mercoledì, 21/01/2009

Facebook Democracy: The Experiment

di
What the cynics fail to understand is that the ground
has shifted beneath them — that the stale political arguments
that have consumed us for so long no longer apply

Barack Hussein Obama

D’altra parte Obama è diventato presidente anche grazie a Facebook
Maria Laura Rodotà

La libertà di parola è il sale della democrazia. Non solo consente a chiunque di esprimere il proprio pensiero, i propri sentimenti, le proprie convinzioni – fa anche sì che la ricchezza del dialogo premi le opinioni migliori e smentisca quelle più deboli. Se tutti possono dire la loro, le idee traballanti saranno corrette e vinte da quelle più solide; le proposte più convincenti ruberanno la scena a quelle più dubbie; l’interesse generale sarà posto al vaglio della moltitudine, scandagliato, criticato, esaminato – e così potrà trionfare, in piena trasparenza e davanti agli occhi di tutti.

In una sera d’autunno del 2007, un gruppo di studiosi di scienze sociali, statistici, informatici e amici vari ha partorito un’idea bizzarra: usare l’immensa mole di Facebook per un esperimento di social democracy.  Da un certo momento in poi, alcuni di noi di Inkiostro hanno seguito la ricerca (dando anche una mano su piccole questioni secondarie) e questo post precede (per gentile concessione del prof. Alossi – che è una persona squisita prima ancora che un brillante studioso)  il resoconto di quest’avventura (che sarà anticipato, in versione ridotta, su Wired e, con un’intervista, su The New Republic).

Chi di voi non ha mai espresso su Facebook un’opinione precisa su un argomento controverso? L’indagine del Gruppo di Lavoro Sulla Democrazia è partita da un dato (frutto di due precedenti ricerche, una dell’Università del Michigan, l’altra dell’agenzia Leary di marketing sperimentale): la virtualità abbassa le inibizioni (e fin qui, nulla di nuovo); inoltre: l’affievolimento delle inibizioni migliora la quantità e la qualità del dialogo. Si calcola che un dibattito effettuato a distanza mediante digitazione su tastiera e tecniche di instant messaging ha un tasso di successo (cioè si formano opinioni di maggioranza elaborate su argomenti inizialmente controversi) del 32% superiore a un dibattito tradizionale (presenza fisica e voce).

Se io esprimo un’opinione sul mio status di Facebook e i miei contatti commentano; ovvero se io m’iscrivo a un gruppo che sostiene un’opinione e i miei contatti valutano un eventuale invito – si tratta di dibattiti virtuali? Assolutamente sì, sostiene il gruppo di Alossi. Anzi, si tratterebbe, secondo il prof. Alpert, di una forma ulteriormente libera di dibattito, in quanto "si sviluppa spontaneamente senza le restrizioni ambientali, cronologiche e dispositive di un dibattito "organizzato". Alpert e Alossi sostengono che se un dibattito virtuale "organizzato" (cioè un argomento controverso dibattuto su IM da un tot di persone in un tot di tempo secondo regole minime ma condivise) è il 32% più efficace del dibattito tradizionale, il dibattito virtuale libero (cioè quello indiretto che si sviluppa con gli status e l’iscrizione ai gruppi di Facebook) può migliorare tale prestazione di un ulteriore 30 o addirittura 40 percento.

In concreto, il gruppo di Lavoro sulla Democrazia ha avuto accesso a 17 applicazioni di Facebook tra le più disparate (non abbiamo i nomi, ma ci dicono che si va da questionari frivoli a giochi di logica e di combinazioni di parole). L’accordo con i produttori di queste applicazioni prevedeva l’accesso dei Nostri a una mole incredibile di dati riguardanti l’aggiornamento dello status, i commenti allo status, l’iscrizione a gruppi, i messaggi sui "walls" dei gruppi, l’invito di contatti ai gruppi, l’adesione spontanea di contatti a gruppi cui si è già aderito, la cancellazione da gruppi, la cancellazione di contatti da gruppi, l’ordine cronologico delle cancellazioni rispetto a eventi dialettici (come gli scambi di commenti sul wall) e altri dati ancora.

Il grosso del lavoro è toccato agli statistici. Ci ha spiegato la dott.ssa Ergico: "Non basta sommare le opinioni, bisogna valutare la qualità dello scambio. Se io, ad esempio, non ho mai espresso un’opinione significativa se non in risposta a quelle dei miei contatti e decido di prendere una posizione forte, la mia opinione avrà un valore diverso dal caso in cui io abbia sempre espresso opinioni primarie. Lo status sarà sempre "Lisa è felice per Obama", in entrambi i casi. Ma per i nostri modelli i due status avrebbero un punteggio molto diverso".

Si è trattato di un lavoro enorme. I dati esatti saranno resi noti nel volume di prossima pubblicazione, ma si parla di 80 milioni di aggiornamenti status, oltre 400 milioni di commenti, migliaia e migliaia di gruppi, centinaia di milioni di "scambi".

"La social democracy" dice Alossi "non è un gioco. Abbiamo dimostrato che il libero scambio di idee produce ricchezza di pensiero, valore emotivo e intellettuale, democrazia".

Noi siamo solo contenti di aver potuto sbirciare e sostenere il lavoro di queste persone e, in attesa della pubblicazione ufficiale del libro che racconterà l’avventura di Alossi & Co., vi offriamo le risposte efficienti a 30 attuali questioni controverse secondo la social democracy di Facebook. Per le ragazze e i ragazzi di Alossi e Alpert questi sono "i risultati migliori del migliore dei dibattiti possibili".

1. L’elezione di Obama è bene. La delusione sarebbe male.
2. Il conflitto israelo-palestinese è molto male, ma gli Israeliani sono un po’ più male.
3. Dio non esiste, forse, ma scriverlo così sui bus è – non so.
4. La mafia è male. E i gruppi che sono fan della mafia sono male.
5. Se il Mignolo e il Prof conquistano il mondo è bene.
6. Abbandonare i cani è male.
7. Che Obama si emozioni all’Inaugurazione è bene.
8. Il vestito della moglie di Obama è male.
9. Che siamo tutti uguali è bene.
10. I DRM di iTunes sono male. Ma comprare il cd è più male.
11. La maleducazione di Santoro con l’Annunziata è male. Ma l’Annunziata che non si emoziona per i Palestinesi è molto più male.
12. Veltroni non è bene, ma un altro è male.
13. Guantanamo è molto molto male.
14. La neve è bene. Troppa neve è meno bene. Troppa neve a Milano con la Moratti sindaco è male.
15. Il maltempo è male.
16. La crisi è male.
17. L’Islam non è male, ma certuni nell’Islam sono molto male.
18. L’omosessualità non è proprio bene, insomma. Ma guarire dall’omosessualità è mooolto male.
19. La faziosità è male.
20. Berlusconi non è bene. Ma l’antiberlusconismo è male.
21. Morgan è bene ma anche male.
22. La riforma Gelmini della scuola è – non ricordo.
23. L’eutanasia è male. Ma vietare l’eutanasia non è proprio bene.
24. Il matrimonio gay è bene. Tra un po’.
25. Le impronte digitali ai rom è – non ricordo.
26. Kakà che resta al Milan è bene. Berlusconi che telefona a Biscardi per dire che Kakà resta al Milan è male.
27. Bush era male.
28. Oliver Stone era.
29. Le application di Facebook che ti costringono a invitare 10 amici per scoprire i risultati del test che hai appena fatto sono male.
30. Quelle che ti costringono ad invitarne 20 sono il doppio più male.

8 Commenti a “Facebook Democracy: The Experiment”:

  1. ludwing ha detto:

    Grande!

  2. utente anonimo ha detto:

    cristo se non fosse che lo sono io, direi che trino è il miglior blogger del weblog intitolato inkiostro

    icepick

  3. utente anonimo ha detto:

    non si capisce se il pezzo è ironico nei confronti di facebook o della democrazia o del genere umano in generale

    j.mascia

  4. utente anonimo ha detto:

    Droga no. Perchè brutto.

  5. utente anonimo ha detto:

    sai qual è la cosa più grave (male) per me in questo momento? che da lettura veloce non ho capito se il tuo post è una gran presa per culo, o se all’università, oggi, vi fanno studiare queste robe qui dle mondo contemporaneo.

    ma non ho tempo di farmi davvero un’opinione: devo migliorare il mio punteggio su word challenge!

  6. utente anonimo ha detto:

    prendere le impronte ai rom è cosa? io penso bene. anche ai cinesi. invece che sbattersi per prenderli e non riuscire mai a capire chi sono per mancanza di doumenti. se anche gli italiani poi venissero trovati con documenti irregolari, anche a loro impronte digitali

  7. napartaud ha detto:

    ciao trino

    potresti darmi qualke info in + sulla ricerca di cui parli nel post?

    una mail di contatto o altro… (quando si prevede sarà pubblicata, che università si tratta…)

    grazie

  8. NicoleDiver ha detto:

    E quindi quello che emerge dalla democrazia è di fatto un pensiero mediocre. Non sono sorpresa.