ma anche no

martedì, 24 07 2007

Strangeways, here we come

Questa mattina mi sono presentato in ufficio con uno zaino da trekking pieno di vestiti, un paio di libri e lo spazzolino da denti, e ho dichiarato «Stasera dormo qui». La notizia non ha suscitato reazioni apprezzabili. Ho provato a rilanciare spiegando che ho dovuto lasciare la casa per qualche giorno a una ragazza indiano-neozelandese, ma anche questo dettaglio vagamente mondano è caduto nel vuoto. Allora ho grugnito, mi sono seduto, e ho cominciato a lavorare.
Sono un po’ stanco, stamattina. Ieri sera, dopo 10 ore di lavoro spese a litigare con Zope, javascipt, CSS e una community di esibizionisti, ho passato tutta la serata a stirare una montagna di camicie arretrate, guardando un paio di puntate della pessima ultima serie di The O.C. L’altroieri, invece, dopo mezza giornata trascorsa a riprendermi dal caldo, sono stato al concerto in spiaggia di un trio femminile newyorkese che vedeva tra le sue fila una sosia di Mischa Barton, l’incrocio tra Emily The Strange e Chloe Sevigny (cit.) e una specie di fotomodella travestita daù bibliotecaria porca. Il giorno prima ho comprato un paio di scarpe di tela da 30 euro, e la sera ho visto un concerto su un balcone (sul balcone il concerto, non io). Venerdì ho trascorso qualche ora nella stessa stanza con una copia degli prima edizione degli Iuvenilia di Carducci (me’cojoni), e la sera mi sono quasi commosso passando alla radio Videoginnastica degli Scisma. Il giorno prima ho lavorato da casa, praticamente in mutande, tutto il giorno, e ho prodotto quanto di solito produco in una settimana.
Sì, sono giorni un po’ strani, questi qua. 

mercoledì, 18 07 2007

Con criniera marrone/bronzo

[fotografato ieri sera in Via Indipendenza, a due passi da Piazza Maggiore. Strategia di marketing virale? Volantino di laurea? Velata campagna di protesta sociale? Semplice presa per il culo? Nel dubbio, anche se sarei curioso, io il numero non l’ho chiamato]

 

giovedì, 05 07 2007

L’importanza di dormire, e non

Oggi sono un po’ più stanco del solito. In queste notti dormo molto male (e dire che non è neanche troppo caldo), e faccio spesso dei sogni assurdi. In quello di ieri, ad esempio, c’era Fabrizio Frizzi con ai piedi delle Crocs, che conduceva una puntata de I soliti sospetti in cui le professioni da indovinare erano Pittore, Giocatore di tennis, Collezionista di pipe, Giardiniere, Puttana, proprio come in quella canzone di Remo Remotti. C’è qualcosa che non va, dite?

Remo Remotti – Professionismo e non (MP3)

 

lunedì, 18 06 2007

Quasi una serie di twit

Inkiostro oggi:

• è molto stanco

• è un po’ abbronzato

• è dispiaciuto perchè Get Black venerdì ha di nuovo saltato un turno (ma ci rifaremo)

• è soddisfatto per essere riuscito a non buttare via l’ennesimo weekend

• muore dalla voglia di ascoltare presto il nuovo disco dei Settlefish (che da quanto si è sentito live sabato sarà un vero spettacolo)

• continua a pensare che la domenica all’Hana-bi di Marina di Ravenna sia uno dei motivi per cui vale la pena vivere

• ieri ha visto la cantante e il chitarrista degli Asobi Seksu fare il bagno prima del concerto

• voleva fotografarli a tradimento e pubblicare sul blog un post in stile Novella 2000, ma il buon senso ha prevalso e si è rimesso a leggere

• sta cominciando ad apprezzare il libro di Ali Smith, perchè ha capito che gli ricorda un po’ Michael Cunningham

• ha poi visto il concerto degli Asobi Seksu all’aperitivo, ma non gli è piaciuto granchè

• ha passato una domenica in ottima compagnia, e non crediate che fosse scontato

• è tornato a casa all’una di notte, ed è franato a letto con i piedi ancora insabbiati

• ora però non ha neanche il tempo di respirare, e si rimette a lavorare

 

giovedì, 17 05 2007

Ho passato la mattinata dal commercialista, non sto bene

Oggi va così.

martedì, 08 05 2007

Corner stones

I’ve stopped my dreaming,
I won’t do too much scheming these days
These days, these days I sit on corner stones
And count the time in quarter tones to ten

Nico – These days

 

In questi giorni sono un po’ più sfasato del solito. Al lavoro combino la metà di quanto potrei, e a casa perdo tempo e arriva notte senza che io sappia raccontare come ho passato le mie ore. Ascolto sempre due canzoni, una molto vecchia, l’altra molto nuova, due pezzi gemelli che cominciano con la stessa chitarra liquida e raccontano l’immobilismo fatalista di questi primi tempi della fairest of the seasons. Vada come vada.

 

Nico – These days (MP3)

Wilco – Either way (MP3)

 

venerdì, 04 05 2007

Checklist della settimana /2

visto il concerto delle Pipettes, e incrociato all’ingresso del locale Cesare Cremonini e Ballo; tremato all’idea di una possibile futura collaborazione.

passato buona parte della settimana a lottare con Windows Vista e McAfee Internet Security; è come avere due virus nel computer, anzi, peggio.

trasformato in parziali i vecchi feed, per invitare gentilmente chi li usa ancora a passare al nuovo indirizzo.

trovato il modo di attaccare bottone con quella brunetta carina che vedo sempre ai concerti.

visto Spider-man 3, constatato la sua deludente pochezza narrativa, e rimpianto amaramente Spider-man 2. Notato che basta un po’ di eyeliner e di gel per diventare cattivo (o sembrare un cretino che scimmiotta i My chemical romance). Meditato di provare.

gnignato assai sui 7 motivi per cui è meglio fare il piadinaro piuttosto il web developer.

ascoltato abbondantemente Pianissimo Fortissimo dei Perturbazione, e concluso che nonostante l’apparenza un po’ troppo educata contiene alcuni tra i pezzi migliori di sempre della band di Rivoli. Deciso che nonostante sia l’ennesima volta che li vedo, non mi perderò per nulla al mondo il concerto di sabato all’Estragon.


Perturbazione –
Nel mio scrigno (MP3)

 

preparato quasi nulla per la puntata di stasera di Get Black, perchè con dei collaboratori come Francesca, Fabio e Max Offlaga basta sedersi e godersi la puntata. Tra un po’ arrivano il sito e il podcasting, portate pazienza; intanto stasera alle 21 una nuova puntata, sui 103.1 MHz FM a Bologna, e altrove in streaming.

segnalato il ritorno in grande stile di Fabio De Luca in qualunque modo (twitter, GMail Chat, Skype) tranne che via blog. Chiesto se vuol dire qualcosa, e se sì cosa.

trovato tempo e voglia per scrivere dei post decenti.

venerdì, 27 04 2007

Checklist della settimana

lavorato le mie 50 ore settimanali (25 Aprile compreso);
preparato contenuti, file e canzoni per la puntata di Get Black! di stasera. Come tutti i venerdì alle 21, in compagnia del sottoscritto, Fabio, Francesca e Max. Sui 103.100 MHz a Bologna, oppure in streaming;
consigliato allla cugina che squatta nel mio soggiorno una delle migliori osterie della città (che. incidentalmente, non fa cucina bolognese);
preparato i dischi per il DJ set di stasera al Covo. Nonostante sulla pista sia un pezzo difficilissimo, stavolta non mancherà All my friends degli LCD Soundsystem;
ricevuto un warning dal Web Sheriff, e uno pure dal Web Cop (LOL);
maledetto diverse volte la penosa gestione della codifica dei caratteri di Internet Explorer;
[se tutto il mondo usasse Firefox, la mia vita sarebbe bellissima]
visto alla fiera del libro per ragazzi alcune illustrazioni bellissime, e una clamorosa versione di Cappuccetto Rosso che non stonerebbe nel booklet di un disco dei Radiohead;
odiato intensamente la Primavera;
visto un una bella puntata di House, MD,  una puntata abbastanza inutile di Lost, diverse puntate brillanti di My name is Earl, un film promettente ma irrisolto con Giorgio Pasotti, parecchi passaggi geniali di Blob;
dato una svolta alla mia vita.

martedì, 24 04 2007

Macchie d’inkiostro /2

[tales from a defrag culture]

_Se gli androidi sognano pecore elettriche, perchè io sogno teiere piene di topi (sic)?

 _Una rivoluzione: il traffico generato dal social networking rischia di battere quello generato dal porno: Dall’Economist: Devices and desires – Is lascivious online content, traditionally on top, losing its lustre? Giusto per chiarire definitivamente a cosa servono Myspace e i blog.

_In occasione dell’Earth Day, la Dell ha annunciato che per ogni computer acquistato pianterà un albero.
Su Second Life.
[Complimentoni]

_Great ads. Alcuni sono ottimi.

_Heavy rotation della settimana: il nuovo singolo degli Hot Chip, dal loro DJ Kicks. Appiccicoso come tutti i loro pezzi migliori.


Hot Chip –
My Piano (single edit) (MP3)

_Per i nuovi video tratti dall’ultimo, brillante, We were dead before the ship even sank, i Modest Mouse chiedono aiuto al pubblico, con l’ormai classica tecnica del concorso per gli user-generated content. E lo fanno con partner di tutto rispetto (mica QOOB): per Fire it up hanno fatto squadra con l’uberBlogger Stereogum, e per la splendida Missed the boat con Apple. Problemi di budget?

_Wedding cakes for geeks.

_Domani è il 25 Aprile. In merito, l’anno scorso ho detto tutto quello che c’era da dire. Per il resto, è ormai tradizione linkare il classico, meraviglioso, post di Leonardo in tre parti, Cantico del 25 Aprile (1, 2, 3). Buona festa della liberazione a tutti.  

_Google contro Dio. (grazie a Giorgio)
[previously: Google è più famoso di Dio]

 

venerdì, 20 04 2007

Get Black! E’ gradito l’abito scuro

Dopo il carbonaro e delirante episodio zero della scorsa settimana, questa sera prende il via ufficialmente Get Black!, il primo show radiofonico di intrattenimento cromatico che andrà in onda tutti i venerdì sera alle 21 sulle fraquenze di Radio Città Fujiko. Get Black! nasce dalle ceneri di Airbag, la trasmissione che ho condotto per quasi 4 anni insieme al socio AndreaNP (che quando gli gira aggiorna ancora l’omonimo blog); ad affiancarmi ci sono la valletta letterata Francesca e il man in black Fabio, con la partecipazione straordinaria di Max, noto anche come voce e penna degli Offlaga Disco Pax. Dal nero di seppia al noir, dal dark al Black & Decker, da Frank Black ai Buchi Neri, un’ora e mezza di eclettiche (al meglio) o farneticanti (al peggio) variazioni sul tema che non mancheranno di allietare i vostri venerdì sera.
Alle 21 sui 103.1 MHz in FM a Bologna e dintorni, oppure in streaming nel resto del mondo.
[a breve sito web, blog, archivi audio e corredo in pizzo]

mercoledì, 18 04 2007

Macchie d’inkiostro

Random links per un giorno stanco:

_Il tipo di cose che mandano in brodo di giuggiole noi geeks: quale dei grandi siti 2.0 ha la magliore ‘server down’ page?

_Ci ho provato, ma mi sono stufato presto, e (nonostante sia riuscito ad arrivare all’ultimo livello) non faccio parte di quel fortunato 3% e rotti che ha finito il malefico Boomshine.  

_Il web 2.0 incontra i siti cerco/offro casa: il risultato è l’ottimo Khalla, da poco anche a Bologna.

_25 Reasons You Might Be A Hardcore Graphic/Web Designer: Su tutte, la migliore è quella che vale un po’ per tutti i web-addiced: You bookmark a resource more often than you have a fun night out on the town.

_A day in the life of an iPod.

_Il nuovo Arctic Monkeys non è un capolavoro ma tiene botta, e dopo tutto l’hype del loro esordio, direi che è già un buon risultato. La mia preferita è 505:

Arctic Monkeys – 505 (MP3)

_Uno scambio di battute tra i e Pi greco: «Be rational» «Get real».

_Da vedere: Crazy things people do with books.

 

lunedì, 16 04 2007

Aprite, vi prego

[questa meraviglia è di Pascal Campion]

mercoledì, 11 04 2007

Post incredibilmente brillanti che non ho il tempo di scrivere


Ok Computer
– FixMBR, fixboot, vari scandisk, downgrade del firmware dal masterizzatore da DOS, console di ripristino, riparazione dell’installazione di XP e reset del BIOS: la guerra epica tra me (con il fondamentale contributo di mio fratello) e il mio PC. Vittoriosa, pare, e senza la perdita di un singolo bit. Ma ci è voluta quasi una settimana.

Una presa per il culo di 1200 pagine
– Ce l’ho fatta, ho infinito di leggere Infinite Jest di David Foster Wallace. E’ una cagata pazzesca. Oppure no?

Pasqua con i tuoi
– cibo, dormire, cibo, dormire, cibo, dormire…

Riot Radio
– Cosa succederà il venerdì sera su Radio Città Fujiko? E, soprattutto, che titolo avrà quello che succederà?

Good taste intruders
– Il nuovo singolo di Bjork è un po’ inutile. Non brutto, proprio un po’ inutile.

Cose improbabili successe questo weekend
– Adriano Sofri ha scritto un articolo su Second Life, e io ho finalmente imparato a stirare una camicia (forse).

Oops, I did it again – Ve lo dicevo, oggi non ho tempo.

mercoledì, 04 04 2007

They were bad times before they even were good times

Sembra passata una vita, ma erano solo tre anni fa. Era una primavera di pensieri e nullafacenza, di sveglie tardi, pomeriggi a ciondolare in giro per la città e serate la cui unica preoccupazione era quella che finissero il più tardi possibile. Nonostante allora non me ne rendessi conto, era un periodo unico nella mia vita; in quei giorni, il disco che girava fisso nel lettore era quello dei Modest Mouse
Per un eterno pessimista come me, Good news for people who love bad news era una sorta di messaggio evangelico, la perfetta colonna sonora all’incoscienza data dall’impenetrabilità del futuro e dal sottile masochsmo dei periodi buoni in cui ti rendi conto che i «good times» ti stanno uccidendo, e ti lanci in picchiata verso l’abisso con la tenace, folle, convinzione che «it will all float on ok».

Ora -non c’è neanche bisogno di dirlo- tutto è cambiato. E due settimane fa la band di Issaquah è tornata, dando alle stampe un seguito al suo capolavoro (We were dead before the ship even sank, che ha peraltro esordito al primo posto della classifica dei dischi americana; non che la cosa conti granchè, in realtà), che fin dal titolo è animato da uno spirito ben diverso rispetto al suo predecessore. Dove là c’erano buone notizie pronte a cambiare la vita di chi non voleva neanche ascoltarle, qua c’è un naufragio assai poco metaforico che infierisce su un equipaggio già di suo passato a miglior vita. Nel disco i Modest Mouse riescono nell’impresa impossibile di far andare d’accordo indie-rock e hit parade, e di coniugare una cupa allegria dei naufragi che odora lontano miglia di nichilismo e certi anthem che già riempono le piste dei locali e le heavy rotation delle radio.

Ai primi ascolti avevo liquidato il disco come «carino» ma -per definizione- non all’altezza del suo predecessore; ora, però, non ne sono più tanto sicuro. Più ascolto il pop sporcato di funky di Dashboard e We’ve got everything, le ballate filosofiche Missed the boat e People as places as people o il clamoroso folk infiammabile degli 8 minuti e mezzo di Spitting Venom più cambio idea. Un disco magistrale interamente costruito intorno alla voce di Isaac Brock, talmente monumentale, rauca e polimorfa da far passare in secondo piano persino le chitarre rotondissime di Johnny Marr, i numerosi, fondamentali, contrappunti vocali di James Mercer degli Shins, la produzione mai così nitida e una sezione ritmica quadrata sempre sull’orlo della schizofrenia. Ma soprattutto We were dead before the ship even sank è capace degli stessi straordinari squarci di lucità che mi hanno fatto amare così tanto Good News:

Everyone’s unhappy, everyone’s ashamed
Well we all just got caught lookin at somebody else’s page
Nothing ever went, quite exactly as we planned
Our ideas held no water, but we used them like a dam

(Modest Mouse – Missed the boat)

Zeitgeist in quattro versi, e tutti a casa: Brock centra un discorso straordinariamente rivelatorio dei tempi che sto (stiamo) vivendo, in cui le cose non vanno mai secondi i piani (gli stessi piani di All my friends degli LCD Soundsystem, quelli che, dopo essere stati faticosamente messi in atto, si cerca disperatamente di abbandonare), e le idee, diga o carena che siano, non riescono a prevenire il naufragio.

While we’re on the subject, could we change the subject now?
I was knocking on your ears, don’t worry, you were always out
Lookin toward the future, we were begging for the past
Well we know we had the good things, but those never seem to last
Oh please, just last.

(Modest Mouse – Missed the boat)

Update – E’ confermato: i Modest Mouse saranno all’Estragon di Bologna lunedì 4 Giugno per il RockER Festival.

Modest Mouse – Missed the boat (MP3)

Modest Mouse – Spitting Venom (MP3)

 

giovedì, 15 03 2007

Piu’ link, meno fritto

_Come dicevo un paio di giorni fa, questo pomeriggio me ne vado per qualche giorno a Bruxelles. Grazie a tutti quelli che mi hanno dato delle dritte, per quanto posso ne farò tesoro Vi lascio con un po’ di link. _Aprire una birra con un pezzo di carta.
_Il nuovo singolo degli Arctic Monkeys, Brianstorm (MP3 qui, video qui), dopo qualche ascolto è passabile ma un po’ troppo Klaxonato. Voi che ne dite?
_Foto di gente che dorme. Affascinante. 
_Lo sapete tutti: Viacom (quindi, tra le altre cose, Mtv) ha denunciato Youtube (quindi Google). A latere, leggevo qui che agli Mtv Movie Awards stanno pensando di aggiungere un premio anche per i video user-generated. Bello, tu li crei, li uploadi su YouTube, e…ooops, niente, come non detto.
_Io vado fino a Bruxelles per vedere gli LCD Soundsystem, e tutto quello che interessa a Murphy è avere dei calzini nuovi in ogni locale in cui arriva. [Murphy ha un blog, non ve l’avevo detto?]
_One thing that PC users can do that Mac users can’t. Brillante.

martedì, 13 03 2007

Phishing for advice

1. Sto tentando di uscire vivo dalla lettura delle 1200 e passa pagine di Infinite Jest, monumentale e interminabile opera di David Foster Wallace che è riuscita in un colpo solo a ridefinire il significato del termine «presunzione» e quello della formula «sprazzi di genio in mezzo a una montagna di cazzeggio inutile». Al momento viaggio intorno alle 850 pagine e sarebbe un peccato abbandonare ora; ma ogni giorno me lo chiedo: abbandono?

2. La cosa che mi ha colpito del concerto dei Klaxons di sabato non è stata tanto la musica (inaspettatamente godibile ma insopportabilmente mediocre e fals(ettat)a) nè il pubblico numeroso, giovane ed entusiasta, ma il look (o meglio, l’assenza di look) apientemente sfoggiato dai 4 giovani albionici, e in particolare le loro frangette. Non erano le frangette britop dei Blur nè quelle artsy degli Smiths, e neanche le frangette™ dei Franz Ferdinand, eppure erano inequivocabilmente frangette. Come definirle?

3. Lo scorso weekend ho comprato una lavatrice. Stasera vado a prenderla e me la porto a casa, da solo. Tutti mi dicono che sono pazzo. Sono pazzo?

4. Sono l’unico a pensare che Gregory House, Medical Doctor sia il più notevole personaggio finzionale creato negli ultimi 10 anni, e che come grandezza gareggia con Sherlock Holmes?

5. Il prossimo weekend vado a fare un giro a Bruxelles (incappando peraltro, guardacaso, nel concerto degli LCD Soundsystem all’Ancienne Belgique). Anche se sono già stato anni fa in città mi serve qualche dritta: un bel club dove andare a ballare? Negozi consigliati? Mostre interessanti?

lunedì, 05 03 2007

E’ di nuovo lunedi’, e tutto cio’ che ho in mano e’ un misero post a punti

_E’ di nuovo lunedì, e sabato sera è successo un evento singolare. No, non l’eclissi di luna ma, ad occhio, la prima (e l’ultima?) volta che qualcuno che ha preso il massimo dei voti su Stylus Magazine (perchè il recensore è completamente pazzo, ma questo secondario) vince il festival di Sanremo.

_E’ di nuovo lunedì, e noto che molti di voi non hanno ancora aggiornato il feed reader. Questo è il nuovo indirizzo, claro?

_E’ di nuovo lunedì, e domani sera a Bologna, da Modo Infoshop c’è Ritorno all’era del porco – Gianluca Morozzi incontra Max Collini (Offlaga Disco Pax). Uno scontro tra titani, chi rimarrà in piedi?

_Thom Yorke speed painting – A time lapse digital painting. Wow.

_E’ di nuovo lunedì, e questo tizio fuma con gli occhi. Don’t try this at home, direi.

_E’ di nuovo lunedì, e in questo weekend non ho messo il naso fuori di casa.

_E’ di nuovo lunedì, e la cosa non è collegata con il punto di prima (anche se potrebbe sembrare) ma con la vecchia usanza del Monday gaming: qua c’è Gateway II. Difficile.

_E’ di nuovo lunedì, e pare che io sia l’unico a cui il video di Dashboard dei Modest Mouse sembra bruttino, e quello di I’ll do whatever you want dei Memphis (sì, quelli di Torquil Campbell degli Stars) commovente. Ma mi sa che sono storto io.

_E’ di nuovo lunedì, e se avete 10 minuti liberi, cimentatevi con questo. Mi raccomando, non dimenticate la Polinesia francese.

_E’ di nuovo lunedì, e il prossimo venerdì non mi è mai sembrato così lontano.

venerdì, 16 02 2007

Dichiarazione d’intenti oltremodo sibillina

Dopo aver letto questo post del blog del New Scientist e aver visto questo straordinario video, il presente blog si dichiara categoricamente non newtoniano.

martedì, 06 02 2007

E il vincitore del Festival di Sanremo e’:

Per saperlo non dovere far altro che cliccare nel link qua sotto ed ascoltare. Tutto ciò grazie ad Eddy Anselmi, già autore e voce di alcune delle più brillanti trasmissioni in onda su Radio Cittò Fujiko, nonchè creatore e gestore di www.festivaldisanremo.com, il sito indipendente sul Festival di Sanremo (a giorni verrà lanciata la versione 2007 del sito, intanto c’è qui quella dell’anno scorso). Una decina di giorni fa Eddy ha tentato di indovinare per noi di Airbag la top 5 dell’edizione 2007, e considerata la sua sterminata cultura musicale e la sua minuziosa conoscenza delle meccaniche che muovono la kermesse del teatro Ariston, mi mangio il cappello se alla fine non ne avrà indovinate almeno 4 su 5. Scommettiamo?

Eddy Anselmi – Top 5 Sanremo 2007 (Airbag, 26-01-07) (MP3)

 

giovedì, 01 02 2007

Salvare capra, cavoli e industria musicale

Ormai lo sanno anche i sassi, il mercato discografico è in crisi, e i dischi non si vendono più. Costano troppo, spesso sono dotati di sistemi anticopia che rendono impossibile l’ascolto sulla maggior parte dei lettori, ci sono tantissimi modi per ottenerne la musica in maniera alternativa, senza spese e forse più comoda, e si diffonde sempre più l’idea secondo cui la musica è quasi un diritto, impalpabile, passeggera e gratuita come l’aria che respiriamo. Quello che si compra è un supporto che la ferma nel tempo e la custodisce in una bella confezione da mettere in fila accanto alle altre, oppure un’esperienza, quella del concerto, che la rende viva una tantum nelle mani di coloro che l’hanno creata, e ce la fa condividere con i corpi che ci circondano nel buio della platea. Non si tratta di decidere se sia giusto o sbagliato, bello o brutto; le cose ormai stanno così.

Se la musica è di tutti, e quello che si vende sono il disco o (soprattutto) il concerto, l’unico mezzo con cui l’industria discografica può salvarsi dal fallimento è probabilmente quello di combinare i due prodotti, facendo in modo che il supporto e l’esperienza si vendendano l’un l’altro. Oltremanica e oltreoceano se ne sono già accorti da un po’; ecco quindi i live in-store (come quelli organizzati proprio in questi giorni in giro per gli States in occasione della pubblicazione del nuovo disco degli Shins), concerti di ridotte dimensioni organizzati dai negozi in cui l’accesso è consentito solo contestualmente all’acquisto del disco (previa prenotazione, di solito). Ma ci si potrebbe spingere ancora oltre, immaginandosi inediti pacchetti Disco + Concerto che consentano di risparmiare non poco rispetto alla somma dei prezzi separati e che, adeguatamente incentivati, portino più frequentatori di concerti all’acquisto del disco e più acquirenti di dischi ai concerti.

Pensateci: e se il concerto della promettente indie-band svedese invece di costare 8 euro ne costasse 16, ma all’ingresso vi dessero anche il loro ultimo disco (o un EP a tiratura limitata con inediti e qualche cover appetitosa)? E se il cd del combo punk-funk newyorkese costasse 25 euro ma comprendesse un biglietto per una delle date italiane a vostra scelta (magari una data unica con pochi posti disponibili, come quegli insopportabili showcase milanesi a cui spesso e volentieri si limitano molte delle band più interessanti che ci sono in giro)? Non sarebbe una combinazione che fa guadagnare tutti (o, al limite, semplicemente una brillante strategia di marketing)?

Ovviamente non tutto è così facile. è chiaro. I concerti sono organizzati dai promoter o dai locali, mentre ai dischi pensano invece etichette e case discografiche, e le due cose, per quanto possa sembrare assurdo (perchè -pensateci- è assurdo), non sono affatto collegate, e coinvolgono attori, tempi e regole completamente diversi. Con le major e le grandi produzioni al momento c’è poca speranza, ma le piccole etichette, se lo volessero, potrebbero facilmente tentare questa strada, e scoprire se paga davvero.

Secondo voi si può fare? O da noi cose del genere non possono funzionare?

[Ma non ho proprio niente di più importante a cui pensare?]

domenica, 31 12 2006

New Year’s Eve

And so when you’re down
I’ll lift you up, I’ll be the one
who’s always sure of where you are
and all the things you need to know
and when you’re tired and think the moon
forgot to shine on New Year’s Eve
just wait for me to show you

(The Apples in stereoSunndal Song)

(Già la mia canzone del 2007, da New magnetic wonder, in uscita il 7 Febbraio e già mio probabile disco del 2007)


The Apples in stereo –
Sunndal song (MP3)

 

mercoledì, 27 12 2006

Get behind me, Santa

lunedì, 25 12 2006

Il vero blogger

Si vede perchè, per il secondo anno di fila, posta anche il gorno di Natale ma non sa cosa scrivere.

[Tutto quello che avevo da dire l’ho detto nello speciale natalizio di Airbag, ottanta minuti di delirio e canzoni a tema scaricabili da qui. Buon Natale.]

 

giovedì, 07 12 2006

Istinto di autoconservazione

Quando mi chiedo per quale motivo io tenti di celare con tanta meticolosa attenzione i periodi di calo di motivazione o di voglia zero che spezzerebbero la quasi matematica cadenza quotidiana feriale di questo blog, non so mai darmi una risposta. Quando osservo i blog degli altri, tutti buchi e ritorni, momenti di frenesia grafomane alternati a lunghi silenzi senza spiegazione, chiusure più o meno temporanee e dichiarazioni più o meno credibili di mancanza di argomenti, tempo o stimoli a scrivere, sono affascinato ma privo di comprensione. Quando sulla scorta di quegli stessi cali di voglia e tempo, di solito abbinati alla svalutazione di tutto ciò che nel corso del tempo il blog, più o meno direttamente, ha portato nella mia vita e a una onnicomprensiva sfiducia nello strumento in sè, provo a prendere in considerazione l’ipotesi di mettere un punto a capo ai quasi 4 ininterrotti anni di queste pagine (millequattrocentoventisei giorni, duemilasettantasette post) per dedicarmi ad altro, non so bene come mi ritrovo sempre qui davanti, senza nulla di importante da dire ma con la voglia di farlo.
E’ un brivido con cui quasi mi sollazzo, quello di immaginare cosa (mi) succederebbe se lo facessi. Sprofonderei nell’alcool? Ricomincerei a leggere un numero decente di libri e ad andare al cinema almeno una volta a settimana? Tornerei ad avere una vita sociale? Gli amici scommetterebbero sulla mia durata senza un blog? Riprenderei a dormire più di 5 ore a notte? O, semplicemente, sarebbe come quando lasci una ragazza, in cui l’esaltazione iniziale lascia presto spazio a noia e disorientamento?
La risposta non la so. E non posso saperla a breve. Perchè persino quando vorrei e dovrei scrivere le banalità di cui sopra, o prendermi una pausa salutare dall’assillo autoimposto dell’aggiornamento giornaliero, non riesco a resistere e finisco per scriverci sopra un (meta)post. Temo proprio che non ci sia niente da fare.

giovedì, 30 11 2006

Il piccolo isolazionista

In questo periodo cammino molto.

Infilo gli auricolari bianchi, rigorosamente non marchiati Apple per una sorta di buon senso anticonformista residuo degli anni del liceo, metto una giacca nera comprata qualche anno fa per pochi euro e una sciarpa di tre colori nessuno dei quali saprei definire e fendo il centro da una parte all’altra come un coltello.

Di prima mattina, quando il cielo è cupo, il sole -se c’è- freddo, e gli occhi faticano a stare aperti, di solito il mio bozzolo bianco contiene rock fatuo ed inutilmente entusiasta o indie-pop narcoticamente rassicurante nella sua prevedibilità, quasi a simulare un barlume di attività cerebrale che vorrebbe anche svegliarsi ma ha paura a farlo. Poi arrivo al lavoro, grugnisco un saluto ai miei soci che sanno che gli rivolgerò di nuovo la parola solo molte ore dopo, e accendo il computer. Un numero random di ore dopo saluto, mi infilo nell’ascensore e mi preparo ad altri 45 minuti di camminata, coi capelli mai abbastanza spettinati e lo sguardo di chi ha visto qualcosa di sconvolgente che non vuole raccontare. Il bozzolo bianco a quel punto contiene spesso e volentieri Silent Shout dei The Knife, ratificando la metafora del coltello di cui sopra in una simmetria troppo inquietante per essere meditata.

Le mie lunghe camminate soddisfatte e solitarie, col bozzolo bianco di Silent Shout e lo sguardo che attraversa i passanti ed è da essi attraversato, piacerebbero a Tommaso LaBranca, e in particolar modo alla sua versione confessional sfoderata nel corso delle 249 pagine de Il piccolo isolazionista. Nella sua, imperfetta, fusione di intimismo dichiaratamente a buon mercato, teorizzazioni di una metafisica pop sempre filosoficamente ineccepibili e divagazioni destrutturate che non avrebbero sfigurato in uno dei suoi leggendari blog, Il piccolo isolazionista fotografa le mie  inquietudini con una precisione che a volte mi spaventa. Certo, la musica non è la stessa, lo scenario periferico e metropolitano ha qui connotazioni di tutt’altro tenore e il tono dell’autore riesce sempre ad essere canzonatorio quel tanto che basta a non ricadere nell’autocompiacimento di cui commenti come quello che state leggendo, sono, invece, profondamente intrisi. Le differenze, però, non hanno altro effetto che quello di far risaltare ancor di più i punti in comune

Prima di tornare a casa, di solito, mi fermo al supermercato a fare la spesa. Mentre mi aggiro come uno zombie tra il reparto frutta e verdura e il pane, valutando attentamente quale prodotto sarà in grado di colmare il vuoto e di risollevarmi l’umore sul finire della giornata, non scambio parola con anima viva ma non riesco a fare a meno di osservare le altre persone e cosa i cestini della spesa svelano di loro.
C’è il vecchio che ha comprato solo confezioni di cibo per gatti.
C’è la signora di mezza età col petto di pollo e un po’ troppe bottiglie di Peroni.
C’è la ragazza che pare campare solo con insalata, Vitasnella e Filadelfia Light.
Ci sono gli studenti che questa sera banchetteranno con penne alle melanzane, lambrusco e saccottini.
Poi c’è un tizio anonimo, con lo sguardo perso, che ha nel cestino più o meno le stesse cose che ho preso io. Alzo lo sguardo, e mi accorgo che sto guardando la mia immagine, riflessa sul vetro degli sportelli del reparto surgelati. Non sono diverso da loro.
Prima di infilarmi di nuovo nel bozzolo bianco degli auricolari e di rimettere il pilota automatico per la strada verso casa, non posso fare finta che non sia così.