b-log

giovedì, 01 09 2005

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It ends with a fall date*
Non so bene quale sia qui la notizia.
Potrebbe essere che gli Okkervil River sono un gran gruppo. Ma questa non è una notizia, questa è ormai una certezza: dopo il bell’esordio di un paio di anni fa (in cui spiccava la lacerante It ends with a fall) e una manciata di EP, qualche mese fa la band texana è tornata con Black sheep boy, assoluto capolavoro di cantautorato folk oscuro e rumoroso. Ascoltatevi il potente singolo For real, la sontuosa suite autunnale So come back, I am waiting oppure Black, unico pezzo davvero pop del disco.
La notizia invece potrebbe essere che il leader della band, Will Robinson Sheff, è stato il primo musicista a intervenire in un m-blog. Sheff ha postato qualche giorno fa su Said the gramophone, m-blog per lo più dedito a segnalare e approfondire musicisti per lo più ‘vecchi’ e fuori moda, parlando (e linkando canzoni) dello sfortunato cantautore dei ’60 e ’70 Tim Hardin. Proprio da una sua canzone prende infatti titolo Black Sheep Boy, e sentire un personaggio del suo calibro descrivere con tanta competenza la musica di un personaggio che lo ha così tanto impressionato è una cosa senza prezzo. Il fatto che succeda su un m-blog aggiunge al tutto una commovente sfumatura postmoderna.
Più banalmente, invece, la notizia potrebbe essere un’altra: ieri gli Okkervil River
hanno annunciato per inizio Ottobre un tour di 4 date in Italia. Saranno al Covo il 6, e potete scommettere che mi troverete sotto il palco. E’ Autunno, e va celebrato.
[* calembour calembour!]

giovedì, 01 09 2005

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Favachè?
Probabilmente non l’avrete notato (e se per navigare usate Internet Explorer probabilmente potreste non notarlo mai), ma da un paio di giorni anche inkiostro ha la sua favicon. Cose che ti cambiano la vita.

mercoledì, 31 08 2005

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Le parole sono importanti
Splog?!?

venerdì, 19 08 2005

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Inkiostro – Palinsesto estivo
Blogging is unsexy?

Nerve.com fa una lista delle 50 cose meno sexy al mondo. Alcune sono davvero azzeccate: l’Instant Messaging, Il Signore degli Anelli (The movies are fine, but did you know that if you read the trilogy three times in a year you actually get your virginity back?), il Nu Metal, i cocktail con nomi sexy, il valium, i Coldplay, le candele, i chitarristi -in opposizione ai bassisti e ai batteristi- e Internet (All those people. All that porn. All that time. Nothing you can touch). E ancora: l’abbronzatura integrale (viva i segni del costume!), gli orsacchiotti, i piercing alla lingua, i rossetti aromatizzati e i cubicoli negli uffici (The ultimate in sexual frustration: a tiny little room too private to flirt with your neighbor and too public to pleasure yourself). E poi, ahimè, eccoli qua: i Livejournal e i blog. La motivazione è ineccepibile: How I’m feeling: bored. Song stuck in my head: "Raspberry Beret." Air of mystery that once surrounded me: gone.
[link originale – 25 settembre 2003]

giovedì, 18 08 2005

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Inkiostro – Palinsesto estivo
Non ascoltarmi, sto mentendo

Ho un sacco di idee, ma spesso non interessano neanche a me; quindi le metto nel blog. Sono seriamente convinto che quando si è depressi e/o stressati dovrebbe essere preclusa la possibilità di postare. Tutto ciò vale anche per i (rari) giorni in cui si è euforici. Per non parlare, ovviamente, dei momenti in cui si è ubriachi o sotto l’effetto di qualsivoglia sostanza psicotropa: in quel tipo si situazioni ci dovrebbe essere un meccanismo che inibisce il caricamento della homepage di Splinder. O che ritarda di almeno 24 ore la pubblicazione del post, il che è in effetti quasi la stessa cosa, visto che una spietata cancellazione sarebbe a quel punto quasi certa. Credo che a un certo punto -presto, di solito- la persona e il blogger diventino due entità talmente separate che se si incontrassero una sera in un pub non solo non si starebbero simpatici, ma non saprebbero neanche di cosa parlare. Finirebbero per guardarsi le scarpe farfugliando frasi di circostanza, sperando che arrivi presto qualcuno a salvarli. Penso che non dovreste commentare questo post dicendo che ho ragione (vile) o che ho torto (facile); se proprio volete farlo (ma così rischiate di compiacermi, quindi forse non è il caso), provate ad inventarvi qualcosa di originale.
[20 ottobre 2004 – qui]

mercoledì, 17 08 2005

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Si legga un Blog, qualche sera
Ovvero: un post che e’ un Blob. Visto che da queste parti si torna da 4 giorni di musica, cascinali persi nella campagna toscana, scogliere in cui si entra da dietro e penne alla castellinese, e visto che si ha ancora a disposizione una manciata di giorni da spendere sbadigliando nella casa natìa prima di tornare al lavoro e non si ha voglia di fare nient’altro che dormire, passeggiare e ubriacarsi, sul blog si prosegue a regime minimo, e si pescano post e notizie in giro per la blogopalla italica, che fortunatamente non è tutta in vacanza come qualcuno vuol farci credere.
A Ferragosto ad esempio Valido
è stato nella zona industriale di Venezia a vedere il concerto dei Motorhead, e ce lo racconta come solo lui sa fare, con l’occhio clinico che ci ha gia’ raccontato di metallari, darkettoni e indie-kidz. Date retta a me, meritano la lettura. Prima dei suoi fasti veneziani, invece, la crew di Seconda Visione ci regala il suo solito l’anno che verrà: impagabili pregiudizi cinematografici come se piovesse. Frattanto Trentesimo Anno potrebbe mostrarci le sue diapositive delle vacanze ma non lo fa, e ci segnala solo che è morto il gigante di Big Fish, Francesca ha percorso l’autobahn romagnola alla ricerca dello spirito di Tondelli che ricordandolo tutti vogliono dimenticare, Woland è alle prese con una sconfortante lotteria di paese, l’impareggiabile Lonoise linka la première di Do you want to, nuovo singolo dei Franz Ferdinand (e io confermo la mia forte perplessità), e Mondo Oltro rischia di diventare famoso in tutto il mondo grazie allo scoop sulla liason tra Costantino Vitagliano e l’attricetta americana di basso lignaggio Tara Reid (ma lui non era gay?). Il tormentone mediatico del momento, però, in questo periodo sono gli aerei che cadono (non so voi, ma io preferivo i doberman assassini); al ritorno dalla Russia Garnant ha avuto paura di volare, e come al solito lo racconta perfettamente senza raccontarlo. Marina ha parzialmente cambiato idea sul nuovo disco dei Death Cab for cutie ma non ammetterà mai che sono stato io a fargliela cambiare; quando la discussione sul valore di questa o quella band si accenderà troppo, però, magari è il caso di andare a leggersi la teoria reazionaria sulla deperibilità del rock di Indiepop blog (che cominciava qua) e di pensiarci su per benino Alla fine della rassegna, ovviamente, non vi dimenticate di leggere il solo, unico e originale Blob of the blogs. Poi magari andate a farvi due passi, chè oggi, fuori, si sta proprio bene.

martedì, 09 08 2005

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Inkiostro – palinsesto estivo
Come e peggio dei canali estivi, per un po’ questo blog contamina il suo palinsesto con qualche replica d’annata. Vecchi sketch dell’infanzia o giovinezza di questo blog, mischiati a nuovi post estivi irrinunciabili come gli scarti di magazzino che danno in prima serata o come il quiz condotto da Pupo. Di tutto un po’, e se del caso aggiornato; chissà che non vi fosse sfuggito.

mercoledì, 29 06 2005

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Erre come scompisciarsi
Niente ennesima dissertazione sullo strumento blog, e su come la (quasi) completa assenza di filtri all’ingresso permetta a quasi chiunque di esprimersi e, alla lunga, ai più bravi di ottenere almeno una parte dell’attenzione che si meritano. Roba trita e ritrita, buona qualche anno fa; questo post invece ha l’unico scopo di segnalare i fumetti di A come ignoranza che, atroci e cattivissimi (una sorta di Maicol e Mirco che incontrano i coniglietti suicidi), sono assolutamente impressionanti. A conquistarmi sono state in particolare le folgoranti vignette qui di fianco (e la serie che compongono) e questa gif animata; ma anche le storie di Personaggio inutile, della Signora Fletcher e di Diego e Adriana della Tim meritano la vostra attenzione.
[di nuovo grazie a Michele]

giovedì, 26 05 2005

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Ça va sans dire
Ça va sans dire, i francesi sono iper-nazionalisti. Ça va sans dire, hanno persino le quote minime di musica di produzione nazionale da mandare per radio, e traducono tutte le parole americane per preservare la loro bella langue (o parole? Bah.). Ça va sans dire, hanno tradotto pure computer (ordinateur), file (fiche), software (logiciel), mouse (sourie), gateway (passerelle) e molto altro. Potevano non tradurre la parola «blog»? No, ça va sans dire: la traduzione (ufficiale, badate bene; dell’Accademia della Crusca locale) che è stata data di «Weblog» è Bloc Notes, la cui abbreviazione, «Blog», va tradotta in Bloc. A questo punto, ovviamente, non possiamo non prendere provvedimenti. Da oggi dite addio ai blog: quello che state leggendo è un Blocco. Un blocco cerebrale? Il blocco dello scrittore? O semplicemente un blocco di stronzate?

martedì, 24 05 2005

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Indie-yuppie è chi l’indie-yuppie fa
C’è solo una cosa più divertente dell’usare compulsivamente, e quasi sempre a sproposito, la parola indie, definendo cosa lo è e cosa non lo è come da queste parti spesso si fa: costruirci sopra delle teorie e lasciare che queste abbiano vita propria. Questo post racconta delle mirabolanti avventure del concetto di indie yuppie, nato come un gioco su un blog americano ed approdato persino sulle pagine del New York Post.
E’ cominciato tutto da un articolo del Columbia Spectator, in cui Adam Shore della Vice Records (l’etichetta americana per cui esce gente come Bloc Party, The streets, Boredoms e The stills) si lamentava:

"I feel like there has been created, in the past two to three years, an indie-yuppie establishment. Bands like Death Cab for Cutie, Iron and Wine, the Arcade Fire, Broken Social Scene, they are great bands, really great bands, with great albums, great songs, high quality. And to me, it’s just so fucking boring," he says. "It’s like fancy-coffee-drinking, Volvo-riding music for kids. And kids should be listening to music that shakes them up more, makes them uncomfortable."

Da noi il fenomeno è contenuto, ma in effetti in America la cosa sta assumendo proporzioni notevoli: tra The O.C., l’iPod, Pitchfork, Garden State, i blog, i Modest Mouse che vanno in top ten e gli Shins che vendono quanto Cristina Aguilera, essere indie non è mai stato così cool. E la cosa ha raggiunto anche tutti quei twenty e thirty-something relativamente benestanti, altamente autoconsapevoli e perfettamente integrati nella società, che una volta, erano semplici fan di Dave Matthews, dei Phish o dei Counting Crows, e che ora sono abbonati a Paste, criticano Pitchfork ma lo leggono tutti i giorni, portano spillette e t-shirt con frasi ironiche ma seguono anche -solo per ridere, ça va sans dire- ogni passo di Briteny Spears, Justin Timberlake o Gwen Stefani. Più che qualcosa che ha a che fare con l’autenticità della propria identità o con i semplici gusti, è un vero e proprio fenomeno sociale.
Molto appropriatamente, l’amo lanciata da Shore è stata prontamente raccolto da Mr. Stereogum, uno dei più letti e famosi indieblog americani, il quale ha subito rilanciato ai suoi lettori la sfida: qual è la perfetta definizione per l’indie-yuppie? La reazione non si è fatta attendere; nel giro di pochi giorni il suo post ha raggiunto i 300 e passa commenti, molti dei quali assolutamente divertenti, parecchi un po’ fuori fuoco (dedicati a descrivere un indie-modaiolo, indie-wannabe o indie-qualcos’altro più che un indie yuppie) ma tutti trasudanti umorismo e autoconsapevolezza da tutti i pori. Non è l’autoironia una delle principali caratteristiche dell’indie-yuppie?

Tra i migliori:
_You might be an indie-yuppie if the jeans you are wearing at the show cost more than the band that is playing is going to make.
_You might be an indie-yuppie if time reading Pitchfork ends up as a billable hour.
_
You might be an indie yuppie if you bought your BMW because of the iPod adapter.
_
You might be an indie-yuppie if you have a detailed plan for exposing your small children to music so that they might develop good taste.
_
You might be an indie yuppie if you go to the Arcade Fire show but leave after five songs because you have an early meeting the next morning.
_
You might be an indie-yuppie if you have a pair of glasses like Rivers Cuomo for fashion and a pair for reading.
_
You might be an indie yuppie if you get excited because the Gilmore Girls just name dropped your favorite band.
_
You might be an indie yuppie if you are both subculturally affiliated and and a functional adult.

Tra tutti partecipanti, è stata decretata vincitrice (un po’ discutibilmente, ma vabbè) Miss The 15 minutes hipster, che ha azzeccato la definizione perfetta, che mischia un elemento squisitamente indie (il vanto per la qualità e la lungimiranza dei propri gusti musicali) con uno assolutamente yuppie (una carriera da avvocato di successo):
_You might be an indie-yuppie if you import your entire iTunes library onto your work computer so you can share it on the network and show the other lawyers at your firm how hip you are.
A testimonianza dell’attualità del fenomeno negli USA, alla cosa è stato subito dedicato un articolo del New York Post (per leggerlo serve registrarsi), con tanto di Are you an indie-yuppie? test (che potete leggere qui), che indica in maniera piuttosto precisa le coordinate del perfetto indie-yuppie.
Io, da parte mia, sono un po’ confuso. Da un lato mi sembra che qui da noi si sia anni luce lontani da quel tipo di scenario, che trasuda una coolness che da queste parti è al massimo incomprensione e in cui si parla di carriere di successo che da noi, se va bene, sono onesti CoCoCo. Dall’altro, non senza una certa sorpresa, mi accorgo di rientrare in metà abbondante dei parametri che escono fuori dai post e dagli articoli linkati.
Non sarò mica un indie-yuppie anch’io?

venerdì, 01 04 2005

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Bloggers will rule the world
Inkiostro smentisce le illazioni che lo vogliono come uno dei dieci piccoli indiani blogger assunti da Repubblica. Nonostante ora lo linki pure Ernesto Assante, Inkiostro non è nel giro dei bloggerz che contano, e non è ovviamente stato convocato. In ogni caso, Inkiostro ha deciso che da oggi parlerà di sè in terza persona. Come Ravanelli.

mercoledì, 09 03 2005

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Generazione di fenomeniBlog Generation
E’ passata una settimana dalla sua uscita nelle librerie (un’eternità, per i tempi di un blog), e ancora pochi ne hanno parlato. Di per sè la cosa è strana, ma a ben guardare non stupisce affatto; perchè Blog Generation di Giuseppe Granieri, pubblicato il 3 Marzo nei Saggi Tascabili Laterza, non è il solito libro sui blog. C’è stato il momento delle pubblicazioni introduttive, quello dei racconti più o meno privati (Mondo Blog di Eloisa di Rocco), delle raccolte di post (BlogOut) e quello dei racconti scritti da blogger (La notte dei blogger); ora è il momento di fare una valutazione approfondita della rilevanza tencologica e -soprattutto- sociale di uno strumento che si è rivelato così potente.
Già col suo blog Granieri ci ha abituato al binomio dissertazioni teoriche di altissima qualità / stile leggero e brillante, e ovviamente Blog Generation non è da meno. Tutt’altro: la sua analisi (più o meno sociologica, massmediatica e tecno-umanistica, a seconda dei momenti) si colloca sulla scia di autori come Steven Johnson, Derrick De Kerchovee e Pierre Levy, pionieri nello studiare e nel divulgare come e quanto ogni nuova tecnologia finisca per cambiare la nostra vita e la nostra percezione della realtà. Tra social networking ed economia dell’attenzione, rapporto tra media e democrazia elettronica, politica del linking e semplice pratica quotidiana, con poca polemica e molta riflessione.
Qualcuno ne sarà annoiato, qualcuno ne sarà affascinato ma ci capirà ben poco, qualcuno ne contesterà il (pur misurato) entusiasmo di fondo, qualcuno starà lì a puntualizzare che la band svedese si chiama Radio Dept e non Radio Depts e che nella bibliografia Wittgenstein è scritto con una ‘i’ di troppo, qualcuno lo attaccherà per il semplice fatto che esiste e qualcun’altro lo ignorerà placidamente. A qualcuno, però, piacerà -e non poco. Come avrete intuito, io sono tra quelli.
[si può ordinare da qui]

giovedì, 03 03 2005

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Facciamoci belli
Secondo lo studio di Casaleggio e associati Il "social network" dei blog italiani, su un campione di 100 blog ‘considerati rilevanti per la blogosfera italiana’, il presente blog è al quattordicesimo posto nella classifica dei percorsi brevi (sui blog che hanno la più alta capacità di collegare tra loro altri blog) e al tredicesimo posto nella classifica link-in (blog più linkati). Se vi interessa, è scaricabile da qui.
Della qualità dell’indagine (scarsa) e della sua rappresentatività (nulla), parliamo un’altra volta (gli ha già fatto le pulci Enzo); per ora mi limiterò a montarmi la testa.