Ricchi come i creatori di Instagram, appena comprati da Facebook per un miliardo di dollari?
(ma questo già lo sapete. Ieri sera ho sentito la notizia persino al GR2)
Può essere. Non escludo che la prossima idea vincente venga da Nonostartr, il generatore di idee insensate per start-up tecnologiche.
L'ultimo disco dei Cloud NothingsAttack on memory non è un disco che mette tutti d'accordo. Da un lato ci sono i vecchi fan affezionati al sound indie-rock abbastanza leggero delle prime produzioni della band, rimasti spiazzati e in parte delusi dalla svolta pesante e grezza che caratterizza il disco (si sente forte l'impronta di Steve Albini, che l'ha prodotto), mentre dall'altro c'è una discreta parte della critica (tra cui Pitchfork) che ha lodato la scelta controcorrente e apprezzato il nuovo corso della band. In tutto ciò, noialtri che ogni tanto ci troviamo dietro una consolle siamo sempre lì a chiederci se ci sia qualche pezzo adatto a essere ballato o genericamente proposto a una platea, e in questo caso, a parte Stay Useless (che ricorda gli Strokes meno patinati) caschiamo abbastanza male.
A metterci una pezza ci pensa our beloved pal from New York City Matte aka Plastic HealtH, che si è profuso in un remix un po' robotico dell'inno paranoico No future / No past, che apre il disco ed è anche il primo singolo estratto. Un po' di velocità in più ed echi krauti e spaziali e una mattonata che ricorda certe cose emo-hardcore della prima ora diventa buona, se non per la pista piena, quantomeno per l'apertura o la chiusura di una serata di quelle un po' alienate. Davvero niente male per uno che di mestiere fa l'avvocato.
Come già sapete se mi seguite su Twitter, sabato sera sul palco del Locomotiv dove i Perturbazione stavano suonando una data del tour per l'anniversario dei dieci anni del loro capolavoro In circolo (un concerto ENORME, peraltro) a un certo punto è comparsa Rosalba Pippa, in arte Arisa. Tra l'incredulità degli astanti (non erano note frequentazioni dell'interprete di Sincerità con il mondo indipendente), il bizzarro combo ha suonato una versione abbastanza spettacolare di La notte, il pezzo con cui Arisa è arrivata seconda al Festival di Sanremo di quest'anno, arrangiata come un tipico pezzo della band torinese con inedite sfumature che ricordano i migliori Stars.
La stessa Arisa ha poi raccontato che il pezzo era stato preparato per la serata dei duetti del Festival, ma all'ultimo minuto la politica delle case discografiche e dei direttori artistici non ha approvato la cosa (è stato invece scelto il duetto con Mauro Ermanno Giovanardi, già voce dei La Crus) e non se n'è fatto niente. La collaborazione è stata comunque registrata, ed uscirà prossimamente su iTunes. Io lì per lì ero un po' perplesso, ma devo ammettere che il pezzo di Arisa mi piaceva già da prima, e questa versione è ancora meglio. Qua sotto un video, che non si sente proprio benissimo ma che vi dà una buona idea di quello che vi siente persi.
[vi risparmio il racconto e l'imbarazzo di quando, dopo il concerto, nel backstage me l'hanno presentata. Cosa le dici, ad Arisa?]
Avete presente il classico gioco in cui gli altri partecipanti ti attaccano sulla fronte il cartellino con il nome di un personaggio da indovinare e tu devi fargli delle domande stile Indovina Chi (che richiedano quindi come risposta solo un Sì o un No) per riuscire a capire chi è il personaggio? La versione online di questo gioco, francamente incredibile, è Akinator: tu pensi a un personaggio, lui ti fa delle domande a cui tu rispondi sì o no e lui, invariabilmente, INDOVINA. Ho provato con Saviano, PJ Harvey, Walter White, Scilipoti, Elio, mi ha persino indovinato Maccio Capatonda con appena 13 domande, e sono riuscito a farlo sudare solo con Douglas Coupland (ha sbagliato due volte ma dopo 50 e passa domande ci è arrivato) e con il tizio di Will It Blend? (per cui ho dato un po' di risposte a caso ma lui dopo un paio d'errori ci è arrivato lo stesso). Fa paura quello che si può fare con un database enorme e un buon algoritmo di ricerca e apprendimento.
Provatelo, e la prossima volta che giocate coi cartellini sulla fronte, mi sa che non vi divertirete più come prima.
Altro che Guitar Hero e Rock Band, il futuro dei videogame musicali è in cose come Tambour, una lotta a colpi di ritmo che si può giocare (anche) con una batteria vera. Guardate il video e ditemi se non viene voglia di avere una batteria (anzi due) sotto mano anche a voi.
Vedo che risale alla scorsa Estate, ma me l'ero completamente perso e non mi pare di averlo visto segnalato in giro: Erlend Øye che canta E la luna bussò di Loredana Bertè in italiano (al NOT.Fest, di Noto, dalle parti di Siracusa) è una cosa da vedere.
Tra l'altro Erlend, che come è noto ha diversi amici in Italia ed è spesso dalle nostre parti (vi ricordate quando è entrato al Covo una sera in cui mettevo i dischi?) domenica farà un concerto gratuito proprio a Siracusa («di cui è cittadino onorario», si legge sulla pagina Facebook dell'evento), in cui i partecipanti sono invitati a portare in dono «una ciambella, dolce o salata». La sa sempre lunga, il vecchio Erlend.
[Il mio pezzo pop preferito del periodo è di un gruppo di cui scordo sempre l'esistenza, ma che un grande pezzo a disco riesce a infilarlo ogni volta. Questa Hallways ha pure un video niente male (spoiler: ci sono degli scheletri che suonano e ballano), e secondo me questa Estate la balliamo anche. Cosa volere di più]
Credo mai: è molto, troppo, più facile far suonare tutto direttamente a un computer, cosa succede già, e non da poco tempo. Però questa versione del tema di James Bond suonata interamente da robot (quadrirotori o quadricotteri, per la precisione) è abbastanza incredibile.
E' un sacco di tempo che cerco le parole per parlare di Un meraviglioso declino di Colapesce, ma non mi vengono. E mi sono fatto l'idea che sia meglio così.
Il disco d'esordio di Lorenzo Urciullo in arte Colapesce, siracusano, già leader dei sottovalutati Albanopower, ha la potenza e la delicatezza di un piccolo miracolo troppo bello per essere vero, e non riesco in nessun modo a rendergli giustizia. Si insinua sotto pelle velocemente, forte di una scrittura già paurosamente matura, di arrangiamenti pieni e curatissimi e di una produzione assolutamente eccezionale che valorizza la qualità di 13 pezzi che sono già dei piccoli classici dopo appena una manciata di ascolti. Ha conquistato quasi tutti e raccolto un plauso unanime, e basta spingere play un paio di volte per capire il perchè.
Questo nuovo pezzo di Graham Coxon me l'ero perso, e se anche la canzone non è proprio memorabile (ma non è neanche male, in realtà), il video è veramente uno spettacolo. Una bella idea, con uno dei migliori lavori di montaggio e post-produzione visti recentemente.
Questa è una delle poche volte in cui mi rammarico di non avere un kindle: da giorni leggo un po' ovunque sul web americano ottimi pareri su Gods without men, ultimo libro di Hari Kunzru, e ora ci si mette anche Douglas Coupland sul New York Times, a dirmi che devo assolutamente leggerlo il prima possibile (e su amazon.it non c'è). E nel farlo, ci infila in mezzo una delle sue riflessioni couplandiane:
One thing that struck me about the 9/11 footage shown during last year’s anniversary was that in 2001, the people on New York City’s sidewalks had no smartphones with which to record the events of the day. History may well look back on 9/11 as the world’s last underdocumented mega-event. But aside from the absence of phone cameras, the people and streets of September 2001 looked pretty much identical to those of September 2011: the clothes, the hair, the cars. I mention this because it has been only in the past decade that we appear to have entered an aura-free universe in which all eras coexist at once — a state of possibly permanent atemporality given to us courtesy of the Internet. No particular era now dominates. We live in a post-era era without forms of its own powerful enough to brand the times. The zeitgeist of 2012 is that we have a lot of zeit but not much geist. I can’t believe I just wrote that last sentence, but it’s true; there is something psychically sparse about the present era, and artists of all stripes are responding with fresh strategies. [#]
Questo è l'interno di un violino, splendidamente fotografato da Bjoern Ewers per la Berliner Philarmoniker. Altre foto altrettanto belle nella gallery Art Direction: Instruments from inside su Behance.net.
Non so spiegare perchè, ma dalla prima volta che l'ho ascoltata, questa canzone mi si è incuneata nel cervello e non se ne vuole andare. Perchè un andante per ukulele e rullante firmato da un musicista che ammiro ma che non ho mai veramente amato mi fa questo effetto? Perchè ogni volta che l'ascolto poi devo spingere play altre 5 o 6 volte prima di placarmi, per altro solo momentaneamente?
Chissà. Ma finchè capitano innamoramenti simili, fuori da ogni logica e da ogni calcolo, c'è ancora un po' di speranza.
-Disclaimer di rito-
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