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mercoledì, 23/11/2005

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Hello metro
Cos’è un metrosexual ormai lo sanno anche i sassi (se non siete neanche dei sassi, qua un vecchio articolo fuffa di Repubblica del genere cara vecchia ultima pagina di cronaca). Probabilmente -anzi, sicuramente- frequento le persone sbagliate -anzi, giuste-, ma di persone ascrivibili alla categoria non mi è finora capitato di conoscerne che un paio, e comunque nessuno che, per dire, sembri il target designato dalla Amazon Metrosexual Gift Guide o che comprerebbe il MetroSexual Style MP3 Player. Ora leggo che la Dockers ha lanciato la campagna Say no to metroA guy’s guide to avoid being metrosexual, e il tentativo di saltare nel carrozzone mediatico con un banale giochetto di psicologia inversa è talmente imbarazzante che mi meraviglio che nessuno li abbia fermati. Anche perchè ormai il metro è out, e come decretava mesi fa il Corriere, questo è il momento dell’übersexual. Un deciso passo in avanti per l’umanità, pare. Mò me lo segno.

martedì, 22/11/2005

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There Are No Stupid Questions
There Are a LOT of Inquisitive Idiots


[A sancire il mio imminente passaggio dal mondo dei giovani dipendenti squattrinati a quello dei giovani imprenditori squattrinati, ieri è finalmente arrivato il regalo che ho fatto ai miei colleghi per festeggiare l’evento: il calendario Demotivators per il 2006. Come tutti i prodotti della Despair, Inc. un concentrato di Dilbert all’ennesima potenza, un geniale bignami di cinismo lavorativo e una sonora presa per il culo dell’ottimismo di plastica delle culture aziendali. Puro genio.]

martedì, 22/11/2005

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E passa via
Venerdì scorso ad Airbag si è parlato di traslochi. Dalla storica e meravigliosamente invivibile sede di Via Masi 2 Radio Città Fujiko si trasferisce finalmente nella nuova sede del VAG; un evento atteso da più di un anno, e che non si poteva non celebrare con la giusta miscela di esaltazione e malinconia, in parti uguali. Guardarsi indietro per procedere, inciampando però nel modo giusto.
Il giorno seguente sono andato a trovare i miei per il weekend, nella casa in cui sono cresciuto. Una casa da cui, a causa del filtro graduale della settimana corta universitaria, non ho mai davvero traslocato, anche se non ci vivo più da molto tempo. Un non-trasloco, corollario della decisione di spostarsi, come da copione, dalla provincia alla città, dalla tranquilla e noiosamente rassicurante estetica anestetica del paese alla vita agra delle frenesie lavorative, artistiche e sociali governate dall’imperativo che chi si ferma è perduto.
C’è un parallelismo tra le due cose, per chi vuole vederlo. Una lezione che è anche una tentazione, e che dice ancor di più nel momento in cui ci si rende conto che non è necessariamente remota come si potrebbe pensare. Chi si ferma perde qualcosa, sicuro, ma forse ritrova qualcos’altro. Qualcosa di più.
[OST: Sufjan Stevens – They are night zombies etc]

lunedì, 21/11/2005

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Monday gaming (Ekans edition)
I giochi più semplici sono anche i più belli? Se la pensate così adorerete Eskiv, una sorta di grado zero dell’interazione ludica via computer. Un po’ il contrario del celebre Snake, con grafica da terzo mondo pixelato e doverosi scatti da .swf esportato male.
[io solo 110. voi?]

lunedì, 21/11/2005

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I should be so lucky
La definizione che descrive la musica dei Maritime sul flyer del Covo, dove suoneranno venerdì, recita «indiepostemo». Roba da far ghignare i talebani dei generi musicali e da far sorridere anche quelli più scafati che, pure, ottengono da una definizione simile coordinate piuttosto precise e neanche troppo fuorvianti.
Il problema è che, ovviamente, indiepostemo non vuol dire niente.
Indie, lo sappiamo, è ormai arrivato a definire più o meno qualunque cosa e il suo contrario. Post (ancora più di avant) è il prefisso preferito di chi ha poca fantasia nel descrivere cose che non ha mai sentito. E emo, beh, l’emo non esiste; non in questa accezione, almeno. Negli States lo si usa per definire band che hanno ben poco di diverso da tutte le altre, qua da noi lo si usa spesso come contrazione di emo-core per descrivere gente che sul palco emette urla lancinanti e si contorce stracciandosi le vesti, ma se per emo si intende emotivo allora è ovvio che si tratta di un’aggiunta davvero inutile. Tutta la buona musica è inevitabilmente emotiva; anche quando, per contrario, gioca ad essere fredda e asettica, oppure ironica e superficiale. In particolar modo il pop. Il pop, se non è emo, non è pop. E i Maritime sono un grande gruppo pop, quindi non serve dire altro.
We, the vehicles è la loro seconda fatica (dopo quel Glassfloor da cui, godendosi il senso di colpa, qualcuno si è fatto conquistare la scorsa estate), ed è un disco che lascia la sua impronta. Esce in un anno in cui molte delle imminenti top 10 dei dischi dell’anno conterranno sicuramente dischi pop per cui non sono necessari prefissi o suffissi di sorta (per dire, le opere di Stars, Magic Numbers, The boy least likely to, Lucksmiths), e in mezzo a queste si faranno sicuramente spazio. A poco serve descriverne i ritornelli killer, i fraseggi di chitarra puliti ed essenziali e la micidiale voce spugnosa di Davey Von Bohlen, come serve a poco raccomandarlo come un disco perfetto tanto per una mattina di sole quanto per un tardo pomeriggio stanco e ripiegato su di sè. Spiegare il pop è una missione folle, visto che il pop, al suo meglio, ha il suo pregio proprio nella mancata necessità di essere spiegato. E allora hai voglia a magnificare il benvenuto Ballads laught at everyone di Calm, a spiegare i tentativi di interrompere il repeat compulsivo di Tearing up the oxygen, a giustificare il contagioso incedere in levare di Parade of punk-rock t-shirts, e ad illustrare le connotazioni couplandiane evocate dai raccordi austradali di German Engeneering, non serve a niente. Serve solo sospendere il giudizio e spingere play. Il resto viene da sè. E non c’è prefisso o suffisso che tenga.

giovedì, 17/11/2005

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L’agonia metaforica di Elizabethtown
L’altra sera ho visto Elizabethtown. Mentre lo guardavo, pensavo che l’unica giustificazione per l’esistenza del suddetto film, nuova fatica di quel Cameron Crowe che finora non ci aveva mai deluso (oddio, Jerry Maguire..), fosse la morte di suo padre, che lui evidentemente intendeva ricordare tramite la metaforica agonia della sceneggiatura lunga due ore messa in scena nel film. La prima parte della mia supposizione è stata confermata dai titoli di coda; la seconda non esattamente, ma voglio pensare di aver ragione. Elizabethtown, una sorta di Garden State senza Zach Braff e senza scene divertenti, e con Ryan Adams al posto degli Shins, è un’opera talmente terrificante che mentre la guardi non vedi l’ora che sia finita per poterne magnificare la tragica bruttezza. Tutto nel film, a partire Orlando Bloom -espressivo come un carciofo, e con un parrucchiere che merita la pena morte- e dal dietologo di Kirsten Dunst (che però a un certo punto indossa una t-shirt dei Low; l’apice del film, praticamente) per arrivare ai terrificanti stereotipi sugli esoticissimi stati del sud, alla miriade di scene assolutamente inconcludenti e a dialoghi neanche al livello di quelli di una fiction di Rete 4, è completamente privo del benchè minimo interesse, e persino delle rassicuranti banalità di genere che quantomeno ne avrebbero giustificato l’esistenza come ‘la solita commedia romantica Hollywoodiana’.
Voglio pensare, però, che non sia Cameron Crowe ad essersi improvvisamente rimbecillito. Si tratta, in realtà, di una gloriosa ode all’insensatezza della vita e una celebrazione della morte del padre del regista tramite la rappresentazione della morte del cinema e, soprattutto, l’agonia della sceneggiatura, che parte senza idee e senza filo e che barcolla vistosamente per tutto il film, fino a esalare l’ultimo respiro a circa mezz’ora dalla fine. Una vera meta-tragedia, insomma; che l’inevitabile rimpianto per i soldi sprecati per il biglietto rende, nella sua mostruosità, praticamente perfetta.
[Ne ha scritto pure Violetta, con un post assolutamente brillante. Ve lo dicevo: è un film così brutto che stimola grandi pezzi di prosa comica]

mercoledì, 16/11/2005

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Dice tutto lui

[da Einstein Chalkboard Generator]

mercoledì, 16/11/2005

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Nerdest (?) thing ever seen
[Insieme, per dire, a Owen ‘Final Fantasy‘ Pallett che sul palco annuncia candidamente che il suo prossimo disco sarà un concept album sulla Scuola di Incantamento di Advanced Dungeons & Dragons]
Una delle cose più meravigliosamente nerd che io abbia mai visto: Watching al six Star Wars movies simoultaneously. Include pagine e pagine di confronti inutili.

martedì, 15/11/2005

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Huge buzz for iPod gizmo


[non è tanto quello che iBuzz fa (ooooh, un vibratooore!); è che, dannazione, lo fa a ritmo]

lunedì, 14/11/2005

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The weekend never starts round here
Ho passato buona parte del weekend in casa. Ho recensito il disco di Cat Power tentando disperatamente di evitare le espressioni «fare le fusa» e «carenza di idee»; non ci sono riuscito. Ho comprato Lorenzo e la maturità. Ho ballato gli Smashing Pumpkins esattamente come avrei fatto 10 anni fa, esattamente dove l’avrei fatto (anzi, l’ho fatto) 10 anni fa. Ho subito una correzione di bozze. Ho registrato e mandato in onda un reading di un pezzo in cui Sarah Vowell (da Take the Cannoli) racconta del Chelsea Hotel. Ho letto un bel libro. Ho scoperto che secondo questa classifica al momento sono il 40esimo blog più linkato d’Italia. Ho cucinato una pasta con patate e salsiccia assolutamente clamorosa. Ho discusso dell’opportunità di inserire il gilè (forse) e le bretelle (no) nel mio guardaroba. Sono stato violentemente insultato per non aver mai visto Fargo. Ho ricevuto via sms citazioni dei Death Cab for Cutie. Non ho guardato le puntate di Lost che mi mancano. Non ho pulito la casa. Non ho scritto post decenti.

lunedì, 14/11/2005

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Monday Gaming (confessions of Lazy Jones edition)
Ci sono due dischi al cui ascolto sono stato mio malgrado sottoposto nelle ultime settimane sul luogo di lavoro: il nuovo di Madonna e l’ultimo dei Goldfrapp. Entrambi sono tamarri come pochi; perciò divertentissimi. Entrambi -soprattutto il primo, spudoratissimo nel suo autocitazionismo e nella sua celebrazione degli anni ’80 ideali che sono dentro ognuno di noi- mi piacciono non poco. Appropriatissima quindi la dritta di Max, che mi segnala Pooch and Tuck, il retrogame presente sul sito dell’oltrissima Allison. A me ricorda il mitico Lazy Jones -qualcuno se lo ricorda?-, un gioco del Commodore 64 che, negli anni ’80 ideali che sono dentro di me, aveva come un tema musicale (composto, scopro ora, nientemeno che da David Whittaker) molto simile ad Emerge di Fischerpooner. Tutto torna.

venerdì, 11/11/2005

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Cinque dubbi più o meno amletici /7
_Sono solo io che sento puzza di bruciato (o, al meglio, di pastrocchio) lontano un miglio alla notizia che il centro di Bologna sta per essere interamente connesso in wi-fi?
_Isobel Campbell + Mark lanegan – Ramblin’ man: perchè ogni volta che duettano (anche sulle cover – Hank Williams, in questo caso) mi fanno secco?
_Qualcuno ha un’idea sui motivi per cui questo blog dà una risposta errata alla chiamata API di Technorati?

_Per quale motivo quando ho saputo che i Midwest suonano domani sera al Calamita di Cavriago (RE) ho avuto il bisogno immediato di ascoltarmi Realease the catch, splendida opener del loro sottovalutatissimo ultimo disco Whatever you bring, we sing? (tutte le info qui; siateci almeno voi, chè io non posso)
_Se scrivi un post per punti è perchè non hai idee? Oppure perchè pur avendone (poche e claudicanti, ma ci sono) non hai mai il tempo e la testa per dargli una forma decente?
[bella domanda]

giovedì, 10/11/2005

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La lega calcistica dell’indie rock

[La partita di calcio tra due delle band indie dell’anno: The National e Clap your hands say yeah. Reportage completo qua. Pare che calcio e indie vadano molto a braccetto, ultimamente]

giovedì, 10/11/2005

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Sundance fatti da parte
La classifica dei 50 migliori film indipendenti secondo il giornale americano Empire. Alcune inclusioni sono fantasiose (La passione di Gesù Cristo?) e alcuni posizionamenti inattesi (Happiness solo ventiquattresimo? Clerks solo quarto? E dietro a Terminator?) ma gli spunti non sono pochi. Anche se non so se essere proprio d’accordo con la prima posizione…

giovedì, 10/11/2005

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Il più bel piano sequenza dell’indie italico
Non posso dirvi cos’è. Non posso dirvi come mi è arrivato. Pero l’ho visto. E’ bellissimo. Appena posso lo linko.

mercoledì, 09/11/2005

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Superdisconnected
_Ovvero: l’arte di latitare dal proprio blog e dormire 4 ore a notte eppure, prima di svenire, sfoderare un sorriso da iena.
_Sembra una delle notizie di Questo triste mondo malato: «Negoziante denunciato da un cliente che sostiene di essere rimasto bloccato sul water del bagno del negozio perchè qualcuno aveva cosparso la tavoletta di colla. Bob Dougherty, 57 anni, ha accusato i commessi di aver ignorato le sue grida di aiuto per circa 15 minuti perchè credevano che fosse uno scherzo». (da Yahoo News – il resto qui)
_La non notizia è che nella data di Dallas ha fatto la sua comparsa sul palco una nuova Broken Social Scene; la notizia è che è assai carina. L’ulteriore presenza di Feist e della mia buzzicona preferita Amy Milan invece non fa proprio più notizia. Gorilla VS Bear
ha un po’  di foto.
_Mai più senza: l’orologio da lavagna magnetica 
che nel corso di un’ora disegna la circonferenza dei minuti passati. Mi chiedo come faccia per le ore successive alla seconda; immagino sia provvista di quello che da noi si chiamava cancellino.
_Chiedere di legalizzare le droghe leggere è talmente sentito da essere ormai banale. Molto più originale chiedere -seriamente, dico- la legalizzazione dell’eroina
. L’ha fatto Lemmy dei Motorhead. Ok, ritiro il seriamente.
_Francesca su Eleanor Rigby di Douglas Coupland. Un (gran bel) post che contraddice le sue stesse premesse.
_Il nuovo disco di Cat Power è praticamente un disco soul. E non è niente male, vi dirò. Il Boss
, Stereogum e il solito Gorilla VS Bear hanno qualche mp3.

martedì, 08/11/2005

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I hate people who remind me of myself
Mesi fa mi ero imbattuto in Post Secret, il blog più bello che avessi mai visto. Parte da un’idea semplice tanto da essere banale -mettere a disposizione lo spazio per pubblicare cartoline in cui chiunque voglia può confessare anonimamente un segreto- ma raggiunge esiti altissimi; a suo tempo lo segnalai sul blog e i commenti erano tutti di gratitudine e ammirazione. Sono passati poco più di sei mesi e ora Post Secret è, secondo l’autorevole classifica di Technorati, il secondo blog più linkato al mondo. Negli USA sono state fatte varie mostre con le selezioni delle sue cartoline, il Guardian ha dedicato al fenomeno un articolo a dir poco osannante e a fine mese esce pure un libro, Post Secret: Extraordinary confessions from ordinary lives. Sarà mio.



lunedì, 07/11/2005

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Monday gaming (una settimana di ritardo edition)
Il gioco della Coors è più di difficile di quanto sembra. Il solito problema di mani ferme e nervi saldi. Arrivate alla fine e vedrete.

sabato, 05/11/2005

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Il mistero di FLUX
All’ora di pranzo passava il video di Rebellion degli Arcade Fire. Poco dopo, i Go! Team. Quindi, praticamente senza interruzioni, Scuola Furano, Le Tigre, Arctic Monkeys, Nine Inche Nails, Franz Ferdinand, Editors, The Rakes. Difficile da credere: sulle frequenze di ElefanteTV, su cui fino a qualche giorno fa c’erano dei parolai brizzolati che cercavano di venderti un Mutandari, ora c’è un misterioso canale tv che manda una rotazione di video assolutamente clamorosi. Nessuna presentazione sulla stampa, niente pubblicità nè promo e nessuna informazione aggiuntiva, a parte misteriose scritte pixelate in sovraimpressione e il link a un sito che non fa altro che aumentare la confusione. Niente male, come strategia virale.
Ora, dopo un po’ di ricerche (partite da qui e da qui), la situazione è abbastanza chiara: il nuovo canale pare chiamarsi FLUX (come si evince dallo still delle scritte animate) ed è di proprietà di Telecom (o meglio di T.I.M., Telecom Italia Media). Il terzo canale di Telecom, per la precisione, insieme a La7 e Mtv; il collegamento con Mtv del resto era chiaro, dalla selezione di video Brand:new style agli spezzoni tratti da MTV2 al fatto che la tv trasmette da qualche giorno gli spot di YOS. Il terzo canale analogico di Telecom, ripeto; cose che al TAR già si fregano le mani per quanto ciò sia una palese violazione della Legge Gasparri. L’unico modo per tornare nella legalità, ovviamente, è che il canale passi in fretta sul digitale terrestre (magari addirittura a pagamento), dopo essersi fatto abbondantemente pubblicità grazie a questa operazione ai limiti della pirateria via etere. Pare infatti che le frequenze di ElefanteTv siano state ascquistate solo per potenziare i segnali di Mtv e La7 e per arricchire il bouquet dei mux digitali di T.I.M., e che quindi FLUX non durerà molto. Una sorta di tappabuchi analogico, che con ogni probabilità nel giro di qualche giorno o qualche mese (ma siamo in Italia, in teoria potrebbero passare anni, come suggerisce questo articolo), scomparirà nel magma del digitale lasciandoci come prima costretti a slalomare tra le selezioni demenziali di Mtv e AllMusic. Finchè dura, però, godiamoci il miracolo.

venerdì, 04/11/2005

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Volevo postare qualche mp3 dei Belle & Sebastian
Per accompgnare link e citazione dall’intervista con le celebri Questions of Doom che Poptones ha recentemente fatto a Stuart Murdoch, e che contiene perle tipo questa:
Everyday, molecule by molecule, atom by atom, I try to become Debbie Harry.  I spent three months on a psychiatric ward once, convinced I was the only sane one there.
Però a parte ri-postare la versione live dell’inedito Another Sunny Day (il vecchio link non va più) che sarà contenuta nel nuovo disco (che esce a Febbraio e si chiama The Life pursuit, e non come precedentemente annunciato The goalkeeper’s recenge, interrompendo la tradizionale linea ‘professionale’), la seconda compilation di cover raccolta da Revolution in the head (con cover di Michael Jackson, Françoise Hardy, Sly and the Family Stone, per dire) e l’inedito in levare The eighth station of the cross kebab house (un po’ deludente, IMHO) contenuto nella solita Help: a day in the life, non ho nient’altro da farvi sentire. Mi spiace.
[non c’entra niente: da My old Kentucky blog -e ancor di più qui– ci sono montagnecatasse di cover di canzoni di altri suonate dai Decemberists, con in mezzo gli ovvi Morrissey e Smiths e i meno ovvi Kate Bush e Joanna Newsom]

venerdì, 04/11/2005

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I would love to go back to the old house but I never will


[Do-Ho Suh è un artista coreano che ha ricreato in nylon una replica perfetta della sua casa d’infanzia nei minimi dettagli. Può chiuderla in una valigia e portarla sempre con sè]

giovedì, 03/11/2005

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Proprio quello di cui avevo bisogno oggi
How to keep an idiot busy for a while.

mercoledì, 02/11/2005

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Cinque dubbi più o meno amletici /6
_Non trovate anche voi che il goffo ed eccessivo tentativo di traduzione ed esegesi dell’ormai storico post di Mondo Oltro su Morrissey avvistato in un leather bar di Roma, operato dal più completo e aggiornato sito di fanatici del Mozzer sia assolutamente esilarante? (via TrentesimoAnno)
_Un uccellino mi ha recapitato copia del più recente mini CD-R di Jens Lekman, stampato in occasione del suo tour americano dei giorni scorsi. Cosa vi faccio ascoltare? La natalizia e quasi ballabile Run away with me? Il parlato con cori angelici How much you mean to me? La ballata pianistica (in giapponese!) Me on the beach (Nagisa ni te)? La versione svedese di Maple leaves
per sola voce e ukulele Jag Tyckte Hon Sa Lönnlöv? Vada per la prima?
_Esiste al mondo qualcosa di più nerd di un virtuoso del bass tapping che si riprende mentre suona la musica di Super Mario Bros e la mette su internet?
_Dove trovare le parole per descrivere questa cosa?
_La plurilinkata pagina di Cassette Jam è talmente bella che è sprecato che resti una pagina web; cosa farne? Un manifesto? Una copertina per qualcosa? O la tappezzeria per una stanza?

martedì, 01/11/2005

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Monday gaming (weekend lungo e lento edition)
E’ un weekend lungo ed è un weekend lento, quindi il Monday gaming arriva di martedì. Lungo e lento anche il gioco (Bauns), come si conviene.

venerdì, 28/10/2005

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Oggetti del desiderio

[Brixpod, il porta iPod shuffle di Lego. Da qui]