La prima cosa che notiamo tutti è che quest’anno Indipendente ha deciso di andare al risparmio. Nell’impresa -forse impossibile- di andare in pari in un festival i cui headliner (Tool e Nine Inch Nails), portando in giro produzioni colossali costano uno sproposito (in totale quasi 300.000 euro, si mormora) ma pescando più o meno nello stesso pubblico rischiano di non garantire una massa critica sufficiente, l’organizzazione ha tagliato tutto il tagliabile: un solo palco a fronte dei due soliti, una line-up con accostamenti azzardati che pare composta un po’ a caso, niente backstage, e -soprattutto- l’irragionevole (e probabilmente illegale) divieto per il pubblico di uscire e rientrare dall’area del festival (per fare cassa con i bar interni, si suppone). Avendo dovuto mangiare un costosissimo e stopposo panino al prosciutto, spero vivamente che almeno ci siano riusciti.
Non è stata una brutta edizione, in realtà. Evitati i prescindibili Petrol (nuova band di Dan Solo, già ex-bassista dei Marlene Kuntz, insieme a Franz Goria, già voce dei Fluxus) ma non, purtroppo, parte del set degli a dir poco inutili Billy Talent, andiamo a cominciare.
…And you will know us by the trail of dead
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Normalmente, gli …And you will know us by the trail of dead sono una grande live band. Ma…alle 4 del pomeriggio? Contando il notevole solleone e l’orario non esattamente da rocker, la band di Jason Reece si è spesa anche troppo, infiammando l’ancor esigua platea con i celebri pezzi a doppia batteria; peccato che il risultato totale sia stato, nel complesso, meno convincente del solito.
Hot Hot Heat
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Stesso discorso per gli Hot Hot Heat: i pezzi vecchi spaccano come al solito, quelli nuovi dal vivo guadagnano appena quel po’ di tiro che la produzione leccata su disco gli toglie, ma l’aspetto della band (capitanata da Steve ‘riccioli d’oro’ Bay e soprattutto dai suoi agghiaccianti pantaloni attillati non troppo distanti da una tutina di spandex) continua ad essere impresentabile, e Mtv è appena dietro l’angolo. Se non altro, però, i fan dei due headliner in quel momento erano tutti in coda per la birra o per il bagno, e la band non ha suscitato neanche troppe reazioni negative (a parte un paio di acini d’uva lanciati sul palco da una ragazza con la t-shirt degli Elastica a cui va tutta la mia ammirazione).
Maxïmo park
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Meno fortunati sono stati i Maxïmo Park, che hanno dovuto combattere una pletea in parte ostile ma che sono usciti dallo scontro decisamente a testa alta. Forte di un sound che dal vivo guadagna ancora più pathos e impatto, di un front-man che nonostante il look improbabile sa stare sul palco come pochi altri e di repertorio che vanta già almeno una decina di classici, la band di Paul Smith ha suonato un set compatto e di alto livello, all’altezza di quello che avrebbe potuto suonare in un concerto da headliner. The coast is always changing, Books from Boxes, Noisebleed e soprattutto Going missing sono state come al solito dei piccoli colpi al cuore.
Tool
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Il passaggio al set dei Tool è stato da stridore di unghie sulla lavagna; fortuna che il quartetto californiano -raramente visto così in forma- riesce a passare sopra tutto come un buldozer. Proiezioni e luci curatissime come al solito, band in stato di grazia, scaletta ben composta e meno sbrodolata di altre volte, e con circa un’ora e mezza di concerto i Tool conquistano un pubblico già in larga parte lì per loro.
Nine Inch Nails
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Meno convincenti -ma forse a quel punto erano già il freddo e la stanchezza, a parlare; o forse no- invece i Nine Inch Nails. Con uno show colossale e suoni praticamente perfetti (anche troppo, se volete il mio parere; più volte la parola «playback» ha fatto capolino nella mia testa), la band di Trent Reznor ha messo in piedi uno show un tantino troppo artefatto per i miei gusti; sarà che il repertorio non è tutto all’altezza dei (pochi) grandi classici della band, oppure che dopo il pathos sincero dei Maximo Park e il profondo esoterismo dei Tool, la rabbia di Reznor & co. mi è sembrata un po’ troppo sintetica e pettinata, non lo so. Non ho retto la fine (perdendomi Hurt, ahimè) e me ne sono andato a casa.
…And you will now us by the trail of dead – Another morning stoner (live at Manheim, 28/08/2007) (MP3) [intero concerto – 19 mp3]
Hot Hot Heat – Bandages (acoustic live) (MP3)
Maximo Park – Nosebleed (live at Black Sessions 2007) (MP3)
Tool – Stinkfist (live at Zenith 2006) (MP3) [intero concerto – 12 mp3]
Nine Inch Nails – Closer (live) (MP3)