Si vede che si divertono
Metti che ti piaccia il tuo lavoro, e metti che ti venga bene. Comunque, per variare un po’, avresti degli hobby, che -di solito- sono cose che ti vengono bene, e che fai con passione. Sennò smetteresti di farle.
Ecco, metti che il tuo lavoro sia essere Josh Homme, il frontman dei Queens of the Stone Age, gruppo hard-rock (stoner, si chiamava qualche anno fa, oppure post-grunge, vedete voi) che con l’ultimo disco, Songs for the deaf, ha venduto centinaia di migliaia di dischi in tutto il mondo. Il tutto senza scendere a patti col mercato o perdere credibilità (cosa rara). Bene, metti che il tuo hobby sia contattare un po’ di musicisti, tra cui molti che stimi artisticamente ma non conosci di persona, e trascorrere con loro una settimana in una casa in mezzo la deserto californiano, con il semplice intento di suonare e registrare un disco all’impronta. E metti che l’ultimo volume di queste Desert Sessions (il volume 9 & 10) sia davvero un gran bel disco, forse pure migliore delle cose che i musicisti convenuti fanno con i loro progetti principali. Ti preoccuperesti? Io un po’ sì.
Al disco, da poco uscito, oltre al già citato Josh Homme, ha partecipato un altro grosso nome del panorama musicale: PJ Harvey. L'”anoressica corvina” (come la definiva Daniela Amenta in un’intervista di un secolo fa) appare più in forma che mai, e le 4 canzoni che canta sono le cose migliori che abbia fatto negli ultimi anni. There will never be a better time è un flamenco ululato e deviato stile To bring you my love, Powdered Wig Machine è una danza macabra e sinuosa, A girl like me, tra cantato e parlato, è una cavalcata sostenuta piuttosto perversa. Insomma, è la Polly Jean sporca e cattiva dei vecchi tempi, con al suo servizio una macchina musicale oliata alla perfezione. Anche gli altri pezzi non sono affatto male: Dead in love e In ny head…or something sono ottimi brani post-grunge in puro stile QOTSA, I wanna make it with chu è un divertente pezzo pop che gioca con i canoni del pop piano-based, e pure gli strumentali non sono niente male. Stesso discorso per il singolo Crawl Home, duetto tra la Harvey e Homme, per il quale è stato girato un video in cui –pare– il cantante californiano le prende di santa ragione dalla magrissima autrice di Yeovil.
Insomma, un disco eccellente. Si vede che in quella settimana nella casa nel deserto si sono proprio divertiti.