Tenete le vostre cazzo di mani limey* lontane dalle nostre elezioni
Lettera al Guardian, 18 ottobre 2004
9.28pm, West Broadway, SoHo, New York
Election Night organizzata dal Partito Democratico… Italiano.
Nel 2004 il Guardian organizza l’Operazione Clark County e chiede ai suoi lettori di convincere gli elettori della piccola contea di Clark, Ohio, a votare per John Kerry. Moltissimi lettori scrivono la loro letterina. Pure Luca Sofri. Ma non tutti gli Americani la prendono bene:
E’ comprensibile, su. Sono le loro cacchio di elezioni, insomma. Però come fai a non appassionarti alle elezioni americane? E’ come se, improvvisamente, ti liberi da un peso ancestrale. A casa nostra, sono millenni che non possiamo permetterci la Retorica e l’Idealismo e i Valori e l’Ottimismo di cui la politica americana si ubriaca tutti i giorni. Millenni. E però, ecco, le Elezioni Americane! D’un tratto ti senti assolto da tutto l’ingombrante fardello della Storia. Puf. Liberato da un peso. Yes, we can.
E allora facciamo quello che possiamo per partecipare. Scriviamo letterine. O organizziamo serate con la scusa che da noi c’è un nuovo partito che ha lo stesso nome di un partito americano. Il punto di vista dell’Elettore Democratico Italiano sembra interessante. Così accetto l’invito di un’amica all’evento organizzato dal Partito Democratico (quello di Veltroni) nella nazione del Partito Democratico (quello di Obama) per tifare Barack alle elezioni americane, sperando che la vittoria del Partito Democratico (quello di Obama) possa creare un’onda di speranza e cambiamento che giunga sino in Europa e in Italia e nel Partito Democratico (quello di Veltroni).
Medito sul rompicapo bevendo Birra Peroni, mentre la CNN attribuisce il cruciale Ohio a Barack Obama, senza nemmeno l’aiuto dei lettori del Guardian. Ci sono applausi e “Forza Obama”.
Per le elezioni americane, a centro-sinistra si può dire Forza.
9.41pm, ancora a SoHo, New York
CNN dà il New Mexico a Obama. L’Elettore Democratico Italiano rinuncia persino al patriottico spirito scaramantico e si avventura in frasi premature quali “Ormai è fatta”. I più cauti invitano alla prudenza e si toccano le palle.
10.30pm, sempre a SoHo, New York
Ormai si misura il tempo che passa in Grandi Elettori e Birre Peroni.
11.02pm, sempre là
La CNN annuncia la vittoria di Barack Obama. Posiamo le Peroni. Applausi. Poi perplessità. Ma non è troppo presto? Siamo ancora del tutto sobri. Un tizio dal forte accento ispanico si avvicina al mio gruppetto: Calma, calma, quattro anni fa le proiezioni davano Kerry vincente. Ci tocchiamo le palle.
11.22pm, solito posto.
Esce John McCain per parlare al microfono. Un signore coi capelli bianchi che è stato seduto quieto per tutto il tempo si alza in piedi e urla. “Volume! Volume!”. La cameriera gli sorride. Qualcuno le traduce la cosa in inglese.
11.23pm, ancora là.
“The American people have spoken. And they have spoken clearly”. Applausi. E’ fatta.
11.40pm, in macchina
Finiamo di sentire il discorso di McCain alla radio. Grande discorso. Se faceva così tutta la campagna, magari vinceva.
Mezzanotte, Rockefeller Plaza
In TV sembrava la festa più figa ma dal vivo non è poi sto granché. La NBC ha in pratica affittato la piazza riempiendola di striscioni e ribattezzandola Election Plaza. Sul ghiaccio della pista di pattinaggio ci sono disegnati i 50 Stati. Colorati rossi o blu secondo le proiezioni. Sul grattacielo di fronte alla pista di pattinaggio ci sono due di quei cosi che vanno su e giù per i grattacieli con gli omini dentro per lavare i vetri. Uno ha la scritta Obama e uno ha la scritta McCain. Quello con la scritta Obama quando sale si lascia dietro uno striscione blu. L’altro uno striscione rosso. Un balcone, a una certa altezza, indica l’ambito traguardo dei 270 Elettori. Il cosino lavavetri di Obama è sei o sette piani più sopra del 270. E’ quasi meglio del mitico ologramma della CNN. Però in questa piazza c’è più gente quando accendono l’albero di Natale.
00.02am, Rockefeller Plaza
Sui maxischermi compare Obama. Applausi e festa. La gente si fa le foto. Catturo il momento storico facendomi fare una foto. Ci sono io con le dita in segno di vittoria e sullo sfondo il faccione di Obama. A un più attento esame della foto, sembro un cretino.
00.03am, Rockefeller Center
“If there’s anyone out there who still doubts that America is a place where all things are possible, who still wonders if the dream of our Founders is alive in our time, who still questions the power of our democracy, tonight is your answer”
Voglio l’asilo politico.
1.20am, West 50th St.
Ci dirigiamo verso l’Electoral Night organizzata dalla Democratic Leadership for the 21st Century, una “organizzazione indipendente di giovani newyorkesi progressisti”, dice il loro sito. Ma arriviamo troppo tardi. Giovani progressisti ubriachi provano a salire al contrario le scale mobili, fallendo miseramente. Il dj mette vecchi pezzi house. Giovani progressiste limonano già tutte con giovani progressisti. Anime solitarie non sufficientemente progressiste ballano su un tappetto di palloncini scoppiati coi colori della bandiera americana. Sono troppo sobrio per sopportare tutto ciò.
2.46am, Casa.
Mi faccio uno spaghetto al pesto Buitoni, mentre riascolto il discorso di Obama dal laptop. Le piazze sono senza dubbio i posti meno adatti per gustarsi un bel discorso ispiratore. Le figlie di Obama potranno avere il loro cagnolino. Lo spaghetto mi viene perfettamente al dente.
8.17am, Stazione della metropolitana, 14th St.
Non trovo neppure una copia del New York Times in giro. Mi accontento del poco hip USA Today. Sennò finisce come quando sono rimasto senza neppure un giornale dell’11 settembre.
8.21am, Metro E direzione Uptown
Sorseggio il mio bicchierone di caffè. Le ultime notizie dicono che l’obamiana California ha approvato la Proposition 8 per vietare i matrimony gay. E pure l’obamiana Florida. Ci sono già 18.000 coppie dello stesso sesso che si sono sposate in California. D’altronde anche Obama è contrario ai matrimony gay. E Martin Luther King era Repubblicano.
9.00am, Ufficio
Leggo che il ministro Gasparri ha commentato l’elezione di Obama dicendo “Al Qaeda sarà contenta”. Un minuto dopo mi arriva l’email di conferma del mio volo di ritorno per l’Italia. Vorrei che il mio ufficio avesse un mobile bar come quello di Roger Sterling.
(P.S. Stasera, 5 novembre, puntata favolosa di South Park aggiornata alle ultimissime notizie)
* Limey è un termine dispregiativo usato dagli Americani per definire gli Inglesi. L’origine è spiegata qua.
Ciao,
da Chicago ancora circondata da cartelli Obama Biden in tutto il vicinato, scrivo la mia gioia e felicita’ per la decisione presa dal popolo americano…io, umile resident alien (????) mi sento felice che il mio primo presidente sia Barack Obama.
In effetti ho due presidenti, uno qui da residente, uno in Italia da cittadina…ma per un po’ e’ meglio non pensare a quello li’ e concentrarmi e godermi questo qui…
Ciao Inkiostro, stai bene
Elisa G., ex Radio Citta’ del Capo living in America.
grande post.
sì, dario, mi sa che mi ci vorrà quello.
eazye, grazie. è stata una bella serata insomma.
andrea: in questi casi si dice che il problema è che siamo 2000 anni avanti. e che l’età si fa sentire. poi chissà se è vero che è questione di giovinezza e vecchiaia.
siamo indietro mille anni, forse qualcosina in più..
poteva dire negretto a sto punto..
bella cronaca.
Eazye
*temo
dario
il capo del governo italiano ha appena detto che obama è bello e anche abbronzato, tempo che ti ci voglia il mobile bar di Bukowski
dario