Mi hanno detto che perfino il TG1 ha parlato di Jade Goody, ma non credo che voi sappiate tutta la storia a modo.
Per cui vale la pena raccontarla bene in ordine.
Lo farò io, che volente o nolente l’ho seguita per un anno durante i miei lunghi e noiosi viaggi in metropolitana (sono Valido, eh? che magari a colpo d’occhio sulla lunghezza del post avevate pensato a Punch-Drunk o Trino).
Cercherò di non ribadire nè nome nè provenienza, per dare maggior significato universale alla vicenda ed evidenziare le spettacolari riflessioni morali che suggerisce.
Jade Goody, se non ci fosse stata, l’avrebbe ideata Alan Moore, o Rob Zombie, o qualcuno di altrettanto nichilista e perverso.
Prendete una ragazza sui 21, brutta. Ma brutta brutta. Che proprio ogni tanto ti sorprendi a fissarla che non ti capaciti di quanto è brutta.
E grezza. Ma grezza grezza. Tipo Floriana del Grande Fratello, per dire.
E infatti, la ragazza in questione va al Grande Fratello, e lo vince.
Fin qui tutto bene.
La nostra ragazza, oltre a essere brutta, stupida e grezza, non ha un talento che sia uno, per cui l’unica cosa che la può salvare da una vita come commessa di supermercato è attaccarsi ai giornali scandalistici come una cozza (…) allo scoglio, con qualsiasi vaga scusa.
Per fortuna se la cava discretamente, guadagnandosi il diritto a pubblicare un’autobiografia, uno show tutto suo e persino una fragranza col suo nome, nonché un nuovo invito al Grande Fratello, questa volta in versione VIP.
E qui il fattaccio: a pelle, si prende in antipatia con la concorrente indiana, e con grande leggerezza inizia a sfotterla, spalleggiata da due biondine senza personalità. Poiché è una tipa molto grezza, le scappa anche qualche appellativo degno di Calderoli. La TV coglie e amplifica a dismisura, e scoppia uno scandalo a sfondo razziale che in poco tempo ragginuge livelli internazionali. La trasmissione viene inondata da lettere di protesta: arriva perfino quella formale dal Parlamento indiano.
Al momento dell’eliminazione, le ragazze – l’indiana compresa – non sospettano minimamente la portata sproporzionata di ciò che è accaduto: le due biondine sono letteralmente sotto shock, ma non è nulla in confronto alla nostra protagonista, che di colpo gode di una reputazione negativa inferiore soltanto a quella dello zio Adolfo. La sua carriera è, come si suol dire, fottuta.
Per mesi i giornali continuano a parlarne, seguendola ad ogni passo, scrutinando e sbeffeggiando ogni sua mossa. Lei le prova tutte per rimediare come può: rilascia interviste, piange in diretta, va persino in gita in India e si fa fotografare mentre regala soldi a un orfanotrofio, ma ogni tentativo suona disperato e non ha effetto. Arriva addirittura a denunciare improbabili minacce di morte che la costringerebbero a barricarsi in casa con i figli, ma anche i tabloid le ridono dietro.
Passa circa un anno, e con le acque sufficientemente calmate, la nostra tenta l’ultima, disperata, forse definitiva mossa riparatrice, e si fa infilare come concorrente al Grande Fratello indiano.
Sono tutti sicuri che durerà pochissimo.
E hanno ragione.
Quello che non sospettano, è come uscirà.
Tempo appena tre giorni, e dritto dal confessionale in diretta tv, un medico, da analisi fatte in precedenza, le fa sapere di averle diagnosticato il cancro.
Il mondo crolla. Il cancro??? Proprio a lei? Proprio adesso? E glielo dicono in quel modo???
I giornali mantengono atteggiamento cauto e decoroso, ma l’imbarazzo è evidente.
Nessuno cadrebbe così in basso da far credere di avere il cancro come mossa pubblicitaria per riparare la reputazione. Nessuno, eh? Non scherziamo.
Però… ecco, quello che tutti pensano ma nessuno dice è che se ci fosse una sola persona a cui soltanto una malattia terminale in questa fase salverebbe la carriera, e una sola persona talmente stupida e grezza e disperata da poter essere capace di considerare accettabile una trovata simile… ecco, quella persona probabilmente sarebbe lei. E che tempismo, accidenti: nel bel mezzo di una mossa riparatrice che non stava avendo tutto l’eco che si sperava, e che per di più le risparmiava la pena di stare forse nell’ultimo posto in cui aveva voglia di stare, in cui poteva pure rischiare di combinare altri casini.
Insomma, nessuno lo diceva, ma nessuno ci credeva. Le lettere della gente ai giornali erano imbarazzate, ambigue. Lei era ufficialmente la prima persona pubblica al mondo a cui una malattia terminale portava qualche imbarazzato cordoglio, e una gran dose di diffidenza. Soprattutto se paragonato all’effetto che pochi anni prima aveva fatto la battaglia al tumore sostenuta dalla nota cantante pop Kylie Minogue, che al confronto ne usciva come la somma di Giovanna D’Arco, Madre Teresa e Santa Lucia.
Che tattica ha usato quindi la nostra per affrontare la situazione?
Beh, è ovvio.
Ha cominciato a sbandierarla in giro con costanza e determinazione, rilasciando interviste a raffica, piangendo a comando davanti alle telecamere, e sputando il peggior tipo di dichiarazioni che vi potete aspettare. Tutto il peggior repertorio del caso, senza freni, senza pudore, costantemente in pubblico: "soffro troppo, non ce la faccio", "ho chiesto ai medici di farmi morire prima", "non ho il coraggio di dirlo ai miei figli", "voglio il funerale più bello dell’Universo".
Insomma, insiste, e si è costretti a crederle di più, ma c’è ancora diffidenza, nonché l’impossibilità a provare simpatia per una che fino a poco tempo prima era vista come un patetico mostro pieno di veleno, e che per di più si comporta in modo così ostentato.
Comincia la chemio, e ora appare in pubblico con la testa completamente rasata. L’opinione pubblica è sempre più combattuta. Non esistono manuali di comportamento ufficiali per casi del genere, dalla regia non suggeriscono nulla. Cosa si deve pensare? Avete presente quando qualcuno fa una grossa, ignobile cattiveria, e tu ti ritrovi a pensare "spero le venga una malattia orribile, così impara"? Cosa bisogna pensare se accade davvero, praticamente al volo? Cambiare idea e pentirsi? Dire "ecco, ben le sta"? Cosa???
Nel frattempo la nostra protagonista, in pieno bombardamento di cure, sforna un documentario dagli ascolti record e decide di sposare il suo moroso di 21 anni.
E ovviamente lo fa con enorme, sfarzosa cerimonia pubblica, venduta in esclusiva a giornali e tv che filmano l’evento integralmente per uno special televisivo.
Lui tra l’altro, un altro tipo con cui si fa fatica a simpatizzare, reduce da 18 mesi di galera, beccato a tradirla più volte e sorpreso pochi giorni prima ad aggredire violentemente un tassista colpevole di guidare in modo poco gradito.
Lei è sempre lì, a rilasciare dichiarazioni pubbliche quotidiane che non hanno nulla a che vedere con barlumi di forza interiore, messaggi positivi, o lampi improvvisi di profondità anche per sbaglio.
È la più media delle persone normali, debole, spaventata, ingenua, sognatrice, e non lo nasconde.
La scusa c’è, ed è buona: quando ti rimangono gli ultimi giorni per vivere, c’è effettivamente poco di meglio da fare che tentare di accumulare più soldi possibile da lasciare ai figli, non importa in che modo. Non importa se la totale mancanza di dignità con cui lo si fa sarebbe stata probabilmente identica anche in situazioni normali.
Ma insomma: oggi, guarda caso durante la Festa della Mamma, è morta Jade Goody.
Che riposi in pace.
Le acrobazie morali effettuate dai tabloid in questi giorni sono state notevoli, e dubito che qualcuno – e con "qualcuno" intendo il lettore medio dell’equivalente inglese di Novella 2000 – sia riuscito davvero a riflettere sulla sequenza degli eventi.
Ma spero che, sotto sotto, non vengano dimenticati.
E soprattutto, mi chiedo cosa sarebbe successo se fosse guarita.
UPDATE: oggi Metro titolava "Family mourns ‘beautiful Jade’". Esatto, con "beautiful" tra virgolette.