indie-gestione

venerdì, 14 01 2011

Dance dance dance

E' venerdì e io non ho voglia di trovare niente di intelligente da postare (come se invece di solito..), quindi approfittando del weekend incipiente metto un po' di musica da ballo. Via la scrivania, spazio alle strobo, fate scendere la mirrorball e accendete le mattonelle del pavimento stile Studio 54:

 

 

Gli Holy Ghost vengono da Broolkyn, hanno remixato mezzo mondo, e incidono per la DFA. Dopo una marea di singoli (l'ultimo è qua sotto: synth kraftwerkiani e arpeggiator balearici) ad Aprile arriva finalmente il loro LP d'esordio. 

 

MP3  Holy Ghost – Do it again

 

 

 

Ancora synth kraftwerkiani (Trans-Europe Express, anyone?) e ancora DFA, che per il singolo degli Shit Robot cala l'asso di briscola del leader degli LCD Soundsystem. [bel video, tra l'altro]

 

MP3  Shit Robot feat. James Murphy – Tuff enuff

 

 

 

Va bene, lo ammetto: sono un tipo un po' monotematico, e le produzioni della DFA mi conquistano quasi sempre. Ad esempio come fai a resistere al piccolo anthem italo-disco dei Discodeine per il quale presta la voce nientemeno che sua maestà Jarvis Cocker dei Pulp? Heavy repeat, e atmosfera da Vacanze di Natale, quello originale. [anche qui bel video]

 

MP3  Discodeine feat. Jarvis Cocker – Synchronize

 

 

 

La giunonica vocalist dei The Gossip lascia le chitarre e si immerge ancor di più nel luccicante mondo dello showbiz che come è noto ultimamente le piace assai, pubblicando un EP solista di pop elettronico danzereccio e gommoso prodotto dai Simian Mobile Disco. Tutta gente che sa il fatto suo; ed esce fuori una cosa tipo Robyn, ma un po' più di plastica. Se vi piace il genere..

 

MP3  Beth Ditto – Do you need someone

mercoledì, 12 01 2011

Questo è punk

E se non lo capite, mi sa che non avete capito niente del punk.

 

 

[via]

lunedì, 10 01 2011

Direzioni diverse?

Leggete questo passaggio, che parla de Il Teatro degli orrori:

Le opere d'arte di valore non sono effimere, hanno una durata. Non a caso due brani di A sangue freddo sono tra i più trasmessi (nell'ambito degli indipendenti) dalle oltre trecento del circuito web. Il più tramesso in assoluto è il loro A sangue freddo, proprio il brano che dà titolo all'album intero, dedicato a uno degli eroi dei nostri tempi, Ken Saro-Wiwa, scrittore e attivista nigeriano, difensore dei diritti della sua terra, di cui è da poco uscito il diario di prigionia (Un mese  e un giorno, B. C. Dalai). Così veniamo al punto: Pierpaolo Capovilla e soci non fanno canzonette, ma affrontano di petto la vita, con tutti i suoi spigoli, le sue insensatezze, le sue infinite ipocrisie. Nei loro accuratissimi testi – fra i migliori nel panorama del cantautorato italiano – trovano voce sia le questioni personali ed esistenziali (la solitudine, l'amore, la paura), sia quelle sociali (terzo mondo, catastrofi naturali, povertà). Privato e pubblico, intrecciati fra loro: si parla tanto di amore, cercato, perduto, desiderato, e al tempo stesso si chiama in causa Dio o si denunciano le spine dei nostri giorni.

Oltre alla già citata A sangue freddo, ricordiamo un Padre nostro violento, duro, ma a nostro avviso non blasfemo, in cui si invoca Dio di liberarci dalla malinconia, ma anche dal malaugurio, dai maldicenti, dagli ignoranti, dai terremoti, dalla fame. Un grido disperato, segno di sensibilità, di un dialogo comunque non interrotto, e infinatemente meglio dell'indifferenza, della superficialità o dell'apatia.

Da dove verrà? Rumore? XL? Sentire Ascoltare?

No: Famiglia Cristiana.

[via]

 

 

MP3  Il Teatro degli Orrori – Direzioni diverse

venerdì, 07 01 2011

Il tempo che passa si vede anche dai caschi dei Daft Punk

[Clicca per ingrandire. La fonte è il forum di TheDaftClub, via Gizmodo. Tron non l'ho ancora visto ma tanto dicono tutti che fa un po' schifo. La colonna sonora invece l'ho sentita, e il mio giudizio è eloquentemente riassumibile in «Meh»]

lunedì, 03 01 2011

All the single digits

Che Spencer Tweedy, il figlio quindicenne di Jeff Tweedy dei Wilco, abbia dei geni buoni lo sapevamo già da quando 2 anni fa suonò la batteria nella band del padre al Madison Square Garden, e lo sa anche chiunque legga il suo blog. Ce ne fossero in giro, di ragazzini già così in gamba.

A me, ad esempio, ha divertito un sacco la storia di Single digits

 

A few weeks ago, my alge­bra class was assigned a project called “Math­e­matic Karaoke,” for which were told to pick a song, make it about num­bers (and stuff), and record our­selves singing it. The class imme­di­ately burst into excla­ma­tion: “I’m gonna do Eminem!” chirped one, “I’m gonna do Soulja Boy,” another. So it only seemed to appro­pri­ate to fol­low along the pop-stream cri­te­ria, with Ms. Bey­oncé Knowles. Of course, Sin­gle Ladies was my tune of choice.

My mom actu­ally gave me the ini­tially idea of Sin­gle Dig­its – after that, it was cake. Once I started record­ing, auto-tune worked its way in, and the rest was his­tory. Enjoy.

 

 

All the sin­gle dig­its
All the sin­gle dig­its
Now put your hands up

Five on your left and
Five on your right and
Ten on your lit­tle bitty toes
Add ‘em all together and
Whad­dya know, you got
Twenty dig­its right on the nose

Up in your grill
Ready to thrill
These num­bers gonna be your best friend
Plug them in
Addi­tion
Now you really graphing

Cause if you like it then you shoulda put a line on it
If you like it then you shoulda put a line on it
You can’t have a sys­tem if there is no line on it
Cause if you like it then you shoulda put a line on it

Whoa-oa-oa [#]

 

MP3  Spencer Tweedy – Single digits (Beyonce cover)

 

 

[peraltro, a suo tempo di Single Ladies ne fece una specie di versione spoken anche il padre]

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giovedì, 30 12 2010

You and your chorus really got me

Una delle cose più belle successe nel mio recente viaggio a Londra è stato il concerto di Ray Davies alla Royal Festival Hall, in cui il leader dei Kinks ha suonato molti pezzi della sua vecchia band insieme a un coro di una quarantina di elementi, all'interno del bel teatro ai piedi dello stesso Waterloo Bridge su cui 43 anni fa è nata Waterloo Sunset. Poteva essere un bagno di sangue di kitsch e vecchiaia, invece la combinazione ha retto egregiamente e, seppur trasformati, i grandi singoli della band hanno mantenuto il tiro e l'impatto che li ha ormai resi immortali. Qua sotto un assaggio, con You really got me ripresa da me medesimo e dal mio telefono (si vede poco ma si sente benino). Qua invece c'è Sunny Afternoon, ripresa da un tizio a lato che stava un po' più vicino di me. Ho poi scoperto che l'anno scorso è uscito un intero disco di queste versioni; per i miei gusti mi sa che è un po' troppo, ma magari a voi piace. In ogni caso è perfetto per le feste.

 

 

 

MP3  Ray Davies and the Crouch End Festival Chorus – You really got me

giovedì, 23 12 2010

The Boy least likely to Christmas

Raramente da queste parti ci sono stati Natali meno natalizi di quello che di qui a qualche giorno si impossesserà delle nostre giornate, per poi sparire in un baleno in un tedio di pile di panettoni in offerta.
«I don't feel very Christmassy at all», potrei dire, così come fanno i The boy least likely to nel loro disco speciale di Natale che, da ultimo arrivato in un genere molto affollato e squisitamente stagionale, rischiano invece di convincere come e più di tutti gli altri. Chi più di una band piccola piccola che ha fatto del recupero dell'infanzia e della naivetè più pucci la sua estetica può parlare di una festa che quando smetti di credere a Babbo Natale perde più o meno la totalità del suo fascino? Continuano a sembrare una band fuori dal mondo e dal tempo (e poi invece scopri che uno dei due lavora da Rough Trade, nel cui negozio di Brick Lane qualche giorno fa ho appunto comprato il disco), poi tra una ballad sulla neve e canzoni di auguri ci infilano pure un'omaggio a Last Christmas in cui George Michael e Andrew Ridgeley si incontrano al pub la vigilia di Natale e ricordano gli anni passati insieme nei Wham. Che per un secondo ti viene quasi voglia di crederci ancora.

 

 

MP3  The Boy least likely to – Christmas isn't Christmas

MP3  The Boy least likely to – George and Andrew

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mercoledì, 22 12 2010

A Natale c’è chi si scambia i regali, da Trovarobato si scambiano le canzoni

 

Da Trovarobato fanno le cose per bene. La famosa etichetta indipendente bolognese fa un regalo ai suoi ascoltatori e mette in piedi Songswap:

 

Nel pieno caldo del luglio emiliano, Trovarobato ha pensato a un dono per i suoi ascoltatori da condividere nel periodo natalizio.
Perché già a luglio un progetto per natale?
Perché Trovarobato conosce i tempi dei suoi artisti.
Ma soprattutto perchè crede che il vero spirito di un’etichetta discografica risieda nella possibilità di far incontrare i propri artisti, di farli conoscere e invitarli a collaborare vicendevolmente: è dall’ibridazione che nascono quasi sempre le cose più sorprendenti.
 
 
Il risultato è una ricombinazione di brani e musicisti sia di Trovarobato che di Parade, la sottoetichetta dedicata all’esplorazione delle “musiche altre”. Quattordici tra band e artisti della scuderia si sono quindi confrontati su brani l’uno dell’altro interpretando e rielaborando in forma del tutto inedita canzoni spesso molto distanti dalle proprie sonorità.
Un tributo al sound distintivo delle produzioni Trovarobato, indefinibile e vario, che prova rivelarne i sotterranei legami concettuali (quando non sonori).
 
 
Trovarobato Songswap è una compilation in free download raggiungibile dal sito ufficiale dell’etichetta www.trovarobato.com.
Trovarobato Songswap è anche e soprattutto un regalo per festeggiare la nascita del nuovo sito Trovarobato, una postazione web che cerca di comprendere tutta la galassia Trovarobato.
Trovarobato Songswap è l’uscita che anticipa il lancio di Trovarobato Netlabel.
Per chi invece amasse tuttora il contatto con il supporto fisico, Trovarobato ha deciso di mettere a disposizione dei fan un’edizione limitata e numerata di Trovarobato Songswap su nastro magnetico o musicassetta che dir si voglia.

 

Il resto delle info sono qui. Il sottoscritto ha l'onore di partecipare a una serie di anteprime del disco (le altre su Polaroid, Stereogram e Italian Embassy). Poi da stasera, e per tutta la settimana natalizia, tutto il disco sarà in streaming su XL.
La canzone qua sotto è Sofa degli Addamanera reinterpretata dai Mariposa, i fondatori dell'etichetta. Buon ascolto.

 


Mariposa – Sof-a-ha by Trovarobato

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giovedì, 16 12 2010

I versi di canzone dell’anno

Cosa rispondereste se vi chiedessi a bruciapelo quali sono i vostri versi di canzone dell'anno? A me, senza stare a pensarci troppo (potrei metterci MESI) sono venuti in mente questi.
[Ditemi anche i vostri, se vi va]

 

Drunk girls know that love is an astronaut:
it comes back but it’s never the same
(LCD Soundsystem, Drunk Girls)

 

MP3  LCD Soundsystem – Drunk girls

 

 

Io non ti cerco
Io non ti aspetto
Ma non ti dimentico
(Massimo Volume, Le nostre ore contate)

 

MP3  Massimo Volume – Le nostre ore contate

 

 

So keep your heart strong 
and love long 
and give kisses when you can 
(Kisses, Kisses)

 

MP3  Kisses – Kisses

 

 

Primo; non avrai altro Dio
che le tenebre da attraversare
nella nota stonata di tromba
delle scale
(Perturbazione, Primo)

 

MP3  Perturbazione – Primo

 

 

She makes my heart beat the same way
as at the start of Blue Monday 
Always the last song that theyplay
at the indie disco 
(The Divine Comedy, At the indie disco)

 

MP3  The Divine Comedy – At the indie disco

giovedì, 09 12 2010

Inkiostro – I dischi del 2010

Sono 4 anni che non pubblico sul blog la mia classifica dei dischi dell'anno (l'ultima volta era stata nel 2006 e, per la cronaca, nei tre anni successivi in cima probabilmente ci sarebbero stati Sound of SIlver degli LCD Soundsystem per il 2007, For Emma, forever ago di Bon Iver per il 2008 e Girls dei Girls per il 2009) e il bello di avere un blog è che puoi fare quello che ti pare per i motivi che ti pare e non devi spiegare niente a nessuno (io, per dire, semplicemente non ne avevo voglia). Quest'anno, invece, mi va, quindi procedo senza altri indugi a presentarvi la top ten dei miei dischi del 2010: 

 

 

 
10
 
LCD Soundsystem – This is Happening (DFA Records)

 

L'unico problema della band di James Murphy è quello di aver già scritto varie canzoni a dir poco epocali (Losing my edge, tipo) e di aver pubblicato tre anni fa un disco a dir poco inarrivabile (Sound of silver), e con precedenti del genere non deludere almeno un po' è pressoché impossibile. Quando arrivi alla fine dell'anno e rimetti su il disco, però, la classe è sempre lì, e lasciarli fuori dalla top ten proprio non si può.

 

MP3  LCD Soundsystem – Home

MP3  LCD Soundsystem – All I want

 

 
 
9
 
Spoon – Transference (Merge Records)

 

Ed ecco un'altra band che non ha più niente da dimostrare: in anni di onorata carriera gli Spoon si sono affermati come uno dei punti di riferimento della scena indie, con una personalità solida e distintiva, una straordinaria capacità di sperimentare senza abbandonare i confini della struttura pop e una serie di pezzi che sono ormai diventati dei piccoli classici. Gli è però sempre mancato il disco perfetto, quello della consacrazione; e purtroppo Transference non fa eccezione. Ma come al solito ci va vicino, talmente vicino che la sensazione è quella che al podio manchi oramai pochissimo.

 

 

MP3  Spoon – The mystery zone

MP3  Spoon – Who makes your money

 

 
 
8
 
Wavves – King of the beach (Fat Possum Records)

 

In un anno in cui sembrava che per fare un disco fossero necessari almeno tre strati di distorsioni, quattro diversi tipi di riverbero, due filtri per la voce e una produzione stile cassetta lasciata chiusa nel cruscotto di una macchina parcheggiata al sole per un mese, quel cazzone di Nathan Williams ha spiazzato tutti facendo la strada al contrario: via tutto il lo-fi delle produzioni precedenti, in bella vista rimane una saldissima vena pop, declinata ora in chiave surf ora in chiave post-grunge, col rumore che crepita sotto, pronto a esplodere, e la voglia di fare casino come un ragazzino sulla spiaggia.  

 

MP3  Wavves – King of the beach

MP3  Wavves –  Green Eyes

 

 
 
7
 
Mike Patton – Mondo Cane (Ipecac Recordings)

 

Mike Patton ormai può fare quello che vuole, e se tra una suite rumorista dei Fantomas e un tour mondiale di reunion con i Faith no more ci infila un disco di cover di classici italiani degli anni d'oro della musica leggera del bel paese io, quanto meno, mi sento un po' fortunato. Tanto più se l'omaggio è così ben fatto, filologico senza essere agiografico, creativo senza essere a tutti i costi artistico, ben calibrato senza essere fastidiosamente studiato ma soprattutto cialtrone, gigione e paraculo senza essere una presa per il culo. Più italiano degli italiani, in qualche modo: a quando la cittadinanza onoraria?

 

 

MP3  Mike Patton – Il cielo in una stanza

MP3  Mike Patton – Ore d'amore

 

 
 
6
 
Suzanne Vega – Close-up, Vol. 1 – Love songs (Amanuensis Productions)

 

Se non è da sempre, sicuramente è da molti anni che Suzanne Vega è fuori dai giri cool (provate a cercarla su Pitchfork: zero risultati). Una carriera lunga e lentissima (7 album in 25 anni), intermezzata da anni di silenzio e da una vita placida lontana da ogni tentazione di jet set  (anche di quello indipendente). Nel 2010 è tornata in studio, non per incidere materiale nuovo ma per dare nuova veste e nuova vita a molte delle canzoni pubblicate negli anni, spesso non valorizzate da arrangiamenti inutilmente barocchi e produzioni pallide figlie dei loro tempi. Qua c'è la voce, la chitarra e il minimo indispensabile di strumenti per dare personalità al sound: il resto è la canzone, nuda, con melodie bellissime e testi inarrivabili. Un disco nuovo.

 

MP3  Suzanne Vega – Some journey

MP3  Suzanne Vega – Headshots

 

 
 
5
 
Girls – Broken Dreams Club (True Panther Sounds)

 

E' un EP, lo so, ma vale di più del 99% dei long playing che ho ascoltato in questo 2010. Le sei canzoni scritte e incise da Christopher Owens e Chet White sono piccoli gioielli di indie macchiato di suggestioni 60s, che fanno seguito in modo perfetto al bellissimo disco d'esordio dell'anno scorso e rivelano un'ispirazione che là fuori sono in pochissimi ad avere. Diventeranno grandi, secondo me. Ma forse lo sono già.

 

MP3  Girls – Heartbreaker

MP3  Girls – Thee oh so protective one

 

 
 
4
 
Arcade Fire – The Suburbs (Merge Records)

 

#culto

#epica

#messapagana

#migliorlivebandelmondo

#canzonidapaura

 

Vabbé, dai.

 

 

 

MP3  Arcade Fire – Ready to start

MP3  Arcade Fire – We used to wait

 

 
 
3
 
Massimo Volume – Cattive abitudini (La Tempesta Dischi)

 

Il miglior disco della carriera dei Massimo Volume arriva dopo anni e anni di pausa. Il miglior disco italiano del 2010 arriva da una band che per tutti è una delle portabandiera del rock italico di due decenni fa. Vuol dire qualcosa? Lasciamo stare gli ovvi paragoni col vino che invecchiando migliora, o le riflessioni sulla situazione un po' allo sbando della scena indipendente nazionale (che in realtà non se la passa male, ma che in passato faceva molti più dischi che mi coinvolgevano) e inchiniamoci di fronte a quello che Mimì, Vittoria ed Egle sono riusciti a costruire. Non gli si trova un difetto, è un monolite compatto di musica ed emozioni, lo spoken-word non è un limite e quasi non te ne accorgi neanche. C'è il drumming (ENORME), le chitarre che grattugiano, le parole e la voce di Mimì. Confrontateli con le band a loro coeve e PIANGETE.

 

MP3  Massimo Volume – Le nostre ore contate

MP3  Massimo Volume – Litio

 

 
 
2
 
Caribou – Swim (Merge Records)

 

Si è giocato la prima posizione fino all'ultimo, perché qui dentro c'è tanta di quella roba da lasciarti secco. C'è un sacco di elettronica e un sacco di indie-rock, c'è musica che potrebbe essere da rave se non fosse quasi interamente suonata, e se non lo fosse da un personaggio che ti immagini più come professore di matematica che come DJ o musicista. Dan Snaith di matematica evidentemente ne sa ma l'applica alla musica, e su un palco suona tre strumenti alla volta, suda e ha un tiro che tantissime band si sognano. Un disco che non mi stanco mai di ascoltare (neanche nella sua versione remix), ed è una cosa che non mi succede quasi mai.  

 

MP3  Caribou – Sun

MP3  Caribou – Leave house

 

 
 
1
 
The National – High Violet (4AD Records)

 

Se avete davvero ascoltato High Violet, probabilmente non c'è bisogno che io vi spieghi per quale motivo l'ho messo al numero uno. E' contemporaneamente Il miglior disco indie-rock dell'anno, e il miglior disco di crooning d'autore, ci sono l'amore, la vita, la morte, le chitarre, l'umore tetro e l'umorismo amaro, la maturità, l'alcool, il rock quello vero, una tristezza lacerante che può essere piena di speranza ma anche nera come la pece (anzi, viola). Non ne escono tanto spesso, di dischi così belli.  

 

MP3  The National – Bloodbuzz Ohio

MP3  The National – Anyone's ghost

 

 

 

martedì, 07 12 2010

Au revoir Simone a colori

Le Au Revoir Simone noi le amiamo a priori, quasi più per motivi estetici (nel senso più ampio del termine: dal più basso commento da bar per l'avvenenza delle tre figliole al sublime piacere per la raffinata grazia preraffaelita -e un po' nerd- che emanano suonando le tastiere casio e cantando all'unisono) che per motivi strettamente musicali. E loro, a occhio, lo sanno: tanto che da un po' le loro attività uniscono alla musica sempre una forte componente altra. Per il video di Knight of wands, ad esempio, le tre fanciulle di Williamsburg hanno messo in piedi un video interattivo colorabile (qua in versione non interattiva) che è semplice ma funziona  a meraviglia. E nel mio caso ha anche sortito l'effetto di farmi riprendere in mano il disco, che in certi pomeriggi invernali col cielo monocromo ci sta a meraviglia. Tanto che ti fa venire voglia di avere una tavolozza anche lì.

 

 


 

 

MP3  Au revoir Simone – Knight of wands

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venerdì, 03 12 2010

L’ascolto giusto

Secondo me è il tipo di cosa che si chiedono tutti, o almeno tutti quelli che, come me, ascoltano troppa musica nuova e troppo raramente si imbattono in qualcosa che gli piace davvero: quanto conta esattamente il momento in cui entri in contatto con una canzone, per fartene innamorare? Quanto dipende dalla tua stanchezza di quel giorno, dalla tua ricettività, dall'umore, dal tempo che fa fuori? Quanti pezzi splendidi mi sono perso perchè li ho ascoltati distratto, o nella stagione sbagliata o perché mi andava un pezzo tirato e mi è capitata una ballata? E quante volte mancava solo un ascolto per rimanere colpiti, e invece l'emmepitrè è stato messo in parte in favore dell'ultimo leak?

 

Non ne ho idea. So solo che oggi mi sono imbattuto di nuovo in Rubber degli Yuck, che avevo già sentito varie volte negli ultimi mesi ma aveva lasciato appena una buona impressione con retrogusto di hype. Degli Yuck si fa un gran parlare da tempo (anche se il loro disco, firmato da Fat Possum, non uscirà prima di un 3 mesi), ma di questi tempi i nomi nuovi di cui si fa un gran parlare si collocano quasi sempre appena sopra la sufficienza quindi non avevo dato loro troppa attenzione. Poi oggi, l'illuminazione: Rubber è una cosa quasi perfetta, una montagna di gomma morbida ma ruvida che sta tra Sometimes dei My blood Valentine, Wake up degli Arcade Fire e qualche cavalcata dei Mogwai da Young Team (che infatti l'anno anche remixata, peraltro togliendogli del tutto la distorsione: sono invidiosi, mi sa). Avvolgetevici sotto le coperte, o guardate al ralenty fuori dalla finestra pensando al sorriso di una ragazza. L'ascolto giusto può anche farvi innamorare?

 

[Qua c'è il video, interamente a tema di toeletta canina (ultimamente va molto), ma è bruttino e toglierebbe quasi tutta la poesia al pezzo, quindi non lo embeddo]

 

 

 

MP3  Yuck – Rubber

MP3  Yuck – Rubber (Mogwai remix)

venerdì, 03 12 2010

Michael Cera VS the world

Ciao, mi chiamo Michael Cera, recito nei film pucci e suono il basso in un gruppo nuovo insieme a Joe Plummer dei Modest Mouse, Nick Thorburn degli Islands e Honus Honus dei Man Man. Anche se sto sulle palle un po' a tutti (ma ho recitato nella serie tv di culto Arrested devolpment! Certa gente non ha davvero rispetto), e se, dopo tutta la monnezza che ho fatto, eravate prontissimi a odiare il mio ultimo film, Scott Pilgrim VS The World in realtà un po' vi è piaciuto (però non lo ammetterete mai). Come non ammetterete che questi Mister Heavenly sembrano abbastanza promettenti; non avranno fatto un brutto affare a tirare in mezzo uno sfigato come me?

 

 

 

[se vi interessa, qua c'è tutto il concerto di qualche giorno fa a Portland in MP3; qua tutti i video]

lunedì, 29 11 2010

Indieleaks

Mentre tutto il mondo giustamente parla delle più recenti rivelazioni divulgate da Wikileaks, il piccolo evento della giornata nel mondo indie è che in rete ha fatto la sua comparsa il nuovo singolo di Iron & wine Walking far from home, ballatone da manuale che anticipa il nuovo disco del barbuto Sam Beam Kiss Each Other Clean, che esce a Gennaio per una major e ha una copertina molto bella.

[e sì, lo so che tecnicamente non è un leak, ma non ho resistito al calembour]

 

 

MP3  Iron & wine – Walking far from home

 

mercoledì, 24 11 2010

Il club dei sogni infranti

Ho la netta sensazione di non avere mai parlato su queste pagine dei Girls, e la cosa è abbastanza curiosa visto che nel 2009 il loro disco d'esordio è stato probabilmente il mio disco dell'anno. Ci sono voluti mesi prima che la band di Christopher Owens e Chet White si conquistasse il primato incontrastato nel mio lettore (quando non li conoscevo li ho persino visti live in apertura ai Grizzly Bear senza prestare la minima attenzione al loro set, limitandomi solo a prendere in giro il loro look hipster-fricchettone; che mi sia di lezione), ma una volta innamoratomi del loro sound in bilico tra indie e '60s e dei loro primi tre spettacolari singoli il danno era ormai fatto.

Non ero, però, sicuro che sarebbe durato; si sa che in questi tempi veloci si fa in fretta ad annoiarsi e perdere attenzione (o, per le band, a montarsi la testa e a bruciarsi) e non era affatto detto che il loro disco d'esordio non rimanesse un episodio isolato. Ma quando ci si è messo tanto ad innamorarsi – forse – l'effetto dura di più: così i Girls in questi giorni tornano con un nuovo EP (Broken Dreams Club, che esce su True Panther/Matador) e io ci sono sotto ancora più di prima. I pezzi sono forse meno immediati ma la scrittura è a livelli eccelsi (anzi, forse ancora più alti), gli arrangiamenti impeccabilmente classici ma mai di maniera, il mood schifosamente romantico e malinconico senza essere lontanamente stucchevole, e gli ascolti delle sue 6 canzoni si susseguono uno all'altro senza soluzione di continuità.  E, a quanto pare, senza alcun rischio di arrestarsi.
Da maneggiare con grande cautela, soprattutto se siete inclini ai sogni infranti. Per non parlare del cuore.

 

 

MP3  Girls – Thee oh so protective one

martedì, 23 11 2010

Of a shyness that is criminally vulgar

Rimani indietro un giorno con la lettura dei feed e finisci per leggere in ritardo la Pitchfork Gift Guide, che in mezzo a un sacco di altre cose interessanti segnala questo splendido, life-defining, poster firmato da Hunting Bears che incrocia gli Smiths con una grafica Penguin-style. Ora come ora ucciderei per averlo; come volevasi dimostrare è già sold-out.

 

 

 

 

MP3  Tatu – How soon is now?

MP3  Janice Whaley – How soon is now? (a cappella)

 

 

[sì, sono quelle Tatu lì]

venerdì, 19 11 2010

The story of Common people

Se ne parlava proprio qualche giorno fa, di quanto Common People dei Pulp sia una gran canzone, e di quanto il suo testo, dietro una storia apparentemente semplice, abbia sfumature assai complesse e in qualche modo persino fastidiose. La reunion appena annunciata per la prossima primavera (anzi, Primavera) è un'ottima scusa per mettere di nuovo sul piatto un anthem che abbiamo ballato un milione di volte ma che raramente abbiamo ascoltato con l'attenzione dovuta, come sottolinea anche Cabal che in un bel post segnala lo spettacolare documentario The story of Common People e la bellissima analisi della canzone fatta da 33 revolutions per minute:

So, Pulp are back and with them comes Common People: arguably the defining British single of the 90s (“a song that was in the right place at the right time,” reflected Jarvis Cocker), and probably the most oversimplified. One critic recently described it, in passing, as “a freak call-to-arms”, but that’s true of Mis-Shapes, not Common People. It sounds like an anthem to be sure, with its krautrock/Roxy rush and mounting intensity, but anthems are meant to unite, and Common People, on every level, is about division. It is desperate, vengeful, bitter, and brutal. The vast majority of Pulp fans planning to sing along to it at Hyde Park next year are excluded from a song which speaks for such a specific stratum of the class system that, if it is a call-to-arms, then the only person it’s calling to arms is Jarvis himself, and even he’s not entirely sure. [#]

E nel cercare un MP3 con cui corredare l'articolo ho scoperto che curiosamente, ma forse prevedibilmente, là fuori praticamente non esistono cover degne di questo nome di una delle canzoni più famose degli anni '90. Qualcosa vorrà dire.

 

MP3  Tori Amos – Common People (live)

MP3  William Shatner – Common People

giovedì, 18 11 2010

The theory of hipster relativty

«There's no such thing as a hipster: a hipster can only exist in comparison». Da Dustinland.

martedì, 16 11 2010

The fall of the Fall Inkiostro 2010 Nastrone

Cosa avrai da raccontare, di questo autunno? Pensi davvero che a qualcuno interessi del corso che hai cominciato a frequentare, delle cene luculliane con gli amici, dell'umor tetro a causa del tempo e dei concerti imperdibili che si susseguono uno dopo l'altro e di cui non hai mai davvero il tempo di parlare? Ci mettiamo una pietra sopra e facciamo parlare il nastrone stagionale, che raccoglie con una logica spesso volutamente incomprensibile molti dei pezzi che ho ascoltato di più negli ultimi mesi.

 

Come lo scorso inverno e la scorsa primavera, il nastrone è scaricabile traccia per traccia o in un pratico zippone iPod friendly provvisto di copertina; inoltre, carico del server permettendo, le tracce sono anche ascoltabili online grazie al player di fianco a ciascuna di esse (che poi procede in sequenza con il resto della playlist). Buon ascolto.

 

 

 

MP3  01. Jamaica – Short and entertaining

Il plagio è una brutta cosa, si sa. E se io fossi nei Phoenix, a questi Jamaica (loro connazionali, tra l'altro) quasi quasi gli farei causa per plagio. E chissà, forse a un certo punto i Phoenix volevano anche farlo, tanto il loro sound è identico alla band di Thomas Mars: poi hanno sentito questo pezzo, si sono messi a ballare e se ne sono dimenticati. 

 

MP3  02. Ra Ra Riot – Boy

La prima volta che l'ho messa in pista, nel giro dei suoi tre minuti tre persone sono venute a chiedermi cosa fosse. Una persona al minuto non capita così spesso, soprattutto con i pezzi indie-pop. Il piccolo anthem della stagione, per una band sempre troppo sottovalutata.

 

MP3  03. Crocodiles – Mirrors

Ed ecco altri che copiano a destra e a manca, e che se col disco d'esordio hanno sparato due singoloni che erano puri Jesus and Mary Chain, col pezzo che apre il secondo disco siamo più dalle parti dei New Order meno elettronici. (Quasi) nessuno inventa più niente, ma alcuni copiano meglio degli altri.  

 

MP3  04. Summer Camp – Round the moon

E dalle parti dei New Order si muovono anche i Summer Camp, una di quelle band che non si sa perché ti colpiscono al primo ascolto (era Agosto, ricordate?). Allora profetizzavo che ce li saremmo subito dimenticati, però io sono ancora qui che spingo Play.

 

MP3  05. Deerhunter – Helicopter (Diplo & Lunice remix)

E' abbastanza risaputo: è molto raro che i remix di un pezzo indie-rock riescano davvero ad avere un senso e una compiutezza. Questo remix di DIplo e Lunice riesce forse addirittura a essere migliore del pezzo originale, e visto che stiamo parlando del primo singolo di uno dei dischi dell'anno, la cosa è praticamente un miracolo.

 

MP3  06. Sufjan Stevens – I walked

Non sono mai stato fanatico di Sufjan Stevens, e ne ho sempre ammirato il talento rimanendo spesso perplesso per molte delle sue scelte discografiche. La svolta elettronica del nuovo disco non è una di queste: il disco intero è eccessivo e spesso volutamente sfuggente, ma finché contiene pezzi come questo (che sembra una cosa della Morr di 6 o 7 anni fa; una gran bella cosa della Morr) per me può fare quel che vuole.

 

MP3  07. Comet gain – I never happened

Quanto ci piacciono le band uncool, quelle dopo un po' di anni sono ancora lì che pubblicano 7 pollici, che quasi hanno inventato un sound e che non raccolgono un decimo del riconoscimento che meritano mentre intorno a loro giovani band di Brooklyn o di Brixton con mezzo singolo fuori ottengono tutta l'attenzioni di giornali e webzine. Lunga vita ai Comet Gain, che mi sa tanto che stanno addirittura migliorando col tempo.

 

MP3  08. Holy Fuck – Red lights

Meglio di Atlas dei Battles? Lo sai che mi sa di sì?

 

MP3  09. Crystal Castles feat Robert Smith – Not in love (Platinum Blonde cover)

Il loro live della settimana scorsa è stato un'esperienza (sotto molti punti di vista; per ultimo, probabilmente, quello strettamente musicale), esperienza che come prevedibile non ha coinvolto il leader dei Cure né la cover dei Platinum Blonde che hanno appena inciso. Il resto di quello che penso lo sapete già.

 

MP3  10. Beach Fossils – Golden Age

Ah, l'indiepop: non cambia mai e quindi non smette mai di piacerci. Prendi una piccola melodia memorabile, mettigli un riverbero, una voce annoiata, una chitarra storta e una batteria elementare: non serve di più. Tra tante band che lo fanno, però, solo alcune lo fanno bene, e i Beach Fossils sono tra questi. Venerdì in concerto al Covo

 

MP3  11. The boy least likely to – A fairytale ending

Non se li ricorda già più nessuno i The boy least likely to, ed è un vero peccato perché il loro pop cristallino dall'immaginario infantile non cessa di essere originale e di avere molta più personalità di seicento nuove band riverberate messe insieme. Questa viene da un EP di qualche mese fa, e mi piace un sacco.

 

MP3  12. The Divine Comedy – Neapolitan girl

Neil Hannon porta la sua Divina Commedia a fare un viaggio in Italia, che come da copione è ferma all'immaginario lirico e musicale di qualche decennio fa e probabilmente, visto come vanno le cose in questi anni, dobbiamo solo ringraziare, La sua ragazza napoletana è decisamente macchiettistica. ma si fa comunque amare.  

 

MP3  13. Belle & Sebastian – I want the world to stop

Temo di non poter non pensare che il loro ultimo disco sia un mezzo passo falso (più di quasi tutti i precedenti, temo), ed è una cosa che a noialtri fà un po' male al cuore. Il singolo è una meraviglia, ma non basta, anche se forse è uno dei loro pezzi migliori di sempre.

 

MP3  14. Jaill – The stroller

Non li ho inquadrati benissimo, i Jaill, una delle ultime scoperte di mamma Sub Pop che si fa un po' fatica a categorizzare (in certi momenti sembrano Why?, in altri i REM) ma che si fanno ascoltare assai spesso e volentieri. Mentre mi faccio un'idea, dopo mesi continuano a non abbandonare il lettore.

 

MP3  15. James Blake – Limit to your love (Feist cover)

Prendi un pezzo non troppo noto di una cantautrice pop canadese, trasformalo in un prodigio soul fatto più di vuoti che di pieni, producilo da Dio e mandalo in giro per la rete: il risultato è wowLike a water falling slow motion.

 

MP3  16. The Strokes – I'll try anything once

Quante sono le decisioni fondamentali che danno forma alla tua vita? E di quante ti rendi veramente conto? Non ho ancora una risposta alle domande che mi facevo qualche mese fa, ma anche se Somewhere della Coppola sembra già roba dell'anno scorso, il demo degli Strokes che gli faceva da colonna sonora  è evidentemente qui per restare.

 

MP3  17. Stars – Changes

Certi vecchi amori non si scordano mai, e anche se gli Stars un disco bello come Set yourself on fire non lo faranno più, qualche soddisfazione ogni tanto ce la riservano ancora. Come in questa ballad dall'andamento malinconico e dalla a struttura classica, che si muove sapientemente al confine col melenso senza superarlo mai. Siamo esigenti: ci vuole una certa classe per spezzarci il cuore. 

 

MP3  18. Sharon Van Etten – A crime

Non provate a paragonarla a Cat Power (a certe folksinger di un tempo, semmai), ma la cantautrice di Brooklyn le carte per diventare la Chan Marshall degli anni zero le ha tutte (e vista dal vivo mesi fa è assai meno bizzosa ma non meno talentuosa). Bastano la voce e una chitarra, e un testo da brividi.

 

MP3  19. S Carey – In the dirt

I Bon Iver non sono solo Justin Vernon: e mentre lui tira sempre di più la corda cantando nei dischi di chiunque, il suo socio Sean Carey rimane sul sound del progetto principale, diluendolo e riverberandolo ulteriormente. Giudicate voi se funziona.

 

MP3  20. Menomena – Queen black acid

In questi tempi veloci alle piccole grandi band ci abituiamo in un minuto, e quando sfornano un disco nuovo gli diamo appena due ascolti perché ci sembra tutto già sentito. Col rischio di perdere perle come questa, che ha un intreccio di basso, batteria e chitarra che mi manda fuori di testa. 

 

MP3  21. Porcelain raft – Tip of your tongue

Italiani alla conquista del mondo: la scoperta più recente di blog e siti d'oltreoceano è Mauro Remiddi, che -partito da Roma- dalla sua cameretta di Londra ha tirato fuori un malinconico bedroom-pop riverberato che lascia subito il segno. Bravo.

 

MP3  22. Sam Amidon – Walking on sunshine (Katrina and the waves cover)

Vedo questa canzone come uno strappo nel tessuto spazio-temporale: è come se Nick Drake avesse scelto il pop invece del suicidio, e fosse finito a suonare davanti a pochi amici cover di pessime hit anni '80 sulla veranda del suo ranch nel Midwest. 

 

MP3  23. Massimo volume – Le nostre ore contate

La miglior canzone del miglior disco italiano del'anno sembra una canzone d'amore, di quelle che descrivono le grandi storie d'amore che non finiscono mai. Quando scopri che parla di Manuel Agnelli il cambio di prospettiva è vertiginoso e a suo modo, forse, ancora più affascinante. 

 

MP3  24. The Lucksmiths – Get-to-bed Birds

Il nastrone finisce come la carriera dei Lucksmiths, che a sua volta finisce come certe nottate interminabili in cui rientri all'alba e, sulla porta di casa, riconosci il suono dei primi uccelli che cantano. E anche se la festa è finita non riesci a trattenere un sorriso.

 

 

 

FULL DOWNLOAD  The fall of the Fall Inkiostro 2010 Nastrone (ZIP > Mediafire)

sabato, 13 11 2010

Hand at gigs

giovedì, 11 11 2010

Ed è giunto il momento di postare la soluzione

Speravo che sareste riusciti a completare il quiz di abbigliamento musicale che ho postato venerdì scorso, ma nonostante i vostri sforzi e la bravura del DottorGola e di foz vi è mancato un nome per completare il lotto (per la cronaca: era Chet Baker. Quasi impossibile, lo so). Ecco l'immagine completa (che -in basso, molto in piccolo- mostra anche i nomi, che ho poi ri-scritto sotto) e il link a cui potete leggere i dettagli, acquistare il poster e vedere in grande la mise di ciascun musicista (che è a sua volta un poster). C'eravate quasi.

 

 

 

Jim Morrison, Johnny Cash, Kurt Cobain, Kiss,

Chet Baker, Michael Jackson, Run DMC, Jimi Hendrix, 

Bob Dylan, Elvis Presley, Prince, Kanye West,

Marvin Gaye, The Ramones, Andre3000, Pharell Williams,

Brandon Flowers, Pete Doherty, The Beatles, Miles Davis.

sabato, 06 11 2010

Dente Disco Pax

[una coraggiosa Don Giovanni (del tardo Battisti) per l'ospitata sul palco di Max Collini ieri sera a Milano nella data finale dell'interminabile tour di Dente. Mentre dagli Offlaga aspettiamo a brevissimo uno strano Prototipo, vi dico solo questo: a un certo punto Max canta ]

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venerdì, 05 11 2010

Sai riconoscere un musicista dal suo look?

Una specie di giochino per il sabato pomeriggio: ciascuno di questi look appartiene a un famoso musicista? Riuscite a riconoscerli tutti?

 

[Nei prossimi giorni poi posterò la soluzione e il link da cui proviene l'immagine. Se qualcuno lo scova please non postatelo]

martedì, 02 11 2010

Chi sono?

[via]

sabato, 30 10 2010

Quando viene La Sera

Come dicevo qui non amo granchè le Vivian Girls ma ho un debole per la bassista Kickball Katy, che per osmosi si estende anche al suo progetto solista La Sera, e che è confermato dal video orrorifico e ironico del singolo Never come around.