceso il computer, e nella mia testa tutto era più lento del solito, più o meno della velocità a cui fuori la neve cadeva da ormai 10 ore? Mi interesserà leggere una cosa simile? Racconto com’è stata questa settimana in un probabile pluricommentato post denso di inside joke? Siamo sicuri che tra 4 anni mi ricorderò i vostri nomi, e che non finirò per litigare con qualcuno (le persone troppo simili finiscono sempre per litigare, ho imparato)? Ci scrivo quello che è successo venerdì sera rischiando la morte (parlo del concerto dei Tijuana Bibles, ovviamente)? La butto sul musicale, oppure sul letterario, o magari sul cinematografico? Magari sì, se le recensioni che scrivevo quattro anni fa non mi facessero così tristezza. Mi nascondo dietro qualche frase oscura copiata da Burroughs nella speranza che qualcuno scopra il bluff, o che il me stesso del 2008 si convinca di essere stato un genio, ed abbia così un motivo in più per crogiolarsi nella solita inane nostalgia? Ci scrivo argute metafore che celino dietro elaborate costruzioni figurate quello che voglio dire? Ma cosa voglio dire? E a cosa servirebbe? E, soprattutto: deve davvero servire a qualcosa?
Things lost in the fire
Oggi niente. Dopo 3 giorni così devo riprendere distanza dal mezzo.
Oggi
E’ una di quelle giornate in cui, come canta James Mercer, «è come un libro che leggi al contrario, capisci sempre di meno mano a mano che giri le pagine».
Oggi
Dilemma: le prossime due ore le dedico ai blog o ai blogger?
Some bands are bigger than others
Si dà il caso che io non possegga neanche un cd degli Smiths. Ho diverse cassette che, con gli anni, ho consumato, e alcune canzoni le conosco così bene che non mi capita spesso di riascoltarle; ho comunque sempre pensato che un giorno o l’altro avrei comprato i cd originali (tutti in nice price, tra l’altro) per colmare questa clamorosa lacuna della mia collezione; visto anche che le cassette sembrano ormai condannate a fare la fine dei dischetti da 5 e 25 pollici. All’atto pratico, però, mi sono trovato in difficoltà: come orientarmi nella loro intricatissima discografia? Scartando i due best costosi, quali tra i loro album, raccolte di singoli e antologie comprare per evitare di avere troppi doppioni e di lasciar fuori pezzi fondamentali? Bloggers of the world, unite and take over, e datemi un consiglio.
«Era tanto bello e ho pianto tanto»
Le mie cinque scene preferite di Amarcord:
5. Il passaggio del Rex
4. La tabaccaia
3. Il nevone
2. Lo zio matto sull’albero
1. La nebbia (ovviamente)
[e poi, giuro, vorrei essere in grado di scrivere qualcosa di più articolato sull’enorme film di Fellini, su Rota, la Gradisca e il dialetto romagnolo, sul corto circuito emotivo che mi provoca l’infanzia di un altro -uno non proprio qualsiasi- e sulla genialità di quasi tutti i suoi elementi; ogni volta che lo rivedo, però, mi passa la voglia di rovinarlo con le mie parole]
Son problemi questi, eh
Ogni giorno, dalle 13.30 alle 14.00, lo stesso dilemma: quale idiozia catodica tenere in sottofondo durante il pranzo? Meglio la spudorata disinformazione del Tg1 targato Mimum o i tristi cartoni animati di Italia 1 in cui dei ragazzini giocano a carte (giuro!)? Meglio il film squallido di La7 (sempre e solo fondi di magazzino, mi raccomando; i film di Woody Allen o Lynch teniamoceli solo per orari impossibili) o Luciano Onder che descrive complicati patologie degenerative su Rai2? Meglio l’onnipresente Mieli più soporifero che mai quando spiega la storia su Rai3 o le televendite di Mastrota o dei superstiti del Grande Fratello 1 su Canale5? Alla fine spesso spengo la tv e accendo la radio (anche se -sono malato- durante i pasti non è la stessa cosa) oppure finisco per cedere alle insistenze altrui e a guardare l’ineffabile pubblicità -anche se questo termine banale è riduttivo per il pirotecnico show dello chef Tony- del Miracle Blade. Eppure -preoccupante- nel quiz faccio un risultato pessimo.
742 Evergreen Terrace
Non vi sembra di aver già visto questa casa da qualche parte?
Perdonatemi o abbattetemi
Da poco tornato a casa dopo un’avventura assai nevosa per le strade di Bologna, sul cd si è incastrata -scontata- una canzone.
Kid in the snow, way to go
It only happens once a year
It only happens once a lifetime
Make the most of it
Second just to being born
Second to dying to
What else would you do?
Una grande scoperta per l’umanità
Un’equipe di scienziati ha scoperto perchè le unghie si strappano solo in orizzontale e non in verticale.
[io non ci avevo mai pensato. ma in effetti è strano,no?]
Colonna sonora per mal di testa
Come succede inevitabilmente ormai da qualche giorno, questa mattina mi sono svegliato in compagnia di un bel mal di testa; se domani mi svegliassi senza probabilmentemi sentirei solo. Per affrontarlo, però, ho già trovato una soluzione, che non lo scaccia ma trasforma il diffuso malessere fisico in nervosismo ed inquietudine molto disturbanti ma, stranamente, pure piacevoli: apro le tapparelle, cerco le pantofole e metto su They were wrong so we drowned, il nuovo disco dei Liars. Come recita la formula ufficiale, i Liars fanno «verboso post punk da New York City» con poche chitarre secche e sferraglianti a perdersi tra riverberi misteriosi, ritmi spezzati ma ossessivi e voci cantilenanti, in brani che sembra debbano partire da un momento all’altro ma che si consumano in questa stessa, sinistra, attesa. Non proprio un disco da inizio giornata, probabilmente, ma con me funziona.
Per quanto ne so, They were wrong so we drowned è piaciuto a pochi dei fan dei Liars della prima ora, cui era piaciuto il debutto della band ma che non si ritrovano nei suoni decostruiti della loro ultima fatica. In effetti, la differenza tra i due dischi è marcata, soprattutto dall’assenza di Mr you’re on fire mr, incendiario singolo con cui i Liars preparavano già il revival di quello che viene chiamato punk funk, genere più trendy che mai ora che i Rapture fanno sfaceli nei dancefloor di mezzo mondo. L’assenza del pezzo che tira si sente, ma è sicuramente programmatica: nel pastiche di rumori del nuovo disco sarebbe stato quanto mai inappropriato. L’energia primordiale della band e la furia iconoclasta e disaggregata che trasuda dal disco mi hanno ricordato, con un’acrobazia musicale, i Birthday Party, la band punk con cui Nick Cave circa 25 anni fa dichiarava guerra al mondo. I suoni non c’entrano neanche tanto, in realtà; è più una cosa di attitudine ed atmosfere. Poi mi sono imbattuto in questa foto, e non ho potuto che dire touché.
[Ma l’avete vista che bella la copertina del nuovo singolo che prende per il culo gli Einsturzende Neubauten?]
Ich heisse super-fantastic
L’idea che un disco sia un capolavoro annunciato, generalmente, non piace a nessuno; tanto più che, di solito, dischi simili finiscono nel dimenticatoio molto presto. Quest’anno è ovviamente toccata all’esordio dei Franz Ferdinand, band di Glasgow di cui di dice ovunque un gran bene, con voti altissimi praticamente su tutti i giornali e le webzine che ne hanno parlato, e commenti entusiastici da tutte le parti. A me il loro disco piace: ben fatto, bei suoni, belle canzoni, e un sacco di riferimenti musicali a cose che amo. Di qui ad usare il termine capolavoro, però, ce ne passa, soprattutto dopo che negli ultimi due anni tra Strokes, Interpol, White Stripes, Rapture e compagnia è tutto un ripescaggio dei medesimi suoni e, più o meno, dei medesimi anni, e l’ennesima operazione simile non può non puzzare di mossa furba lontano un miglio, anche se il disco non è niente male.
Proprio per questo, quindi la furbissima recensione di Musicboom uscita oggi centra esattamente il punto.
Mattone su mattone
Come segnala anche Leibniz, nel week-end a Portland si è svolta la Brickfest, la convention degli appassionati di Lego. Vale la pena dare un’occhiata alla galleria fotografica, anche se le leggendarie opere di Escher rifatte coi lego, il Brick Testament (la Bibbia ricostruita coi lego), il museo Lego della pena di morte o le istruzioni per farsi una canna rimangono ineguagliabili (Escher su tutti, ovviamente).
Don’t shake it like a Polaroid picture
La Polaroid raccomanda ufficialmente di *non* seguire il consiglio di Hey Ya.
E dacci oggi il nostro formaggio quotidiano
Ecco qua l’indispensabile Cheesus.
[liberamente ispirato da Richard Cheese, mattacchione americano celebre per le cover swing dei classici del rock]
Like a morse code message
L’altra sera era insospettabilmente freddo, e senza accorgermene ho cominciato a battere i denti -non mi succede, di solito- e, sensazione bizzarra, non riuscivo a fermarmi. La cosa strana è che i miei denti battevano a un ritmo anormale, a gruppi di battute, senza un’apparente regolarità, allora mi è venuto in mente quel verso di I was a kaleidoscope dei Death Cab for cutie, quando Ben Gibbard dice my teeth chattered rhythms and they were grouped in twos or threes, like a morse code message was sent from me to me. L’idea del messaggio morse inviato da sè a sè mi è sempre sembrata carina. Ho riso. E ho smesso di battere i denti.
I Death Cab for Cutie sono un gruppo strano, di quelli che dovresti odiare perchè sono ruffiani e facili e fanno canzonette con poche pretese, senza suoni o atmosfere particolarmente ricercate, che con una chitarra in mano saprebbero fare tutti o quasi. Invece Ben Gibbard e soci riescono a raggiungere un equilibrio strano tra pop, rock e indie, ad essere molto accessibili senza essere scontati, spudoratamente pop senza vendersi troppo, a piacere (quasi) a tutti, e, nonostante ciò, ad essere pure simpatici. Tra una settimana i Death Cab for Cutie saranno a Bologna per l’unica data italiana. Fossi in voi verrei. Mi trovate in prima fila. A battere i denti, ovviamente.
Casual match
Un paio di giorni fa alla stazione ho incontrato Romano Prodi. Aspettava il treno nel binario davanti al mio, insieme alla moglie, un paio di tizi e tre poliziotti. Aveva una borsa di pelle in mano, chiacchierava e sembrava una persona qualunque, tanto che molti non l’hanno neanche notato. Sorvolando un attimo sulle opinioni politiche (non sempre il massimo ma vabbè, nella situazioni in cui versa l’Italia non si può che scegliere il male minore) come è possibile -mi domando- chiedersi chi votare tra una persona di un’umiltà simile e il buffone che si fa i lifting?
Es un obsesiòn
Se c’è un motivo per cui odierò il 2003 è perchè quella sottospecie di Casadei dominicani (senza offesa, Raul) sono riusciti nell’impresa impossibile di farmi rimpiangere i singoli di Andrea Cardillo o DJ Bobo. E questo non glielo perdonerò mai.