Nonostante abbia ordinato più di un centinaio di euro di libri appena a fine Agosto per approfittare degli ultimi scampoli di super-sconto prima che entrasse in vigore la legge Levi, in questo periodo in libreria stanno uscendo talmente tanti titoli interessanti che c'è da spendere di nuovo praticamente la stessa cifra.
Degli acquisti più recenti ho letto ancora solo Cosa volete sentire, e ci metterò mesi a smaltire il nuovo A. M. Homes (che se sbaglia anche questo si gioca tutto il credito accumulato con Questo libro ti salverà la vita), il nuovo Coe (che il credito per i romanzi se l'è giocato tutto; ma questa è una biografia, e la sua vecchia biografia di Bogart era molto carina) e il Foster Wallace postumo (per cui mi sa che aspetterò l'Estate, per controbilanciare la tristezza).
Ho però un altro paio di titoli (che da noi sono appena usciti ma che ho già letto in inglese nei mesi scorsi) da consigliarvi senza se e senza ma.
Craig Thompson – HABIBI (Rizzoli Lizard)
Mi sono avvicinato alla nuova, mastodontica, graphic novel di Craig Thompson con tantissima paura. Sono passati 8 anni da Blankets, e non sarebbe la prima volta che un autore, dopo aver creato quasi casualmente un capolavoro universalmente riconosciuto, si blocca e non riesce più a produrre niente di alto livello. Thompson si è fatto attendere e ci ha fatto sudare, ma il pericolo è scampato: Habibi è bellissimo. E' seriamente uno dei fumetti graficamente più belli che io abbia mai visto (aiutano il formato gigante e la copertina deluxe), dotato di una fantasmagoria visionaria e molto evocativa, di un modo di narrare complesso ma scorrevole e molto moderno, e di una storia che uccide.
Costa 35,00 euro, ma li vale tutti.
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Jennifer Egan – Il tempo è un bastardo (Minimum Fax)
Ignorate il titolo, vi prego. Di solito dalle parti di Minimum fax fanno le cose per bene, ed è vero che A visit from the goon squad (una cosa tipo «Una visita dalla squadra degli sgherri») non vuol dire quasi niente neanche in originale; però scegliere la strada frase da bacio perugina, per di più svelando la metafora del titolo che nel libro è chiarita parecchio avanti nel testo, è veramente un crimine. Cercate si soprassedere, però, perchè il libro lo merita. Il romanzo più recente di Jennifer Egan ha vinto tutti i premi che poteva vincere (su tutti il Pulitzer e il Booker prize) ed è uno splendido patchwork di storie e voci intrecciate intorno ad alcuni personaggi, che sperimenta (con parsimonia) forme diverse, e risulta naturalissimo sia quando il punto di vista è quello di una manager discografico di una certa età, sia quando è quello di una publicist troppo poco priva di scrupoli, sia quando a parlare è un'adolescente californiana che suona in un gruppo punk, o anche 30 anni dopo, un'altra adolescente che scrive il suo diario in forma di presentazioni di Powerpoint (sic). Una specie di affresco in stile Franzen sminuzzato come lo farebbe un Foster Wallace meno cervellotico (ma femmina), pieno di ottimi passaggi e dotato di una voce autentica e ispirata. Pare che la HBO ne farà una serie tv, e ci sta. Consigliatissimo.
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