Il burro a stick, la forchetta a motore, il cono di pizza e il porta-patatine da auto: questo e altro su 12 shockingly absurd food inventions.
Il burro a stick, la forchetta a motore, il cono di pizza e il porta-patatine da auto: questo e altro su 12 shockingly absurd food inventions.
Mentre un sondaggio rivela che gli inglesi sono i più propensi in Europa a condividere docce e bagni per ridurre sprechi e risparmiare sull’elettricità, il Governo Italiano minaccia di bloccare l’attuazione del protocollo di Kyoto in Europa per la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Per non essere sempre l’ultima ruota del carro, ecco un decalogo semi-serio ad uso e consumo di musictecnologicofili eco-sostenibili:
1. Raccogli i mozziconi delle tue sigarette (+1 punto per sigaretta)
2. Se compri birra in bottiglia, recupera il vetro! (+2 punti per bottiglia). Se puoi, preferisci la spina! (+ 2 punti)
3. Quando vai ai concerti, dividi il viaggio in auto con gli amici* (o vacci in bicicletta = +3 punti)
*se sei di Bologna chiedi un passaggio al titolare di questi blog per andare al Covo, che lui è ben contento di fare il tassì – specie da quando c’è una pattuglia ogni tre metri fornita di alcooltest (su consiglio del dottorGola).
4. Quando puoi, lava a freddo (e le tue magliette a righe non si rovineranno, magicamente) (+3 punti)
5. In casa d’inverno non superare i 20°: il look emaciato è un classico mai fuori moda…(+3 punti)
6. Dopo ore al tuo pc o mac, centinaia di ore ad ascoltare l’ipod, millenni al cellulare, forse è il momento di comprare un caricabatterie solare (su Eco Geek Living e Select Solar ce ne sono moltissimi). (+3 punti).
7. Scegli i concerti giusti. I Radiohead hanno fatto solo il primo passo: (qui e qui). (+3 punti a concerto).
8. Scegli il vintage! Vecchi cappotti, vecchi maglioni e jeans, niente è più a zero emission. Alternativamente puoi scegliere abiti alla cannabis (+2 punti a capo).
9. Prova un modo di rendere ecologica la tua vita in camera da letto… (+ 2 punti)
10. Costruisci un’ecogym nel tuo cortile.
Poi, volendo essere pignoli, si potrebbe dire che sarebbe cosa buona scegliersi dei governanti che si preoccupano per l’ambiente. Ma questa, temo, è tutta un’altra storia.
Foto | www.thegeekweekly.com
[dei link che probabilmente avete già visto e in più un po’ di cazzi miei]
_Se scrivi un post per punti bla bla bla.
_Band italiane: prendere appunti. Remix dei TV on the radio, duetto live benefico tra Fleet Foxes e Wilco su classico di Dylan, inedito dei Vampire Weekend, cover dei Talk Talk più mini-live di Bon Iver. E ancora: video live dei TV on the radio da Letterman (in esterna), Bon Iver e Lykke Li insieme per una bella versione live di Dance Dance Dance, il video di Reckoner dei Radiohead che ha vinto il contest user-generated, il video di Ventrale degli Offlaga Disco Pax, il nuovo video dei Fleet Foxes: gli autori dei dischi dell’anno sanno come tener viva l’attenzione della rete su di loro.
_Random WTF of the day. Esilarante.
_Nooooo future. Johnny Rotten ha appena fatto lo spot per una marca inglese di burro. Fermate il mondo, voglio scendere.
_RapidDeath. Scaricatori di tutto il mondo, preparatevi al peggio: le autorità hanno intimato al colosso tedesco del direct link download Rapidshare di controllare preventivamente la liceità dei file uploadati dagli utenti prima di renderli disponibili. Praticamente, la sua morte. Contando che questo tipo di servizi al momento è responsabile di più o meno 30% del traffico complessivo della rete, c’era da aspettarselo. (come se cambiasse qualcosa)
_Get Black. Come avrete già letto nel post precedente, stasera in radio riprende Get Black. La nuova stagione avrà un sacco di novità, esclusive e regali (stasera il disco di Styrofoam), la prima delle quali è che sentirete molto raramente la voce del sottoscritto, e che la guida dello show passa interamente nelle mani di Fabio e Francesca, con OfflagaDiscoMax a fare sempre da battitore libero e qualche new entry. Scoprite tutto alle 21 stasera sui 103.1 MHz FM a Bologna e dintorni, o in streaming (e da domani, in podcast).
_Shameless self promotion. E a proposito di Styrofoam e di Offlaga Disco Pax, il sottoscritto questo weekend fa la doppietta, e mette i dischi stasera al (brand blue) Covo (con tessera!) dopo il concerto del genietto belga dell’indietronica pop (al Gate 2, con George aka Y:DK) e domani è ospite di Mingo all’Estragon dopo lo show (gratuito) dei nostri beniamini reggiani. Non oso immaginare in che condizioni sarò domenica mattina.
_Farsene una ragione è un’altra cosa, ma un pochino aiuta. Lookeyinside traduce sul suo blog uno degli ultimi racconti scritti da David Foster Wallace, mentre Salon ci presenta uno squarcio vivido e doloroso sugli ultimi giorni di vita dello scrittore. Non risponde alla domanda che ci siamo fatti tutti («Perchè?»), ma è già qualcosa.
_ Quando interviene lui, non ce n’è più per nessuno. Leonardo dice la sua sua sulla discussione in tre parti (uno, due, tre) sugli Hipster che c’è stata in questi giorni su queste pagine.
_Se vi servisse una guida. Bubble flow chart of things to say during sex.
_La solita utile guida sulla follia orientale. Lunchbox che riproducono col cibo le copertine dei dischi. Bleah.
_Titty strikes back. Oggi è uscito il nuovo singolo di Tizianone Ferro, Alla mia età. Ne dice bene Simona, qua (e io sono d’accordo).
_Soul meets body? Qual è l’identità sessuale della vostra mente? Io l’ho scampata, ma non è scontato.
_And I finish up my coffee and it’s time to catch the train. Oltre a essere un’ecezionale e sottovalutata folksinger, Suzanne Vega (vista dal vivo sabato scorso al Festival della poesia della provincia di Modena, nel solito spettacolare set acustico che non mi stancherò mai di rivedere) è anche un’ottima blogger. Leggere il Tom’s essay, pubblicato 10 giorni fa sul blog del New York Times sul songwriting e dedicato alla composizione del suo strafamoso capolavoro Tom’s diner, per credere.
[e se volete un recente live intero con la band, lo trovate qui e qui – pass HAVEDAT]
Le bellissime lenzuola Slaap onder een kartonnen (che sembrano di cartone ma in realta sono di cotone, e il cui nome secondo me in olandese vorrà dire laquo;Dormi sotto un cartone») sono un’idea talmente bella che la loro cinica campagna pubblicitaria si scrive da sè: Prova il brivido di essere un barbone, tra le tue comode lenzuola di cotone!
C’è da dire che parte dei proventi vengono in effetti dati progetti di sostegno agli homeless, quindi a conti fatti si tratta di un’opera di beneficienza. Comunque di pessimo gusto.
(via)
Sì, lo so, le nonnine che qua sopra suonano God save the queen dei Sex Pistols fanno in realtà parte di un’opera d’arte (No future di Christoph Büchel, presentata quest’anno alla Biennale di Sydney), quindi sono tutto tranne che autentiche. Però provate per un attimo a far finta di niente: non sono fantastiche?
[qualche dettaglio in più qui]
Miei adorati lettori di Repubblica online, benvenuti.
Siete finalmente preoccupati anche voi che il mondo possa essere inghiottito da un enorme buco nero creato dalla Svizzera? Benvenuti, di nuovo. Consideriamone intanto i lati positivi: in questo modo, intanto, la Svizzera verrebbe finalmente ricordata per qualcosa che non sia l’orologio a cucù o il cioccolato (non serve che citi la famigerata frase pronunciata da Orson Wells, nevvero?*)**.
Secondariamente, dovete valutare il fatto che diverse persone si preoccupano dell’argomento da molto prima di voi, sollevando timori apocalittici o smentendoli più o meno categoricamente (vi prego di apprezzare come in ognuno dei tre articoli che vi ho linkato il coordinatore dei professori preoccupati dal fatto sia una persona differente). Su Asphalto se ne dibatte ovviamente da tempo, e chi ha un po’ di audience vip ha ricevuto una spiegazione su misura (in calce al post), divertente e rassicurante, che contiene inoltre un’informazioncina aggiuntiva che mi pare nessuno degli organi di stampa ufficiali abbia divulgato: una volta fatto il collaudo il 10, verificato che l’apparecchione funziona e che i tecnici non prendono la scossa, le prime collisioni saranno il 21 ottobre. Segnatevi la data sul calendario.
Perchè ecco, sì, anche nelle menti più ragionevoli, nonostante le rassicurazioni, permane una certa ansia. Io personalmente ho approfittato mesi fa della pazienza del sempre benemerito Dr Psycho per scrivergli una mail chiedendogli se siamo spacciati, mail a cui lui mi ha risposto puntualmente e rapidissimamente, sostenendo che no, nient’affatto. Inoltre quest’estate ho scoperto che una mia cara amica sta facendo la tesi della sua specialistica in fisica proprio su questo argomento, e non concedeva spazio agli imprevisti.
Tuttavia ad angustiare è quella minuscola, insignificante premessa a tutte le rassicurazioni, che recita all’incirca così: "se succedesse qualcosa, significherebbe che le teorie attuali della fisica sono sbagliate, e di molto". Il che, uhm, considerando il modo vieppiù empirico con cui alcune teorie scientifiche si sono rivelate esatte od errate (ora non sto nemmeno a fare una stima, ammettiamo anche che sia solo lo 0,1 per cento: non è come dire mai, mi pare), non basta a fugare completamente ogni paura. Tanto più che dopo aver speso sei miliardi di dollari per realizzare il tutto, appare improbabile che si decida davvero di non utilizzarlo. O sono io che sono amabilmente naif?
Qual è la morale di questo post? Beh, almeno cantiamoci su***.
Piccolo update: persino Delio non dico che tema qualcosa, però dubita che l’LHC si muova su leggi fisiche completamente note. Per dirla a parole mie, che non ne capisco nulla, si sarà intuito (per chi invece è in varie misure competente, invito a leggere il link presente nel summenzionato post di Delio, e specialmente i commenti).
* Ci sono svizzeri in sala? Tranquilli, a voi la spiego dopo.
** Come? Mi sono inimicato in un post solo i lettori di un noto quotidiano nazionale ed un’intera nazione straniera? Bene, piacere, sono Giorgio Blueblanket. Se le cose andassero male, entro un paio di settimane quello che ho scritto qua non importerà granchè. Se invece andassero come previsto, volevo raccontarvi questo gustoso aneddoto:
nel 2004 ero in vacanza a Barcellona. Ad un certo punto mi presentano un amico di un amico, e mi dicono: "Questo è Michel, viene dal Liechtenstein". Ed io, stringendogli la mano: "Oh, cavolo, incredibile!" Al che lui: "Perchè incredibile?" Io: "Beh, non pensavo ci fossero veramente abitanti, in Liechtenstein.".
Oh, non ci crederete, ma non mi ha parlato più per il resto della vacanza. Pensa te.
*** Dovreste trovare già apprezzabile il fatto che abbia risparmiato battute sul killer groove, o sulla musica black (like in "hole"), o su quant’altro possa venirmi in mente se ci penso altri trenta secondi.
Ok, Emo magari no, ma la spilletta è vera, si compra su DemocraticStuff (dove ce ne sono molte altre sulle subculture, anche se non così belle. Ci sono anche i punk, i roadies, i trekkies. gli hippies, quelli con il mullet e così via. Anche gli hipsters).
Indie, però, sì, almeno a giudicare dalla soundtrack di questo spot in cui ci sono nientemeno che i The National, con una versione strumentale di Fake Empire che pare sia stata donata alla campagna direttamente dalla band. Ve l’immaginate una cosa simile da noi? LOL.
The National – Fake Empire (Virginia EP live) (MP3)
Ma anche quello vero non se la passa mica bene..
[Sì, sono James Hetfield e Robert Trujillo dei Metallica. Sad but true. (via)]
Sull’aereo, come è noto, nessuno presta attenzione alle istruzioni pre-volo. Dopo la diffusione del filmato qui sotto, che svela il significato di quegli orrendi disegnini riportati nella "scheda posta nella tasca del sedile di fronte a voi", c’è il rischio che il personale di bordo sia costretto a interrompere le spiegazioni di rito a causa delle grasse risate dei passeggeri.
Come se Alitalia non avesse già abbastanza problemi.
Sentiti ringraziamenti a Lupo Ululì (e a Teo per la segnalaz.)
Attenzione: durante la visione del filmato si potrebbero verificare turbolenze. Se siete al lavoro i vostri colleghi potrebbero pensare che avete definitivamente perso la brocca e approfittarne per farvi le scarpe. In caso di malessere, siete pregati di NON utilizzare il sacchetto di carta posto di fronte a voi. Contiene il panino e la pera che il vostro collega si è portato per pranzo.
Se il collega in questione è quello che vuole farvi le scarpe, utilizzate il sacchetto liberamente e con gusto.
Non avevo mai pensato che il video di una scala mobile che comincia ad andare al contrario potesse essere così disturbante. Fantastico. (via)
Bologna, Via San Giorgio. Praticamente poesia.
[E nei vicoli intorno a Via Indipendenza ce ne sono molti altri; è una serie numerata. La foto viene da qui, grazie a Filo per l’impagabile segnalazione]
[inevitabilmente faceto, ma non particolarmente balneare]
_Se scrivi un post per punti vuol dire che non hai idee. O tempo. O che hai un po’ di link che ti avanzano, ma nessuna voglia di dedicare ad ognuno un post (neanche su InkLog) o un twit. Come ai vecchi tempi, dai.
_Facce di gomma. Prendete il viso di Madonna e quello di Cher: a parte le ovvie differenze di età, non potrebbero essere più diversi. Infatti la prima ha una New New Face, la seconda una Old New Face, come ho scoperto da About Face, il reportage molto istruttivo dal mondo della chirurgia estetica facciale del New York Magazine. Anche se -come a me- della cosa vi frega poco, è una lettura consigliata.
_My Urban Mixtape. Urban Outfitters, la catena di negozi di vestiti americana di cui il sottoscritto è più o meno l’esatto target (una cosa molto fastidiosa, fidatevi) compone e regala LSTN #1, un indie-mixtape liberamente scaricabile (ZIPpone qui). Qualche nome? Black Kids, Architecture in Helsinki, Brendan Canning, War on Drugs, The Dodos, Notwist, Lykke Li, Los Campesinos. Buon ascolto.
_Funziona, e senza neanche siti hard. Giochino: andate qui, e il sistema indovinerà il vostro sesso analizzando la history del vostro browser. Con me ci ha preso su due computer su due; mi hanno di sicuro fregato tutti i sit da nerd che frequento abitualmente. (via)
_Pronti per i Darwin Awards. C’è quello che salta tra gli scogli in infradito, quello che cammina sul ghiaccio sottile, quello che guida suonando la chitarra o quello che alimenta il barbecue con l’aspirapolvere mandato al contrario (sic): è la splendida selezione di foto di The top ten stupidest ideas on Flickr. (via)
_Se mi disegni ti cancello. Una ne fa e cento me pensa: Michel Gondry ha scritto e disegnato We lost the war but not the battle, un surreale fumetto in cui il protagonista aiuta la Francia a difendersi da «un esercito di sexy e muscolose ragazze comuniste». Non so se avrò il coraggio di comprarlo. Anteprima qui.
_E’ un tracobbetto! Featuring un ex teen idol, un hobbit e il protagonista di un Oscar come miglior film. (via)
_Annoiati? Un sito per chi non ha proprio niente da fare: Bored.
_Random nonsense indie-pop song of the day. Escono per Secretly Canadian e i loro primi 12" sono in giro da un po’, ma danno il meglio di sè quando il caldo sahariano ti fa svalvolare. E il revival degli Abba cominciato con Hung Up continua…
Music go music – Light of love (MP3)
_La prossima volta che vado a New York, voglio andare nel ristorante coreano di Tarantino. A Guide to NYC’s Celebrity-Owned Bars and Restaurants.
_Viva l’autopropulsione! E per concludere, l’inevitabile gioco: Puzzle Farter, in cui guidate un omino che fluttua stile «sento una forza dentro che neanch’io so come». Mi raccomando, accendete le casse.
Ecco come appare oggi la homepage in italiano di Ryanair.
True story.
E’ la scoperta dell’acqua calda, ma Advertising VS Reality è una ricerca così sistematica che fa fare grasse risate. E interrogarsi, oltre che sugli inganni pubblicitari del packaging, anche su quante schifezze mangiamo.
Ieri sera ho provato per voi la musica della droga. Ne avete sentito parlare dappertutto in questi giorni: I-Doser è il software che attraverso il principio delle binaural beat brainwaves produce stati di alterazione psichica attraverso l’uso di onde a frequenza compresa tra i 7 e i 30 Hz. Giova fare chiarezza su alcuni aspetti perché il solito sensazionalismo dei media di casa nostra ha trasformato una presunta bufala in una bufala pacchiana. Non si tratta di mp3 (anche se pare che possano essere comunque utilizzati allo scopo), ma di un piccolo sintetizzatore che ottiene le bassissime frequenze per battimento di onde sonore. Il test è stato condotto rispettando tutte le avvertenze del software e degli utilizzatori abituali. A tale scopo ho scelto come dose di test il Vicodin. La descrizione della dose è la seguente:
Modeled after the effects achieved from a strong dose of Vicodin, this is soon to become one of our most popular prescription doses. It will bring on in waves: improvement of mood, reduction of pain, and extreme euphoria. As the dose nears the end you will feel twinges of light-headedness, sedation, and you will notice a change in focus and attention. Things will drift, lights will fade, and you will feel the massive haze that is one of our most powerful prescription simulations: Vico!
Alla fine dell’ascolto l’umore non era cambiato particolarmente, i due miei dolori cronici alla schiena e vicino all’ombelico non erano scomparsi e per quanto riguarda l’euforia non ne parliamo proprio. Quando la dose sarebbe dovuta svanire, avrei dovuto percepire leggerezza, sentirmi sedato e godere di una massive haze. Invece avevo solo difficoltà a dormire per il caldo, non mi sentivo più fico e stronzo del solito e pensavo che questa roba mi era sembrata una versione tagliata male della stupenda discografia di GAS, quella sì capace di rivoltarmi come un calzino, quando sonorizza in cuffia quegli stati di semiveglia da viaggio notturno in pullman o quando stacco la cuffia e le frequenze mi inondano il petto, le gambe e i polsi. Poi di solito arriva il vicino di casa, suona alla porta e chiede se sono atterrati gli alieni sul terrazzo.
GAS – Königsforst 1 MP3
"Chipsy King", "C U Latte", "Cubic Hair", "Juan in a million", "lord of the fries", "Wok this way", "Thai Tanic", "Sofa so good", "Public Hair", "Pita Pan", "Pets and the city" e "Marquis de salade".
Questi sono i miei preferiti, ma qua ce ne sono addirittura cinquanta..
***
Il piccione volava distratto, sfiorando pericolosamente alcuni passanti più bellicosi e rapidi di altri, una bici, un pioppo, un paio di suv, un lampione – il lampione chiaramente nemmeno si era mosso.
Con un paio di volute affannate riuscì a sollevarsi ancora ed a posarsi sul tetto dell’edificio, vicino all’insegna. Casaleggio ed., LTD, si leggeva, e sulla T spiccava un volatile sovrappeso. Il piccione valutò la situazione e decise di restare lì a meditare ancora un po’ sul da farsi, mentre tre piani più in basso Miscavige entrava nell’edificio. Il traffico intorno al Madison Square garden continuava indifferente.
***
“Cin”
“Cin”
“… davvero, non è questione di aspirazione alla frustrazione.”
“Mh.”
“Il punto è che Hank piace perché noi abbiamo già tutti i suoi difetti: pensiamo da anni alla stessa persona, non abbiamo mai sfruttato davvero le nostre capacità, siamo infelici e incapaci.”
“…”
“E la differenza è che lui oltre a questo è un donnaiolo ed uno scrittore di talento. Non si desidera l’infelicità, si desiderano le capacità.”
“E la possibilità di fare l’allegro cazzone a quarant’anni.”
“Sì, ma sul serio. Io ero un quarantenne quando ne avevo venti, a quarant’anni vorrei essere un ventenne.”
"Cinico e un po' stronzo?"
"Cinico e un po' stronzo."
“…”
***
L’odore è ancora troppo penetrante quando riapre gli occhi. Le palpebre sono pesanti, ed il sevoflurano ancora in circolo nei polmoni rende troppo difficile da sopportare persino la voce altrui.
“Parlate di meno, lentamente, faccio fatica”, riesce a dire dal letto alle due persone che gli sono accanto, che conversavano animatamente. Tacciono. Gli occhi che spuntano dalle lenzuola bianche e grezze dell’ospedale sembrano confusi.
“Cosa…”, cerca di dire, ma la fatica ha la meglio e ritorna a dormire.
***
“Quand’è che questo gioco è diventato più grande di noi? Che non siamo più riusciti a controllarlo? Per esempio… Ironman, l’hai visto Ironman, tu?”
“Beh, io…”
“Sai cos’ha scritto Strade dissestate? Cinquanta righe di elogio – alla sceneggiatura, agli attori, alla regia, agli effetti speciali, alle metafore – con un lunghissimo panegirico sul sottotesto morale. Tu l’hai visto, Ironman?”
“No, com’è?”
“E’ orribile. Si salvano gli attori e gli effetti speciali. La regia è scontata e la sceneggiatura fa ridere – dove non fa tristezza. È un elogio degli americani buoni e delle armi usate per giusti fini, inframmezzato da gag più o meno divertenti.”
“…e?”
“E quando è diventato normale il camp? Quand’è diventato encomiabile? Da quando Ironman è globalmente un bel film?”
“Io non…”
“Siamo noi che abbiamo legittimato tutto questo?”
***
Occhi aperti. Fatica. Occhi chiusi. Ecco, ora sì. Oocchi aperti. Bene. Pensieri da coordinare. Parliamo, proviamoci. Sorridono. Come sta. Sto bene, dico, o forse ci provo soltanto, forse farfuglio “OEEE” e lascio a loro lo sforzo di interpretare. Ieri febbre, mi dicono, capita, è normale. Adesso flebo, da domani mangia, non la voglio la flebo, già mi fa male tutto, non la voglio la flebo voglio solo dormire, dormire, dormire e ricordarmi perché sono qui e che cosa ci faccio.
***
Io al concerto dei Battles non c’ero. Non ero in città, se ci fossi stato ci sarei andato.
Eppure lo so, come era quel concerto. Era un frullatore: elettronica, math-rock, improvvisazioni di jazz acido, noise, tasti suonati a caso. Mi piace? Mi piace, è la mia posizione ufficiale, oramai io sono le mie posizioni ufficiali. Mi piace l’elettronica, mi piacciono i Battles.
C’ero al concerto? No, ma se necessario sì. Se dovessi potrei parlarne, ne ho viste a decine di concerti così, non fa nulla che non fossi davvero sotto il palco a vedere Ian Williams che ballava sghembo con la sua chitarra violentando sincopatamente la tastiera.
Se dovessi potrei parlarne, io il concerto dei Battles l’ho visto anche se non c’ero.
***
“Ben svegliato.”
“Ciao…”
“…David.”
“Ciao, David.”
“Ricordi?”
“Niente.”
“Normale. Domani comincia il tuo training. È stato così per tutti, stai reagendo bene. Beppe abbiamo dovuto legarlo il primo giorno”
Beppe. “Beppe…”
“Sì. È normale, te l’ho detto, non sei il primo. Dormi, riposati, domani ti spiegheremo.”
Dormo.
***
E non lo so fino a che punto è stata una scelta voluta e quanto invece le cose si sono impossessate di me. Fisso lo schermo e non riesco a rispondermi.
Io ci lavoro, davanti a quello schermo. Ci passo le giornate, mi sono detto, tanto vale dedicarci anche il tempo libero, mi ci trovo. Così – twitter, myspace, anobii, lastfm, flickr, non ricordo più neanche dove ho veramente aperto un account e dove ho solo pensato di farlo.
E le cose si impadroniscono di te così, lentamente, un passo per volta. Cosa importa se dopo nove ore di lavoro passo ancora altre due ore davanti ad un LCD. Non mi costa fatica. Non mi dispiace.
Uscire? Ancora un feed, ancora un commento.
La ventola ronza silenziosa mentre la luce passa tra i contatti, costante ed indifferente a dispetto di tutti i fan di nerooogle del mondo.
***
Oggi è diverso. Lo aiutano ad alzarsi, a lavarsi, lo vestono. Ti gira la testa? No. Va bene un discorso più lungo? Va bene. Vieni con noi. Va.
La stanza è un ufficio asettico virato in bianco, un ficus stereotipato, qualche foto alle pareti. Il titolo di commodoro, una foto dell’attore che salta sopra i divani impegnato a promuovere Narconon.
Dietro la scrivania ci sono due sedie, sulle sedie due marionette, o due persone, è tutto ancora così buffo. Parlano, una in inglese ed una in italiano, spiegano.
Non ti devi preoccupare di nulla, ci pensiamo noi. Tu non ricordi, è normale, è tranquillo, è tutto scritto. Indicano dei fogli, gli puoi dare un’occhiata se vuoi, alle prime pagine, riconosci la grafia?
Il resto non lo leggi però, funziona così. Riconosce la grafia.
Da adesso andrà tutto bene, da adesso non sei più solo, ci pensiamo noi, non ti devi preoccupare di nulla. Non sei il primo sai, sappiamo già cosa fare, in questo momento stai vedendo Cai Guo Qiang al Guggenheim. Tranquillo, leggi e ricorderai. La gente, la gente si aspetta delle cose da te, tu non ne potevi più, quelle cose gliele daremo noi. Non ti devi preoccupare di nulla, è normale.
La conversazione dura troppo e le palpebre sono di nuovo pesanti ed il ficus è più difficile da osservare adesso ed una delle due persone in camice se ne accorge perché la conversazione termina così.
***
“Ehi.”
“Ehi, quanto tempo… Come va?”
“Ti ricordi l’anno in cui Julian Cope si tagliò sul palco? Ti ricordi i concerti al Velvet? Ti ricordi la prima volta che ti accennato del gruppo svedese che a maggio avrebbe suonato a Bologna, la prima volta che ti ho parlato di Gibbard?”
“Che hai?”
“Sono stanco.”
“Lavori troppo. Ma non è questo. Mi spaventi. Che hai?”
“Niente.”
“Mi chiami dal nulla, parli a fiume, non è vero che non hai niente. Che hai?”
“Sono sempre stato così?”
“…”
“Seriamente.”
“Così come?”
“Dai che lo sai che voglio dire”
“Sì. No. Uff. Che vuoi che ti dica?”
“Non lo so”
“Sei sempre tu, io ti conosco da tanto. Però non sei sempre stato così. Non posso parlare comunque, sto lavorando. Mi chiami dopo?”
“Mh.”
“Mi chiami dopo?”
“Va bene.”
“Va bene. Ci conto. Stai tranquillo e poi ne parliamo.”
“Sì. Ciao.”
“Ciao.”
***
Poi per un momento mi è sembrato di ricordare. Ero sveglio, dormivo, non lo so. Cioè lo so, razionalmente lo so, si chiama allucinazione ipnagogica. Di solito succede che credi di svegliarti e rimani paralizzato. Urli e non ti sente nessuno. Hai visioni, probabilmente è così che la gente parlava con dio anni fa. Allucinazioni ipnagogiche. Eppure mi è sembrato di ricordare.
Scrivevo, avevo questo… avevo un blog. Mi chiamavo… mi chiamavo Fabiano Frangia. Sì, Fabiano. Mi pare. Scrivevo di musica, scrivevo, la gente… maledetta indeterminatezza dei sogni. Non era così. Mi chiamavo… mi chiamavo Filippo. Filippo Facci. Sì, questo me lo ricordo, Filippo Facci, il nome me lo ricordo. Scrivevo di tutto, la gente leggeva e commentava, male commentava, la gente leggeva e mi insultava. Filippo Facci. Oppure no, la gente mi insultava davvero? Eppure per un momento mi è sembrato di ricordare.
***
La gente balla comunque, se metto elettronica ucraina o quel pezzo che adoro che dice Then you picked the wrong place to stay. La gente balla comunque, lo fa da sempre qui, eppure mi sembra diverso. Mi sembra che prima ballassero di tutto perché erano curiosi di tutto, era il sapere aude della musica. Ora ballano di tutto perché tutto gli è indifferente, non sono qui per la musica, non sono qui per scoprire, sono qui ma potrebbero essere al Billionaire se fosse di moda il Billionaire.
Meglio quando ce la tiravamo in trenta, quando Meloy era un cognome come un altro? Chissà. E chissà quanti lo hanno detto di me quando sono entrato qui la prima volta, quando guardavo io l’uomo con il box dei dischi dietro il palchetto rialzato scegliere la canzone successiva. Where are your friends tonight?, continua a chiedere, ed io la risposta davvero non la so.
***
“Reagisce meglio del previsto.”
“Sì, ottimo soggetto.”
“Il team come sta andando?”
“Bene. I nuovi si stanno integrando con quelli scelti da lui. Un po’ troppo anarchici.”
“Pensi che…”
“Solo se necessario.”
“I nostri?”
“Firmeranno a suo nome. Alcuni già lavoravano per…”
“Sì, chiaro.”
“E per Antonio.”
“Mh.”
“Cosa?”
“Ce n’era davvero bisogno?”
“Lo sai anche tu che non ho fatto niente stavolta, è stato lui”
“Sì, ma…”
“Sarà utile, non ti preoccupare.”
***
Ieri ho passato il limite. Dal nulla hanno cominciato a parlarmi in tre su googlechat. Ho detto che stavo uscendo e ho salutato tutti affrettatamente.
Poi mi sono deciso, non ne posso più, ci pensavo da un po’. Basta, davvero.
Sono andato alla libreria e l’ho preso. Il web è morto, viva il web. Non ho potuto fare a meno di ridere. Com’è ironico il fato, i segnali che ci manda quando si diverte a prendersi gioco di noi.
Ho controllato la quarta di copertina mentre cominciavo a premere i numeri sulla tastiera.
“Pronto?”
“Gianroberto?”
“Chi parla?”
“Mi chiamo Francesco. Però scommetto che conosci il mio blog. Vorrei proporti un patto. So come funzionano le cose, vorrei farne parte anche io.”
“…”
“Beh?”
“Non parliamone qua. Ci incontriamo per un caffè e ne discutiamo un po’, ti va?”
“Va bene.”
“Senti, se ci trovassimo d’accordo… ti piacerebbe vedere Sutton Square di persona? Sai, mi pareva che ti piacesse…”
“Sì.”
“Bene. Mi faccio sentire. Ciao”
***
Mi hanno lasciato quelle quattro pagine sul comodino. Francesco Fungo, c’è scritto grosso nella prima, e la grafia è la mia, il nome è il mio. Continua con una serie di dati inutili per una pagina e mezza. Salto. Leggo. Dipendenza, recupero, collaborazione, editore fantasma, amnesia indotta, 2.0. Rileggo, non ci posso credere. Io sottoscritto Fungo Francesco… non ci posso credere. Però comincio a sentirmi meglio. Respiro. Non ho neanche voglia di dormire.
Entrano, gli chiedo se posso tornare in quell’ufficio, devo chiedere una cosa. Nessuna sorpresa. È tutto normale, certo, non sono il primo, eccetera.
E adesso, domando. Adesso ci pensiamo noi. E se volessi aggiungere qualcosa? Puoi, chiaro che puoi. Beppe aggiunge sempre delle battute qua e là. E gli altri? Gli altri li hai scelti tu, da prima. Io? Tu.
You think over and over, "hey, I'm finally dead.”
Io. Va bene allora, scriverò qualcosa io, voglio sancire il passaggio, voglio marcare la differenza. Non esiste e non è mai esistito, è una vostra proiezione mentale, batto in terza persona come da protocollo, rido da solo adesso nella luce fioca della stanza, e altrove continuo, dopo 5 anni e mezzo, da queste parti comincia l'era due punto zero.
Tenetevi forte.
La mente delle persone funziona in modi imprevedibili e incomprensibili. L’intelligenza spesso assume delle forme e dei colori molto diversi da persona a persona. C’è chi pensa a zig zag, chi pensa come una serie di cubetti lego messi uno sopra l’altro. La mia mente funziona così. Tutto inizia con un’immagine che mi colpisce. E’ un’immagine irresistibile, quasi violenta nella sua bellezza, che parte dall’osso sacro, risale la colonna vertebrale e arriva fino al mio cervello. E così l’immagine rimane lì giorno dopo giorno e ogni tanto torna a trovarmi nei momenti più impensabili, magari mentre aspetto l’autobus o mentre nuoto. Poi a poco a poco si tirano dei fili, si creano dei collegamenti nel mio cervello e di solito è così che nasce il post. Tutta questa premessa per parlarvi di alcune suggestioni che hanno preso il via dal video di No Surprises dei Radiohead.
Il 1997 fu un grande anno per la musica rock, c’erano i Verve, c’erano ancora i Super Furry Animals che facevano su e giù con i loro molleggianti, c’era anche Thorn di Natalie Imbruglia. In quell’anno uscì uno degli album che mi avrebbe cambiato la vita OK Computer. Se in 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrik l’intelligenza artificiale HAL 9000 mostrava un uomo indifeso di fronte ad una tecnologia che non è più capace di gestire e che lo ha superato, in OK Computer, i RH usciti da The Bends non hanno più problemi ad affidarsi al computer per scrivere un album che sarà visto come uno spartiacque.
Lasciando da parte queste problematiche, solo molti anni dopo (circa 10!) dovevo scoprire l’opera di Yael Davids, Aquarium, datata proprio
Yael Davids è un artista nato a Gerusalemme che vive ad Amsterdam. Nelle sue istallazioni/performance si dedica da anni a studiare le forme di silenziosa violenza sociale. Le performance di Davids costringono il corpo umano a mettersi in posizioni scomode e forzate. In Mattress l’attore è disteso sotto ad un materasso e respira solo attraverso un piccolo buco. Per il visitatore che si è perso l’inizio della performance il corpo dell’artista rimane di fatto invisibile.
In altre installazioni Davids costringe i visitatori a infilare la testa, le labbra o altre parti del corpo in buchi sulle pareti creando assurde situazioni di conflitto e tensione tra il corpo e lo spazio circostante. Se quella di Yael Davids è un’arte silenziosa che proprio nel silenzio e nel soffocamento dell’essere umano esprime quello che ha da dire, i Radiohead riescono ad esprimere pensieri, sensazioni che di solito rimangono nel silenzio nella testa delle persone che ogni giorno prendono l’autobus e si sentono soffocare.
Inkiostro continua ad essere desaparecido (c’è chi dice abbia deciso di trasferirsi a Madrid, e chi giura di averlo visto prendersi un caffè con uno dei protagonisti di Sex & The City; secondo me invece ha piantato uno tenda sotto il ponte di Brooklyn e neanche Giuliani riesce a mandarlo via) e nessuno ha notizie di lui neanche su twitter, quindi metto da parte la timidezza e umilmente mi aggiungo al dream team di firme che da un po’ infesta questo blog. Mi chiamo Hankmooody (con poca fantasia e tanto, doveroso, omaggio a uno dei fictional characters più monumentali degli ultimi anni), e spero che non vi farò rimpiangere il padrone di casa.
Cominciamo con un post a punti, così ci sentiamo tutti un po’ a casa:
_Fox Moody. Continua il momento d’oro per David Duchovny, che dopo il Golden Globe per il ruolo nei panni del mio omonimo sta per tornare con l’attesissimo nuovo film di X-files, X files – I want to believe (trailer). E c’è chi, dopo Californication, si aspetta anche qui qualche incontro ravvicinato di un certo tipo…
_Boring Gossip. Da un blog che si chiama Indie Gossip ci si attenderebbe di tutto: voci di corridoio, scoop di nessun interesse, piccole malignità assortite. Invece, per ora, interviste banalotte a qualche misconosciuta scenester o all’ignoto musicista di turno. Che delusione.
_Ed è pure scientifico. Gli occhiali da sole che fanno dimagrire.
_Excel al servizio della classifica. La diminuzione del numero della canzoni che entra in classifica, con conseguente diminuzione delle meteore, che, però, non sono mai state tante come lo sono ora e come lo erano negli anni ’60: dati e grafici alla mano, spettacolare analisi di Waxy (riportata anche da Cru7do).
_Barcelooooona. Da non perdere il trailer del nuovo film di Woody allen, Vicky Cristina Barcelona. Javièr Berdem che limona con Scarlett Johansson. Javièr Berdem che limona con Penelope Cruz. Ma soprattutto, Scarlett Johansson che limona con Penelope Cruz.
_Secondo me al padrone di casa piace. I Phosphorescent (nome da tenere d’occhio) sul loro Myspace rifanno il classico minore Right now I’m a-roaming di Nick Cave & The Bad Seeds. Bella.
_Li ho tutti. Signs you may be a hipster. I miei preferiti: «You stopped listening to your favorite band because your Abercrombie-wearing cousin told you he likes their new single.» «You dated someone because they knew Thurston Moore.» «You dumped someone because they knew Steve Shelley, but no one else in the band. » «You ended a friendship because a friend who you told about a new band told another friend about that same band, but didn’t tell that friend that they originally heard about them from you.»
_Un attimo prima del backlash. Godiamoci uno dei nomi più caldi degli ultimi mesi, i Ting Tings, prima dell’inevitabile sovraesposizione che ce li farà odiare. Dall’instant classic Great DJ (che ormai conoscono e ballano anche i muri), a Shut up and let me go usata nella pubblicità dell’iPod, alle mille session che ci sono in giro (Daytrotter, KCRW e Indie 103.1, ad esempio). E pensate che il disco non è ancora uscito (esce oggi). Io (mi porto avanti- li odio già.
_After Amar Fou’s Haircut. Quattro ottimi nuovi video di ottimi musicisti italici: Riprendere Berlino degli Afterhours (impeccabile, a parte il mostruoso collo a barchetta della tutina di Agnelli), 30 anni che non ci vediamo degli Amari (ottima idea e ottima realizzazione; dai che stavolta Mtv ve lo passa), Se un ragazzino appicca il fuoco degli Amor Fou (già un classico, anche se un po’ boghese), Sleepwalker dei Julie’s Haircut (girati con le webcam di 12 macbook messi a cerchio Con una canzone così bella bastava anche un piano fisso).
_Meraviglioso. Non ho capito bene, Sawyer, figlio di che? Come mi hai chiamato, Desmond?
La cosa a leggerla-lascia un po’ perplessi, e sembra esattamente il tipo di notizia che viene quotidianamente demolita da Attivissimo nel suo Servizio Antibufala. E invece, complice la segnalazione en passant in un pezzo dell’autorevole Punto Informatico, pare proprio che sia vero: le chiavi non servono a nulla. Millenni di studio, evoluzone e impegno dei fabbri, e a quanto pare per aprire quasi qualunque serratura basta una bump key e un po’ di pratica. Leggere questo PDF o guardare il video qui sotto per credere. Roba che lascia sopresi, perplessi e -se è proprio vera- pure un tantino spaventati.
[grazie a Erica, che ovviamente ha parafrasato questo]