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venerdì, 24/11/2006

Praticamente una release candidate

Ci manca solo che, mentre ancora il web 2.0 è poco più che la definizione di un’idea più che una realtà, si cominci già a parlare di web 3.0

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giovedì, 23/11/2006

Non so se ci sia un nesso

Non riesco più a star dietro a tutto, in realtà. Stamattina alle 8 ha debuttato in radio Pop Flakes (poi quando ho un po’ di tempo vi spiego, magari metto anche su un podcast, vediamo), sabato si è di nuovo in console per quello che, conoscendo le persone coinvolte, sarà probabilmente il party del millennio (Milf, quando dicevi di invitare un po’ di amici, intendevi anche i lettori del blog?), nel mondo non ci si può fidare più neanche dello Zecchino D’Oro, la seconda serie del Dr. House finisce con un paio di battute memorabili, ieri sera prima di dormire ho letto sull’ultimo Klosterman una vecchia intervista a Britney Spears (versione online un po’ tagliata qui) intitolata Piegando cucchiai con Britney Spears e contenente la frase «Britney is like Max Weber», nella mia camera sembra sia esplosa una bomba atomica, il numero di film che sto per perdermi al cinema raramente è stato così alto, al lavoro sono alle prese con quell’infame esercizio di design splendidamente vintage che sono le newsletter in HTML, non ho ancora neanche comprato Playlist (che, comunque, leggerò dopo Infinite Jest, quindi probabilmente nel 2012), ieri ho pulito la ventola di una CPU con pinzette da ciglia e phon, sto mancando clamorosamente tutte le graphic novel pubblicate da Repubblica, e credo di aver bisogno di un analista. Finchè non ho anch’io le allucinazioni, però, va bene.

mercoledì, 22/11/2006

Anche tu Air Guitar Hero

Dubito che la wearable guitar shirt di CSIRO funzioni davvero. Ma anche se fosse, chissenefrega. Se avessimo voglia di imparare davvero gli assoli che air-suoniamo lo faremmo con una chitarra, no?
[interazione naturale?]

martedì, 21/11/2006

MySpace is soooo last year

Lo sapete già, non ho mai avuto grande simpatia per Myspace e la sua rete di profili e contatti sociali. Il suo grande successo anche tra soggetti diversi da band ed etichette mi è sempre sembrato frutto di attività al meglio completamente inutili e al peggio espressione di un esercizio di narcisismo incomparabilmente più vacuo e inconsistente di quell’esercizio di narcisismo -che almeno, però, ha un po’ di contenuto- che sono i blog.
Sono passati solo 16 mesi dai 580 milioni di dollari sborsati da Rupert Satana Murdoch per l’acquisto del sito e dal successivo sbarco dello stesso tra le cronache di praticamente qualunque settimanale sulla faccia della terra, e pare già che lo squalo sia stato saltato e che l’inesorabile declino della piattaforma di social networking sia cominciato. E’ di qualche settimana fa l’articolo del Washington Post intitolato In teens webworld, MySpace is so last year, che partendo da una serie di interviste e di dati empirici, decreta la prossima fine della piattaforma, almeno per quanto riguarda l’utilizzo generalista. Questo confermerebbe il trend che vede i sistemi di social networking ottenere periodi di successo sempre più brevi ed effimeri (chi si ricorda realtà come Xanga e Friendster, e sente sempre più spesso parlare di Facebook e Vox sa cosa intendo), a fronte di utenti sempre più smaliziati che cercano siti sempre più belli, potenti ed evoluti. E chiunque conosca Myspace sa che ci vuole poco a fare di meglio. 
Nonostante io sia evidentemente lieto della notizia, seguendo poco quel mondo non ho avuto modo di avere conferme o smentite. L’impressione generale, però, è che al netto dei quasi unanimi «Non serve a niente» proferiti anche da chi lo usa spesso non siano molti, almeno da noi, quelli che decidono di chiudere davvero. La voce Myspace is so last year sarà una profezia che si autoavvera?

lunedì, 20/11/2006

In inglese si dice sempre ‘Play’

Grazie ad Abgely per la avermi segnalato la NESPaul, la chitarra costruita con il case dell’indimenticata storica console di casa Nintendo (il NES, appunto). Musica a 6 corde, e a 8 bit. 

lunedì, 20/11/2006

WeekEnd Recap


Venerdì sera – Tunng @ Covo

Se la definizione  post hippie-folk potesse mai avere un qualche significato, alla corrispondente voce del grande dizionario dei generi musicali ci sarebbe una foto dei Tunng. Vecchia e plurisegnalata conoscenza di questo blog (1, 2, 3, 4), il combo folktronico inglese riesce a farmi digerire anche sonorità cattocomuniste che normalmente mi farebbero scappare a gambe levate. E al secondo live in pochi mesi confermo quanto già scritto: si tratta di uno dei migliori live act in circolazione, sia per quanto riguarda il folk che nel campo dell’indietronica. Peraltro la loro cover di The Pioneers dei Bloc Party, da queste parti in heavy rotation da mesi, rischia di essere il mio pezzo dell’anno.

Tunng – The Pioneers (MP3)


Sabato sera – Sodastream @ Covo

Il duo australiano è considerabile ormai nel novero dei classici, e non è un caso che questa parola abbia la stessa radice di classe, dote di cui i Sodastream abbondano, riuscendo a tenere ipnotizzata una platea ben numerosa per quasi due ore con il solo ausilio di chitarra, voce e contrabbasso (ok, qualche volta anche una tastiera). A tanta intensità nuda e confessionale è sempre difficile abituarsi, e ho lasciato presto le prime file per sfuggire ai demoni che alcuni brani degli ultimi due dischi della band riescono a tirare fuori. Badate bene, non è roba che riesce a tutti.
[Ci sono ancora un sacco di date in Italia -una anche a Urbino!-, non perdeteveli]

Sodastream – Blinky (MP3)


Domenica sera – Peeping Tom @ Estragon

Varrebbe la pena di vedere live tutti i progetti di Patton, persino i più astrusi, anche solo per sentirlo arringare la folla nel suo italiano impeccabile. Anche ieri le perle sono state tante («Fuck Luca Carboni!», «I viali di Bologna: puttane, papponi….e piadine»), nonostante un pubblico non esattamente calorosissimo; e dire che il live set dei Peeping Tom è stato magnificamente paraculo, con Michele provvisto di camicia bianca e papalina a giocare a fare il gangsta in compagnia di Rahzel in modalità beatbox, corista soul gnocca e Dub Trio a tessere trame matematiche e spingere sulle chitarre. Nulla di fondamentale, ma uno show davvero ben fatto. Perchè essere presi per il culo può anche essere divertente, se chi lo fa lo sa fare bene.

Peeping Tom (feat. Odd Nosram) –
Five Seconds (MP3)

venerdì, 17/11/2006

Firefox 2 – Internet Explorer 0

E’ una piccola soddisfazione, ma per un progettista web capirete che non è cosa di tutti i giorni: nelle ultime settimane tra i visitatori di questo blog la percentuale di utenti che navigano usando Mozilla Firefox ha di gran lunga superato quella degli utenti del sempre pessimo Microsoft Internet Explorer (e anche Safari ha una fetta niente male; un decimo dei visitatori ha un Mac, cose da pazzi). Percentuali assolutamente lontane dalla media del WWW, che vede Firefox attestarsi intorno al 30% e Safari intorno al 4%, con le varie versioni di IE ancora a farla da padrone. Che dire? Lo sapevo che non siete persone ordinarie.
Tutto ciò, tra l’altro, proprio nel periodo in cui assistiamo a un nuovo round dell’ormai mitica guerra dei browser, a causa dell’uscita -a distanza ravvicinatissima- delle major release sia di Internet Explorer (la 7, circa 5 anni dopo il rilascio della 6) che di Firefox (la 2).  Nonostante i passi in avanti fatti da Explorer, i commentatori sono unanimi nel considerare ancora Firefox lo strumento migliore per muoversi all’interno del World Wide Web con la massima sicurezza, user-experience e supporto degli standard. E la cosa -ma tu guarda- non stupisce neanche un po’.

Leggi il giudizio di Wired: A tale of two browsers
Leggi lo speciale di Punto Informatico: Battaglia navale tra IE7 e FF2

 

giovedì, 16/11/2006

Geeks in fashion /2

[La Diskette handbag è assolutamente splendida. Come già ribadito l’anno scorso per lancor più bella Keybag, voglio qualcuno a cui regalarla. A quando la versione maxi con i mitici floppy da 5 e 1/4?]

giovedì, 16/11/2006

The kids are coming up from behind

Le band che mi mandano i loro video (grazie, eh) e la home page di Yahoo Video France che mi linka (screenshot qui) per una vecchia segnalazione come se il video l’avessi messo online io non mi faranno cambiare idea: l’Inkiostro Video Aggregator ha cessato di esistere e non tornerà in vita a breve. Troppo sbattimento ogni volta, poi ci sono YouTube e Flux, largo ai giovani. Chè, poi la segnalazione suddetta era il classico video con gli schiaffoni di Losing my edge degli LCD Soundsystem. Touché.

LCD Soundsystem – Losing my edge video (MOV)

 

mercoledì, 15/11/2006

Il guardone che passa inosservato

Difficile immaginare un personaggio meno di moda di Mike Patton. Ancorchè abbonato ad aggettivi pass-partout come «eclettico» e «poliedrico», e da tutti riconosciuto come personalità artistica di grande caratura e responsabile di un enorme numero di progetti interessanti (dai Faith no more ai Tomahawk, dai Mr. Bungle ai Fantomas), Patton non è mai diventato un’icona della musica come molti suoi colleghi e coetanei anche meno meritevoli. Non ha firmato nessun anthem generazionale buono per il revival degli anni ’90 (ammesso che lo sia, Diggin’ the grave vale solo per noi in Italia, thanks to Jack Frusciante film). Ha partecipato a troooooppi dischi con troppe realtà diverse appartenenti a contersti troppo diversi per essere adottato come simbolo di alcunchè. E’ sconfinato spesso e volentieri in generi assolutamente uncool come la musica sperimentale e il noise (a volte imparentato col metal). E, last but not least, non ha mai prodotto nulla di anche solo vagamente associabile all’etichetta indie.
Quest’anno, lo saprete, Mike Patton è tornato alla carica con un nuovo progetto, chiamato Peeping Tom, che ha dato alle stampe un disco omonimo davvero notevole. Un disco al contempo estremamente immediato (è la cosa più pop che il nostro abbia prodotto da molto, molto tempo) e molto complesso, che snocciola generi (dall’hip-hop alternativo alla bossanova) come fossero caramelle e ospiti (da vari nomi Anticon fino ai Massive Attack, Norah Jones e Bebel Gilberto) come fossero figurine, e che è stato accolto in maniera appena meno fredda di una qualunque collaborazione con John Zorn o di un qualunque delirio cinematico dei Fantomas. Ovvero: non se l’è cagato quasi nessuno.
E sì che il disco ha tutti i singoli al posto giusto, una manciata di collaborazioni che incuriosiscono anche solo a sentirle nominare e una produzione forse non esattamente perfetta ma di certo foriera di soluzioni insolite e a volte sorprendenti. Invece niente: recensioni tiepide, pochi superlativi, pochissime copertine e l’impressione che, soprattutto in America, abbiano attirato meno attenzione di una qualunque band di 18enni al primo singolo che clonano i Gang of Four.
Quasi fosse una maledizione, il guardone Patton, che scruta dalle serrature della musica contemporanea, filtra quello che vede, e lo ritira fuori con la classe che lo contraddistingue, non viene notato da nessuno proprio quando produce la sua opera più accessibile da 10 anni a questa parte.
Per definizione, il guardone ci vede bene, ma non viene visto. Fossi in voi stavolta aguzzerei la vista, però.   

[I Peeping Tom saranno il 16/’11 alla Flog di Firenze, il 17/11 ai Magazzini Generali di Milano, il 18/11 al Deposito Giordani di Pordenone e il 19/11 all’Estragon di Bologna. Sono molto curioso di vederli. Chissà se ci sarà anche stavolta il piadinaro del Buon Gusto Romagnolo]


Peeping Tom (feat. Rahzel and Dan The Automator) –
Mojo (MP3)
Peeping Tom (feat. Odd Nosram) – Five Seconds (MP3)

 

martedì, 14/11/2006

No tone deaf

Il test di percezione musicale di Jake Mandell non è un Monday gaming, ma potrebbe anche esserlo. Un 77,8% (addirittura un po’ sopra al livello excellent) non è male, peraltro, ma sono sicuro che qualcuno di voi farà anche meglio.

martedì, 14/11/2006

Sweet and tender bossa hooligana

Difficile immaginare una versione del classico degli Smiths più sweet and tender della versione che ne hanno fatto i Nouvelle Vague, uscita solo sulla versione giapponese del loro ultimo Bande à part. Una reinterpretazione tanto scontata da essere quasi rassicurante, che coglie e accentua le venature ritmiche per nulla lontane dalla bossa che negli anni già in molti hanno evidenziato e le narcotizzano in salsa fatalista perchè in mezzo alla vita c’è sempre un po’ di morte.
Etcetera, etcetera etcetera.

Nouvelle Vague – Sweet and tender hooligan (Smiths cover) (MP3)

 

lunedì, 13/11/2006

Vuoi sprecare spazio? Chiedimi come

Crash è una libreria austriaca, e non è neanche da dire che da quelle parti abbiano spazio in abbondanza. Però sono pochi. E, per quanto mi riguarda, in questo caso hanno gusto.

lunedì, 13/11/2006

Report è un programma pericoloso per l’ordine pubblico

Non so se fa lo stesso effetto anche a voi (immagino di sì), ma io alla fine di ogni puntata di Report (ovvero, ogni maledetta domenica) sono costretto a trattenermi dall’uscire e andare a rapinare una banca o, alternativamente, dallo scendere in piazza molotov alla mano per preparare la rivoluzione. E’ normale?

venerdì, 10/11/2006

Si’ che ci credete

Ci credete che quando ho visto la Pac-man chart ho riso come un cretino per mezz’ora?

venerdì, 10/11/2006

See you in another life, brotha

Poco più di 24 ore fa negli States è andato in onda il mid-season finale di Lost, ovvero l’ultima puntata del primo troncone della terza serie del telefilm, che precede un’insolita pausa invernale che durerà addirittura fino al 7 Febbraio. Non vi preoccupate, niente spoiler qua (per quelli, e per tutte le teorie del caso si rimanda alla classica Lostpedia), anche se la voglia di mettersi per l’ennesima volta a stigmatizzare e contemporanemente a magnificare la capacità degli autori di tenere ancora in piedi una trama tanto improbabile è una tentazione difficile da combattere.
Tra l’altro, pare che per salvare la serie dal delirio in cui sta piombando, gli autori stiano pensando di cambiarne completamente il tono, accentandone la componente guerresca oppure, al contrario, calcando la mano sul lato comedy. Sulla falsariga di due grandi capolavori dei suddetti generi, A-team e Friends, sono già state elaborate due nuove versioni di sigla per il serial. Cliccate su play e date un’occhiata:

giovedì, 09/11/2006

Good news for people who love Modest Mouse

Che Johnny Marr, -chevvelodiccoaffà- leggendario chitarrista degli Smiths, si sia da un po’ unito come membro stabile ai Modest Mouse, è cosa nota da mesi. Che i Modest Mouse, già autori di quel Good news for people who love bad news che per molti (tra cui il sottoscritto) è stato il miglior disco uscito nel 2004, siano in procinto di dare alle stampe We Were Dead Before The Ship Even Sank, previsto per inizio 2007, è sulla bocca di tutti da mesi. Che la nuova formazione della band sia da qualche giorno impegnata in un mini-tour per lo più americano, di cui è già possibile trovare traccia tra i video su YouTube è una notizia che è arrivata anche da noi (link e info da Colas). Che la band, al netto di alcune piccole cosette da sistemare, sia piuttosto in forma e che i pezzi nuovi siano molto promettenti è una cosa che invece potete scoprire anche da soli, cliccando sui link qui sotto. C’è in regalo l’audience recording (abbastanza buono, per essere amatoriale) dell’intero concerto tenuto 3 giorni fa al Wiltern di Los Angeles e in particolare un paio di canzoni nuove che mi piacciono assai.

Modest Mouse – Live @ LA, 6/11/06 (full concert) (link -> 16 MP3)
Modest Mouse – People we know (Live @ LA, 6/11/06) (MP3)
Modest Mouse – Dashboard (Live @ LA, 6/11/06) (MP3)

mercoledì, 08/11/2006

It’s all about footprints

Buon ultimo, ma che ci volete fare.
Un paio di giorni fa, sul suo blog Footprints in the snow, Jukka ha preso spunto dal recente tour italiano dei Grizzly Bear per criticare più o meno provocatoriamente il «sistema media musicale» italiano, e in particolare i blog, dando il via nei commenti a una discussione piena di spunti.
Citando il punto che riassume meglio il concetto:

«e’ evidente, se cerchi on line sui blog italiani che parlano di musica alternativa dei G.B. non se ne parla…mentre si sono persi in sbrodolamenti per le peggio cose…e nel dire questo ovviamente prendo una posizione. dico che molti blog seguono le mode e sono pressapochisti nel giudicare la musica. in italia ne abbiamo tantissimi che sono fatti da mezzi scrittori che in fin dei conti sono pure davvero bravi a far risalatare le loro storie personali… ma di blog che parlino di musica..anche quelle diverse da quelle che ascolto io sono veramente poche..e sembrano spesso la brutta copia delle testate in edicola o di quelle web.» [JR – #]

Dei tanti aspetti toccati dalla discussione (da semplici questioni di gusto a più complesse pretese di completezza, dall’indipendenza di giudizio alla qualità dello stesso, dalla mancanza di una piattaforma unica che dia visibilità e concretezza a tante voci frammentate all’irrisolvibile diatriba professionalistmo VS dilettantismo) quello che in qualche modo mi incuriosisce di più (e che, in maniera trasversale, si collega a quanto scrivevo la settimana scorsa) è la richiesta di una maggiore completezza e qualità nei contenuti da parte dei blog che si ritrovano più spesso a parlare di musica indipendente. 
In proposito, mi sembra impossibile non riportare il commento di Enzo che riassume in maniera perfetta ciò che penso anch’io:

«Mi preme sottolineare che secondo me non dovresti avere certe aspettative dai blog. Il blog non può essere informativo e completo come il sistema dell’informazione. Se io provassi un "senso di colpa" perché con un blog ho "bucato la notizia" di un gruppo, un disco o un concerto, sarei fuori di testa. Non ho il "dovere" di informare, non è un lavoro, non devo seguire tutto.» [Polaroid – #]

Per quanto mi riguarda, non solo non ho alcuna pretesa di completezza, originalità o particolare qualità, ma me ne guardo bene. Preferisco segnalare la musica che mi piace, illustrarne questo o quell’aspetto collaterale e, quando ritengo di avere qualcosa da dire e ho tempo per farlo, raccontare ciò di cui mi parla. Raramente mi dilungo sugli aspetti strettamente musicali, visto che in merito non credo di avere cose particolarmente interessanti da dire. E poi, fondamentalmente, non mi diverto a farlo.
Posto che un blog è un guscio vuoto e quindi, in quanto tale, può potenzialmente riempirsi di qualunque tipo di contenuti, se un blog arrivasse a raggiungere la qualità e la completezza desiderate da Jukka, si trasformerebbe in una webzine, tenuta da una sola persona. Con tutta evidenza qualcuno con un sacco di tempo libero.
Ma non è proprio ciò che li differenzia da giornali e webzine a rendere interessanti i blog? Non è esattamente la loro tendenza a costruire nel tempo una forte identità personale (limitata, per definizione) e ad applicarne il punto di vista a ciò che li circonda (e quindi anche alla musica) a far affezionare i suoi lettori? E non è anche l’inevitabile ristrettezza di tempo e risorse che li costringe a selezionare e rilanciare quanto, secondo la suddetta identità e il gusto ad essa connessa, trovano significativo tra quello in cui si imbattono nel mare magnum della produzione musicale (anche se spesso sono gli stessi nomi che girano su Pitchfork e sugli m-blog americani, esatto) ciò che li porta ad essere voci ascoltate?
Ciascuno lascia le sue tracce nella neve, sperando che qualcuno le segua. E ciascuno segue le tracce che promettono di portarlo nei posti migliori o quelle più profonde e visibili, quelle più fitte o quelle che gli ricordano di più i suoi stessi passi, quelle che sembrano appartenere a un essere particolarmente esotico, o quelle che si addentrano nel bosco evitando i centri abitati. Sono semplici scie, e la neve che cade rischia costantemente di cancellarle. Intanto, però, sono lì.

martedì, 07/11/2006

Geeky Tuesday

1. Internet soul portraits. Anche i siti hanno un’anima.
[E non fosse per le URL che riportano il nome del sito, indovinare anche i soliti noti non sarebbe esattamente banale.]
2. Guess the logo. Ho fatto un punteggio da schifo.
[Li vedi decine di volte al giorno, eppure non li guardi. Non che serva davvero a qualcosa farlo, ma non so, è un po’ inquietante]
3. Abusing Amazon Images. Chamatelo generatore.
[La prima domanda è come abbiano fatto a scoprirlo, e quanto ci abbiano messo a capirne la sintassi. Quello che ne esce fuori, poi, è Computer Art. A modo suo.]

martedì, 07/11/2006

Ladies and gentleman, ecco a voi i Grinderman

La notizia è di quelle grosse:


Grinderman – Debut Album Out 5th March 2007

Foul-mouthed, noisy, hairy, and damn well old enough to know better, Grinderman are Nick Cave, Warren Ellis, Martyn Casey and Jim Sclavunos.


Born of babbling lyrics hatched from Bosch eggshells in the Hyde-bound apocalyptic margins of the Cave brain, the Grinderman sound is an instinctual yawlp that also resurrects the demons of each musician’s past: the trashcan proselytising of Birthday Party -era Nick; Sclavunos’ late 70s New York no-wave noise wisdom; Martyn Casey’s ominous Triffids bass reverb; plus Ellis’ avant-garde soundtrack work and his teenage love of Black Sabbath. Destination: Out!

[fonte: Mute.com]

Il disco del nuovo progetto del cantautore australiano (il primo non a suo nome da più di 20 anni), quindi, è previsto per il Marzo del 2007; per ora c’è già in giro una canzone, No pussy blues, che fin dal titolo la dice lunga sullo spirito del progetto.
Non bastasse, nella band Nick Cave suona per la prima volta (anche) la chitarra.
Dio ci salvi.

Grinderman – No pussy blues (MP3)
[new link]

 

lunedì, 06/11/2006

Urra’ per Scottbert

Non era esattamente una notizia da prime pagine dei giornali: un cartoonist di culto viene colpito da una malattia rara, pittoresca e piuttosto sconosciuta, che non compromette in alcun modo il suo lavoro nè mette a rischio la sua vita, ma la rende solo un po’ più difficile. Nel mondo dei media, una notizia di scarso interesse. Nel personalissimo universo dei miei punti di riferimento culturali, invece, la notizia che Scott Adams, autore e creatore di quell’imprescindibile manuale di cinismo lavorativo che è Dilbert, era stato colpito, un anno e mezzo fa, da una grave forma di disfonia spastica era una di quelle cose che non lasciano indifferenti.
La disfonia spatica è una malattia bizzarra, di origine neurologica, a causa della quale, di punto in bianco, la parte del cervello preposta al controllo della parola dà forfait, e molte delle attività connesse col parlare diventano un’impresa. Nei casi più gravi, come quello di Adams, in certi contesti (tipo quando c’è del rumore di fondo, oppure al telefono) diventa impossibile parlare, la voce non viene fuori; eppure negli stessi contesti si riesce a cantare, ridere o parlare in rima, e in altre situazioni (ad esempio quando si è da soli), la voce funziona normalmente. Una malattia quasi comica, non pericolosa ma estremamente fastidiosa e socialmente devastante, per cui non c’è cura, a parte iniezioni palliative di botulino sulle corde vocali che consentono di arrivare a sussurrare, e che è difficile da comprendere in tutte le sue sfumature. Semplicemente, in certe situazione si diventa muti, ed è per sempre. 
Oltre ad essere un lettore quotidiano delle strisce di Dilbert, a volte mi capita di fare un giro sul blog di Adams, in cui l’autore spesso racconta scampoli della sua vita quotidiana e, di conseguenza, della convivenza con una malattia tanto invadente. Qualche giorno fa Adams ha scritto uno splendido post, intitolato Good news day (che vi consiglio di leggere), in cui ha annunciato che, grazie a un lungo periodo di esercizi e grazie ad un’incredibile forza di volontà, è riuscito dove tutti gli altri hanno fallito e ha recuperato la propria voce. Il modo e la sincerità in cui lo racconta nel suddetto post sono davvero commoventi. E’ bello vedere che qualche volta l’impossibile accade. E che, qualche volta, si può mettere da parte il cinismo ed esserne genuinamente contenti.

lunedì, 06/11/2006

Monday gaming (Playing with this Tag and Arrow edition)

A volte, anche se non dovrebbero, ritornano. Perchè se uno finisce per passare una certa percentuale della sua domenica pomeriggio a giocare ad Arrow Tag (fino a finirlo), un motivo ci sarà, no?

venerdì, 03/11/2006

Friday I’m in points

_ Come colonna sonora dell’ultima pubblicità di TRL, da sempre la trasmissione più teen-oriented di Mtv in cui la fa da padrone la peggio musica che c’è in giro, c’è Do the whirlwind degli Architecture in Helsinki.

_ Sull’homepage di Mtv.it, in aggiunta, ci sono i Long Blondes (c’è persino l’intero disco in streaming), di cui si parlava parecchi mesi fa  qua (peraltro qualcosa come anni dopo molti altri con un fiuto più fino del mio). Se volete sapere chi sono i Long Blondes e per quale motivo li amerete (se non lo fate già), leggetevi l’ottimo articolo di Salvatore. Siete fregati.

The Long Blondes – Once and never again (MP3)

_ On a totally different note, TheEgo di Ciccsoft si lancia in un’arringa polemica sul Web 2.0. Dite la vostra.

_ Sempre da Ciccsoft, ma nella colonnina del blob di link, mi sono imbattuto nel filmato dell’Apple keynote di 5 anni fa (quasi) precisi, in cui Steve Jobs presentava al mondo nel suo solito modo iper-enfatico le meraviglie di quel nuovo aggeggino chiamato iPod.

_ Ve li ricordate i due simpatici personaggi armati di camice, diet coke, mentos, e troppo tempo libero? Hanno colpito ancora, questa volta con il clamoroso Domino effect:

 

[a latere, su Punto Informatico complesse e molto interessanti riflessioni sul fenomeno e sul marketing virale in genere]

_ «Compiamo trent’anni e non ce ne bastano altri trenta. Perchè non essendo di nessuno, siamo un po’ di tutti»: con queste parole RadioCittàFujiko, la radio da cui il sottoscritto è onorato di trasmettere, festeggia i suoi 30 anni. E’ la radio più longeva di Bologna, e una delle più longeve d’Italia. Per celebrare degnamente l’evento, la radio si unisce a un’altra grande festa, il ritorno dei Casino Royale, per una serata davvero imperdibile, sabato sera all’Estragon. Qui si fa la storia, altrochè.

giovedì, 02/11/2006

Caroselli solitari

Beth Gibbons, lo sapete, è la voce e il cuore dei Portishead.
Quelli che hanno pubblicato due tra i migliori dischi in assoluto degli anni ’90, sì. 
Quelli che non danno alle stampe materiale nuovo da nove anni, esatto.
Quelli che qualche mese fa sembravano, per l’ennesima volta, sul punto di tornare in scena e invece niente, solo una -peraltro splendida- cover di Gainsbourg e poi di nuovo silenzio.
Loro.
La Beth Gibbons che quattro anni fa ha pubblicato un disco solista, bello ma un po’ irrisolto, insieme a Rustin’ man, è sempre lei.
La stessa che qualche mese dopo calcava i palchi d’Italia con un tour assolutamente struggente, che questo blog, più o meno al suo primo mese di vita, si trovò anche a raccontare.
Una delle autrici, delle voci e delle presenze sceniche più incredibili in cui possa capitare di imbattersi, già.
Adesso, dal nulla, la notizia.
Beth Gibbons, che non fa più un concerto da allora, domani sera suona al Piccolo di Milano, per il festival Eurotribu. Per la precisione suona insieme a Rodrigo Leão, già leader dei Madredeus, col quale ha già collaborato un paio di anni fa. Roba da far tremare le ginocchia alla sola idea. Roba che se anche cantasse un solo pezzo e niente di più, varrebbe la pena di farsi 300 chilometri.
E invece mi sa di no, rimango qua.
Carosello solitario.


Rodrigo Leão feat. Beth Gibbons –
Lonely carousel (MP3)

giovedì, 02/11/2006

‘Risemantizzazione indie-pop della beta’?

Woland si droga.