Novantatrè caffè
Se li prendessi tutti insieme, sarebbe sufficiente a farmi tirare le cuoia. Sempre a voler dar retta a Death by caffeine, ovviamente. Non so perchè, ma non pensavo bastasse così poco.
Novantatrè caffè
Se li prendessi tutti insieme, sarebbe sufficiente a farmi tirare le cuoia. Sempre a voler dar retta a Death by caffeine, ovviamente. Non so perchè, ma non pensavo bastasse così poco.
Se i soldi non fossero un fattore rilevante
Pitchfork sarà anche la webzine più antipatica del pianeta, ma quando il suo staff ci si mette è davvero tra i migliori a fotografare lo zeitgeist musicale, indipendente e non. L’articolo The Chumbawamba factor parte dall’intervista a Big Champagne -società specializzata nell’internet survey e, in particolare, nello stilare in modi più o meno fantasiosi la classifica delle canzoni più scaricate della rete- per dipingere un lucidissimo ritratto della situazione attuale e delle possibili evoluzioni del mercato discografico. Se si accettano le premesse di Big Champagne, studiando i flussi e le configurazioni seguite dal peer to peer e dal download legale è davvero possibile «assistere a quello che gli ascoltatori farebbero con la loro musica se i soldi non fossero un fattore rilevante». Bellissimo a dirsi, comodo a viversi (troppo?) ma più complicato di quanto sembra come fenomeno da valutare. Le conseguenze sono affascinanti e al contempo terrorizzanti: le library navigabili, gli audioscrobbler, i blog e i myspace creano geografie complesse di ascolto che tanto arricchiscono la personalità, le conoscenze e il gusto di chi entusiasticamente ne fa uso quanto sono rivelatrici di preziosissimi dettagli personali. In parole povere, per le ricerche di marketing sono una miniera d’oro di informazioni a costo zero. Inevitabile evoluzione della specie o Grande Fratello delle hit a tavolino anche nel mondo della musica indipendente? Per la risposta è ancora troppo presto. Chi è pronto da tempo a profetizzare la fine dell’industria discografica as we know it, però, potrebbe ahimè essere costretto a fare un passo indietro.
Inkiostro – Palinsesto estivo
Blogging is unsexy?
Nerve.com fa una lista delle 50 cose meno sexy al mondo. Alcune sono davvero azzeccate: l’Instant Messaging, Il Signore degli Anelli (The movies are fine, but did you know that if you read the trilogy three times in a year you actually get your virginity back?), il Nu Metal, i cocktail con nomi sexy, il valium, i Coldplay, le candele, i chitarristi -in opposizione ai bassisti e ai batteristi- e Internet (All those people. All that porn. All that time. Nothing you can touch). E ancora: l’abbronzatura integrale (viva i segni del costume!), gli orsacchiotti, i piercing alla lingua, i rossetti aromatizzati e i cubicoli negli uffici (The ultimate in sexual frustration: a tiny little room too private to flirt with your neighbor and too public to pleasure yourself). E poi, ahimè, eccoli qua: i Livejournal e i blog. La motivazione è ineccepibile: How I’m feeling: bored. Song stuck in my head: "Raspberry Beret." Air of mystery that once surrounded me: gone.
[link originale – 25 settembre 2003]
Inkiostro – Palinsesto estivo
«Eh, che vuoi che sia…Mia mamma scopa con un morto da 30 anni e io lo chiamo ‘babbo’..»
Rivedere Clerks è sempre un’esperienza, soprattutto dieci anni dopo la sua uscita e svariati film di Kevin Smith -non tutti all’altezza- dopo. Ancor di più se tra un annetto ci vedremo tornare sugli schermi Dante, Randall e il Quick stop per il temutissimo seguito The Passion of the clerks. Valutazioni artistiche sul film a parte, la capacità del regista del New Jersey di creare un intertesto di riferimenti che non si esaurisce all’interno dello spazio di un solo film ha dell’ecccezionale, come gli appassionati possono notare in questa vecchia lista scovata chissà dove:
You’ve seen too many Kevin Smith movies when:
– You fear and respect the escalator
– The ending of Return of the Jedi doesn’t settle well with you anymore
– The theme to "Mighty Mouse" gets you sexually excited
– You almost laugh whenever someone asks what a Nubian is
– The phrase "f**k them up their stupid a**es" fills you with murderous rage
– You’re aware of the gay subtext of Archie comics
– You liked the idea of a Bluntman and Chronic movie
– You, if given the chance, would ask Stan Lee for advice on women
– You hang around in airports to watch mankind at its best
– You know and enforce the difference between an eatery in the food court and an autonomous unit for mid-mall snacking
– You understand and use the term "finger cuffs"
– You’ve said "snootchie bootchies"
– When a woman tells you she’s a lesbian, you don’t see how it changes your chances of sleeping with her
– You’ve been to a topless fortune teller
– You always check to make sure the person you’re about to have sex with in an unlit bathroom is, in fact, alive
– You claim to have a cousin named Walter
– You buy Alanis Morsette CDs with the hope that it will help you get into Heaven
– You know how much an average jizz-mopper makes an hour
– You’ve spit water on people just to make a point
– You doubt the validity of newspaper announcements
– You’ve rented weird porn to "expand your horizons"
– You’ve considered naming your cat "annoying customer"
– You consider the Universal Studios tour, when Jaws pops out of the water, to be the most romantic place to propose marriage
– You want Mr. Toad’s Wild Ride, just like everyone else
– When you hear the word "uncomfortable" you automatically think "back seat of a Volkswagon"
– You take a Magic Eye very seriously
– You’ve considered stink-palming someone OR you’ve asked someone if they want a chocolate-covered pretzel
– You, suprisingly, know about likeness rights
– You consider the word ‘tracer’ vulgar
– Whenever you see a painting of The Last Supper, you wonder where Rufus was sitting.
[link originale – 19 luglio 2004]
Se fai un post per punti bla bla bla
_Il tempo fa schifo, io sto per partire per 4 giorni, la prossima settimana in teoria sono in ferie e dovrei essere in 3 posti contemporaneamente che distano almeno 300 chilometri l’uno dall’altro. Chi trova l’incongruenza vince una bambolina.
_Niente di nuovo in Vista. O sì? Qua l’anteprima dell’aspetto che avranno icone del nuovo sistema operativo di casa Microsoft che impareremo ad odiare. Per motivi di affetto (?) personale mi colpisce molto il cambiamento del cestino.
_Vogliate gradire una decina di cover performate dai Belle & Sebastian. E se non sapete il tedesco, cliccate un po’ a caso come ha fatto il sottoscritto e vedete che il link diretto lo recuperate.
_Se durante la prossima settimana (lunedì pomeriggio, per dire) vi capita di imbattervi nella mia voce su Radio 2 Rai, niente panico; è un virus che ha avuto una certa diffusione da queste parti. A breve -forse- passa.
_QP, non gliela puoi fare. Tempo un paio di mesi che hai cambiato blog, e pure questo si è trasformato in un troiaio sibarita. Suggerisco di registrare subito il dominio.
_Quella dell’uomo morto mentre scopava con un cavallo la sapete già, immagino. Più che la faccenda in sè (che vabbè), è più interessante capire come sia possibile parlarne senza scadere subito sul volgare o sul sensazionalistico. Un po’ di cose qui e qui.
_La copertina di Cripple Crow, nuovo disco di Devendra Banhart, è una delle cose più brutte in cui mi sia capitato di imbattermi ultimamente. Un po’ come il disco, in effetti.
_Uno di quei link che fanno tutti tanto contenti: Encyclopedia of lesbian movie scenes. Assai completa, pare. Da queste parti si ricorda sempre con affetto (?) quella di Mulholland Drive.
_A Castellina, a Castellina! Da stasera per 4 giorni musica e altro tra i colli toscani. Tutte le info qui. Ci vediamo là, e dato che non credo avrò a portata alcun dispositivo connesso a internet, ci si risente non prima del 16.
And if these walls were made of paper
[L’Origami house è una casa interamente fatta di carta piegata. Gli incendi sono un po’ un problema; ma se non altro non teme i terremoti]
Inkiostro – Palinsesto estivo
Perchè un plimmer è un plimmer è un plimmer
Recentemente ho avuto a che fare sia con un corriere espresso che con una operatrice di un call center; l’incrocio tra le incomprensioni che ho avuto col primo e i racconti esilaranti che mi ha fatto la seconda mi hanno fatto ridere il triplo della volta scorsa quando ho riscoperto il link ai 100 modi per far impazzire il call center di un corriere espresso.
[link originale – 20 settembre 2004]
Sempre di mezzi di trasporto si tratta
Non riesco ad immaginare niente di più assurdo di un paio di rarissime scarpe del brand sportivo più famoso del pianeta con sopra il logo dell’abominevole compagnia ferroviaria italiana. Eppure non solo esistono (si chiamano Nike Futura) ma -pare- non c’entrano nulla con Trenitalia. Un designer pigro? Un costosissimo svecchiamento d’immagine via sponsorizzazione non ancora pubblicizzato? O una causa legale milionaria pronta a partire?
L’arte (?) si annida dove non te l’aspetti
[Arte o no, l’idea di I like drawing mi piace assai]
Ve l’avevo detto io
[Gli Offlaga Disco Pax sulla copertina di Rumore -in edicola ora- sono come la tua squadra che vince lo scudetto. Quante volte è successo che una band italiana che ha appena pubblicato il suo esordio sia sulla copertina del più famoso mensile musicale italiano già 3 mesi dopo? Sono quasi commosso.]
Lascia stare l’iPod di nonno, da bravo
Sottile e per molti versi più acuto di quello che sembra: Covers from the future, una raccolta delle copertine dei giornali del futuro. Compresi Newsweek, Esquire, People e il Reader’s digest.
Ça va sans dire
Ça va sans dire, i francesi sono iper-nazionalisti. Ça va sans dire, hanno persino le quote minime di musica di produzione nazionale da mandare per radio, e traducono tutte le parole americane per preservare la loro bella langue (o parole? Bah.). Ça va sans dire, hanno tradotto pure computer (ordinateur), file (fiche), software (logiciel), mouse (sourie), gateway (passerelle) e molto altro. Potevano non tradurre la parola «blog»? No, ça va sans dire: la traduzione (ufficiale, badate bene; dell’Accademia della Crusca locale) che è stata data di «Weblog» è Bloc Notes, la cui abbreviazione, «Blog», va tradotta in Bloc. A questo punto, ovviamente, non possiamo non prendere provvedimenti. Da oggi dite addio ai blog: quello che state leggendo è un Blocco. Un blocco cerebrale? Il blocco dello scrittore? O semplicemente un blocco di stronzate?
Another brick in the wall
Lo so, ormai è cosa nota: la Lego è in crisi. Il numero di link dedicato negli anni all’argomento da questo blog parla più chiaro di qualunque dichiarazione di dispiacere in merito; negli archivi potete trovare un pazzo che ha rifatto coi lego tutti gli episodi biblici, un altro che ha rifatto le illustrazioni di Escher, i vari tipi di pena di morte, le istruzioni per farsi una canna, gli avatar fatti di lego e i case per i computer (un po’ di link qua e qua). Una notizia davvero triste, insomma.
Da parte mia l’unica soluzione per la crisi che mi venga in mente è semplice: ritargettizzare. Se i bambini non comprano più costruzioni perchè passano tutto il loro tempo a giocare alla PlayStation II, vuol dire che non se le meritano; molto meglio dirigere le proprie attenzioni e i propri prodotti ai twenty e thirty-something che coi Lego ci sono cresciuti, e che al solo pensiero dei prodigiosi mattoncini assumono un’espressione di beata e infantile serenità. Dai semplici nostalgici ai geek innamorati della perfetta modularità dei mattoncini, dai collezionisti all’ultimo stadio ai genitori oscurantisti che odiano i videogiochi, dagli amanti dei soprammobili inusuali agli aspiranti architetti sempre in cerca di materiale da modellare: è questo il mercato del futuro per l’azienda danese. I bambini lasciamoli giocare ad Halo 2 e a Fifa Football 2005; io, da parte mia, appena ripasso da casa dei miei vado in soffitta e vedo cosa costruirmi con quel saccone di bellissimi, lucidissimi, perfettissimi mattoncini.
Ma poi: voi dite i Lego o le Lego?
Phonoteque
Se avete vissuto a Bologna negli ultimi 5 anni, siete stati degli squattrinati studenti fuorisede e siete dei music-junkie sempre in cerca di un buon disco da ascoltare, non potete non conoscere la Phonoteca.
Si scrive ‘Associazione Culturale’ e si legge ‘Noleggio di cd e riviste musicali’, o almeno noi, in modo assai miope, l’abbiamo sempre interpretata così. Una ventina di metri quadrati scarsi nel centro -che più centro non si può- della zona Universitaria, uno spaccio semi-legale di musica bbbuona per le tasche vuote degli studenti fuorisede, grazie a cui documentarsi sui gruppi che sarebbero venuti in città, ascoltare le nuove uscite per non fare acquisti azzardati, documentarsi sui pilastri della musica e dare un’occhiata a Mojo o The wire per un euro. Un’associazione benefica, più che un associazione culturale.
Qualche giorno fa, però, la mail:
A fine aprile la Phonoteca chiuderà i battenti.
Fino a mercoledì 20 proseguirà il normale servizio di prestito a soci.
Per cui, se ancora non siete appagati e volete colmare i vostri "buchi neri" musicali, date un’occhiata alla materia musicale che trovate nel catalogo sul nostro sito! www.phonoteca.it
Cogliamo l’occasione di questa newsletter per ringraziare chiunque in questi 5 anni ci ha aiutato, consigliato, supportato e sopportato!
A loro e a tutti i soci vogliamo esprimere il nostro più sincero saluto.
Carlo, Franco e Gennaro
Non c’è bisogno di dire cosa l’abbia uccisa. Non c’è bisogno di dire quali siano i motivi per cui da 3 o 4 anni non ci entravo se non saltuariamente, e non prendevo più dischi da ascoltare. E’ ovvio cosa l’ha uccisa, tanto quanto da almeno un anno a questa parte era ovvio che in tempo breve sarebbe morta.
Forse della Phonoteca non ce n’è più bisogno, e ora il suo ruolo lo fanno Soulseek, i blog e le webzine. Forse è una normale evoluzione delle cose. Forse non è un peggioramento nè un miglioramento, ma soltanto un cambiamento.
Ma -più probabilmente- siamo stati stupidi noi a lasciarla morire. E ho proprio paura che ce ne pentiremo.
La camera dei segreti
Tutti abbiamo almeno un segreto. Tutti abbiamo fatto, pensato, visto, detto o desiderato qualcosa di inconfessabile o imbarazzante che non racconteremmo a nessuno; men che meno su un blog. L’idea alla base di Postsecret è semplicissima: perchè non mettere a disposizione uno spazio dove far pubblicare agli altri -in modo completamente anonimo, grazie alle care, vecchie, cartoline postali- i propri segreti? Può sembrare banale (e forse lo è), ma l’esito è assolutamente notevole. Date un’occhiata qua sotto.
And now I know how Steve Jobs felt
Immagino lo sappiate già: la settimana scorsa è uscito Live at the Earl’s Court, disco dal vivo con cui Morrissey celebra la recente tournèe mondiale che ha seguito l’uscita del suo ultimo disco -uno dei suoi milgiori di sempre- You are the quarry. Il buon Moz suona pezzi nuovi, classici e b-sides in modo sentito ed impeccabile, recuperando anche vari pezzi degli Smiths tra cui la sempreverde How soon is now? e l’arcinota Bigmouth strikes again, che il nostro aggiorna ai tempi nostri coi versi And now I know how joan of arc felt / Now I know how joan of arc felt / As the flames rose to her roman nose / And her iPod started to melt. Ironia da manuale, lo so. Che il fan medio del Mozzer però, non può che trovare irresistibile.
Gli Smiths, peraltro, saranno oggetto di un convegno organizzato la prossima settimana dall’Università di Manchester. Il Guardian ha dedicato alla cosa (e all’inevitabile strascico di polemiche) due lunghi articoli, in cui vengono anche riportati i titoli di alcuni degli interventi dei relatori, di cui uno di un italiano, Pietro Leonardi (…) dell’Università di Roma. E si tratta di titoli splendidi: "Sing me to sleep: the Smiths and the demise of English rock", "Refractory poles: Manchester and London in the Smiths’ imagery", "The theatres of memory or radical chic? The Smiths and early 1960s British kitchen-sink cinema" e il geniale "I didn’t realize you wrote such bloody awful poetry: the performance of words and music in the boy with the thorn in his side". I cultural studies ci fanno un pippa.
Bloggers will rule the world
Inkiostro smentisce le illazioni che lo vogliono come uno dei dieci piccoli indiani blogger assunti da Repubblica. Nonostante ora lo linki pure Ernesto Assante, Inkiostro non è nel giro dei bloggerz che contano, e non è ovviamente stato convocato. In ogni caso, Inkiostro ha deciso che da oggi parlerà di sè in terza persona. Come Ravanelli.
Linkorama
Poco tempo, poca voglia e molte cose per le mani, in questo periodo. Intrattenetevi con un po’ di link:
_Meravigliosamente inutile: Uncyclopedia, l’enciclopedia (anzi, wikipedia) di informazioni scorrette.
_Grottesco: l’esercito israeliano non si fida dei soldati che giocano a Dungeons & Dragons.
_Geniale: il Leonardo del futuro ci illustra cosa sono i rapporti sessuali verticali. Standing Ovation e applausi.
_Ben fatta: la migliore recensione di Human after all dei Daft Punk è quella di Sentire Ascoltare.
_Ben fatto: The Cool Out scopre che Robot Rock, primo singolo estratto dal suddetto nuovo disco dei Daft Punk, è assai più che campionato (leggi: plagiato di peso) da un vecchio pezzo di funky hard rock. [via Batteria ricaricabile]
_Catartico: una cosa che da bambino non sopportavo di vedere nè di sentire: le dita scrocchiate.
_Sublime: per fare un tavolo di vuole un fiore; per fare un mobile ci vuole un…libro.
_Non meritevole di aggettivi: la nobile arte del pen spinning. Niente meno.
Non si esce vivi dagli anni ’90
Lo dico? Lo dico. Il revival degli anni ’80 ci ha rotto i coglioni. All’inizio era divertente: tutti a ballare i Buggles ed Enola Gay con la faccia da scemi, a discutere dell’importanza dei paninari e del raeganismo per una generazione intera e a rivalutare i capelli cotonati e gli scaldamuscoli. Ma sono anni ormai, e noi ci siamo stufati di sentirci dire dai fratelli più grandi che noi a quel tempo eravamo piccoli e che quindi ogni nostalgia di quel periodo è per forza posticcia.
Ci siamo stufati di sentirci giovani, vogliamo sentirci un po’ vecchi anche noi: quando arriva questo benedetto revival degli anni ’90? Quando tornano di moda i camicioni di flanella, la lambada e Brandon Walsh? Ridateci la sana vecchia angoscia della generazione X, Pamela Anderson che corre sulle spiagge di Malibu, il grunge, il big beat, il french touch, il crossover, tangentopoli, l’ansia di essere alternativi, i rave, Trainspotting, videomusic, la pecora Dolly, il trip-hop, gli slacker di periferia, la new age e le vere boy-band, Twin Peaks e i Fool’s Garden, X-files e il Loollapalooza, Enrico Brizzi e la mucca pazza, Non è la rai e il britpop.
Basta Take on me, quando si potrà tornare a ballare senza sentirsi dei completo coglioni (ma anzi sobriamente à la page) Think about the way, Short dick man e This is the rhytm of the night? Del punk-funk facciamo a meno per altri 20 anni: al Covo vogliamo Mmm-bop degli Hanson (che non ha nulla da invidiare ad Hey Ya, secondo me) e I am happy dei Soerba..
[e anche stasera, ad Airbag, si parla di anni ’90. Alle 21 in streaming, o per una settimana dall’archivio mp3]
Salvo per un pelo
Il quiz della patente? Anch’io ho provato a rifarlo, ed ero abbastanza sicuro di ottenere un risultato disastroso. Invece solo 4 errori, promosso per un pelo. E voi?
[via Self Comics]
Sono un po’ in ritardo a parlare adesso di Halloween?
La sera del 31 Ottobre non so cosa ho fatto. Sono stato in casa, direi, credo a leggere o scrivere qualcosa (entrambe le cose, probabilmente), schivando i party tanto per pigrizia quanto per antipatia per le feste comandate. Se mi fossi travestito, però, non avrei certo scelto uno di questi disgustosi costumi (e guardate che dico sul serio, se cliccate sul link poi non lamentatevi con me); su quello da iPod Mini -con tanto di pubblicità- ci avrei fatto un serio pensierino, però.
[le osservazioni sociologiche sul fatto che l’iPod sia già entrato a questo livello nel nostro universo culturale le lascio a qualcun altro]