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lunedì, 26/04/2004

Non fatevelo scappar…

Non fatevelo scappare
L’avevo segnalato anche l’anno scorso, ora Leonardo l’ha pubblicato di nuovo, e io non posso esimermi dal linkarlo ancora: il Cantico del 25 Aprile (in tre parti: 1, 2, 3) è una delle cose più belle in assoluto che io abbia mai letto su un blog.

lunedì, 26/04/2004

Chessidice di Coe

Chessidice di Coe
Non ricordo chi, qualche tempo fa, mi chiedevo se sapessi qualcosa di The closed circle, il prossimo libro di Jonathan Coe, che continua e conclude le vicende raccontate nel brillante La banda dei Brocchi. Bene, leggo ora che l’uscita dell’edizione inglese è schedulata per il 30 Settembre, quindi direi che la versione italiana uscirà non prima del 2005. Nel frattempo, invece, la Feltrinelli ha appena pubblicato Caro Bogart, la biografia del celebre attore scritta da Coe (risaputo cinefilo) una decina di anni fa.

lunedì, 26/04/2004

Un altro mito che ca…

Un altro mito che cade
Due urologi inglesi hanno dimostrato che non c’è relazione tra la lunghezza del piede e quella di…su, avete capito. Quindi, care fanciulle, ogni speranza di avere indizi esterni è inutile; per quanto riguarda queste cose dovete verificare di persona..

venerdì, 23/04/2004

Everybody wants to b…

Everybody wants to be a PJ (but herself)
PJ Harvey è stata senza ombra di dubbio uno dei più grandi talenti musicali degli anni ’90; su questo -spero- siamo tutti d’accordo. Su di lei è ormai ricalcato un certo modello di rocker al femminile, capace di incarnare al contempo forza e debolezza, che sa passare senza soluzione di continuità dal rock più rabbioso alle ballate più morbide, dando un ritratto della femminilità a 360° e sfuggendo agli stereotipi della folksinger o della starlette del pop che solo poche artiste prima di lei (Patti Smith e Soiuxsie Sioux su tutte) erano riuscite ad evitare. In Dry, Rid of me e To bring you my love (trilogia da brividi, a ripensarci), Polly Jean cantava il sesso, l’amore, l’insicurezza, ma anche le mestruazioni, gli ambigui rapporti tra i sessi e la disperazione dell’amore perduto. Una personalità fortissima, un’intensità quasi ineguagliabile, e una serie di canzoni (volete tre titoli? Ne butto là tre, una per album: Oh my lover, Missed e The dancer) praticamente perfette. Sono in tante a doverla ringraziare, a partire dalla prima Alanis Morrissette fino a Fiona Apple, da Cat Power a Carmen Consoli, a tutte le rockeuse incazzate e problematiche a cui PJ ha fornito un modello se non musicale almeno stilistico e mediatico.
Ed è proprio la PJ controversa degli esordi ad essere il modello principale di due artiste che mi sono trovato ad ascoltare ultimamente: Shannon Wright e Carina Round. La prima è uscita da poco con Over the sun –prodotto dall’ubiquo Steve Albini (che produsse Rid of me)- un disco cupo, potente e contorto in cui chitarre distorte ed angoscia vanno a braccetto con desolate ballate pianistiche come le farebbe una Fiona Apple un po’ più art. La seconda (delle cui metamorfosi grafiche e origini chietine parlava Zazie giorni fa), mi sta deliziando con Disconnection, bel disco ristampato recentemente da una major, in cui l’influenza di PJ si sente di brutto nell’uso della voce e nella costruzione delle melodie. Entrambi sono dischi eccellenti, che credo avranno lunga vita all’interno dei mio lettore cd.
Tornando a PJ, nel corso degli anni la sua vena si è un po’ spenta. Un paio di album minori (belli ma non proprio facili), poi il grande successo di Stories from the city, stories from the sea, che abbandonava i contrasti e l’incisività degli esordi per appiattirsi su un modello pop rock banalotto con Patti Smith come unico spirito guida, e poche canzoni (tra cui il duetto con Thom Yorke) a lasciare il segno. Dopo i canonici 3 anni di silenzio, tra poco più di un mese uscirà il suo nuovo album, Uh Huh Her, che si preannuncia come un ulteriore passo indietro: si tratta, esattamente come l’aveva descritto lei, di un disco «blues, cupo e brutto», ma queste tre parole (che mi avevano fatto sperare in un ritorno all’intensità degli esordi) sono da intendersi nell’accezione più negativa possibile. Le canzoni si fanno ripetitive e monotone, la voce sembra ormai un clone in tutto e per tutto di quella di Patti Smith, e dopo un paio di ascolti nessuna delle canzoni ha lasciato la minima traccia di sè, neanche il primo singolo The letter (che parte bene ma non decolla mai). Pare quasi che PJ Harvey faccia di tutto per buttare all’aria il suo talento confezionando canzoni poco pretenziose che non vanno da nessuna parte, rimanendo a un livello superficiale dove prima scavava e metteva a nudo i lati più oscuri e dolorosi delle cose.
Certo, il 19 all’Heineken Jammin Festival saremo là anche per lei (non ci avessero infilato Ben Harper in mezzo -sì, lo so che dal vivo è bravo, ma insomma, se ne faceva volentieri a meno- sarebbe stata una serata perfetta), ma probabilmente staremo chiamando a gran voce i pezzi vecchi della PJ perduta, che mentre tutte vogliono essere come lei, rinuncia ad essere se stessa.




venerdì, 23/04/2004

Tutti un galeraU…

Tutti un galera
Un bell’applauso a Urbani, su!

venerdì, 23/04/2004

Grande Giove..!S…

Grande Giove..!
Su EBay qualcuno sta vendendo una macchina del tempo DeLorean, completa di tempo-circuiti e flusso canalizzatore. Ci sono anche le foto, mica cazzi. Il prezzo è arrivato a 35.000 dollari e passa; fate la vostra offerta.

giovedì, 22/04/2004

Xbox on fireGraz…

Xbox on fire
Grazie a Game with the fame, martedì prossimo potete sfidare gli Strokes in una partita sulla Xbox, la console di casa Microsoft. Non solo sono tra le persone più cool del pianeta, infilano sold-out a iosa e il loro batterista (che con me, ahimè, ha in comune solo il nome) sta con Drew Barrymore: ora li pagano pure per giocare a videogiochi nel tempo libero tra una data e l’altra. Ci manca solo che qualcuno li paghi per respirare e siamo a posto.

giovedì, 22/04/2004

Che culo aver trovat…

Che culo aver trovato un sito simile
Ho trovato un sito pieno di questi. Si tratta di un innocuo passatempo per cui basta una fotocamera digitale. No, non è quello che pensate..
[non smetterò mai di stupirmi sulla roba che si trova in rete..e sul tempo che ha la gente da perdere. me compreso, ovvio]


giovedì, 22/04/2004

Dice pure

Dice pure «La accendiamo?»
Per accedere alla pagina dei video di BudTerence.tk (indovinate un po’ su cos’è?) bisogna prima rispondere a ben tre quiz stile Chi vuol esser milionario?. Io non sono andato oltre un paio di risposte, ma gli appassionati del genere avranno davvero pane per i loro denti..
[grazie a Checco]
[non so perchè ultimamente sto linkando così tanti quiz e test…boh]



mercoledì, 21/04/2004

Bad news for people …

Bad news for people who love good news
Non ricordo se sia la frase da una canzone o da un libro, se me l’abbia detto qualche amico o se io l’abbia letto su qualche blog, ma c’è una frase cui ultimamente penso spesso: cerca di innamorarti ogni giorno di una canzone. Non c’è bisogno di dire che è quasi impossibile: per quanto materiale buono ci sia in giro ancora da scoprire (e ce n’è), l’impresa è pressochè disperata anche per un serial music listener come il sottoscritto, soprattutto perchè la spontaneità irrazionale insita nell’innamoramento folle per una canzone non può essere inficiata dal desiderio che ciò debba accadere per forza. Ma quando succede, è davvero bello. E se non ti cambia la vita, forse può davvero cambiarti qualche mese.
Ieri, grazie alle note straordinarie e saltellanti dei Modest Mouse, uno di quei gruppi sghembi che ci piacciono tanto e che è in giro da un bel po’, il prodigio si è compiuto di nuovo. Tutto il disco, Good news for people who love bad news, non è male, ma è il primo singolo Float on, unito ad una giornata di sole di inizio primavera ad essere pressochè letale. Il ritornello, che recita Don’t worry, it all float on alright, è la quintessenza della spensieratezza da bella stagione, sotto c’è uno di quei riff semplici eppure irrinunciabili, e la melodia è abbastanza orecchiabile da incuineartisi in testa senza andarsene più.
E così, con quel mantra in testa (And will all float on alright – And will all float on ok), anche una schiera di pessime notizie, in serie, -alcune talmente scontate che era come guidare ai 200 in contromano, altre lì latenti da settimane, alcune di poco conto (ma quando sono tante, ed arrivano ogni giorno, non demoralizzarsi è impossibile) ed altre di cui non ti fregherebbe nulla se non fosse il periodo- fanno meno male. E ti viene da guardare per aria, canticchiare Even if things end up a bit to heavy will all float on alright, pensare che da alcune non ti farai abbattere e le altre le affronterai giorno per giorno, e da aspettarti tutto il meglio possibile da questa primavera.
[qua c’è il video in streaming]




martedì, 20/04/2004

Playing the indie ga…

Playing the indie game
Il quiz di ILovePixies.Com. Le domande sono facili ma io non ho fatto più di 12/20. Scarso.

martedì, 20/04/2004

E la grandezza della…

E la grandezza della mia moraaaale
Secondo il test sulla morale che c’è sul Philosopher’s Magazine (un po’ lunghetto, ma passa bene), pare che io sia più moralista della media (0.4 su 0.25). Ohibò, questa non me l’aspettavo. A ben vedere, in realtà, il risultato non è così assurdo: i risultati del test infatti spiegano che la mia è una moralità di tipo esclusivamente personale, che rifiuta l’intervento della società in quella che considera essenzialmente una materia privata, ma che ha la tendenza ad universalizzare la sua posizione e ad essere poco relativista. Della serie: sono un po’ miope, ma almeno non spacco i maroni agli altri. Non so quanto sia vero, ma alle mie orecchie, in effetti, non suona troppo strano.

lunedì, 19/04/2004

L’ultimo Emi-dio…

L’ultimo Emi-dio
E’ tornato in grande stile. Dopo lo scioglimento dei Massimo Volume e il romanzo (un po’ deludente) La notte del Pratello, dopo aver raggiunto il massimo della notorietà e dell’efficacia, ed essere arrivato a padroneggiare alla perfezione un registro espressivo che ha fatto scuola, dopo 4 dischi, una colonna sonora e tre libri, dopo Dopo che, Ti sto cercando, Seychelles ’81 (solo per dire le ultime) e collaborazioni con mezzo mondo, dopo tutto, insomma, temevo che Emidio Clementi non ce l’avrebbe fatta a risollevarsi. E invece no: libro nuovo e disco nuovo in meno di un mese, e Mimì ha fatto filotto.
Come e più di prima, al centro ci sono le parole. Secche, aspre, amare, sempre taglienti e lapidarie, di una concisione che lascia immaginare tutto e quindi niente, e di una ieraticità fatalista ed atea, scortecciate a fatica con cura e violenza. Parole che si nascondono all’interno di paesaggi sonori evocativi e cinematici in Stanza 218, esordio del suo nuovo progetto musicale El~Muniria, e parole che si presentano nude e vulnerabili nell’autobiograficissimo L’ultimo dio, nuovo romanzo da poco uscito per Fazi.
Ottimo e ricco di sfumature il primo, anche se probabilmente non all’altezza dei capolavori dei Massimo Volume, in cui le chitarre grattugiate di Egle Sommacal e il drumming nervoso di Vittoria Burattini (pur presente nel disco) avevano un’intensità emotiva che l’elettronica ambientale di Massimo Carozzi non riesce ad uguagliare. Di grandissimo livello il secondo, senza dubbio il libro migliore finora scritto da Clementi, e in generale tra le cose più belle che io abbia letto ultimamente: la bravura dell’autore nel dipingere il sordo senso di vuoto e nel trovare i fili che hanno percorso la propria vita, il tutto senza autocelebrarsi (come invece succedeva parzialmente nel ben più pretenzioso La notte del Pratello), raggiungono risultati inattesi e molto alti. Sia il disco che il libro non si fanno dimenticare, in quel modo doloroso che dà da pensare, e che lo stesso Clementi conosce bene. E che canta, in Shalimar Hotel: Ma se mi stacco da te mi strappo tutto / ma il mio meglio e il mio peggio / ti rimane attaccato appiccicoso, come un olio denso.



lunedì, 19/04/2004

Come scaricare e leg…

Come scaricare e leggere i feed RSS sul proprio iPod
Non ho un iPod e non ho i feed RSS funzionanti, ma questa cosa mi sembra ugualmente niente male.

lunedì, 19/04/2004

Ma mentre chiede l’e…

Ma mentre chiede l’elemosina ha la fotocamera digitale in tasca?
Una decina di giorni fa si parlava della leggendaria cantilena Signore aiutami chè sono messo male ad opera di quello che è forse il più famoso barbone di Bologna. Grazie ai vostri commenti e all’indagine svolta da Mr. W0lf, ora sappiamo come si chiama (Angelo Rizzi), possiamo esplorare la sua homepage, guardare le foto delle sue vacanze di due mesi fa, leggere la sua tesi (110 e lode al DAMS dieci anni fa), sapere tutto di lui grazie ad un paio di interviste (1, 2), guardare il sito che cura e persino ascoltare l’mp3 di Streetwise della Post Contemporary Corporation (qui una pagina su di loro, qui l’mp3), canzone che lo cita e a lui si ispira. Per saperne di più vi rimando alle completissime ricerche di Mr. W0lf, che ha scovato questi link e che -inevitabilmente- si interroga sul perchè una persona con una cultura simile faccia il barbone.
[e se tanto mi dà tanto è il caso che cominci ad esercitarmi anch’io]


domenica, 18/04/2004

Ooooohhhhhh!!!!!*

Ooooohhhhhh!!!!!*
Facciamo così: dimentichiamo il resto della serata-che dire triste è dire poco- e ricordiamoci solo dell’esperienza estetica. E allora: seratona. Esclamazioni varie ed eventuali, raccolte al concerto degli Xiu Mutha Fuckin’ Xiu al Covo di questa sera, ricordate in stato semi confusionale alle 4 e mezza di mattina: «mmmmmerdaaa», «incredibile», «non ho parole», «ma quelle sono palline cinesi, no? chissà quanto dev’essersi esercitata per suonarle così», «Lo sanno anche loro che I luv the valley Oh! è la migliore, quindi la tengono per la fine», «Non ho mai sentito il Covo così silenzioso e attento», «merda, dopo solo una canzone c’ho giò un magone così», «Non é una farfisa, ma un harmonium», «Vogliamo parlare delle magliette con su la faccia di Freddie Mercury?», «Mi sono piaciuti perchè potevano fare musica ricattatoria, ma non l’hanno fatta», «Lei è anche figa, volendo, e lui è davvero ingrassato», «Scavando (scavando) forse erano pure ironici. Sì, ma meta-ironici…», «Se scoppio a piangere durante la prossima canzone ti prego: tergimi le lacrime»
[*nessun altro titolo possibile]
[post non all’altezza della prestazione musicale, ma tant’è]



giovedì, 15/04/2004

A proposito di quell…

A proposito di quello che si diceva un paio di giorni fa
Prima leggendo una checklist come questa avrei sogghignato e basta. Ora invece mi preoccupo, e mi sento costretto a controllare se il profilo dell’insopportabile intellettuale di sinistra descrive anche a me. Non troppo per fortuna (niente giacche di velluto, sciarpine, “ah io la tv non ce l’ho”, calendari -o icone in genere- del Che e particolare sfoggio di cultura sul vino rosso), ma neanche poco, in realtà (acc, i basettoni al momento ce li ho, “il link ormai fa davvero schifo” mi vede d’accordo e non escludo di dire un sacco di stronzate quando qualcuno mi chiede che tipo di musica ascolto). Il che, in effetti, era abbastanza ovvio. Certo, io non faccio mistero di avere predilezoni irrazionali per cose decisamente popular (che tristezza, è finito Dawson’s creek), ma il fatto che io le descriva come popular la dice lunga sulla spocchia che non mi accorgo di avere, ma che c’è. Facciamocene una ragione.

giovedì, 15/04/2004

Toglietemelo vi preg…

Toglietemelo vi prego
Maledetto Enzop di Il cielo su Torino: quando ieri segnalava questo adventure dicendo che al confronto la stanza rossa è un gioco da ragazzi non era tanto lontano dal vero, e mi ha fatto buttar via mezzo pomeriggio. Qui di rompicapi ce ne sono a bizzeffe, pure troppi. Vi dico solo che sono qui da due ore e, anche se sto costantemente progredendo, non riesco a vederne la fine…

mercoledì, 14/04/2004

Pare finto, e forse …

Pare finto, e forse lo è
Altra notizia tutta da verificare: una donna ha ucciso il suo ragazzo a colpi di iPod?!?
[grazie Emanuel]


mercoledì, 14/04/2004

Mi spiace, ma il 19 …

Mi spiace, ma il 19 Giugno ho già un impegno
Chi non muore…
[Ora, vi prego, non rovinate tutto mettendo come headliner i Rasmus, ok?]


mercoledì, 14/04/2004

Coi tempi che corron…

Coi tempi che corrono non sembrava poi così assurdo
Quando ho letto questo articolo sul rivoluzionario Profilettrico, contraccettivo elettronico da montare sul cellulare, che uccide gli spermatozoi con un’onda sonora ad altissima frequenza ma lascia intatti i testicoli, stavo quasi per cascarci. Una volta ogni tanto, però, il buon senso ha la meglio, e i tanti dettagli inverosimili (tra cui il nome del progettista, Peter Priapikoff) mi hanno fatto venire un dubbio, e alla prova di Google, la notizia si è rivelata una bufala ben congegnata. Il New Scientist, anche se la notizia è falsa, fa chiarezza nella sua pagina Strano ma vero (nella stessa pagina, tra l’altro, di parla anche dello shampoo per conigli «non testato su animali»), spiegando i retroscena della presa in giro. Dà da pensare quanto sia facile dar retta anche alle bufale più assurde, di questi tempi. E non era neanche il primo Aprile.

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martedì, 13/04/2004

The end is the end i…

The end is the end is the end
Billy Corgan (ex leader degli Smashing Pumpkins) sul suo blog nel post dell’8 Aprile si lancia in lodi sperticate verso una sensitiva «che ha avuto un ruolo fondamentale nel rimettere la mia vita sulla giusta strada». Ormai ce lo siamo giocato, mi sa.

martedì, 13/04/2004

Occhi aperti, porte …

Occhi aperti, porte chiuse
Ogni volta che torni nel natìo borgo selvaggio -non spesso, di questi tempi- senti tutta la distanza tra quello che eri e quello che sei. Che è solo un’istantanea, ma a forza di fotogrammi scanditi nel tempo passano gli anni senza che te ne accorgi, e solo se ne metti in fila di sufficientemente distanti riesci a notare le differenze.
Così, banalmente, scopri che non sei più quello di una volta (e che probabilmente non lo sei mai stato, come canta qualcuno): ti consideravi una persona equilibrata (troppo) e sfaccettata (chè nelle foto cambia l’angolatura e sembra sempre che tu sia qualcun’altro), abbastanza in gamba da non cadere vittima dei soliti clichè e da non essere categorizzabile con un’occhiata come capita spesso. Ora ti guardi riflesso negli occhi delle persone che dal paesello non mettono il naso fuori se non per qualche vacanza esotica o un salto in riviera il sabato sera, e ti accorgi che Bologna ti ha fatto diventare una persona ben precisa. Spocchiosa (ancor più di quanto pensassi, allucinante), intransigente e -nonostante ciò, o forse proprio per questo- davvero poco originale. Ti senti a disagio nel non riuscire più a fare buon viso a cattivo gioco, ad avere un background talmente ingombrante da non riuscire a trovare argomenti con persone che non ne condividano almeno un pezzetto, e, pur conscio di ciò, a non essere in grado di farci nulla. Se non fuggire, alzare il volume dell’autoradio e pensare che questo non è esattamente il momento ideale per notare che il mazzo di possibilità non fa che assottigliarsi di giorno in giorno.
Ok, non è certo un dramma; si sa che quelli che vogliono tenere il piede in più scarpe ed essere tutto finiscono per non essere nessuno, quindi va bene così. E, a ben pensarci, non è neanche una novità. Vederselo spiattellato così chiaramente davanti agli occhi, quello invece lo è.



martedì, 13/04/2004

Today feeling like

Today feeling like
Tutta l’acqua va al mare.

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venerdì, 09/04/2004

Le cose strane accad…

Le cose strane accadono, se glielo permetti
C’è questo gruppo, un piccolo grande gruppo. Piccolo perchè è giovane, incide per un’etichetta poco nota e viene da lontano. Grande perchè è straordinario, ha una sensibilità assolutamente impagabile e ha pubblicato un disco stupendo. E ci ha fatto perdere la testa.
C’è questo gruppo, che fa pop. Pop facile facile eppure dalle sfumature niente affatto semplici e banali, con l’attitudine di chi fa la cosa giusta ma non lo sa (chiamatela indie, se volete, ma l’avete detto voi, non io), e la leggerezza -l’ho già scritto altre volte- che si può avere solo quando il danno non è ancora stato fatto. Ci sono i Radio Dept, e intorno a loro succedono cose strane.
Un anno fa Enzo scova il disco d’esordio del gruppo svedese (sì, sono svedesi), Lesser Matters, e se ne innamora perdutamente. L’entusiasmo con cui ne parla è contagioso e non passa inosservato, e in breve tempo sono molti quelli che cadono vittime della musica dei Radio Dept, che piace a chi ama il pop e a chi ama l’indie, a chi cerca canzoncine da fischiettare nelle mattine di Primavera e a chi vuole dischi per immalinconirsi in una serata più buia delle altre, a chi stravede per l’elettronica povera e a chi ha lasciato il cuore (e le orecchie) negli anni in cui i feedback delle chitarre erano inevitabili compagni di chi si guardava le scarpe. Qualche mese dopo esce Pulling our weight, un EP ancor più bello, ed abbiamo la certezza di essere davanti a qualcosa di grosso. Nonostante gran parte delle riviste musicali nostrane tacciano, ed i dischi dalle nostre parti siano pressochè impossibili da trovare.
Qualche mese fa, una sera, chiacchierando davanti a una birra qualcuno dice quanto sarebbe bello poterli vedere dalle nostre parti; tanto bello e improbabile che solo dei folli potrebbero far venire dalla Svezia una piccola band straordinaria ma sconosciuta. Ci guardiamo, e sappiamo che quei folli siamo noi.
Sono passati dei mesi, decine di mail al di là del Baltico e in giro per l’Italia, telefonate e discussioni speranzose con il grande capo Enzo, chiacchierate preoccupate con Lucio e mail con Salvatore, consultazioni grafiche con Valido e Ganz, organizzazioni logistiche con Emiliano e Andrea, e alla fine ce l’abbiamo fatta: i Radio Dept saranno a Bologna il primo Maggio, al Covo di Viale Zagabria 1. Sarà una serata incredibile per tutti: per noi incoscienti che la organizziamo (senza farci una lira, anzi), per gli appassionati che verranno da tutta Italia, per i curiosi che vorranno fidarsi delle nostre parole (e che scopriranno un grande gruppo), e anche per i Radio Dept, che vedranno di cosa è capace la loro musica.
In Strange things will happen, i Radio Dept cantano che le cose strane accadranno, se glielo permetti. Forse non lo sapevano, ma parlavano anche di noi.
[Qui c’è il flyer (a colori, in b/n), da leggere, e magari scaricare e stampare. Qui ci sono i banner che siete invitati a mettere su siti e blog (normale, framed e small). Se il primo Maggio verrete al Covo non ve ne pentirete]