Libri di carta e libri digitali. A radiocitta'fujiko abbiamo radunato una lettrice seriale infervorata e battagliera, un editore ottimista che ha ammesso e promesso di voler fare di più e una libraia che immagina come potrebbero cambiare spazi, allestimenti e filosofia del suo lavoro.
Tre punti di vista e lettura diversi, con qualche punto di incrocio e affinità in comune, per una puntata speciale di Impronte digitali.
Francesca, lettrice
Gli ebook mi piacciono da matti. Consiglio di cominciare dai classici, Promessi Sposi, Karamazov e tra le case editrici indipendenti brave nel digitale Perdisa e Sugaman. Sono anche una lettrice forte di libri cartacei e posso dire che l'ebook non sostituisce la carta, ma dovrebbe esser visto, sia da editori che lettori, come un'opportunità in più, una possibilità in più di scelta sul mercato. Leggo ebook soprattutto in autobus, dove spesso mi guardano come una marziana. Eppure il mercato sta crescendo, quindi lettori di ebook dove siete? Vorrei conoscervi.
Marco Cassini, editore Minimum Fax
Non mi preoccupo per il futuro dei libri di carta. Sono due supporti e strumenti diversi. I lettori cartacei e digitali consumeranno sempre letteratura, e questo va bene, così come quando è arrivata la musica digitale non si è smesso si acquistare, suonare e andare ai concerti. Come editore ammetto la colpa di non aver ancora pubblicato libri, collane che sfruttano meglio il formato digitale e non siano solo la riproposizione di libri pensati per la carta. Siamo un po' in ritardo, ma se gli editori facessero questo passo, gli ebook sarebbero più ricchi e allo stesso tempo salverebbero il libro cartaceo che sarebbe qualcosa di completamente diverso.
Barbara, libraia
Credo non esisteranno più le librerie come le intendiamo ora. Credo potranno esistere, e mi auspico esisteranno, dei piacevoli luoghi fisici di incontro dove offrire la possibilità di svariati consumi culturali, dove il cliente quindi potrà vivere diverse esperienze e acquistare diversi prodotti. Potrebbero essere luoghi di nicchia o al contrario una sorta di “piazze culturali”. Mi auguro la seconda.