Una battaglia per la civiltà
Un sito web che lotta per l’abolizione del tasto Caps Lock (Blocco maiuscole) dalle tastiere dei computer.
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Domenica ci sciaboliamo
Quando l’Uomo dell’anno chiama non si può non rispondere: domenica a Rastignano -appena fuori Bo- lo Sciabolation Summer Camp Fest propone alcuni tra i nomi più interessanti della scena underground bolognese e non, dai Settlefish alla Juniper Band, da Bob Corn a Prague, dai Cut ai Laghetto e molti altri. Noi a questi eventi non si manca mai, anche se senza spillette e senza Converse, giusto per fare un po’ i bastian contrari (mai avute le Converse, tra l’altro). Un aperitivo di lusso per la settimana in cui nel giro di 5 giorni (e nel raggio di 100 Km) ci saranno Belle & Sebastian, Rapture, Chk Chk Chk, Blonde Redhead, Telefon Tel Aviv e Arab Strap. Il portafoglio piange ma, insomma, non ci si può lamentare che da queste parti non ci sia mai niente di interessante da fare, proprio no.
L’iPod? No, non ce l’ho
Non è perchè non mi piace (tutt’altro: è un oggetto bellissimo). Non è perchè è troppo trendy (sai quanto mi frega). Non è perchè costa troppo (basta tirare la cinghia per un mesetto o due). Non è perchè la USB del mio computer non funziona (basta ricomprare la scheda; e magari anche il computer). E’ perchè ormai è sorpassato: aspetto che la Apple realizzi uno di questi.
[Va da sè che non si tratta di progetti ufficiali; su Wired c’è un articolo che spiega tutto e prefigura gli scenari futuri in merito]
Premio Referrer’s blues 2004
Al genio che è arrivato su queste pagine cercando «ho sognato linux che numero devo giocare grazie».
Altro mito che crolla (tanto ormai)
Sono spocchioso, lo so, ma c’è poco da fare: le prime cose sono sempre le migliori. Il primo disco è sempre il più bello e originale, il primo film ingenuo ma impagabilmente fresco, il primo libro esaltante anche perchè prefigura una brillante carriera che quasi mai manterrà ciò che promette. Anche Kevin Smith segue da anni una parabola discendente che sembra senza vie d’uscita, tanto che il suo nuovo film Jersey Girl -pare- è un’opera infima. Dopo il geniale esordio di Clerks, il divertentissimo Generazione X (in originale Mallrats), il quasi perfetto In cerca di Amy, il pretenzioso ma ancora brillante Dogma e lo stupido ma esilarante Jay e Silent Bob strike back, pare che Jersey Girl (con Ben Affleck e Jennifer Lopez, quando ancora stavano insieme) sia davvero brutto. Anzi, a leggere questa recensione della Friday Review del Guardian, pare che sia proprio una cagata pazzesca, ridefinendo persino i canoni del brutto cinematografico stabiliti da Amore Estremo (in originale Gigli), l’altro film con la coppia Affleck-Lopez, flop galattico ai botteghini e pluripremiato come peggior film del 2003. Visto che del Guardian, di solito, c’è da fidarsi, e che i precedenti non depongono certo a favore, temo che non si possa fare altro che rassegnarsi: ci siamo giocati anche Kevin Smith.
Una fichissima fonte di font
Una notevole raccolta tematica di caratteri da installare sul proprio computer, per scrivere coi font caratteristici di nomi di gruppi, film, telefilm, marchi celebri e molto altro. Ho come l’impressione che d’ora in poi gran parte dei documenti che produrrò avranno almeno qualche frase in stile Pac-Man, Radiohead o Calvin & Hobbes…
Come una foto sfocata e come un letto disfatto
La domenica pomeriggio il tempo passa più lentamente, ne sono convinto. Gironzolo per la mia stanza a piedi nudi cercando di non inciampare nei fili o nei vestiti appallottolati di cui mi sono liberato con le ultime energie residue ieri notte, di ritorno dall’Heineken Jammin Festival; una di quelle sfacchinate immotivate a cui a noi masochisti piace sottoporci, pur di assistere alle paranoie di una donna in frangetta e tubino giallo, alla reunion di una band di peso (in tutti i sensi), e alla celebrazione più alta della disillusione ad opera di un’inossidabile maschera tragica.
Mangio una girella mezza squagliata rimasta da ieri, e bevo pepsi avanzata dalla mia festa di laurea di qualche mese fa. Oggi dev’essere una di quelle giornate in cui si dà nuova dignità agli avanzi delle cose. Fuori sta per piovere, il vento fa ondeggiare il cassone sospeso attaccato alla gru dietro casa. Ogni tanto emette un cigolio strano e lontano, che si mischia ai feedback di chitarra.
Quando mi volto a guardare gli oggetti della mia stanza, mi sembra che siano sempre disposti in maniera diversa, come in un film di Lynch. Ho la distinta impressione che il gufo reale che ha casa sulla cassa dello stereo si stia muovendo verso di me. Mentre i bordi del poster con l’uomo di vetro infranto dei dei Massive Attack continuano a staccarsi, e i libri a cadere da soli. Qualcuno sta cercando di dirmi qualcosa, credo.
Mi sento un po’ sfocato, oggi, come appariva Robert Smith ieri sera sul palco in mezzo al fumo e alle luci rosse a noi che eravamo lontani, e come appare al meglio in questa bella foto fatta da Fio. E mi sento anche un po’ come un letto disfatto, come il personaggio descritto in Unmade Bed -il più bel pezzo di Sonic Nurse, ultimo cd dei Sonic Youth-, di quelli lasciati un po’ con le lenzuola attorcigliate e i cuscini spiegazzati. Tutto stropicciato, ma tutto intero. E con qualcosa da raccontare.
Esattamente ciò che s’intende con il termine ‘imperdibile’
Grazie all’impagabile segnalazione della sempremunifica (anche di informazioni) Zazie, da queste parti si è scoperto che domani a Firenze ci saranno nientepopòdimenochè Michael Cunningham e Zadie Smith per un reading e un incontro coi lettori. Cascasse il mondo, è una di quelle cose che non si possono perdere.
Canzoni d’inkiostro:
Let me kiss you
C’è un posto al sole per chiunque abbia voglia di cercarsene uno, e io credo di aver trovato il mio. Sì, per una volta credo di aver trovato il mio. Anche se è solo per poco. La durata di una canzone. O poco più.
L’ultimo disco di Morrissey, You are the quarry, è stato bistrattato (o al massimo trattato con cauta condiscendenza) da tutti, eppure contiene una ballata smithsiana -17 anni dopo lo scioglimento di quella che rimane una delle più grandi band di tutti i tempi- talmente perfetta che, se fosse contenuta in The Queen is dead, sarebbe ora un classico imperituro: Let me kiss you. In essa Morrissey è talmente Morrissey da sembrare quasi l’imitazione di sè stesso; e per uno che in qualche misura è sempre stato l’imitazione del proprio modello, inevitabilmente persona e personaggio insieme, vuol dire non essere cambiato. E c’è quella chitarra marrana, nel senso di scorretta nel suo prevedibile eppure geniale languore, ma anche nel senso di vicinissima allo stile di Johnny Marr, il cui tocco prodigioso si è ormai perso nel tempo e torna fuori sempre più di rado (in Concrete sky di Beth Orton, per dirne una). La voce, le parole e la personalità di Morrissey, la chitarra alla Marr: tutti gli ingredienti perchè la magia degli Smiths possa tornare a ripetersi.
Let me kiss you è una canzone d’amore. A dispetto della propria apparente semplicità, non si tratta di una canzone banale. E’ la canzone di chi cerca una spalla su cui piangere e compiangersi, o meglio di chi crede di cercarla, e nasconde la propria incapacità di maneggiare un sentimento imprevedibile dietro l’insicurezza per il proprio aspetto fisico. E’ la canzone di chi vuole e non vuole, di chi non desidera di essere baciato ma di baciare. Ma non si azzarda a farlo, e chiede il permesso. Proprio perchè sa già che la risposta non potrà essere un ‘no’, ma non capisce il perchè, e non si fida del posto al sole, per quanto precario, che ha trovato. E’ la canzone d’amore di chi non si capacita di quello che ha ottenuto, e deve prima fare i conti con sè stesso per potersi dare veramente. Non è un argomento scontato di cui parlare, e Morrissey è esattamente la persona giusta per farlo.
Sul finale, la canzone cambia. Lui chiede a lei di aprire gli occhi, per potersi rivelare in tutta la sua nuda insicurezza, ormai certo che la sua confessione a cuore aperto gli garantirà una risposta positiva. La solita storia: una fiducia in sè al contempo misera e smisurata. A quel punto la canzone sembra finita, ma non lo è. Al successivo giro armonico entra il pianoforte, e mi piace pensare che in quel momento i due si stiano avvicinando, pronti a realizzare ciò che nei minuti precedenti si sono promessi. Quando, subito dopo, entrano gli archi (sintetici, ma a questo punto che differenza fa?), i due iniziano effettivamente a baciarsi. E a quel punto la situazione non ci interessa più. Dopo una decina di secondi -non di più- il brano sfuma, perchè questa non è una canzone su un bacio; che duri molto o poco, che sia deludente o indimenticabile, che sia un inizio o una fine, non è importante. A quel punto, infatti, sarà comunque successo. E -in ogni caso- ne sarà valsa la pena.
[Le vecchie canzoni d’inkiostro: West country girl di Nick Cave and the Bad Seeds, Where I end and you begin dei Radiohead, Rosemary di Suzanne Vega, Float on dei Modest Mouse. Poi mi sa che ce n’erano altre, ma non mi ricordo]
Però manca Buddy Christ
Il bazar del sito satirico Peccato.org presenta i più folli gadget religiosi in vendita in giro per la rete. Ad esempio la statua elettrica di Padre Pio, il parasole Tenda della fede, l’Anello cardinalizio con mentina, Bibbiopoli e gli imperdibili sandali da testimonianza.
[grazie a Checco]
D’ora in poi chiamateci intellighenzia
Il capoccia di Musicboom Carlo Crudele recensisce (assai positivamente) il già osannatissimo disco di debutto di Joanna Newsom. Nell’introduzione, parlando dell’analogo debutto delle altrettanto osannate Cocorosie, Crudele scrive: Galeotte furono Bianca e Sierra Cassidy, le due metà di quella mela chiamata CocoRosie che, allo scoccare delle prime copertine, ha immediatamente acquistato credibilità agli occhi dei “cervelli bruciati dagli aperitivi” (splendida definizione rubata a Stefano Solventi): e mentre le due innocenti fanciulle offrono fragole all’intellighenzia blog nostrana che riesce a sfiorarle, il loro La Maison De Mon Réve si porta dietro un codazzo eterogeneo di musici improvvisamente lambiti dall’indie spotlight. Il riferimento, abbastanza chiaro, è a questo post e a quelli in esso linkati. E se l’intellighenzia siamo noi allora siamo proprio a posto..
Ma và?
Jeff Tweedy -voce e mente dei Wilco– ha pubblicato un libro di poesie.
Mai più senza
Il Verbix online conjugator, indispensabile risorsa che aiuta a coniugare i verbi in 117 lingue. C’è anche l’Estrusco. E il Klingon.
Per chi è in zona, da stasera Bologna diventa Bolognetti
Per tutti quelli che ‘che palle, d’Estate a Bologna non c’è niente da fare’, per quelli che ‘il Covo riapre a Settembre, e tanto nei posti al chiuso fa troppo caldo’, per quelli che ‘i festival estivi costano troppo’ e per tutti gli altri, stasera a Bologna si inaugura Bolognetti Land, lo spazio estivo del quartiere S.Vitale con un programma niente male. Con l’intenzione di mischiare cultura alta e cultura bassa, associazionismo ed eventi culturali, e di fornire uno spazio amichevole per tutti a pochi passi dalle due torri, Bolognetti Land proporrà concerti, aperitivi, mostre, proiezioni, spettacoli e molto altro, quasi sempre gratis. Si comincia stasera con l’aperitivo di inaugurazione e con un concerto degli inossidabili Skiantos, si continua con un programma affollatissimo che vede affiancarsi mostre (tra cui quella per il ventennale di Mongolfiera/Zero in Condotta), proiezioni d’antan curate da Sergio Palladini, concerti organizzati dalla crew del Covo (venerdì El Muniria gratis, più avanti Ms John Soda, Chk Chk Chk, Arab Strap, Black Candy, Cut e altri) e un sacco di altre cose che è impossibile elencare qui. Un posto da tenere d’occhio e, fino a fine Agosto, un punto di riferimento indispensabile.
A symphony that’s you
So già che, in barba a Urbani, ve lo sarete già scaricato tutti: se non l’avete fatto, però, potete ascoltare in anteprima qui il nuovo disco dei Kings of Convenience Riot on an empty street (in uscita venerdì). E, finalmente, potete leggerne i testi.
Inoltre, per gradire, qui ci sono 4 canzoni live in streaming da uno showcase tenuto in Olanda qualche giorno fa.
Uso privatistico (ma pratico) di blog
Per caso ho prestato a qualcuno di voi la mia copia di La vita dopo Dio di Douglas Coupland? Se è così, la rivorrei indietro, grazie.
[altrimenti l’ho persa, fanculo]
And the land that we stand on is ours
Sono qui che penso: ora scrivo. Devo parlare di Sergione Cofferati che pare -pare- abbia vinto le Comunali, riportando questa terra nelle mani di quelli che l’hanno sempre avuta (it has been before, so why can’t it be now?), e a cui è intimamente legata (anche se -mi duole dirlo- ma Guazzaloca e i danni che ha fatto hanno dato la necessaria svegliata alla città e alla sinistra che da sempre la governava). A livello nazionale le cose sono decisamente più sfumate, e la carenza di risultati davvero eclatanti, nel bene o nel male, mi spaventa perchè il peggio che può succedere è che le cose rimangano così. Come, però, sembra debbano rimanere. Mentre si attendono con ancor più trepidazione i dati sulle comunali del paesello. Ma poi non posso neanche non parlare del concerto di Morrissey al Flippaut di ieri, anche se anche qui non saprei bene cosa dire: del festival ha detto tutto Valido, di Morrissey e di come quel bolso damerino quarantacinquenne sia quasi riuscito a portarci alle lacrime ha scritto benissimo Enzo, anche se il dettaglio anagrafico e l’anzianità di fanatismo non sono le stesse. E io non saprei davvero cosa aggiungere, se non che alla fine avevamo tutti gli occhi luminosi e le bocche mute, e che quell’uomo avrebbe potuto anche mettersi a cantare la canzone di Topolino che noi l’avremmo amato lo stesso (anzi, forse di più) e seguito in capo al mondo (e A rush and a push and the land is ours sarebbe un ottimo inno per un partito). E più ascolto il suo ultimo disco, più penso che si merita tutta l’ammirazione che abbiamo non solo per il suo passato, ma anche per il suo presente.
Però c’è anche un’altra dozzina di cose di cui vorrei parlare e di cui non saprei esattamente cosa scrivere. Facciamo che me la cavo così, via.
La dura vita del selezionatore musicale
Oggi, nel primo pomeriggio, ero in giardino a testare i dischi che ho sottomano in questo inizio di Giugno per capire quale sarà il disco dell’Estate. E non fate quella faccia, insomma: sono un deejay (?), anche questo fa parte del mio lavoro (??).. Dicevo: stavo cercando di capire quale sarà il disco dell’Estate; purtroppo, però, non sono riuscito ad arrivare a un risultato veramente soddisfacente. Il nuovo di PJ Harvey è troppo cupo e manca di singoloni, Louden up now dei !!! c’avrà anche il tiro ma vi sfido ad ascoltarlo per tutta la sua durata mentre siete sdraiati (sì, ero sdraiato), l’ultimo di Mirah parte bene ed ha alcuni episodi parecchio desertici, ma nel complesso è un po’ fiacco, dei Sonic Youth non ne parliamo, chè loro da anni ormai sono fuori dal tempo e non c’entrano nulla col passaggio delle stagioni. Badly Drawn Boy è troppo poco scanzonato, come anche Devendra Banhart: dischi di tutto rispetto, ma insomma, d’Estate ci serve anche qualcosa di leggerino di canticchiare.
L’anno scorso, di dischi estivi, ce n’erano in abbondanza: un sacco di ottimo indiepop come l’onda lunga dei Postal Service, gli Yo la tengo, i Radio Dept, i Calexico, i Broken Social Scene, i Baustelle, i Perturbazione (per i tanti che come me li ha scoperti tardi); c’era davvero l’imbarazzo della scelta. Quest’anno forse solo i Kings of Convenience e Morrissey fanno all’uopo, i primi con un disco talmente pieno di bossa che non si può non pensare a Jobim e Gilberto, il secondo con il suo pop immortale che va bene per tutte le stagioni, ma che siccome ora è Estate si adatta benissimo a sole, caldo e serate languorose. Ma solo due dischi è poca cosa. Piuttosto, i consigli sono molto benvenuti, per rimettere sui binari quest’annata ‘estivamente’ piuttosto scarsa. Pensate che ascoltando l’esordio solista di Adem (disco clamoroso, ma bpm davvero scarsi) ho persino rischiato di addormentarmi, e sarebbe stato un vero danno, visto che essendo solo in pantaloncini (e senza proezione solare) mi sarei sicuramente preso una mastodontica scottatura. Perchè sì, ok, lo ammetto, stavo prendendo il sole. Ma volete mettere quanto fa più fico dire che stavo «selezionando il mio disco per l’Estate»?
Antivirus esistenzialisti
Me ne sono accorto prima: ma vi pare l’immagine appropriata a un antivirus (Antivir, uno dei pochi -l’unico?- free) quella in bianco e nero sgranato di un anziano signore sotto un ombrello?
Una volta qui era tutta campagna (elettorale)
Il ritorno nel paesello è sempre al contempo esaltante e terrorizzante. Se lo si fa per adempiere ai propri doveri di bravo cittadino, due giorni prima delle elezioni, però, la cosa assume presto dei caratteri a metà tra il tragicomico e il grottesco. Il furgone di un gruppo di liscio (‘L’allegra brigata’, nome ironico, spero) suona in una piazzetta desolata e deserta per un candidato di Centro destra. Un giovane candidato per un bigottissimo partito di centro è celebre per aver girato un film porno. Un improbabile candidato dei Verdi è un noto cacciatore. Noti figuri da sempre di destra si sono convertiti allo schieramento opposto perchè è quello che vince da queste parti, e almeno hanno qualche probabilità in più di essere eletti. In tutto il collegio ci sono 240 candidati a fronte di circa 12mila votanti: una persona su 50. Va bene il senso del dovere civico, ma qua si sta un po’ esagerando. E ovviamente, per la legge dei grandi numeri, questa casa non fa eccezione, e ha anche lei il suo bel candidato. Vediamo il lato positivo: se non altro mi toglie dall’ambascia di decidere quale dei tanti volti noti votare. E sono tanti, fidatevi.
Gente che non ha niente di meglio da fare*
La Vienna Vegetable Orchestra fa esattamente quello che immaginate: suona solo strumenti ‘creati’ da partire da vegetali. Il loro (a dir poco) bizzarro progetto è spiegato qui, mentre qui potete vedere alcuni degli strumenti che usano (tutti cucinati, ehm, costruiti, da loro), e qui ascoltare degli estratti della loro musica.
[* come i blogger, ormai si sa]
Ben gli sta
La prima denuncia per violazione della Legge Urbani è al sito del ministero di Urbani.
Uhmmm
Sarà il caldo, saranno le poche ore di sonno, sarà il cibo pesissimo di ieri oppure il porto (ma, via, chi voglio prendere in giro?), sta di fatto che oggi la mia mente non riesce a pensare a niente di più complesso che disarticolate espressioni onomatopeiche. E potrei anche fare un post composto esclusivamente da queste (in effetti, vi dirò, ci ho anche pensato), ma dubito che sarebbe interessante per qualcuno. Quindi faccio una cosa che non mi capita spesso: taccio.
Chk Chk Cinismo [!!!]
Cioè, non fraintendetemi, a me i !!! piacciono. Mi stavano già simpatici per il loro nome situazionista, poi ho sentito Me and Giuliani down by the schoolyard che è un pezzone davvero wow, e anche il disco intero, Louden up now, non è niente male, chiariamoci. Solo che non so, capisco bene il cinismo che suscitano, e quando ho letto questa sarcasticissima recensione non ho potuto fare a meno di trovarmi un po’ d’accordo. Comunque speriamo che dal vivo siano davvero quel fenomeno che ci promettono, perchè ballare ci piace e il 9 Luglio a Vicolo Bolognetti ci vogliamo divertire, però non so, ho come idea che questo cd sul mio lettore non durerà ancora per molto.