Pomeriggio surreale
Mia nonna ultranovantenne che legge ad alta voce l’articolo sull’iPod uscito sul Corriere della Sera Magazine di ieri.
[è successo davvero, giuro]
Pomeriggio surreale
Mia nonna ultranovantenne che legge ad alta voce l’articolo sull’iPod uscito sul Corriere della Sera Magazine di ieri.
[è successo davvero, giuro]
Vado a ubriacarmi
Lucio non poteva darmi notizia migliore: ad Ottobre in Italia per 3 date (Torino, Ferrara e Verona) Cocorosie + Devendra Banhart! Yipee!!
[Una conferma qui]
Perdita di tempo perfetta
Una delle cose più belle, e al contempo più insopportabili, del passare un noioso Agosto bloccato a casa dei tuoi con poco o nulla da fare, sono le lunghe serate a casa, in cui se non hai sonno, non hai voglia di riaccendere il computer, non ti va di leggere nè di uscire a noleggiare un film, l’unica cosa da fare è sorbirsi l’improbabile programmazione televisiva estiva. Ieri sera mi sono imbattuto in un pregevolissimo film per teenager che mi ha fatto schiantare dalle risate per la sua bruttezza e per l’assoluta mancanza di qualsivoglia motivo di pregio. Generazione perfetta (questo il titolo -tutto un programma- che traduceva l’assai meno affascinante titolo originale, Disturbing Behavior) inizia come cento teen movie, con il ragazzo belloccio e problematico (interpretato da James Marsden, già visto in X-men) che si trasferisce in una nuova città e in una nuova scuola; lì ci sono i fattoni (tra i quali spicca una tatuatissima Katie ‘Joey di Dawson’s Creek‘ Holmes, con cui il nostro ovviamente avrà una liason), coi quali il nostro diventa subito amico, e i fighetti tutti football, buoni voti e yogurt (!). Il film ruota attorno al bizzarro fenomeno che vede gli studenti della scuola trasformarsi tutti gradualmete in fighetti da un giorno all’altro, a causa -si scoprirà- di una procedura di rieducazione alla Arancia Meccanica operata dallo psicologo pazzoide della scuola. La scena decisiva de film vede il bidello strambo ma buono che, per salvare i due protagonisti braccati, butta in mare sè e la macchina che guidava -piena dei fighetti che li inseguivano- dicendo «Teacher, leave the kids alone». Secondo IMDB there’s hardly anything remotely pleasing in the entire movie. No thrills. No excitement. No surprises. With the exception of a few moments, this movie is a complete waste of time. Io non sono d’accordo: passare il tempo guardando un pastrocchio simile fa sembrare queste lunghe giornate vuote come giornate spese ottimamente.
A che punto siamo arrivati.
Cause we’re broken glass
Non è molto estivo ed esula abbastanza dai miei soliti ascolti, ma lo split Settlefish | Desert City Soundtrack | Sounds like violence è davvero notevole. E ha una copertina assolutamente splendida.
Il maestro e Il Maestro e Margherita
A proposito di quello di cui si parlava giorni fa, questo saggio mi ha fatto riconsiderare alcune cose. Non troppe, ma alcune sì.
Nooooooooooooooo
La tournè italiana di Isobel Campbell -ex Belle & Sebastian, con all’attivo un disco solista e un EP molto belli- è stata annullata.
Il singolo dell’Estate (la mia)
Per una manciata di giorni non ha fatto in tempo a finire sul mio nastrone estivo, ma -da quando laLaura l’ha scoperto e trasmesso su Polaroid– Sun A.M. dei Moonbabies è diventato il mio brano dell’Estate. Scanzonato ma leggermente malinconico, orecchiabilissimo ma non scontato, di un indiepop classico eppure venato di elettronica, Sun A.M. ha tutti gli ingredienti che secondo me deve avere il perfetto singolo estivo; in generale tutto The orange billboard, secondo LP della band svedese (anche loro??), si adatta bene al periodo, ed è consigliatissimo.
[Qui c’è il video.]
The long and winding unemployment road (seconda puntata)
Il punto di partenza per un neolaureato scagliato nel mondo del lavoro sono ovviamente i master, termine ombrello che comprende più o meno di tutto, dal corso di un mese presso un ente creato 2 mesi prima da dei disoccupati come te a quello di 3 anni a farsi un culo quadro in una blasonata università. L’unico motivo sensato per cui un laureato un minimo scafato possa voler intraprendere un master, diciamolo chiaramente, sono gli stage in azienda. Non mi spiego altrimenti per quale motivo qualcuno potrebbe voler continuare a studiare (dopo 18 anni che non fa altro), per di più argomenti che più che studiati andrebbero applicati ed imparati sul campo (fosse un dottorato sarebbe un’altra storia), con massicce trasfusioni di denaro nelle casse di questi professionisti nel lucrare sullo sconfortante scenario occupazionale italiano. Praticamente un laureato paga varie migliaia di euro per ottenere un contatto utile a poter lavorare qualche mese gratis presso un’azienza che, il più delle volte, non ha poi i soldi per assumerlo ed usa appunto gli stagisti per fargli fare il lavoro scorco.
Al vostro blogger di fiducia, come forse si è capito, i master non stanno molto simpatici, ed è partito con l’idea di evitare di sprecare tempo e soldi in questo modo; visto che non è giusto scartare nulla a priori, però, il vostro affezionato blogger ha fatto una navigata e preso in considerazione l’idea almeno per qualche tempo. Per poi scoprire: a) che i master gratuiti sono in argomenti o in posti del cazzo; b) che i master fighi sono sempre ad almeno 300 Km da casa e costano svariate migliaia di euro; c) che qualcuno dei suddetti fino all’anno scorso era gratis (ovvio); d) che le percentuali di assunzione dopo un master non sono molto più alte di quanto lo siano per i comuni laureati; e) che alla sola idea di dover rientrare nel tunnel lezioni/studio/esami al vostro blogger viene l’urticaria. Detto ciò, la strada che porta al «procurarsi un modo per sopravvivere e comprarsi i cd senza dover chiedere i soldi ai genitori» (questo è fissato come obiettivo primario) continua. Lunga e tortuosa come previsto.
[suppongo non vi sfugga la tragica ironia del parlare di lavoro ad Agosto. Questa è la mia Estate, ladies and gentlemen]
Odio Venezia
Pare che io abbia scelto proprio l’anno ideale per non avere le basi economiche e logistiche per andare al festival di Venezia: Scarlett Johanson in giuria, il film tratto da Una casa alla fine del mondo di Cunningham, i nuovi Miyazaki e Otomo, una serie di nomi da paura sia tra i registi che tra gli attori, la retrospettiva sui B-movie italiani curata da Tarantino e un’altra decina di motivi per cui non sarebbe male essere al lido i primi 10 giorni di Settembre. Suppongo che niente e nessuno potrà impedirmi di farci almeno una toccata e fuga strategica di un giorno (vabbè, magari anche due), però insomma, il destino poteva anche dare una mano, per una volta.
Convivendo at such great heights
Grazie a un piccolo capolavoro di bastard pop artigianale, Il Blog della Domenica scopre inquietanti somiglianze tra Such Great Heights, singolo di punta di Give up, disco d’esordio dei Postal Service –eletto nel 2003 Disco Bravo dai blogger- e Convivendo, ultimo singolo (dal titolo di una bruttezza inenarrabile) di Biagio Antonacci.
Words that embody your presence: ‘Drama, Hell’
Una pagina di numerologia su Nick Cave.
[Non ho idea di quello che significhi o a cui potrebbe servire, io non credo neanche agli oroscopi. Ma la trovo affascinante]
Da qualche parte lì in mezzo
Tra la definizione di una cosa e la cosa stessa, nello spazio tra la vita e la formula di parole con cui si cerca di imbrigliarla. Tra la fine del film e i titoli di coda, durante la dissolvenza in nero, mentre ti ripassano davanti agli occhi le scene che ti rimarranno dentro. Tra il momento in cui suoni il campanello e il momento in cui si apre la porta, mentre inspiri e ti tieni pronto a sfoderare la tua posa migliore. Tra la luna piena e l’ombra della fila di acacie che proietta sul prato davanti alla finestra; in un punto buio, eppure ben illuminato. Tra il pensiero e la parola, nell’attimo in cui l’uomo è creatore, e quello che crea è il suo mondo. Tra il momento in cui ci si rende conto di quale sia il motivo per rimanere (This is why I stay, canta Pall Jenkins) e il momento in cui ci si rende conto che per quello stesso motivo sarebbe invece il caso di andarsene (This is why I should go, canta Pall Jenkins nel verso successivo). Tra il part-time e il full-time, nella spartizione del tempo che si fa definizione. Tra le parole che Bill sussurra in un orecchio a Scarlett, un attimo prima che si salutino, e l’inizio di Just like honey. Tra l’adolescenza perpetua e la maturità incompleta. Tra le decisioni e i desideri. Tra la fine e l’inizio. Ed ecco me, da qualche parte lì in mezzo.
Scarborough Vanity Fair
Stasera a Roma ci sono Simon & Garfunkel e -che tristezza- si sa già la scaletta che suoneranno. Far finta che sia una cosa spontanea e non una mera faccenda di soldi proprio no, eh?
A ripensarci ho fatto anche di peggio
Dopo tutto questo parlare di nastroni, ecco la top ten dei mixtape killers secondo Stylus Magazine. Ovviamente ci sono anche Creep dei Radiohead e We’re just friends dei Wilco, ma a prescindere dalla scelta delle canzoni (qualcuno nei commenti suggerisce anche You’re the one for me, fatty di Morrissey..), le motivazioni sono spassose e assolutamente condivisibili.
In linea teorica
Secondo una ricerca della banca federale di Saint Louis, i paesi in cui una larga parte della popolazione crede nell’esistenza dell’inferno hanno tassi di crescita economica maggiori. In linea teorica sembra una cosa abbastanza logica (paura dell’inferno -> meno vizi -> più onestà -> più produttività -> economia migliore), non fosse che il paese che in linea teorica dovrebbe crederci maggiormente, con diffuso bigottismo, presenza della Santa Sede tra i suoi confini e infimo livello culturale (l’Italia, ovviamente) ha un’economia sempre più allo sfascio. Ma tutte queste teorie fanno un po’ acqua, mi sa.
Bulgache?
Finalmente ieri, dopo circa un mese che ci muoio sopra (ma detesto lasciare i libri e metà), ho finito Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Confesso che, vista l’aura di capolavoro che lo circonda ma la quasi totale assenza di citazioni o aneddoti in cui mi sono imbattuto nella mia vita di lettore e studente, prima di leggerlo non sapevo davvero cosa aspettarmi. Ora, arrivato alla fine, sono un po’ perplesso: a parte lo stile (che non mi ha comunque esaltato; ma quella è essenzialmente una questione di gusti), la fantasia sfrenata che lo sottende e alcuni passaggi (su tutti quelli di Ponzio Pilato, ovviamente), non sono riuscito a capire per quale motivo sia un’opera così osannata. Visto che so per certo che tra di voi ci sono dei fan di questo libro, avete voglia di spiegarmi perchè è così speciale?
Applausi (sommessi)
Qua sono anni che si rimanda tutto il rimandabile, e pare che questi sforzi (?) siano stati premiati. Lo dico in modo sommesso perchè non ho ancora capito bene se ci rientro o no (ma pare di sì): visto che dall’anno prossimo il servizio di leva non esiste più, il sottoscritto probabilmente non dovrà sprecare in quel modo un anno della sua vita. Potrà sprecarlo a cercare lavoro, invece: quello sì che sarà divertente.
«Mì-tì-cò!!»
Pare confermato: ci sarà un film.
[e dopo questa rivelazione -è Smithers, chi altro può essere?- sarà meglio essere pronti a tutto]
Modern life is rubbish
Trashlog è un blog che pubblica ogni giorno la foto di un oggetto trovato nell’immondizia. Forse è banale, ma forse no: è sorprendente e affascinante quello che possono raccontare i nostri rifiuti.
Ricetta per un festival di provincia
+ Prendere una location scomoda e freddissima anche ad Agosto.
+ Aggiungere una manciata di giovani gruppi, combinati in varia guisa, ma riconducibili in modo univoco solo ed esclusivamente a questi generi musicali:
– grunge
– blues à la John Spencer
– canzone d’autore (meglio se con strumenti popolari)
– punk
+ Accertarsi che nulla suoni in modo vagamente originale e personale e, soprattutto, diverso da come avrebbe suonato un festival analogo nel triennio 95-98.
+ Miscelare con due presentatori improbabili che durante i cambi palco intervistano i gruppi che hanno appena suonato (!) facendogli domande come «Che cos’è per voi la musica?» (!!).
+ Inserire un direttore artistico sborone che per descrivere sul flyer i gruppi partecipanti si lancia in tirate magniloquenti e snocciola generi musciali al ritmo di 5 o 6 per volta. Dopo descrizioni del genere il minimo che possa succedere è che il pubblico pretenda quantomeno di vedere sul palco i Pink Floyd dei primi anni ’70.
+ Per non rendere il concerto un vero disastro, aggiungere alla fine un gruppo ospite che sa il fatto suo, e che non delude nemmeno chi li ha già visti live varie volte. I pochi superstiti al freddo, al tedio musicale e ai problemi tecnici potranno così trovare la forza di trattenersi dal desiderio di insultare gli organizzatori, e di maledire la propria spocchia e i propri gusti troppo esigenti cresciuti come rampicanti da quando ci si è trasferiti a vivere in una città più grande.
+ Cuocere per quasi un mese alla consapevolezza della quasi totale assenza di altri concerti vagamente interessanti nel raggio di una trentina di giorni e di qualche centinaio di chilometri.
+ Il pranzo è servito. Occhio, chè il rischio che vi vada di traverso è alto.
The long and winding unemployment road
Come ormai dovreste sapere, il vostro affezionato blogger si è laureato da 4 mesi, ed è ora disoccupato. Nell’ambizioso progetto di colmare questa lacuna il prima possibile -e magari anche in modo da essere vagamente retribuito, preferibilmente per un’attività che non faccia apparire completamente inutili i quasi 6 anni trascorsi a sgobbare sui libri di un corso universitario di dubbia serietà- il vostro affezionato blogger sta prendendo in considerazione tutte le possibilità che si parano sulla strada di un neolaureato con varie (forse troppe) esperienze lavorative alle spalle e un conseguente pizzico di ambizione. Nelle settimane a venire vi porterò con me in questa strada lunga e tortuosa, fatta apposta per sconfortare chi è privo di tempra morale e della necessaria fede nell’assurdo. Sarà un viaggio divertente, almeno per voi.
[Ovviamente non prendo neanche in considerazione l’idea che sia un lettore stesso di questo blog ad avere un lavoro da offrirmi o qualche buona dritta per trovarne uno; ho smesso di credere nelle favole vari anni fa. Qualora qualcuno di voi voglia farmi comunque credere che Cappuccetto Rosso è stata davvero mangiata dal Lupo Cattivo e salvata dal Cacciatore e che Hansel e Gretel si siano davvero imbattuti in una casa di marzapane nel bosco, l’indirizzo mail è sempre quello (ovviamente togliete le quadre e sostituite la chiocciola). Sono un tipo naìf, vorrei tanto ricominciare a credere nelle fiabe. E poi il marzapane mi piace molto.]
Gente con seri problemi
Ergo Phizmiz -un pazzo che suona decine di strumenti e che fa cose a metà tra Tom Waits e la Tigerbeat 6-, dopo i celebri Ergo Phizmiz & his Orchestra plays Aphex Twin e Ergo Phizmiz & his Orchestra plays Sistem of a Down, ha realizzato una reinterpretazione dell’intero White Light / White Heat, secondo controverso disco dei Velvet Underground. Il tutto, per vostro sommo gaudio (o masochismo, vedete voi), è scaricabile da qui.
Ma allora esiste!
Il Partito comunista degli USA.
[grazie a Checco]
StrangeDAYs, here we come
Passare tutta la mattinata sdraiato sul divano della camera dove hai passato l’adolescenza, leggendo il libro di Pat Reid su Morrissey e ascoltando l’intera discografia degli Smiths. E basta.
[che poi il libro -uscito da pochissimo- non sia il massimo è un altro discorso; l’importante è ciò di cui parla e l’amore con cui ne parla]
Rendiconto (un flusso di coscienza)
Viaggiavo in pantaloncini, una polo lisa e spiegazzata e le mie vecchie adidas da battaglia, avevo il mio zaino da trekking verde, stipato all’inverosimile -che mi doveva far sembrare una lumaca, che si porta la casa sulle spalle- e un borsone vinto anni fa coi punti di non so cosa, pesantissimo a causa dei libri, di quel paio di videocassette e di una scatola di scarpe (la scatola che conteneva le scarpe della mia laurea) piena zeppa di cd, chiusa con un paio di giri di scotch, anche se in effetti almeno una decina di dischi non c’erano entrati ed erano rimasti fuori, dispersi dentro la borsa, in mezzo ai maglioni presi solo ed unicamente per attutire eventuali urti, anche se comunque non è che mi fregasse poi molto delle custodie, chè di quelle ne ho un sacco di ricambio, ma più che altro di quello che contenevano, e magari della digitale, degli occhiali -anche se in effetti quelli li avevo addosso, potrei dire che era perchè avevo la vista stanca ma in realtà era perchè qualcuno mi ha detto che sto meglio con- e del discman, che ho comunque tirato fuori appena salito sull’interregionale per contrapporre la nerditudine indiepop all’ineccepibile look metallaro del tizio seduto davanti a me che non faceva che ascoltare dischi di gruppi dai nomi a me completamente ignoti che recavano in copertina fanciulle nude e sanguinanti, esseri mostruosi pieni di corna, pentacoli, rune e tamarri dalla lunga chioma che mi ricordavano un sacco un tizio dal nome strano (ma come si chiamava?) che veniva al mare nello stesso campeggio dove andavo io da bambino, e dove i miei vanno ininterrottamente da tipo 25 anni, e che guarda caso non era poi molto lontano da dove avrei dovuto scendere dal treno, per tornare dove sono cresciuto a trascorrere un Agosto pigro e deserto in volontario esilio punitivo dalla vita, perchè ti accorgi davvero delle cose che hai solo quando decidi di allontanartene, e io ho un dannato bisogno di rendermene conto presto.