(Un mashup oggi, anche se risponde al pensiero inconscio di canticchiare i Boards Of Canada sul nuovo singolo degli Offlaga Disco Pax, è molto simile ai ripetuti racconti dei nonni, solo che i nipoti in questo caso non ci sono)
(Un mashup oggi, anche se risponde al pensiero inconscio di canticchiare i Boards Of Canada sul nuovo singolo degli Offlaga Disco Pax, è molto simile ai ripetuti racconti dei nonni, solo che i nipoti in questo caso non ci sono)
E' una di quelle cose che finchè non ti ci trovi non riesci davvero a immaginare veramente. Avete idee di quante richieste improbabili, assurde, sbagliate, bislacche o completamente fuori luogo arrivino alla persona che si trova dietro la consolle di un locale con il compito di far ballare la gente e che di solito si fregia del titolo di DJ? E avete idea di quante tecniche sottili o manifeste vengano messe in piedi dal DJ e dal locale per diminuire, controllare o annulare completamente il numero di richieste assurde, che in certi contesti sono solo una perdita di tempo (o per trovare il modo di limitarle alle sole ragazze, meglio se carine, meglio se single, meglio se disponibili, meglio se non completamente fuori di testa)?
No breasts no requests («Niente tette niente richieste») è un blog che raccoglie bigliettini con richieste, insulti vari e offerte pervenuti al DJ e cartelli ironici, seri o cattivissimi attaccati nei locali in prossimità della consolle. A voi faranno solo sorridere, a me e a un po' di gente che conosco farà letteralmente rotolare a terra dalle risate, ed evocherà ricordi di serate che spesso provvediamo immediatamente a dimenticare.
[via Girò su FB]
Una selezione:
[«Richieste accettate solo dopo un consulto orale»]
Qualche sera fa a cena assistevo ammirato (ma inevitabilmente poco partecipe) a un paio di amici che chiacchieravano di musica contemporanea partendo dall'ormai celebre libro di Alex Ross Il resto è rumore. Io non so quasi nulla di musica classica e non sono in grado di distinguere Šostakovič da Ligeti, Bartòk o Philip Glass (anche se sono sicuro che sono diversi più di quanto lo siano i Kraftwerk dai Sex Pistols o da Britney Spears), quindi, a latere di questo ipnotico video che vede Clapping Music di Steve Reich "messa in scena" da Lee Marvin and Angela Dickinson in un estratto da Senza un attimo di tregua, non riesco a fare neanche una battuta o un gioco di parole piccolo piccolo. Però voi magari sì.
(via)
Banksy aggiorna la copertina di London Calling agli anni 2000.
(via)
Voi pensate che il titolo di questo post sia ironico, e invece no: esiste davvero un saggio con questo titolo, ed è un saggio serissimo, molto ben scritto e dannatamente interessante. E' un po' lunghetto, ma vi posso assicurare che vale la lettura, soprattutto se non siete tra coloro che pensano già che gli 883 siano stati il più importante fenomeno musicale italiano degli anni '90. Un assaggio preso quasi a caso (ma fidatevi, è tutto così, e anche meglio):
A noi sembra che l’innovazione vera contenuta nei testi del gruppo non attenga al lessico, ma allo sguardo sul mondo. Attraverso il ricorso a parole di uso comune gli 883 hanno sviluppato e talvolta introdotto nell’ambito del pop delle porzioni di realtà anonima e quotidiana che pochi altri prodotti culturali di consumo avevano saputo mettere a fuoco con altrettanto nitore. Le parole di Pezzali, spesso di uso comune, sanno fissare ambienti, situazioni e oggetti legati a realtà note ma fondamentalmente indicibili tanto per la poesia ‘alta’ quanto per la letteratura triviale. L’incipit di Sei un mito, secondo singolo estratto da Nord Sud Ovest Est, è da questo punto di vista davvero esemplare:
Volendo, ci si potrebbe soffermare anche qui sull’occorrenza di sintagmi ed espressioni gergali – a cominciare dall’eponima Sei un mito, più che mera formula vera e propria categoria dello spirito per le giovani generazioni (17) ; ma colpisce soprattutto la presenza affascinante e davvero inedita di quell’arbre magique – per quel che ci consta, un hapax legomenon nel corpus della canzone italiana – deodorante a forma di piccolo abete, ben noto agli automobilisti italiani, il cui violento, artificiale profumo si somma a quello crediamo altrettanto intenso del «deodorante appena preso che fa molto chic» (che dato il contesto sarà lecito identificare con uno spray a buon mercato, per niente chic dunque): la rima magique: chic, virtuosistica, potentemente ironica, allaccia genialmente in un solo giro sintattico e ritmico lo stilema per eccellenza dell’eleganza aristocratica a due esemplari correlativi del gusto piccolo borghese: l’arbre magique e il deodorante economico. Si noti che le innovazioni linguistiche e l’ironia metrica, qui e altrove, non sono fini a se stesse; servono invece a predisporre l’irruzione di realtà che colpisce come un pugno, il referto millimetricamente esatto di uno scenario emotivo convincente e pieno di verità – non importa fino a che punto portato a coscienza dal paroliere. Consapevolmente o no, l’energia linguistica degli 883 lavora al servizio di una regia superiore, capace di nominare e spesso di illuminare liricamente settori di realtà solitamente elusi dalla cosiddetta canzone d’autore, in genere tentata dall’imitazione passiva (e fallimentare) della cultura ‘alta’ (18), e per questo ancora fedele a una visione del mondo iperletteraria e iperselettiva; né il discorso cambia per quelle canzonette più triviali – compresa molta produzione di area sanremese – che per essere prodotti dichiaratamente ‘bassi’ e di consumo non per questo sanno votarsi a un plurilinguismo sostanziale e davvero generoso (anzi, spesso si distinguono a maggior ragione per conservatorismo linguistico, stereotipia, ricerca aprioristica di effetti di lirismo). Il plurilinguismo degli 883 informa invece un io lirico che non palesa debito alcuno nei confronti della poesia ‘alta’ (anche perché con tutta probabilità la ignora del tutto), ma che di fatto esprime un’antropologia e una visione del mondo sottili e attendibili, ricche oltretutto di sfumature inconsce e di ritorno del represso. [#]
Bonus: Max Pezzali – L'ultimo bicchiere (demo)
(via)
[gloria imperitura al Many per aver scovato questo video]
Avete presente cosa sono i Lolcat e il lolspeak, vero? Siete iscritti ai feed di I can has cheezburger? Bene. Almeno non devo spiegarvi niente. Se invece non sapete di cosa sto parlando, saltate pure questo post. Tanto non capirete. Tranquilli: è decisamente un buon segno.
In ogni caso, Loltheorists (scoperta grazie al tumblr Bidonica) è una pagina di Livejournal con la filosofia al posto dei gatti. Devo aggiungere altro?
Ecco qualche esempio.
Gottfried Leibniz e Sigmund Freud
Jean-Paul Sartre incontra Bucket Walrus
Per solutori abilissimi: Kurt Gödel e Edward Said
Iinfine, per gli studenti di Scienze della Comunicazione in ascolto:
Charles Sanders Pierce e Harold Garfinkel
Ecco.
Slaughterhouse 90210 è uno dei siti più belli in cui mi sia imbattuto recentemente (grazie a una segnalazione di Passi Falsi su L’emploi du temps, mi pare). Il suo nome che giustappone Vonnegut e Brenda Walsh dice tutto: il gioco è quello di associare una citazione letteraria, tipicamente alta, a un’immagine di cultura pop, di solito dell’immaginario televisivo. Un gioco semplice ma più potente di quanto sembra, che a volte fa sorridere e spesso riesce ad essere molto evocativo:
“Hurt, he’ll never be hurt—he’s made to hurt other people.”
— George Eliot, Silas Marner [#]
“Nothing thicker than a knife’s blade separates happiness from melancholy.”
— Virginia Woolf, Orlando [#]
“Humans are the only animal that blushes, laughs, has religion, wages war, and kisses with lips. So in a way, the more you kiss with lips, the more human you are. And the more you wage war.”
— Jonathan Safran Foer, Extremely Loud and Incredibly Close [#]
Qualche giorno fa la sua autrice Maris Kreizman è stata intervistata pure dal Los Angeles Times (in un pezzo appropriatamente intitolato Where high meets low), e sospetto che altri seguiranno. Perchè non c’è niente di sacro, a questo mondo, e non è detto che non sia un ridicolo teen-serial o un bislacco sito web a farci scoprire un classico della letteratura e riflettere sulla sua attualità.
Ospite dell’ospite, Signore e Signori, ecco a voi un pezzo di mm1.
Per chi non sapesse di chi si tratta, ha ottenuto l’AVN, l’XBIZ e l’XRCO award 2009 come best new starlet. Del porno, ovviamente. Leggo ora su google che parrebbe avere un flirt con Marilyn Manson.
In realtà il ruolo di Stoya all’interno del porno è piuttosto interessante, manovra commerciale simile a quella dell’oramai consolidata Sasha Grey: portare la blogger della porta accanto sullo schermo. La cosa è ancora più marcata se date un occhio alle pluripremiate produzioni digital Playground (Cheerleaders, per esempio), in cui lei ha un ruolo già canonizzato per quanto concerne il partner maschile, il contesto narrativo del rapporto, nonché la di lei recitazione e le espressioni del volto, ecc. ecc.
Con Stoya, Reclutata a quanto ne so nel giro suicidegirl/deviantart/softcore [update: ecco un’intervista che chiarisce un po’ di cose], l’industria del porno assolda una che ci ricorda il sundance, garden state o una qualche fan di Battlestar Galactica – ovverosia, come sarebbe fare l’amore con la diciottenne con la maglietta di slashdot che incontrate al solito negozio di dischi mentre si ascolta i vaselines? – sarebbe imbarazzata, e lo faremmo amandoci veramente, ma sempre molto imbarazzata. e ne sarebbe felicissima e con quel misto di candore e pudore (l’indieboy non può far trasparire pensieri impuri, nemmeno a se stesso, per cui meglio soffocare sotto ettolitri di teenage angst e chiamarla ennuì) lei mi direbbe che io sono l’unico al mondo e lo sarei veramente l’unico al mondo per lei e lei sarebbe per sempre l’unica al mondo – più che l’ennesima barbie stars & stripes così 1.0 quale ad esempio Jesse Jane.
Insomma, da farci una tesi allo iulm, per dire, e consigliatissima agli amanti di Blankets di Craig Thompson.