guarda te

venerdì, 10 11 2006

See you in another life, brotha

Poco più di 24 ore fa negli States è andato in onda il mid-season finale di Lost, ovvero l’ultima puntata del primo troncone della terza serie del telefilm, che precede un’insolita pausa invernale che durerà addirittura fino al 7 Febbraio. Non vi preoccupate, niente spoiler qua (per quelli, e per tutte le teorie del caso si rimanda alla classica Lostpedia), anche se la voglia di mettersi per l’ennesima volta a stigmatizzare e contemporanemente a magnificare la capacità degli autori di tenere ancora in piedi una trama tanto improbabile è una tentazione difficile da combattere.
Tra l’altro, pare che per salvare la serie dal delirio in cui sta piombando, gli autori stiano pensando di cambiarne completamente il tono, accentandone la componente guerresca oppure, al contrario, calcando la mano sul lato comedy. Sulla falsariga di due grandi capolavori dei suddetti generi, A-team e Friends, sono già state elaborate due nuove versioni di sigla per il serial. Cliccate su play e date un’occhiata:

giovedì, 26 10 2006

Cadaveri in saldo

La notizia non è che gli antipatici Killers (che -per parte mia- si sono fermati a un paio di singoli furbi nel primo disco per poi attestarsi nell’aurea mediocritas di chi non ha davvero nulla di interessante da dire) si sono fatti girare il nuovo video, Bones, nientemeno che da Tim Burton. La notizia non è neanche che il video, tutto scheletri e romanticismo (roba da ridefinire il significato della parola clichè) è abbastanza brutto. La notizia è che la somma di un roboante singolo Mtv-friendly con un video scontato di un regista solitamente abbonato all’aggettivo «geniale», per motivi a me ignoti, funziona. E’ un fenomeno affascinante.

The Killers – Bones video (link -> Mtv Overdrive)

giovedì, 19 10 2006

Alla V di ‘Video’ del Beckzionario c’e’ un po’ di confusione

Cosa non si è costretti a fare per vendere un disco nel 2006. Nell’era del file sharing, della condivisione con un click e dell’inarrestabile trasformazione dei dischi in beni accessori anche per gli appassionati di musica, pubblicare un cd, più o meno buono, non basta più. Se n’è accorta da tempo più di una casa discografica, tanto che ormai non si pubblica quasi più disco che non abbia almeno un bonus DVD, uno special packaging o una tiratura limitata. E se n’è accorto da tempo anche Beck che, non nuovo ad operazioni del genere, per il nuovo -gradevole ma abbastanza innocuo- The information ne ha tirata fuori una più del diavolo, come ha spiegato in un’intervista a Wired.
Dagli adesivi che consentono a ciascuno di creare la sua copertina (idea che per una decisione beffarda e assolutamente insensata ha fatto escludere per unfair advantage il disco dalle classifiche UK dei dischi, che pure avrebbe dominato) al bonus DVD contenente un videoclip per ogni canzone. Bonus per modo di dire, visto che tali clip sono esperimenti più o meno cazzeggiati in bassa fedeltà girati dallo stesso Beck, dal produttore sua Maestà Nigel Goldrich e da Autumn de Wilde, che dimostrano in realtà idee abbastanza scarse e una certa monotonia stilistica (colori acidi anni 80! grafica pixelata! sguardi in camera scazzati abbinati a coreografie ancora più scazzate!) che nulla aggiungono (anzi, forse tolgono anche qualcosa) al valore del disco.
I suddetti video sono ovviamente stati fatto circolare alla spicciolata su YouTube nelle settimane immediatamente precedenti l’uscita del disco, secondo una di quelle strategie virali ormai inevitabili nella promozione di qualunque prodotto destinato (anche) a un pubblico di nicchia. Dal punto di vista pubblicitario indubbiamente una bella mossa, dal punto di vista strettamente commerciale un trucchetto che smuove ben pochi acquirenti e dal punto di vista artistico…boh? A qualcuno interessa ancora?
Ben diverso è il discorso che riguarda i video ufficiali dei singoli estratti dal disco. Il primo, relativo a Cellphone’s dead è opera di Michel ‘Eternal sunshine’ Gondry (il primo dopo un po’), ed è, ovviamente, tutta un’altra storia. Ci avessero messo quello, nel DVD allegato, un pensierino ce lo facevo anche.


Beck –
Cellphone’s dead (official video) (MOV)
Beck – Tutti video bonus di The information (scaricabili) (link -> 15 MOV)

[sì, quello in Strange Apparition è proprio Devendra Banhart]

martedì, 17 10 2006

inkiostro veste Prada

Il sottoscritto sente l’urgenza di comunicare che, nonostante il suo stile nel vestirsi sia definibile alla meglio come raffazzonato e alla peggio come completamente casuale, ieri sera è stato in un cinema d’essai dove di solito la fanno da padrone cose tipo Atom Egoyan e Kim Ki Duk (sic) a vedere Il Diavolo veste Prada e che, nonostante la trama telefonata dal primo all’ultimo secondo e il finale di melassa, trattasi di un film davvero ben fatto. Il sottoscritto nega altresì che il presente post sia esclusivamente da addebitarsi alla irrefrenabile tentazione di scrivere un titolo splendidamente ossimorico come inkiostro veste Prada.

lunedì, 16 10 2006

Domani vediamo

Alla Sony devono averci preso gusto: dopo quello delle 250.000 palline colorate lasciate cadere dalle colline di San Francisco (che ha reso celebre Heartbeats in versione Josè Gonzalez), domani ‘esce’ il nuovo spot degli schermi piatti Bravia, diretto da Jonathan Glazer, che vede un palazzone di Glasgow ricoperto da 70.000 litri di vernice grazie a più di 600 contenitori esplosivi. Quello che tutti si chiedono, però, è: quale canzone ci sarà in sottofondo?
A latere, un sito che è una vera e propria lezione di marketing virale: foto teaser, feed RSS e pure il trailer dello spot.

Update: è uscito. Un po’ deludente.

giovedì, 12 10 2006

Mia mamma dice sempre che e’ meglio vestirsi a strati

Centocinquantacinque: è il record del maggior numero di magliette indossate contemporaneamente.

lunedì, 09 10 2006

Puro genio

La puntata di South Park dedicata a World of Warcraft, il più celebre tra i Massive Multiplayer Online Role-Playing Game, è probabilmente la migliore di sempre. La trovate qua, intera e ovviamente in inglese.

mercoledì, 04 10 2006

I assure you we’re open

Il primo impulso, appena uscito dal cinema, è stato di difenderlo. Un’excusatio non petita che la dice lunga, dettata con ogni probabilità più da certo inossidabile affetto nei confronti del primo episodio che da un reale apprezzamento verso il secondo. Eppure, nonostante già sulla carta abbia tutte le caratteristiche del film indifendibile (il sequel, 10 anni dopo, di un film girato con due dollari da degli sconosciuti, in breve diventato un cult in tutto il mondo nonchè uno dei film simbolo degli anni ’90? Suvvia), Clerks II non ha davvero bisogno di essere difeso. E’ il miglior seguito di Clerks che si potesse girare, e chiunque sperasse in qualcosa di diverso probabilmente conosce abbastanza l’originale nè ha presente la produzione più recente di Kevin Smith.
E’ buffo perchè anche a me, come a Max, è subito venuta in mente la metafora della rimpatriata 10 anni dopo; invece di vedere il bicchiere mezzo vuoto del «compagno scemo di liceo che continua a fare sempre le stesse battute» e delle «persone una volta minimamente sagaci che sacrificano il loro acume sull’altare della consuetudine», però, sono stato portato immediatamente a vederne il lato positivo. Ovvero quello delle care, vecchie, rassicuranti, cose che non cambiano mai. Perchè ad andare avanti guardando indietro non si può che finire a stare fermi; e non è detto che sia un male. Per eludere ogni muccinismo da post-trentenni con un’abbondante dose di demenzialità e un pistolotto finale talmente fuori posto da risultare esilarante quanto il resto del film stesso. Perchè l’unico modo per onorare lo spirito di cazzeggio dell’episodio originale è proprio quello di fare un film esattamente come il primo, che ignora ogni mutata condizione e ogni pretesa di innovazione od originalità in favore di un caro vecchio triangolo amoroso intriso di volgarità, citazionismo a buon mercato e sesso interspecie.
Evolversi, qualche volta, è un crimine. Qualche volta, solo qualche volta.

giovedì, 28 09 2006

Art Attack

Fa parte del gioco, ma negli anni mi sono sempre imbattuto nei lavori di Bansky senza sapere che fosse (e chi fosse) Bansky. Ci ha pensato un ottimo post di NicoleDiver a spiegarmelo, e spiegarmi i suoi mille volti, dalla stencil art più brillante e guerrigliera che ci sia in giro alle grandi opere remixate e sostituite/aggiunte nei musei, dai bellissimi squarci sul muro Palestinese, alla recente sostituzione di 500 copie del disco di Paris Hilton con una feroce versione dalla grafica ritoccata.
Indispensabile spulciare la sua voce su wikipedia e farsi un giro sul suo sito.

martedì, 19 09 2006

Forever tu rimarrai Brandon Walsh, Beverly High

 

Tutta la mia gratitudine ad Enver per avermi fatto scoprire questo gioiellino firmato dai Blume, band fiorentina di belle speranze che questa volta ha deciso di declinare il suo valido elettropop crepuscolare in salsa di divertissment, dedicando una canzone al protagonista dell’indimenticato principe dei teen-serial anni ’90. Una gran ballata sul tempo che passa, che, nonostante il soggetto a dir poco suicida, riesce sapientamente a tenersi lontana dal grottesco e finisce per essere una bella canzone autenticamente malinconica. E dannatamente appiccicosa.

 

Blume – 90210 (MP3)

venerdì, 15 09 2006

La vita e’ solo uno stop-motion particolarmente veloce

[My animated world di Jelle Van Dun.]

venerdì, 08 09 2006

La pupa, il secchione e la tv italiana

Parecchio tempo fa su queste pagine si parlava di Beauty and the geek, versione insolitamente nerd e insolitamente divertente del gioco delle coppie incrociata con un reality mandata in onda sul canale americano della Warner. Scopo del gioco mettere insieme (e osservare) la coppia malassortita formata da una bella e da un secchione nell’atto di tentare di trasmettersi conoscenze, influenzarsi a vicenda e, nel mente, tentare di fare il minor numero di figure di merda possibile. Non esattamente una trasmissione intellettuale, evidentemente; eppure molto spassoso e spesso per nulla stupido.
Dopo aver visto la prima serie americana -che, per la cronaca, è stata anche uno degli argomenti affrontati quando, un annetto fa, sono stato ospite su RadioDueRai- ieri sera sono incappato nella prima puntata dell’edizione italiana, linearmente intitolata La pupa e il secchione. Condotto da personaggi già vacui in origine e da un po’ ulteriormente in caduta libera come Papi e la Panicucci, il gioco è una versione pecoreccia e abbondantemente defilippizzata dello show americano che rinuncia ad ogni sobrietà in favore di lustrini, culi all’aria, giuria, dibattito, pubblico, pianti, polemiche, prove vanamente spettacolari e scambi di battute degni della programmazione pomeridiana di Rai 2. L’ho trovata una lezione esemplare di tutto quanto ci sia di disprezzabile nella tv italiana; un ottimo esempio di come da un’idea se non buona almeno promettente qua da noi non riesca a tirar fuori nulla di più di una baracconata assolutamente inguardabile.

giovedì, 07 09 2006

Eternal darkness of the spotful mind

La cosa più bella è che se te lo chiedono non sai raccontarlo.
Magari ci provi, ma non ci riesci.
E non perchè non ci sia niente da raccontare, ovviamente. Solo che la banale narrazione della trama, la descrizione anche precisa degli straordinari effetti visivi ‘poveri’ utilizzati nel film e la ricerca di metafore adatte a spiegarne l’atmosfera finiscono per sembrare tragicamente incapaci di dire qualunque cosa davvero importante su un’opera tanto inafferrabile. E’ una grandezza che non si spiega, frutto di un equilibrio talmente fragile e fatto di suggestioni che non si può capire senza averlo visto.
L’arte del sogno, in originale La science des rêves, è un film che non si dimentica, ma non si fa afferrare. E’ molto frustrante. E’ bellissimo.

La science des rêves è il nuovo film di Michel Gondry. Dopo essere stato presentato con grande successo al Sundance, a Berlino e a Taormina, il film è finalmente uscito nelle sale francesi il 16 Agosto, in anteprima mondiale. Il 17 Agosto il sottoscritto (che lo attendeva da tempo) era in un cinema di Marsiglia, pronto ad aspettarsi qualunque cosa; meno di due ore dopo, stava già sommergendo di parole la sua compagna di visione nel vano tentativo di prolungare almeno un po’ le sensazioni suscitate da un film tanto bello. Non bisognerebbe farlo mai, in situazioni simili, tantomeno in questa. Ma è pura utopia. 

La trama importa poco; anche questa è una storia d’amore, e tanto vi basti. Il confronto con il precedente Eternal sunshine of the spotless mind / Se mi lasci ti cancello è inevitabile; ma quello che per chi scrive è uno dei film più belli, creativi e dolorosi degli ultimi anni non si fa pareggiare con tanta facilità. Eppure, nonostante ciò, La science des rêves, sotto certi punti di vista, è persino meglio. Ogni vero paragone, è, però, impossibile; sono due film troppo diversi. Anzi sono due film esattamente complementari: quanto Eternal sunshine è spietatamente realistico nel descrivere (in maniera tutt’altro che realistica, com’è nello stile di Gondry) lo sfasciarsi di una storia d’amore (di tutte le storie d’amore) tanto La science des rêves è invece completamente surreale e dichiaratamente irragionevole nella sua volontà di dare forma reale ai sogni (nel senso di esperienze oniriche, ma anche di desideri), portando alla luce quello che non può essere, che forse non deve essere o che forse si ha troppa paura perchè sia.

Un mutamento di prospettiva così grande, dal Gondry matematico al Gondry poetico, da una visione razionalmente pessimista a una posizione ottimisticamente sconsiderata non può essere casuale. E infatti non lo è; tale rivoluzione copernicana è sicuramente causata dal passaggio dagli incastri perfetti della sceneggiatura meccanica di Charlie Kaufmann alle suggestioni impressioniste della sceneggiatura naif firmata dallo stesso Gondry, che questa volta decide di fare tutto da solo e di mettere la sua firma su un film fortemente autobiografico.

Il ritorno alla cameretta del regista, tra l’altro, non è solo metaforico. La science des rêves non è infatti semplicemente il primo film di Gondry interamente girato in patria, ma è persino ambientato nello stesso palazzo e nella stessa camera di Parigi in cui il regista viveva quando aveva vent’anni.
Altri dettagli personali a parte, la vicinanza delle vicende narrate con quelle da lui realmente vissute è ulteriormente (e dichiaratamente) sottolineata dalla scelta di girare il film in due (a volte tre) lingue che spesso si danno il cambio senza soluzione di continuità, come a Gondry succede da anni a questa parte. Se si ha l’occasione di guardarlo in lingua originale la sensazione di estraneità è palpabile, come la distanza non solo metaforica tra i personaggi che gli impedisce di capirsi veramente. E a quel punto, forse, non c’è che un’alternativa.

La science des rêves è un film auto-indulgente e imperfetto, confuso e cerebrale, ma visto ciò di cui parla non poteva essere altrimenti. Gael Garcia Bernal è un protagonista bravissimo e assolutamente convincente, e riesce persino a non farsi odiare nonostante sia praticamente perfetto. Charlotte Gainsbourg è, come al solito, meravigliosa. Il terzo protagonista sono ovviamente gli effetti visivi creati da Lauri Faggioni, una fantasmagoria di bricolage onirico, sartoria animata e schizometria analogica già vista in diversi videoclip che si fonde alla perfezione con una trama tanto involuta e surreale, consentendole di raggiungere picchi di lirismo naif da applausi a scena aperta. Dopo aver visto il film, è quasi troppo facile decidere di aver scoperto la materia di cui sono fatti i sogni: stoffa, fili, carta e colla, cellophane al posto dell’acqua e cotone da lanciare in aria a mo’ di nuvole.
Perchè la ritirata del bricoleur onirico nel suo mondo (in cui -forse- non potrà mai entrare nessuno) non è una fuga ma una vittoria.

Bonus:
La science des rêves – website (in francese) (link)
The science of sleep – website (in inglese) (link)
The science of sleep – Myspace (link)
The science of sleep soundtrack – Myspace (link)
The science of sleep – Trailer (in inglese) (MOV)
Gael Garcia Bernal & co. – If you rescue me (Velvet Underground – Afterhours) (MP3) updated!

mercoledì, 06 09 2006

Indovina qual e’ la parodia

Guardate questo (basta anche un pezzo):

Un tamarrissimo video di techno olandese, di un duo chiamato Gebroeders Ko, con una canzone intitolata Ik heb een boot, ovvero «Ho una barca». Roba di nessun interesse. Poi guardate questo:

Si chiama Boten Anna («Anna, il bot») ed è del musicista svedese Basshunter. Chiunque abbia una qualche esperienza di chat può apprezzare il testo nerdissimo e involontariamente demenziale, e farsi quattro risate per la pochezza del testo solo superficialmente moderno e per le bizzarre espressioni di cui si serve. La cosa curiosa, però, è che non è quest’ultima versione ad essere una parodia della prima, ma viceversa, la prima è una cover seria (oddio, seria) del pezzo di eurodance tamarra di tematica nerd firmato Basshunter, che pare aver avuto un certo successo in nord europa qualche anno fa (la storia completa è qua). Praticamente, una rivoluzione copernicana. 
[grazie a Checco]

lunedì, 14 08 2006

Video Aggregator /Agosto

Phoenix – Consolation prizes (WMV)
Cari Phoenix, vi vogliamo bene e ci piacete non da oggi, e anche se l’ultimo disco è un po’ deludente, lo sappiamo bene che siete francesi, quindi non c’è bisogno che giriate mezzo video davanti alla reggia di Versailles.. Visto che questo è l’unico pezzo che si salva vi perdoniamo, nonostante lo stop-motion sia un po’ dozzinale e con un piccolo sforzo in più poteva uscir fuori una cosa anche carina. Non poteva girarlo la fidanzatina (e tra un po’ pure mamma) Sofia Coppola? Va già bene che non sia (di nuovo) il fratello, comunque..

Ok Go – Here it goes again (RM)
Come al solito con i video degli Ok Go la domanda è: ma quanto ci avranno messo a fare la coreografia? E quanto a fare una take intera buona? Domande senza risposta, ma il video, un delirio danzante questa volta a base di tapis roulant, è imperdibile come l’altro. Fateci il favore, cambiate lavoro, smettela di fare dischi ed entrate nel corpo di ballo di Buona Domenica. Ci guadagneremmo tutti.

Cat Power – Lived in bars (FLV) 
Finirà così per tutti, il periodo indie? Uno rimane per anni fissato con l’ipersensibilità, l’originalità a tutti costi e poi finisce qualche anno dopo a fare un disco roots e senza sugo che più insipido non si può e a fare video come questi, in cui dimostra di divertirsi come una pazza a qualche festa sudista in cui tutti sembrano usciti dal più classico dei clichè? Come già detto più volte, al sottoscritto sembra una fine ingloriosa. Eppure c’è pure gente a cui piace, pensa te.

Tunng – Jenny again (MOV)
C’è poco da dire sul nuovo singolo dei Tunng: il pezzo più canonicamente triste del disco, una ballata in cui l’ago della bilancia folktronica del combo inglese pende decisamente dal lato del folk, ha un video splendido. Un incidente stradale, un triangolo amoroso, una tragedia bucolica di periodi ipotetici dell’irrealtà e cose che erano e ora non sono più. Forse è il periodo, ma quasi mi commuovo.

Thom Yorke – Harrowdown Hill (MOV)
Bastano un po’ di effetti speciali poveri ma fantasiosi, qualche immagine di repertorio, nebbia e acqua e sfumature e barricate e falchi che volano e modellini di città, per la canzone più bella del disco solista del leader dei Radiohead? Dubito. Era un’impresa impossibile, e loro ci hanno provato. Io sarei rimasto più sull’essenziale (qualcosa tipo Rabbit in your headlights, per intederci), perchè in questo caso ai pattern ritmici, alla distorsione soffocata e alla splendida chitarra quasi funky del finale le immagini possono aggiungere ben poco.

Constantines – Working fulltime (MOV)
Ce li siamo scordati subito, i cloni degli Afghan Whigs canadesi, e forse a risentirli adesso non se lo meritavano. La passione c’è, il tiro anche, e vedere questo gran bel video forse le loro doti ne escono anche amplificate. Un buono spunto realizzato ottimamente, e il video si fa ammirare. Non la finisco mai di stupirmi quando vedo cosa riescono a fare le etichette indie americane con le -si suppoone- poche risorse che hanno. Quando ci sono le idee..

The Knife – Marble House (MOV) 
Mentre per motivi misteriosi il video di We share our mother’s health sta diventando un po’ di moda persino da noi, i The Knife guardano avanti e pubblicano già un nuovo singolo. Il corredo visivo è a base di topi antropomorfi e ambientazione da casa povera (assai poco di marmo) negli anni ’40. Che dite, vi ricorda già qualcosa? Chissà se hanno pagato i diritti a Spiegelmann..

Peaches – Downtown (MOV)

La Signora delle Pesche rimane sboccata e continua coi giochi di parole scollacciati, ma il sound è assai più ripuluto di un tempo, e l’immagine perde buona parte del rock’n’roll che aveva sempre avuto per tornare tra i ranghi di qualcosa che assomiglia persino all’r’n’b. Rimane un mediocre e sexy pezzo electro-pop un po’ ambiguo non troppo diverso da quello che finisce normalmente su Mtv. Ed era quella l’idea, mi sa.

Franz Ferdinand – Eleonor put your boots on (MOV)

Me l’ero persa, la single version tirata a lucido della canzone formerly known as la ballata beatlesiana dall’ultimo disco dei FF. Essendo l’ennesimo singolo estratto, ed essendo il video uno psichedelico (solo lui) delirio animato a base di montagne russe di Coney Island, statue della libertà e bimbe gotiche di nome Eleanor, se ne faceva anche a meno.

Mareva Galanter – Pourquoi pas moi (Ukuyèyè) (AVI) 

Come si fa a non innamorarsi di una bellissima ex miss francia che, presatata al mondo musicale, se ne esce con un disco trèees ’60s tutto yèyè, vestiti optical, mobili spaziali e coretti angelici (con, a guardar bene, pure un perverso retrogusto anni ’80 in alcuni arrangiamenti)? Un’operazione come quella dei Baustelle, senza però, nulla di intellettuale. Funziona decisamente meglio, va da sè.

Emilie Simon – Fleur de saison (MOV)
Sempre Francia, ma stavolta Francia digitale, per il nuovo video della pigolante aspirante Bjork d’oltralpe. Meno classicqamente pop dell’esordio, meno suggestivo della colonna sonora del documentario sui pinguini, più canonicamente artsy e, appunto, spudoratamente bjorkiano. Se non si considera che è una missione impossibile, è quasi carino.

[i vecchi Video Aggregator]

martedì, 25 07 2006

Non ho ben capito la prima parola

[The Big Lebowski – F*cking short version. Una piccola opera d’arte pop]

martedì, 11 07 2006

Video Aggregator /Luglio

[tutta roba buona, scaricabile e in alta qualità. Youtube è carino, sì, ma è per chi si accontenta]

Hot Chip – And I was a boy from school (MOV)
E mentre in questi giorni anche sulle tv italiane fa bella mostra di sè il geniale video dell’altro singolo Over and over 

venerdì, 30 06 2006

L’angolo Potemkin

Classic movies it’s okay to hate secondo The Onion A.V. Club. Tra gli altri, ci sono Guerre Stellari, Arancia Meccanica, L’esorcista, Fantasia e Il Grande Lebowski. Sull’ultimo, sommessamente, sono abbastanza d’accordo. E ora sparate pure.
[leggetevi le motivazioni, meritano]

giovedì, 08 06 2006

Scoop!

Il trailer di Scoop, il nuovo (di già?) film di Woody Allen in cui il nostro recita con Scarlett Johanson e Hugh Jackman. Niente di diverso dal solito, no. Ma, in fondo, chi vuole da lui qualcosa di diverso dal solito?

Woody Allen – Scoop – trailer (MOV)

giovedì, 01 06 2006

Enough jibber-jabber

In occasione del Season Finale della seconda serie di Lost, eccovi il trailer del film che svela un imprevisto sviluppo di trama nel rapporto tra due dei protagonisti maschili del serial: Brokeback Island.
[Non vi preoccupate, è abbastanza spoiler-free ed è chiaramente una parodia. E con i deliri metafinzionali in cui la serie sta cadendo non è scontato specificarlo]

giovedì, 25 05 2006

Video Aggregator /Maggio

Devics – A secret message to you (FLV)
Nuovissimo video per il duo californiano (ma italiano nel cuore) di Sara Lov e Dustin O’Halloran. E infatti il suo creatore è italiano, lo stile e le atmosfere sono dei Devics ma lo spleen, quello è universale.
[per vedere i file FLV c’è l’ottimo, freeware,
FLV player]

Belle & Sebastian – The blues are still blue (MOV)
La lavanderia a gettoni più pazza del mondo di Stuart Murdoch e soci, quasi suo malgrado, strappa più di un sorriso. La solita vecchia storia della poesia nella vita quotidiana; può non dirvi nulla, ma mi dispiace per voi.
 
Julie’s Haircut – Satan eats seitan (MOV)
Retrogaming galore! After dark, my sweet a un primo ascolto sembra nero, ma in realtà è colorato e pixelato, una tavolozza che funziona egregiamente anche con toni leggeri e una sterminata quantità di citazioni. Non tutto è ciò che sembra.

Amari – Bolognina Revolution (MOV)
Immagino (anzi, ne sono sicuro) che ci sia un filo rosso (anzi, arcobaleno) che unisce un agguato nel sonno da parte di Superman, una boombox nel ghetto e Bologna (anzi, la Bolognina). Sono sicuro che, se glielo chiedessimo, gli Amari avrebbero una (anzi, parecchie) teorie meravigliose per illustrarlo. Ma credo che non serva. Anzi, ne sono sicuro.

Hot Gossip –  La Mort (FLV)
Les fauves – How our dildo can change your life (MPG)
Curiosa concomitanza temporale per questi due esordi incendiari targati Italia. Rock’n’roll molto ben fatto, di opposta atmosfera (più ironico e sgangherato il primo, più ammiccante e leccato il secondo) ma di identico esito: roba che scotta.

I’m from Barcelona – Collection of stamps (MOV)
Ventinove svedesi che cantano una canzone di indie parrocchiale su una collezione di francobolli; ce n’è per odiarli e neanche poco, e invece… E invece gli I’m from Barcelona sono davvero uno spettacolo.

Domotic – I hate you forever (MP4)
Lo so che sto pezzo (splendido, va da sè) ha un anno e più, ma mi sono imbattuto nel suo video solo ora, e l’idea di videoremixare una band che finge si suonare un pezzo interamente elettronico è quel passo in più che fa la differenza.

Gnarls Barkley – Crazy (MOV)
«Dottore, questa macchia di Roscharch continua a cambiare, ci vedo delle facce, e sento delle voci che mi dicono che sono pazzo..» Pezzo assolutamente monumentale, video assai convincente. Un instant classic.

Filofobia – Quanto tempo fa (WMV)
Curioso come un video, a due anni dall’uscita, possa cambiare la tua immagine di una canzone e trasformarla dal sottofondo di pomeriggi assolati sui colli a un sintetico e vagamente cupo scenario di ombre. Niente male.

Arctic Monkeys – The view from the afternoon (MOV)
Il neorealismo da periferia inglese delle Scimmie Artiche incontra il topos del geniaccio disadattato (batterista, in questo caso) in uno dei pezzi più deboli del disco. Idea non male, alcune belle inquadrature, video abbastanza inutile.

OfflagaDiscoPax – The movie (MOV)
La bellezza di 126 MB per 20 minuti di blob tascabile. Un bignamino dei live della band che, in più, contiene le versioni integrali degli inediti Cioccolato IACP e Superchiome. Per superfan. Ma del resto, c’è qualcuno che non lo è?

Midlake – Young bride (MOV)
Segnalato in precedenza il già ottimo storyboard, ecco la versione completa del primo video tratto da quello che è giò uno dei dischi dell’anno. Il video non aggiunge nulla; non c’è niente da aggiungere.

Morrissey – The youngest was the most loved (MP4)
There is no such thing in life as Mozzer: il lupo non perde il pelo neanche sotto l’assalto dei fotografi mentre viene portato via in manette; e così una scena vista mille volte alla televisione italiana si trasforma in metafora. Non si sa bene di cosa, ma wow.

Camera Obscura – Lloyd, I’m ready to be heartbroken (real)
Sempre più Belli e Sebastiani, i Camera Obscura sfidano l’istituzione scozzese con cui inevitabilmente si confrontano sempre anche in questo video, danzerino esattamente come Funny little frog. Escono vincitori, ma in questo caso non era difficile; tutti quei violini sono come il doping: semplicemente scorretti.

Bonus:
Band of Horses – The Funeral (MOV)
Embèe feat. Josè Gonzalez – Send someone away (MOV)  (via)
Death Cab for Cutie – Stable song (MOV)
Pearl Jam – Worldwide suicide (MOV)
Primal Scream – Country girl (MOV)
Stars – Sleep tonight (MOV)
Tunng – Woodcat (MOV)
Wolf Parade – Modern World (MOV)
Stereo Total – Ich bin nacht (MOV)

lunedì, 22 05 2006

Non so davvero perche’, ma sono ottimista

Ad Agosto in America, da noi non si sa ancora quando:Clerks 2 di Kevin Smith (di cui si è già parlato qua) sta per arrivare. Dopo il teaser è uscito il trailer e io, non so davvero perchè, mi sento stranamente ottimista.

martedì, 16 05 2006

Disc raiders

A Mtv l’hanno capita: al giorno d’oggi è molto più personale un computer che una stanza.Ovvero: su una persona dicono di più i suoi files, la cronologia del browser, la posta elettronica piuttosto che i poster, i vestiti e soprammobili vari. Così è nato Meet or delete, il Room raiders dei computer, in cui il concorrente di turno deve scegliere la propria partner avendo accesso solo al suo computer. Le valutazioni sociologiche le lascio a voi.
[A breve arriverà anche da noi. Ma ovviamente non è quello il punto]

mercoledì, 19 04 2006

Bucolica, e senza neancha una kappa



[Il sottoscritto sostiene sempre gli eventi in cui è coinvolta la Fattoria 103 e il suo veejay di riferimento Milf_shake, quindi non può non segnalare Bucolica, sorta di electro-festa-rave-scampagnata che avrà luogo venerdì nei dintorni di Bologna. Tutte le info qui]

venerdì, 31 03 2006

Video Aggregator /Marzo

Tiga – You gonna want me (MOV)
In attesa del nuovo video del «novello sanfrancesco metrosessualo» (cit.), ritiriamo fuori il clip del suo pezzo più famoso, in cui Oliver Gondry (sì, il fratello) ci dà giù con degli effetti digitali appena appena revivalistici trasformando la finta band rotante del giullare dell’electro in giochi di pura luce e movimento. Prima o poi finiranno per sembrare teneramente patetici come i chroma key atomici degli anni ’80 e il cerchio sarà chiuso. Forse, però, lo sembrano già.

Morrissey – You have killed me (MOV)
Sì, lo so, di questo video hanno già scritto tutto: la presentazione in italiano (così esotica!), il clima da Eurofestival (Eurovision, per i filologi), il microfono a sigaretta e il Mozzer sempre più imbolsito. Su pezzo e disco non mi pronuncio ancora, anche perchè guardando questo video non riesco che a pensare a una cosa: non sembra anche a voi che la scenografia del palco e le capigliature del pubblico siano cronologicamente incongruenti?

Yuppie Flu – Glueing all the fragments (MOV)
E’ strano veder uscire
solo ora come singolo la canzone che ha incorniciato buona parte della mia tarda primavera scorsa; mi provoca un inconsueto corto circuito, come se i frammenti incollati allora, all’arrivo di una nuova primavera, vacillassero scossi dallo scirocco carico di pollini. La canzone è magistrale e il video, luminoso e molto ben fatto, quasi riesce a rendergli giustizia. Un sollievo.

Ant – When your heart breaks (into many little pieces) (MP4)
Altro video di casa Homesleep, altri frammenti di qualcosa che si è rotto, altro corto circuito stagionale; qui non più primavere vecchie e nuove ma inverni nevosi e boschi ghiacciati. Stavolta, però, ci sono le impronte sula neve lasciate da Ant (sabato al Covo) da seguire, e tanto basta ad uscirne. Bedroom pop gentile il disco, onestamente lo-fi il video, e tutto torna.

Broken Social Scene – 7/4 (Shoreline) (MOV)
«Sax, lights and audiotapes»: così è stato brillantemente etichettato il nuovo video del collettivo canadese più amato da grandi e piccini, che incrocia il solito canadindie con un soul quasi funkeggiante ben guidato dalla voce della beneamata Leslie Feist. Se mi date retta (ma non mi date retta, lo so), l’unico grande pezzo dal loro mediocre ultimo disco; il video aggiunge poco ma non toglie niente, e tanto basta.

The Racounters – Steady as she goes (MOV)
Un signor singolo con un signor video d’altri tempi, rurale e in bassa fedeltà come non se ne vedevano da tempo, per il nuovo progetto di Jack White e Brendan Benson. Il pezzo va gù che è una meraviglia, il video è fatto con due soldi, ma da un divertissment mica ci si può aspettare altro. Una giacca un po’ meno di gattivo gusto, appena quello.

Calexico – Cruel (MOV)
C’è nel mondo qualcuno che non ha stroncato l’ultimo disco dei Calexico? Qualcuno che sia siuscito a trovare argomenti per parlarne bene? Se sì, vi prego illuminatemi, perchè tanto le vecchie produzioni mi piacevano (non tutti tutti i pezzi, magari, ma 3 o 4 assi in ogni disco c’erano sempre) quanto Garden ruin mi sembra piatto e deludente. A cominciare dal suo singolo, insipido come pochi e con un video che non lascia quasi traccia sulla retina. Delusione.

Hot Chip – Over and over (RM)
Inglesi che escono per DFA, che roba. Nelle parole di Pitchfork: «Innegabilmente synth-retrò, innegabilmente indie schoolyard pop, innegabilmente dance rock, insopportabilmente cool».
Lo ammetto, il mio pezzo preferito del nuovo disco è la ben più tamarra Boys from school, ma anche il primo singolo, arrivato il ritornello, ha un tiro che lévati. Il video, geniale delirio croma(key)tico, fa del suo. E abbiamo delle nuove celebrità.

Midlake – Young Bride (MOV) 
Sempre quelli di Roscoe, sì. Il disco esce a Giugno ma c’è già un video: bello, triste e fatto a matita. Anche la canzone è bella, triste e un po’ fatta a matita, e la certezza che non usciranno a breve dal circuito indie ce li rendeno più simpatici.

Casiotone for the painfully alone – The Subway home (MOV)
Owen Ahfort suona come suonerebbe Aidan Moffat degli Arab Strap se bevesse meno pinte di birra e  uscisse più raramente dalla propria cameretta. Il parlato strascicato è quasi lo stesso, i temi e le atmosfere proprio no, come ben illustra la curiosa scelta di questo lentone d’atmosfera come brano da abbinare a un video. L’acquerello fa il resto, ma quando è più autoironico e morrisseyano ci piace di più.

Mates of State – Fraud in the 80’s (MOV)
I Mates of State sono gli Aqueduct del 2006: escono anch’essi per l’etichetta del cane con il disco in bocca (la Barsuk), e con la band di You sold gold condividono certi riferimenti all’adolescenza nei decenni passati. ALla fine, anche se ti verrebbe da catalogarli come carini e poco più, il loro disco rimane nel lettore per mesi, e anni dopo ti scopri a saperne ogni dettaglio a memoria. Mi piace persino il loro video, che ha come protagonisti una cassettiera e dei ritagli fotografici animati. Sono senza speranza?