Prima di guardarlo, di Everything’s gone green sapevo solo una cosa (ma ve la dico dopo). Per il resto non avevo mai sentito nominare il regista Paul Fox (che infatti ha diretto appena una manciata di film a me ignoti e un po’ di episodi di serie Tv a me ignote), nè il protagonista Paulo Costanzo (che ha fatto un po’ di teen movies di poco riguardo e interpretava il nipote del protagonista nello spin-off di Friends, Joey), non avevo letto recensioni di alcun genere nè il film mi era stato consigliato (è uscito negli Usa solo da un paio di mesi, e prima solo in Canada); insomma, non avevo assolutamente idea di cosa mi sarei dovuto aspettare.
Titoli di testa. Metropoli occidentale. Maschio quasi trentenne, WASP. Nel giro di un giorno per motivi futili perde casa, lavoro e ragazza, per lo più insoddisfacenti. Ha una famiglia bizzarra. Non sa cosa vuole dalla vita. Un paio di eventi curiosi. Un paio di incontri fatali ma irrisolti. Trova un nuovo lavoro. Conosce nuova gente. Guarda il mondo da un oblò, si annoia un po’. S’innamora, ma anche no. Fa i soldi. Si monta la testa, ma anche no. Finale. Titoli di coda.
Sembra ordinaria amministrazione, già. Il nuovo Garden State? La commedia indipendente che vince il Sundance ma che non piace neanche alla sua giuria? Muccino, magari?
Macchè: Coupland. Everything’s gone green è il primo film interamente scritto da Douglas Coupland.
Di film su trentenni che non sanno cosa vogliono dalla vita ne abbiamo visti a decine, e di solito fanno schifo. Alcuni hanno qualche buona idea, o la colonna sonora giusta, oppure sono semplicemente ben fatti; e anche se siamo ben consci del loro valore, basta poco per rispecchiarcisi e attribuirgli un valore superiore a quello che hanno. Funzona così.
La cosa che stupisce è che un nome leggendario come Coupland, già autore di 3/4 libri assolutamente fondamentali e di almeno altrettanti (i più recenti) progressivamente sempre più insoddisfacenti, scelga un genere così ritrito per il suo esordio come autore cinematografico.
Non che la sua penna non si veda. tutt’altro. Il film è pervaso (funestato, direbbe qualcuno) da parecchi temi cari alle sue produzioni più recenti: genitori che invecchiando diventano incoscenti come bambini (e finiscono per impegnarsi in strane coltivazioni nel seminterrato), Vancouver e la sua surreale abbondanza di set cinematografici, l’ossessione per le professioni bizzarre (ma che lavoro è il ‘designer di campi da golf’?), la Cina e la mafia cinese, rapporti sessuali e sentimentali raccontati (e forse vissuti) nel modo meno sessuale che si possa immaginare, e così via. Coupland che cita Coupland, anche qui.
Ed esattamente come nel recente JPod (del quale, peraltro, è in preparazione nientemeno che una serie Tv, che debutterà in Canada già il prossimi Gennaio; ho i brividi al solo pensiero), Coupland vuole strafare, e, mettendo troppa carne al fuoco, nella seconda parte del film rovina anche quanto di buono ha seminato nella prima metà.
Perchè, e questa è forse la scoperta più lieta di tutto Everything’s gone green, la trasposizione dello stile letterario di Coupland sullo schermo funziona, e il suo spirito rimane intatto, perdendo in verve ma guadagnando in forza e nitidezza, nutrendosi dei paesaggi mozzafiato di Vancouver e dell’ottima recitazione dei protagonisti, per riuscire nell’impresa sempre improbabile di rendere su schermo le peculiarità di un autore sulla carta.
Come al solito le buone idee ci sono (alcune sono ottime, come le riflessioni sul rapporto col denaro, e forse anche col capitalismo, che delineano l’immagine di un Coupland quasi politico che mi incuriosisce molto), ma vengono progressivamente ignorate a favore di un intreccio confuso e piuttosto futile che sfocia in un finale dimenticabile che lascia l’amaro in bocca. Volendo vedere il bicchiere mezzo vuoto, la piega narrativa che stanno prendendo gli ultimi lavori di Coupland è inspiegabile e inquietante; concentrandosi sul bicchiere mezzo pieno, il Coupland cinematografico ha un suo perchè che in futuro potrebbe darci qualche soddisfazione. Chissà. Finchè continua coi titoli presi da canzoni inglesi degli anni ’80, semaforo verde, siamo con lui.
casualities
[..] Allora tutto inizia la scorsa estate in cui vedo su segnalazione di inkiostro il film in parte basato su jpod di coupland (che ho letto solo in novembre), everything’s gone green e dico subito mi accorgo che gli occhiali della granny cinese, quelli del [..]
Il nero dopo Coupland
[..] Il primo forse non lo sa, ma per certi versi mi fa pensare a lui. La seconda non ha mai letto (solo quello) perchè esige di mettere le mani su una copia tutta sua (non lo vuole neanche prestato) ma il libro è fuori catalogo; e considera [..]
Io lo compro oggi e non vedo sinceramente l’ora di cominciarlo, speriamo bene…
BH
L’ho appena cominciato, ma a occhio direi che è abbastanza diverso da (quasi tutti gli altri). Repubblica l’ha definito ‘il romanzo della maturità’. Vediamo.
stai leggendo l’ultimo di coe, com’è? c’è sempre il personaggio universitario che non sa che fare nella vita e dorme tutto il giorno?
a settembre coe sarà a mn, al festival letteratura (e pure palaniuk) (e pure altri 300 nomi che non conosco..)
Fe
sulla questione generazionale: quelli che non sanno cosa fare sono gli adolescenti cretini o i vecchi rincoglioniti (come i genitori di cui parli). i 30enni dovrebbero essere nella posizione migliore per decidere, soldi in tasca e pene ancora funzionante, cosa volere di più?
Ciao, a me Garden State è piaciuto. Dovrei vergognarmi ; )
Ciao ciao fran
P/s
non so perchè esco fuori come Valentina Mori……