Allucinante
Ho appena visto la puntata di Blunotte dedicata alla strage della Stazione d Bologna, il 2 Agosto 1980.
Dio, che rabbia.
Allucinante
Ho appena visto la puntata di Blunotte dedicata alla strage della Stazione d Bologna, il 2 Agosto 1980.
Dio, che rabbia.
Era ora..!
Finalmente i Venus pubblicano un nuovo cd.
Ma quali due torri
Qualche sera fa sono andato al cinema, a vedere Le due torri.
Dopo, ci è voluto un po’ per spiegare a un amico che vive fuori dal mondo (tutti hanno almeno un amico di questo tipo) che no, non era un film sull’11 Settembre -quello è uscito mesi fa, e si chiamava appunto 11 Settembre- e no, non era neanche un film sulla Torre degli Asinelli e la Garisenda, benchè fare film su Bologna sia sempre molto di moda. Sarebbe superfluo aggiungere qui il mio commento al film, anche perchè, da buon fondamentalista tolkieniano, ho passato tutto il film a metà tra l’estasi per l’essere di fronte a paesaggi e battaglie che ho mille volte immaginato, messi in scena con notevole perizia, e la disperazione per le tante inevitabili infedeltà nei confronti del libro. Parentesi: quella di Legolas sul proto-skateboard era una citazione di Ritorno al futuro, vero? Anche la musica…
Ora però non ricordo più cosa volevo dire in questo post. Ah sì: Gollum è fatto troppo bene.
[Un post un po’ inconcludente. Come la mia giornata, del resto]
Qualcuno ha capito tutto
L’imperdibile copertina del Daily Mirror di qualche settimana fa su Bush e l’imminente (?) guerra…
(Network Games via ManteBlog)
Ok che il web è bello anche per la fuffa…
…ma addirittura una pagina sul tema Cucinare ascoltando Ani Di Franco forse è un po’ troppo…
Proverò la ricetta, comunque.
[Noto ora uno sterminato archivio con ricette del genere. Tra gli artisti “cucinati” Carmen Consoli, David Gray, Beth Orton, Moby, Norah Jones, Subsonica, Bjork e molti altri. Curioso notare gli abbinamenti musica-cibo…]
Io non ho speranze, ma credo nella cura
Sta per tornare in scena Emidio Clementi, scrittore e ex leader dei Massimo Volume, col suo nuovo gruppo, El muniria.
Referrer’s blues
Insomma, mi oppongo. I referrer delle chiavi di ricerca grazie alle quali questo blog è raggiunto sono imbarazzanti. Quasi tutte di argomento musicale (a farla da padrona è Carla Bruni, seguono Nick Cave ed Erlend Oye), con poche eccezioni (il maledetto genius memory), e nessuna ricerca più piccante. Niente veline nude, sesso a Tallin, tette, culi, hardcore fuck, mara venier senza mutande e così via, come ogni blog che si rispetti. Mi ritengo offeso.
(e vediamo se con questo post le cose cambiano…)
Best referrers:
– blog stronzate informatiche (è un insulto?)
– Excalibur Tonino Guerra (non ditemi che per bisogno di soldi va pure là..!)
– h3g telefonia pubblicità ragazza (ti sei innamorato? buona fortuna..)
– bisogno di comunicare (oh, mi dispiace…magari apri un blog)
– rumore rivista musicale (aprite un sito!!)
e il migliore:
– seno e più seno boss (???)
…ci chiesero di ricostruire il fatto
E’ la storia di Jack Harrington, un analista di successo nella Londra contemporanea. E’ la storia di un uomo abituato a ricostruire le vite altrui, a ricomporne i pezzi, ad ordinarne i conflitti. Ma è anche la ricostruzione di un evento della sua infanzia, un evento a lungo nascosto ed ignorato, di quelli che sconvolgono una vita. Il tutto scritto in una prosa secca ed essenziale, che non si perde in chiacchiere e racconta la storia del ricostruzionista (questo il titolo originale) con lucidità ed acume. Uno di quei libri che compri in primo luogo per la bellissima copertina, sperando che catturi lo spirito dell’opera più di quanto non faccia la citazione riportata in quarta. In questo caso, lo fa. Che poi sia di Josephine Hart (quella de Il danno, da cui è stato tratto il film di Malle) è solo un di più.
Josephine Hart – Ricostruzioni (Feltrinelli)
Avesse ragione
E’ quasi pronto il nuovo cd di PJ Harvey. Lei dice che “è brutto”, ma anche che è oscuro e bluesy. Spero abbia ragione, se considera bello il precedente.
(tornassero i tempi di Rid of Me e To bring you my love…)
Ho ceduto
Sapevo che sarebbe successo. Anyway ho scelto di buttar giù di getto un elenco e di fermarmi a 31 (perchè 31, poi?), tentando di abolire i ripensamenti (inevitabili) o i metodi scientifici (non ho tempo). Questo è il risultato. Non mi soddisfa, ma dubito che sia possibile essere soddisfatti con elenchi simili, quindi there you go.
Le 31 canzoni che hanno illuminato la mia vita
(in nessun ordine particolare)
1. PJ Harvey – The Dancer
2. Aerosmith – Amazing
3. RedHotChiliPeppers – Under the Bridge
4. Suzanne Vega – Rosemary
5. Tori Amos – Winter
6. Fabrizio De Andrè – Canzone dell’Amore Perduto
7. La Crus – Come Ogni Volta
8. Scisma – L’equilibrio
9. Jeff Buckley – Grace
10. Ustmamò – Minimale
11. CCCP – Depressione Caspica
12. Skunk Anansie – Twisted
13. Smashing Pumpkins – Mayonaise
14. Nick Cave & The Bad Seeds – I Let Love In
15. Velvet Underground – Sunday Morning
16. Cake – I will Survive
17. Rachel’s – A French Galleasse
18. Spain – Every Time I Try
19. Counting Crows – Another Horsedreamer’s Blues
20. Beth Orton – Pass in Time
21. Tool – Aenema
22. Portishead – Wandering Stars
23. Kings of Convenience – Manhattan Skyline
24. Carmen Consoli – Blunotte
25. Subsonica – Preso Blu
26. Afterhours – Tutto fa un po’ Male
27. Pearl Jam – Indifference
28. dEUS – Instant Street
29. Radiohead – Street Spirit
30. Sonic Youth – Theresa’s Sound World
31. Leonard Cohen – Famous Blue Raincoat
Le 31 canzoni che mi hanno cambiato la vita
Il sasso è stato lanciato da Nick Hornby, presto imitato dall’intero mondo dei musicofili, tra i quali, non ultimi, i blogger.
Prima Wittgenstein, poi EmmeBi, Labranca, Manteblog and so on. Tutti esortano gli altri a dire la loro. Io, da fedele maniaco di classifiche e nastroni -come Hornby- ci ho provato, ma proprio non riesco. Troppo difficile.
Forse, comunque, ci ripenso.
Scusate se rido…
…ma il fatto che la Cassazione abbia respinto il trasferimento da Milano dei processi a Previti e Berlusconi è davvero divertente.
Suppongo che ora che la legge Cirami si è rivelata inutile la abrogheranno. Cosa proveranno ora? L’infermità mentale?
L’ultimo album
L’ultimo album è quasi sempre il più famoso. Inevitabilmente è quello che ha venduto di più. Ma di solito è anche il meno bello. Non, badate, il più brutto; uno agli artisti ci si affeziona, e gli dispiace anche solo pensare che possano produrre qualcosa di brutto. Non tanto bello, diciamo, non tanto bello perchè inevitabilmente diverso. Una volta erano meglio, si sono un po’ persi, sono loro ma non so, c’è qualcosa che non torna, non è un granchè, sono un po’ in decadenza. Ma no, non sono il tipo di persona che divide tra artisti commerciali e alternativi, quello lo facevo 8 anni fa, è solo che non so, quel duetto se lo potevano risparmiare, quella cover è un po’ sfacciata, a Sanremo proprio non ce li volevo vedere, chissà quanti soldi hanno speso per un video simile, okay la colonna sonora ma proprio di un film del genere?
Le cose vanno così. E io ho sempre paura dell’ultimo album.
Starry starry night
Ieri sera Tori Amos a Firenze ha mandato in delirio un teatro strapieno ed adorante. Io ero tra quelli adoranti, e non me ne pento. Un’esperienza del genere vale i 41€ del biglietto e le 22 ore di veglia consecutive che mi sono dovuto fare per esserci. Highlight: Lust, Cornflake girl, Wednesday, Taxi ride.
Se qualcuno fosse interessato, qui ci sono setlist e recensioni.
Comunicazione di servizio
Domani inkiostro non andrà in onda causa concerto di Tori Amos.
Blogging
Ho visto che mi ha linkato FFWD, ovvero il miglior blog che parli di musica.
Citando -di nuovo- il leggendario I turbamenti del Giovane Blogger di Personalità Confusa, Giovane Blogger è molto felice e ringrazia.
Frattanto Personalità Confusa è diventato, insieme al diversissimo Wittgenstein, il mio blog preferito. Mi piacciono i blog personali che non scadono nel diario, e riescono ad essere interessanti anche per degli sconosciuti (come il suddetto e La Pizia), ma mi piacciono anche i blog più seri, in cui persone intelligenti dicono la loro sulle cose che succedono nel mondo (ManteBlog, GnuEconomy). Sembra banale, ma non lo è.
Mentre non mi piacciono i blog poetici o presunti tali, con le descrizioni di tramonti, le notti insonni a contemplare le pene della vita e l’animo nobile e affranto di chi si prende troppo sul serio. E mi annoiano i diari. Per lo stesso motivo per cui annoiano le storie della De Filippi. Che, in più, sono pure costruite a tavolino per interessare.
Da ponderare
L’uomo ragionevole si adatta al mondo;
l’uomo irragionevole persiste nel tentativo di adattare il mondo a se stesso.
Di conseguenza qualsiasi progresso dipende dagli uomini irragionevoli.
(G.B. Shaw)
Nostalgia nostalgia canaglia
Ai tempi del liceo tenevo un diario. Oggi l’ho ripreso in mano. Com’ero gggiovane.
“Domani tutti fanno sciopero tranne l’illustre liceo classico. Comunque nel mio animo coltivo la segreta speranza di farlo. A domani per maggiori notizie.
Ieri e ieri l’altro sono state giornate molto upset: vere e proprie zone depresse. Devastanti, devastato, tentativi di lavare via lo sporco dalla pelle, volontà di scacciare via pensieri eccessivamente problematici, rifugio nella musica cantata urlata disperata, ritorno agli antichi pensieri della Sweet Revenge, nessun autore letterario in cui rifugiarsi (non corrispondenza coi maledetti, simbolisti, Foscolo o chiunque altro), perdita di sensi. Fondamentalmente inutile procedere su questa strada. Bisogno di Omogeneità. Flusso di coscienza definitvo che scorre, incessante preghiera che mormora al cielo portandosi via la terra, l’acqua, le idee, le sensazioni. Brividi dietro la schiena che salgono e scendono senza regolarità nè senso, separazione globale dal mondo che mi circonda e dalla società (che mi sta mandando alla tomba). Terribile bisogno di non essere qui, di non essere adesso, di non essere con questa gente, di non essere. Coscienza di essere anormale fino in fondo, anormale coerente con se stesso, o forse coerente solo per chiusura mentale e per mancanza di alternative. Bisogno di comunicare ed essere capito, paura di comunicare ed essere capito, terrore di comunicare ed essere capito. Bisogno definitivamente frenato dal terrore. La fine è vicina. O se non lo è, comunque potrebbe esserlo. Dobbiamo prepararci, non si sa quando arriverà. Tutti essere pronti.
Stop.”
[Faccio tenerezza a me stesso]
L’ho fatto anch’io
Non ho resistito all’idea assassina de L’arte del nastrone, così ho fatto anch’io il mio nastrone. Ne ho fatto uno a tema femminile. Non so perchè, mi andava così.
Che quella non è musica, è Rumore
Oggi in treno ho letto l’ultimo numero di Rumore. Non sarebbe un grande evento, ma mi ha stimolato una serie di riflessioni:
– Perchè erano mesi (anni) che non compravo Rumore? Non è poi così male. Anzi, non è affatto male. Ho letto quasi tutto in questo numero, benchè non ci fosse nessun artista tra i miei preferiti -tra quelli, per intenderci, per i quali normalmente comprerei una rivista musicale- e non è poco.
– Fabio De Luca è il mio giornalista musicale preferito. Ha sempre la parola perfetta, ha ottimi gusti, non è spocchioso e, soprattutto, è simpatico. O almeno lo era quando, anni fa, conduceva Planet Rock (prima) e Suoni e Ultrasuoni (dopo) su Radiodue.
– 4 € non sono un po’ troppi per un’ora e mezzo di lettura? (Probabilmente no. E’ la gratuità del web che abitua male)
– Il pezzo scritto da Godano -leader dei Marlene Kuntz– sul nuovo album e su Berlino non è affatto male. Ha fatto rinascere in me la speranza nel nuovo album dei Marlene che, dopo la delusione dell’ultimo, temevo come la loro definitva disfatta. E’ un po’ supponente, ma in fin dei conti mi è sempre piaciuto. E spero davvero che Senza peso non mi deluda.
– Johnny Cash è davvero un grande. Più ne leggo, e più guadagna posizioni nel pantheon delle mie divinità musicali. A 70 anni sta sfornando un disco più bello dell’altro.
– Ma a qualcuno davvero interessa quello che mi è venuto in mente leggendo una rivista in treno?
[immagino di no]
Ecco uno che dice qualcosa di sinistra
Rainews24 intervista Michele Serra (in video streaming). Che dice delle cose di sinistra su Berlusconi, gli intellettuali, la televisione, se stesso e molto altro.
Arte, punto e a capo
Oggi ho sfidato l’influenza, e sono stato ad Artefiera.
Artefiera: art has a point è, tautologicamente, una fiera d’arte, benchè la definirei più come una fiera dei galleristi. Ovvero: ogni galleria d’arte ha il suo stand, dove espone le opere dei ‘suoi’ artisti che, volendo, si possono comprare. Una via di mezzo tra un enorme museo e un supermercato, più o meno.
Trattandosi di gallerie, quindi, le opere esposte sono tutte piuttosto recenti (non ho visto nulla di pre-novecentesco), e vanno da Picasso, De Chirico e Magritte ad artisti contemporanei come Vanessa Beecroft e Fabrizio Plessi, fino a opere realizzate l’altroieri da scultori sconosciuti in cerca di consacrazione. Stordente come tutte le fiere e i grandi musei, molto stimolante ma anche decisamente controverso.
C’erano alcune cose molto belle (di cui ovviamente ho subito dimenticato i nomi), molte brutte e varie carine, ovvero il genere di cose di cui apprezzi l’originalità e l’idea ma che non ti azzarderesti mai a definire belle. In simili circostanze è impossibile non farsi la domanda da un milione di dollari: ma cos’è davvero l’arte? Un quadro interamente nero può essere davvero considerato arte? Se un tizio belga può esporre dei disegni fatti da un bambino -e venderli ad un prezzo probabilmente superiore allo stipendio annuale di un italiano medio- perchè non posso anch’io? Va bene il dadaismo, la rottura degli schemi, la morte dell’arte e via dicendo, ma queste cose, che erano nuove e sconvolgenti un secolo fa, non sono ormai talmente scontate da essere diventate imbarazzanti? Ma, soprattutto, chi potrebbe davvero comprarsi cose simili quando a volte non solo non comunicano nulla ma sono pure brutte?
Come sono diventato stupido
Il titolo mi ha attratto subito. Ero alla Feltrinelli, e a ben vedere non stavo cercando un libro da comprare. Ma il titolo ha attirato subito la mia attenzione e, benchè non avessi mai sentito nominare il suo autore, non sono riuscito ad uscire dalla libreria senza la mia copia di Come sono diventato stupido di Martin Page in mano.
Una volta ho letto in un’intervista a Nick Hornby che il come all’inizio del titolo, nel suo caso in Come diventare buoni, gli aveva fatto vendere qualche migliaio di copie in più. Tutti sono in cerca di soluzioni, istruzioni e suggerimenti per la loro vita -anche se non sempre lo ammettono- e il come del titolo suggerisce proprio quello. Ovvero che si tratta del genere di libro che è in grado di cambiarti la vita.
Come sono diventato stupido racconta la storia di Antoine, un ragazzo che, dopo aver tentato in vari modi di raggiungere la felicità -senza riuscirci, a causa della sua intelligenza e dell’eccesso di pensiero- decide di diventare stupido. Non vado oltre nel racconto, perchè non ne vale davvero la pena. Speravo, visto la storia grottesca, che si trattasse di un libro acuto ed intelligente, a dispetto del titolo, e che trattasse il tema azione/pensiero, successo nella vita/eccesso di seghe mentali con ironia e perspicacia. Ma mi sbagliavo. Come sono diventato stupido è per lo più un’accozzaglia di luoghi comuni, con una trama che non sta in piedi, personaggi malamente abbozzati e un finale di una superficialità tale da far accapponare la pelle (meriterebbe di essere citato interamente tanto è brutto…ma temo sia una violazione di copyright). Un libro che non avrebbe meritato la pubblicazione, figuriamoci la traduzione. Ed io l’ho pure comprato.
Come sono stato stupido.
Cocktail di farmaci
L’Aulin non mi fa nulla. L’Actifed mi fa al massimo venire sonno. Ora provo anche l’Aspirina. (Tutte e 3 con la A, che strano)
Ma l’influenza non passa.