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mercoledì, 15/09/2004

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Gloria gloria gloria etc
Come forse saprete, negli USA la programmazione di Futurama è stata cancellata -cannibalizzava troppi ascolti ai Simpson, pare- e la Fox non ha intenzione di far produrre altre serie. Se non volete firmare la petizione online, almeno date un’occhiata alle 25 scene migliori di Futurama raccolte da un fan. Raccontarlo non è come vederlo (e in più manca l’ipnorospo) ma io sto comunque sghignazzando da vari minuti.

martedì, 14/09/2004

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Non c’è niente di peggio di un pazzo innamorato della sua follia
Ieri mattina, quando mia madre ha fatto irruzione nella mia stanza (ero tornato dai miei per il week-end), si è trovata davanti la scena impietosa di me -comatosamente svegliato di soprassalto- completamente attorcigliato dagli auricolari del discman; mi ha guardato sconsolata, ha detto qualcosa tipo «Ma tu non riesci a stare senza musica manco quando dormi?» e se n’è andata. Ho provato a farfugliare qualcosa in risposta, ma ho avuto il buon gusto di stare zitto (o forse ero solo ancora troppo rincoglionito dal sonno), vagamente inquietato dalla sua espressione da madre coraggio alle prese con un figlio drogato.
Del resto, nelle orecchie mi risuonava ancora la scala di basso di una canzone sentita la sera precedente, Human Beings dei Maritime, probabilmente il pezzo riuscito meglio alla band di Milwaukee al bel concerto di sabato a Pesaro. Mi sono alzato stancamente dal letto accompagnato nel mio jukebox mentale dalla cadenza dolente del suo pop cristallino, arrotolando stoicamende il cavo degli auricolari continuando a mormorare we touch we touch. Subito dopo, più per abitudine che per altro, ho acceso lo stereo, e il mio ammaccato umore mattutino ha potuto beneficiare dello slancio di Johnny Cash dei Sons & Daughters, un’appiccicosissima marcetta rocchenrolle con melodia che odora di Pogues che tra un po’ rischiamo di sentire ovunque (sono targati Domino come i Franz Ferdinand, ricordiamolo).
«In effetti forse ascolto un po’ troppa musica», mi sono detto, chiedendomi cosa qualifichi quel «troppo» e se -e quanto- si finisca per venire desensibilizzati dall’abitudine a vivere tutte le proprie giornate come un costante flusso di note e dischi; un po’ come i tossicodipendenti, la cui soglia di indifferenza alle sostanze che assumono tende ad aumentare in maniera parabolica nel tempo, oppure come i malati mentali, che passando la giornata a coltivare un loro mondo privato, finiscono per perdere completamente i contatti col mondo reale. Il tipo di riflessione che in una serata meditativa potrebbe facilmente impegnarmi per varie ore, ma che all’inizio di una giornata incasinata viene immediatamente scalciato via da un riff di chitarra ben fatto unito alla preoccupazione di recuperare due calzini almeno vagamente somiglianti.
Acceso il telefono, trovo l’sms di un amico che, riguardo una questione complessa che non ha senso toccare qua, rivela di essere proprio come me. Il collegamento con il titolo è immediato, mi fiondo in camera e non trovo pace finchè non riesco a mettere sul piatto I am just like you dei Ronin, murder ballad in cui le cinematiche atmosfere mitteleuropee dei Ronin incontrano la perfezione della voce di Sara Lov dei Devics (autori di uno dei tre dischi migliori del 2003; ma questa è un’altra storia); con esiti devastanti.
Con le poche energie residue salgo in macchina, e parto alla volta di Bologna. Incolonnato sulla statale gonfia di pendolari ho tutto il tempo per ravanare a dovere nello scomparto del cruscotto, recuperando un nastrone untitled che -scopro subito- reca una selezione della mia heavy rotation di poco più di un annetto fa. Sono impegnato in un contorsionismo degno del circo di Praga, nel tentativo di afferrare il biglietto dell’autostrada al casello senza togliermi la cintura nè aprire la portiera, quando da un passato che mi sembra remoto mi colpiscono le note di Strange things will happen dei Radio Dept. Quando ho registrato quel nastrone ignoravo che, nell’anno successivo, di cose strane ne sarebbero successe in quantità imprevedibile, e che quella stessa canzone avrebbe addirittura giocato un ruolo in alcune di esse; proprio quella canzone che, cantata dalla ormai ex ragazza del cantante Johan, rimarrà probabilmente un unicum nella carriera dalla band svedese, testimoniando come le cose strane, una volta accadute, spesso tornano al regno dei periodi ipotetici dell’irrealtà da cui sono venute.
Quando arrivo a casa, mi chiamano al telefono, e la conversazione surreale che scaturisce a causa della linea disturbata mi rende indispensabile l’immediato ascolto di Maple Leaves di Jens Lekman, interamente basata -oltre che su un tripudio di archi bacharachiani- sul fraintendimento della parole dell’amata da parte dell’autore; lei pontifica che la vita è tutta una questione di far credere (make believe), mentre lui capisce che dipende tutto dalle foglie d’acero (maple leaves). Ridicolo, come tutti i dialoghi tra sordi. E delizioso.
Quando mio fratello rientra e mi trova sdraiato sul letto che canto, mi guarda come si guarderebbe uno un po’ matto. E forse sì, in effetti, un analista potrebbe avere qualche difficoltà a trovare questi comportamenti normali. Del resto, in realtà, non è proprio il caso di preoccuparsi di cosa potrebbe pensarne un analista: se questa è follia, allora ho intenzione di tenermela stretta.







lunedì, 13/09/2004

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Il cerchio si chiude
Finalmente, da qualche giorno, in Inghilterra è uscito The closed circle, l’atteso nuovo romanzo di Jonathan Coe che conclude le vicende raccontate in The Rotters’ club (in italiano La banda dei Brocchi). Nell’attesa che la locale Feltrinelli International si approvvigioni, MarsilioBlack si produce in una breve rassegna stampa delle reazioni (contrastate, c’è da dirlo) che ha suscitato in patria.

lunedì, 13/09/2004

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Morte e resurrezione di una band
Tra Io non ho paura e Il Mago di Oz, il nuovo video dei Modest Mouse.

lunedì, 13/09/2004

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Allora perchè non in endovena
Pare che in UK stiano prendendo piede degli aggeggi che permettono di inalare l’alcool invece di berlo; se ne perde completamente il gusto, ma gli effetti arrivano prima e senza postumi (o quasi). Slate esamina il fenomeno e avanza qualche dubbio, in particolar modo di natura medica. Chiamatemi tradizionalista, ma personalmente credo che -hangover o meno- una birra in compagnia, un buon daiquiri o anche una sana sbronza a base di pessimo lambrusco siano comunque preferibili a qualunque fantascientifica specie di ventolin etilico. Altrimenti perchè non spararselo direttamente in vena, no?

domenica, 12/09/2004

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La vita dopo Coupland (3)
Da giovane, mi preoccupavo spesso della solitudine. Che nessuno potesse amarmi, o che io fossi incapace di amare. Col passare degli anni, le mie preoccupuazioni sono mutate. Temevo di essere diventato incapace di intrattenere una qualsiasi relazione, di offrire la mia intimità. Mi sentivo come se il resto del mondo vivesse in una casa al caldo di notte, e io mi trovassi fuori da quella casa e nessuno potesse vedermi, proprio perchè ero all’esterno, al buio. Ma adesso dentro a quella casa ci sono anche io, e la sensazione è esattamente la stessa.
A trovarmi qui, ora, di nuovo solo, sento riaffiorare tutti i miei timori atavici, quelli che mi illudevo di aver sepolto con il matrimonio. La paura della solitudine, la paura che innamorarsi e disamorarsi troppe volte renda impossibili da amare, la paura di non conoscere mai un amore vero; la paura che qualcuno un giorno o l’altro s’innamori di me, si avvicini come mai nessuno prima, scopra tutto quello che c’è da scoprire sul mio conto e a quel punto levi le tende. La paura che, in fondo, l’amore conti solo fino a un certo limite, oltre il quale praticamente tutto è trattabile.
(da Gettysburg, in La vita dopo Dio di Douglas Coupland)

sabato, 11/09/2004

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Alla faccia di Bernacca
[Copioincollo dal blog di Airbag (che, chissà, quest’anno potrebbe finalmente avere una vita sua)]
Stasera post della crew al completo (anche noto come il dinamico duo) fresco fresco nel post trasmissione. A volte va così. Stasera va così, soprattutto, perchè i quattro file che compongono la puntata sono pieni zeppi di roba nuova nuova. Qualche esempio? Oltre ai già anticipati Nick Cave, Bjork e Twilight Singers, giunti in radio abbiamo trovato un vero e proprio tesoro: anzitutto il nuovo Tom WaitsReal Gone uscirà ai primi di ottobre, e già non vediamo l’ora-, e poi il nuovissmo singolo di Devendra Banhart, i “nuovi Franz Ferdinand” Sons and Daughters, Ben Harper (coi Blind Boys of Alabama), Ikara Colt. E poi ancora Mark Lanegan, Interpol, Maritime, Moonbabies, Pearl Jam e molto altro. In poche parole, senza iperboli, il meglio della nuova musica di questo autunno che si preannuncia, alla faccia di Bernacca, molto caldo. Gli mp3 in bassa fedeltà che contendono le due ore di trasmissione, come al solito disponibili una settimana, sono qui (uno, due, tre e quattro). Buon ascolto.


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venerdì, 10/09/2004

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Airbag reloaded
Il mio socio farnetica di documentari sui lemuri condotti da membri dei Monthy Python, io rischio di finire a fare contemporanemante lo stesso lavoro di mia madre, di Ethan di Microservi e di -chessò- Riccardo Staglianò; nonostante ciò, l’indie-rock non abbandona le nostre anime, e stasera Airbag ritorna in onda in formazione completa dopo la pausa estiva. Alle 21 sui soliti 103.1 MHz in FM a Bologna e dintorni, oppure in streaming o in differita dall’archivio settimanale degli mp3 lo-fi di Radio Città 103, si ricomincia come se l’estate non fosse neanche passata. In attesa della versione 2.0, che partirà ad Ottobre con nuove rubriche e rutilanti sorprese, stasera combatteremo il senso di spaesamento settembrino a base di birra, buona musica e chiacchiere pretenzionse il giusto (cioè poco). Perchè è quello che ci vuole.

venerdì, 10/09/2004

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La vita dopo Coupland (2)
Ho pensato ancora un po’ agli animali.
Il che, a sua volta, mi ha indotto a pensare agli esseri umani. Per essere più precisi mi sono domandato cosa sia esattamente a rendere gli umani…bè…
umani. Cosa sia esattamente il comportamento umano. Per esempio, sappiamo tutti benissimo che cos’è il comportamento canino: i cani fanno cose da cani. Corrono a riprendere i bastoncini, annusano il posteriore a tutti e allungano la testa fuori dal finestrino quando sono in macchina. E sappiamo anche che cos’è il comportamento felino: i gatti rincorrono i topi, si strusciano contro le caviglie quando hanno fame e quando gli si apre la porta fanno una fatica enorme a decidersi se uscire o stare in casa. Per cui che cos’è esattamente che fanno gli esseri umani e che sia specifico della razza umana? […]
Ho pensato a quanto è strano che al mondo vivano miliardi di persone e nessuna possa dirsi certa di sapere cos’è esattamente a rendere gente la gente. Ho pensato a quali sono le attività tipiche della razza umana prive di qualsiasi equivalente animale, e mi sono venute in mente solo il fumare, il culturismo e la scrittura. Non è poi molto, visto quanto ci consideriamo speciali.
(da Animaletti, in La vita dopo Dio di Douglas Coupland)

venerdì, 10/09/2004

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Io aggiungerei InkiostroScrittoConLaC@virgilio.it
Da McSweeney’s: cinque indirizzi mail che sarebbe seccante dare al telefono.

giovedì, 09/09/2004

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La vita dopo Coupland (1)
In periodi del genere, lo tiro fuori sempre. Succede almeno un paio di volte l’anno, quando le giornate si fanno più corte e i pensieri più ingarbugliati; non me ne accorgo neanche, ed ho già in mano La vita dopo Dio di Douglas Coupland.

Poi ho cominciato a vagare coi pensieri. Ho pensato: com’è strano che ciascuno di noi, ogni giorno, viva alcuni brevi momenti che possiedono un poco più di risonanza di tutti gli altri. Per esempio, sentiamo una parola che ci rimane impressa nella mente; oppure magari ci capita qualcosa che ci trasporta fuori da noi stessi, anche solo per un attimo, o, per dire, ci troviamo chiusi in un ascensore con una sposa in abito bianco oppure uno sconosciuto ci regala un pezzo di pane per darlo alle anatre della laguna; o magari incontriamo un bambino con cui facciamo conversazione dfentro a un Diary Queen, o magari, com’è successo a me, si vedono due macchine simili a confetti con le ruote alla stazione di servizio di Husky.
E se noi decidessimo di raccogliere tutti questi piccoli istanti in un quaderno, annotandoli per mesi, di sicuro vedremmo in questa collezione una specie di filo conduttore. Verrebbero alla superficie determinate voci, voci che da tempo cercano di raggiungerci. E capiremmo che abbiamo vissuto una vita parallela, una vita di cui non immaginavamo neppure lo svolgimento dentro di noi. E forse quest’
altra vita è molto più importante di quella che consideriamo «reale», quella quotidiana, ingombrante, fatta di mobili e rumori e metalli. E forse sono davvero questi attimi minuscoli e silenziosi a scrivere la storia della nostra vita.
(da Patty Hearst, in La vita dopo Dio di Douglas Coupland)

giovedì, 09/09/2004

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Un’eterna ghirlanda brillante
Il Photoshop Contest di Worth1000 con le opere di Escher ritoccate ha qualcosa di inquietantemente brillante.

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mercoledì, 08/09/2004

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Oggi stanco e un po’ futile
Oggi mi sono svegliato troppo presto, sono a digiuno e non ho tempo; tra l’altro sono stanchissimo e sono completamente dolorante. Ma non posso non postare un pensiero -perplesso ma fiducioso- sull’evento mediatico/futile di ieri (non parlo di attualità con la A maiuscola, rischio di dire troppe stronzate), che non è stato l’uscita dell’ennesimo tentativo di tabloid italiano (Fatti nuovi; previsto il fallimento in pochi mesi, anche se dietro c’è gente che ha stretti collegamenti col Cavoliere – un paio di recensioni qui e qui) ma la messa in onda delle prime due puntate di The O.C., la nuova serie televisiva giovanilista che tenta di prendere il posto che nei nostri cuori fu di Dawson’s Creek. Un paio di blog gli fanno -giustamente- le pulci, io ancora non ne ho un’idea precisa; anche se sentire nominare gli Stiff little fingers in una serie televisiva e vedere un poster dei Black Flag nella camera del co-protagonista problematico non è stato male. Vedremo in seguito. Ora, visto che non ho un tappetino per il mouse tipo questo, vado a riposarmi il braccio.

martedì, 07/09/2004

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Inkiostro music news aggregator
+ Colpo grosso per i Raveonettes: nel loro nuovo disco suona anche Maureen Tucker, leggendaria batterista dei Velvet Underground.

+ Quatto quatto, Gecco ha aperto quello che potrebbe essere il primo M-Blog italiano. Tra le prime segnalazioni, notevole il remix di Little Victories dei Giardini di Mirò ad opera di Jimmy ‘Dntel ma anche metà dei Postal Service’ Tamborello.
+ E’ sempre Gecco a segnalare che è uscito il programma dell’Anti Mtv Day 2004, che avrò luogo il 19 Settembre all’XM24 di Bologna. La solita infornata di gruppi per lo più sconosciuti e per lo più hardcore, tra i quali spiccano però gli irrinunciabili Sprinzi. Ci si vede là, sarò quello spaesato.
+ Potrebbe essere una buona notizia (per loro), potrebbe essere cattiva (per noi): lo scopriremo a Febbraio. Frattanto ci limitiamo a prenderne atto: i Perturbazione (uno dei migliori gruppi italiani, ça va sans dire) hanno firmato per la Mescal.

+ Rumore si è rinnovato. In copertina c’è un bollino Nuova formula! come fosse un detersivo, le prime pagine sono piene di nuove rubriche che hanno ancora bisogno di una registratina, le recensioni sono ancora più corte del solito e diverse altre cose non piacciono. Il risultato finale, in ogni caso, mantiene comunque la sufficienza. Diversamente, però, pare pensarla Il Blog della Domenica, autore di una spietata radiografia del numero in questione.
+ Tutto quello che avreste voluto sapere sui Wilco e non avete mai osato chiedere in una lunghissima intervista (che continua nelle tre pagine successive, poi qui ci sono anche gli extra) a Jeff Tweedy.
+ Giochiamo un po’ a fare gli M-Blog delle cover: qui c’è una strepitosa versione di Float On dei Modest Mouse rifatta da Ben Lee (via Gomitolo), mentre qui una luguberrima (nel sendo di davvero lugubre) versione di una delle più bell canzoni mai scritte –Famous Blue raincoat di Leonard Cohen– ad opera di Damien Rice (via Lonox). Buon ascolto.
+ Sempre Lonox segnala il video (da scaricare) di You are the light dell’astro nascente dell’indiepop d’autore Jens Lekman (con audio e video paurosamente sfasati, ma tant’è), di cui cominciano a trovarsi in rete anche i testi (ma se non siete attrezzati di antivirus aggiornato non cliccate su questo link, chè questo sito infame tenta di installarvi un trojan). Assolutamente brillanti quelli del singolo, di Higher Power e della mai troppo lodata Maple leaves.
+ Del discusso e discutibile Medùlla di Bjork e delle sue ardite esplorazioni vocali abbiamo già detto giorni fa; secondo Stylus Magazine, però, il momento in cui Bjork ha imboccato la nuova via va individuato nel precedente Vespertine, e in particolare nella sua più bella canzone, Pagan Poetry. Io, da parte mia, sono abbastanza d’accordo, anche se per quanto mi riguarda quello è stato esattamente il momento di perfezione prima che il giocattolo si rompesse.









martedì, 07/09/2004

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Lo zen e l’arte della fuga
Vari mesi fa siete impazziti per uscire dalla stanza rossa. Ieri  ho scoperto l’esistenza della stanza blu, che ha un dettaglio un po’ stronzo ma alla fine è piccola e facile. La vera prova, invece, è stata uscire dalla stanza verde: c’è da sudarci, ma ogni geek che si rispetti non può sottrarsi alla sfida.

lunedì, 06/09/2004

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Le prime visioni veneziane di Seconda Visione
Visto che quest’anno non riesco ad andarci, ho genericamente teso a rimuovere l’idea: in questi giorni si sta svolgendo il festival del cinema di Venezia. Ma poichè la tecnica dello struzzo di solito non è il modo ideale per affrontare la vita, non riesco a non dare ogni giorno un’occhiata ai reportage che FedeMC di Seconda Visione fa sui film proiettati al lido. E così pare che Collateral di Michael Mann sia notevole, che P.S. di Dylan Kidd -di cui da queste parti fummo tra i non molti ad apprezzare parecchio il primo film, Roger Dodger– non tradisca le attese e abbia nella colonna sonora pezzi ad opera degli Yo la tengo, che She hate me di Spike Lee sia carino ma un po’ confuso, e che Hauro no oguro shiro del maestro dell’animazione Hayao Miyazaki sia, come prevedibile, bellissimo. E poi pare che Lavorare con lentezza di Guido Chiesa (con Mastrandrea, la Pandolfi e -udire udite- Massimo Coppola), il film che racconta la storia della leggendaria Radio Alice di Bologna -di cui la ‘nostra’ Radio Città 103 era in qualche modo lo storico contraltare– non sia questo granchè, benchè nei commenti Davide ‘Tossine‘ Turrini dichiari di non essere affatto d’accordo. Tra due cinefili di tale calibro io non so a chi dare retta; sarà necessario aspettare l’8 Ottobre con l’uscita in sala per capirlo. Per il momento bisognerà accontentarsi.

lunedì, 06/09/2004

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Punto G(mail)
A me Gmail sta un po’ sulle palle. Solo nell’ultima settimana mi sono arrivati 4 inviti da 4 persone diverse per chiedermi se volevo un account sul servizio di posta di Google, che promette un Giga di spazio per le mail, un innovativo servizio di indicizzazione per thread di conversazione e, soprattutto, che si presenta come una cosa che ogni websurfer à la page non può non avere. Apprezzo la generosità di chi me l’ha offerta (e un indirizzo ovviamente l’ho aperto per vedere il servizio da dentro; ovviamente però non ho intenzione di usarlo), ma l’idea che un servizio, ancorchè gratuito, sia una cosa così fica da aver bisogno di un invito per essere attivata mi sta abbastanza antipatica. E il successo che sta avendo la sua strategia di marketing virale ad inviti, che mira sull’esclusività del servizio, me lo rende ancora più antipatico.
E poi: che ci faccio io con un giga di spazio, chè ce l’ho a malapena nel mio hardisk? Che ci faccio con un indirizzo da cui non posso scaricare la posta via POP e visualizzarla nel mio client (anche se per quello ci mette una pezza il mai troppo lodato FreePops)? E perchè dovrei essere contento di farmi ‘profilare’ da Google grazie ad una politica di gestione della privacy che lascia -al meglio- abbastanza perplessi? Date un’occhiata qui e ditemi se non ci sono alcuni aspetti davvero inquietanti..


domenica, 05/09/2004

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La scena non esiste, viva la scena
Che giornate incasinate, queste qua. Forse è il caso di fermarsi un attimo a fare due conti e vedere come siamo messi a Punti scena:
– non andare all’Independent Days Festival +5
– sostenere che è per il cast poco interessante e per le troppe defezioni (e non per la febbre) +10
– sostenere di essersi ammalati per solidarietà con il chitarrista dei dEUS +10
– ascoltare comunque il concerto nella diretta radio di Città del Capo per essere sicuro di essere informato se succede qualcosa di rilievo +10
– ascoltarlo guardando alle tele il CocaCola live@Mtv silenziato -5
– cambiare stazione, sintonizzarsi su Radio Città 103 e scoprire -commuovendosi- che il nastrone che è in onda in onda l’hai fatto tu qualche mese fa insieme al tuo socio di Airbag (a proposito, venerdì si torna in onda) +50
– scrivere la grafia corretta ‘Independent’ (con la ‘e’) al posto di ‘Indipendent’ con la ‘i’ come fanno tutti +5
– essere convinti che I’ll take care of you sia la più grande canzone mai incisa da Mark Lanegan +5
– sapere che è una cover +10
– ritenere la musica dei Libertines ‘carina’ (nè più nè meno) +5
– sostenere che i Franz Ferdinand sono stati meglio al primo concerto, qualche mese fa al Covo +5
– pensare che lo si sarebbe detto comunque, anche se ieri Alex Kapranos avesse suonato per tutto il concerto la chitarra coi denti stando su una gamba sola e pronunciando più volte tutto l’alfabeto coi rutti +20
– ormai completamente febbricitante, passare più volte dal sonno alla veglia avvolto nella calda coperta di feedback dello splendido set dei Sonic Youth, avendo visioni mistiche in particolare durante I love you golden blue, Unmade bed e Drunken Butterfly +10
– essere risvegliati a tarda notte dal rientro delle due blog-celebrità (che se li chiami così s’incazzano) cui hai dato ospitalità, subito prodighe di aneddoti sulla giornata appena passata +10

Punti scena conconmitanti ma non direttamente correlati, sfoggiati gratuitamente per venire incontro al pubblico ludibrio:
– ricevere in regalo la spilletta del venticinquesimo anniversario dell’Ancienne Belgique (uno dei club indie più fighi e famosi del mondo) +5
– essere stati almeno una volta all’Ancienne Belgique +10
– possedere il cd originale di Good news for people who love bad news dei Modest Mouse (probabile disco dell’anno) anche se in Italia non è ancora uscito e forse non uscirà mai +10
– possederne due copie (+10)²
– essere probabilmente il più grande collezionista vivente di volantini promozionali di Losing Today (tra l’altro, a giorni esce il secondo numero) +10
– ricevere lo stesso giorno i demo dei Cat Claws e degli Offlaga Disco Pax, entrambe band di cui sentiremo ancora parlare +10
– spiegare via mail a qualcuno cosa vuol dire ‘scenester’ +5
– ricevere un po’ di dischi in omaggio da Zazie +1 (poco perchè lei è munifica e fa sempre regali a tutti quelli a cui vuole bene. cioè quasi a tutti)
– il giorno seguente, a febbre quasi passata, mettersi a scrivere un post come questo -50
[questo post è in continuo aggiornamento]



























venerdì, 03/09/2004

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Aiutooooo
Kevin Smith sta pensando di girare un seguito di Clerks – nome in codice The passion of the Clerks-, con gli stessi personaggi, ambientato 10 anni dopo. Ho un po’ paura.
[Update: un’intervista a Smith con altri dettagli]


venerdì, 03/09/2004

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L’angolo Potemkin
[mancava da un po’…ma l’infornata di dischi settembrina è troppo massiccia perchè non ce ne sia nessuno da stroncare]
La notizia è che nel mio angolo Potemkin di Settembre non c’è il nuovo disco di Nick Cave; e se mi conoscete sapete quanto poterlo dire mi renda felice. Di Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus, che esce tra un paio di settimane, parleremo a tempo debito; per ora vi basti la notizia che non si tratta affatto di un brutto disco. Di più non oso, non ancora.
Venendo invece al fulcro del discorso, come non parlare di quello che è probabilmente il disco-di-cui-non-si-può-parlar-male dell’anno, ovvero Medùlla di Bjork? Impossibile. Il folletto islandese è probabilmente un genio da molti punti di vista, ma a volte anche i geni perdono il senso della misura; e Medùlla ne è un perfetto esempio. Bjork ha completamente perso la sua capacità di essere al tempo stesso spudoratamente pop e intimamente sperimentale, dando alle stampe un disco prolisso, involuto e tanto intenso da risultare noioso. Certo, non mancano alcuni episodi davvero belli (e vorrei vedere: sempre Bjork è), ma per lo più Medùlla insegue un delirio concettuale e salmodiante piuttosto sfocato.
Ha probabilmente ragione chi suggerisce che Bjork sia diventata lei stessa un’opera d’arte, un’installazione vivente di cui ogni emanazione (dischi, foto, video, film, concerti; pensate solo all’apparizione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi) viene sempre (da lei e dagli altri) considerata arte pura. A me le installazioni a volte piacciono, e a volte no: e dopo aver adorato praticamente tutte le sue altre fasi (dagli Sugarcubes a GlinGlò, fino a Post, Homogenic, Dancer in the dark e pure il non facile Vespertine) questa fase dell’installazione Bjork la trovo fastidiosamente pretenziosa. Di questi tempi preferisco riascoltarmi Hyperballad nella bellissima versione che ne hanno fatto Greg Dulli e Mark Lanegan nel nuovo disco dei Twilight Singers; sperando che la signorina Gudmundsdottir negli anni non si perda troppo per strada.
Il resto dell’angolo è ordinaria amministrazione, o quasi. In questi giorni sono usciti tre dischi a metà tra rock e dance che fanno rimpiangere il revival punk-funk dei mesi scorsi. Anche lì era rock che si ballava, ma niente a che vedere coi Prodigy (Always outnumbered, never outgunned), rimasti fermi a 7 anni fa sia nei suoni che nei prevedibilissimi beat; si salva poco, forse solo la tiratissima e riottissima Hot Ride, cantata da Juliette Lewis. Il nuovo dei Soulwax (Any minute now) a me non dice nulla, ed è un peccato perchè non mi dispiacevano nè le loro cose vecchie nè le produzioni bastarde a nome 2ManyDeejays; il disco nuovo invece è un po’ troppo perfettino e mtv-izzante, e in qualche canzone arriva addirittura a sembrarmi il Lenny Kravitz più leccato (non chiedetemi perchè). Non so, forse richiede ancora tempo, anche se a me è sembrato fin troppo piatto e immediato. Il nuovo dei Radio 4 (Stealing of a nation) ha forse i difetti di entrambi i dischi precedenti: beat monotoni e un po’ tamarri sovrapposti a canzoni non proprio indimenticabili lo fanno sembrare un disco inglese di qualche anno fa. Un disco bruttino, di qualche anno fa. Anche se non li ho mai amati, rimpiango i !!!.





giovedì, 02/09/2004

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Scusate, questa è una cosa per pochi intimi
Non ce lo siamo sognati, lo spritz col Select esiste. Quanto alla granatina (e conseguentemente, allo sciroppo di granatina), le cose sono più complesse

giovedì, 02/09/2004

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Voleva suscitare perplessità? C’è riuscito
Come hanno fatto molti (e -mi lancio- come dovrebbero fare tutti) qualche giorno fa ho visto Fahrenheit 9/11 di Michael Moore. Lì per lì mi sono fatto coinvolgere dai fatti allucinanti che racconta e dalla inconfutabile e straordinaria faccia da culo di George Dabliù; del resto è inevitabile, e probabilmente sacrosanto che succeda. Ora, invece, più ci penso più mi sembra che il documentario del gabibbo americano non sia questo granchè. Chiariamoci: per molti versi è ben fatto e non scontato, e non è mai troppo per ripetere alcune delle cose che dice. Però mi lascia perplesso sotto parecchi punti di vista: cinematograficamente è povero, giornalisticamente è talmente spudoratamente fazioso che è impossibile che convinca chi non la pensa già così, e ideologicamente usa gli stessi mezzi della destra che combatte, finendo per sostenere nei fatti proprio quel principio che il fine giustifica i mezzi che vorrebbe contestare. Gran parte delle mie perplessità verso il film sono molto ben spiegate qui e qui. Quanto alle perplessità che ho nel criticare un film che pure va visto, ne ho. Evidentemente, però, non abbastanza.

mercoledì, 01/09/2004

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Senza parole
Apprendo da Zazie che apprende da dEUS.be che la band belga ha cancellato la data dell’Independent Days di questo sabato a Bologna.
Per le imprecazioni usate pure lo spazio dei commenti.
[Update: come fa notare Marco, il sito di Indipendente segnala anche l’assenza dei Keane e la probabile defezione di Evan Dando come guest vocalist dei riuniti MC5 per il giorno seguente. Come in Highlander, ne resterà soltanto uno?]



mercoledì, 01/09/2004

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Feed nuovi, vita nuova
Visto che qualcuno mi fa notare che i feed RSS/XML del mio blog forniti da Blogstreet sono morti o non funzionanti da mesi, mi sono procurato dei nuovi feed. Se usate un feedreader, aggiornatelo con la nuova URL. Se non sapere cosa sono dei feed potete anche fregarvene. Se siete curiosi, leggete qua.

mercoledì, 01/09/2004

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Un Covo tra le montagne
Anche se è stata una settimana di vacanze, la sveglia suonava alle 9, quando il sole era ancora coperto dal profilo dell’Antelao e a guardare fuori dalla finestra sembravano le 6 di mattina. Ogni giorno, più o meno, andava così, con la ladra di lenzuola che si alzava riposata e quello che la frase giusta non è «Quello che non ti uccide ti rende più forte» ma «Quello che non ti uccide ti fa desiderare la morte» si lamentava per il residuo sonno inevaso; di solito l’uomo che non perse il portachiavi dei Kiss entrava che facevano colazione, mentre Your cover’s blown dei Belle & Sebastian, la Bohemian Rapsody dell’indiepop -anche se a me sembra più la Another brick in the wall-, che fungeva da sigla quotidiana, faceva del suo meglio per scuotere le membra assopite della compagnia. Dopo uno sguardo alla carta topografica, un salto alla Cooperativa (il vero stile si vede anche dal non chiamarla semplicemente Coop) per comprare le pucce, lo speck cotto, il cioccolato fondente e il Il Covo di San Vito di Cadore (BL)grappino ai mirtilli, si partiva alla volta della destinazione scelta; che si trattasse di una funivia da infarto che porta a una vetta dolomitica innevata anche ad Agosto, un sentiero micidiale con dislivello di centinaia di metri in cui sentire gli alveoli dimenticati tornare a nuova vita (contesi tra ossigeno e catrame come in una lotta epica tra il bene e il male), un lago nei cui «cerchi nell’acqua che non sanno nuotare» perdersi, una segheria tra i boschi di Lynchana memoria o un sottobosco fantasy in cui maledire il CAI.
Poi il pranzo all’ombra di qualche rifugio, generalmente allietato dalla lettura di Men’s Health e Cosmopolitan, comprati al solo scopo di deriderne il biunivoco sconfortante ritratto della battaglia tra i sessi, prima che quello fortunato nel minigolf quindi sfortunato in amore (ed era una bella gara) insistesse per tornare a valle, cosicchè la amante di bevande vintage potesse ordinare uno spritz col Select, quello che alla festa delle bande si immaginava come potrebbe suonare un gruppo di Tirol-Punk potesse illustrare per l’ennesima volta agli astanti il testo geniale di Maple Leaves di Jens Lekman, e l’uomo che l’abbronzatura faceva sembrare il negativo di un panda potesse allontanare la sua pelle bruciante dal sole.
Il resto era cena, relax e a letto presto, mentre la ragazza che si depila (e quindi, secondo Men’s Health, ragazza facile) tentava di ordinare alle sue gambe doloranti di muoversi come fa Uma in Kill Bill, e c’era chi guardava la finale olimpica di basket con la tele silenziata ascoltando una vecchia compilation di musica indiepop (Hit Music Only della Heavenly Pop Hits), e chi continuava a chiedersi su cosa sia appoggiato lo scoiattolo nel simbolo dell’omonimo gruppo di scalatori ampezzani (un coltello? una carriola? una tromba?).
Tra le cose che restano, alla fine, c’è una certezza: paese che vai, Covo che trovi.