Max era una persona speciale, di quelle che, anche se sei fortunato, ne incontri poche in una vita.
Con una capacità e una determinazione inimmaginabili è stato l’anima e il cuore del Covo per quasi 15 anni, portandolo a raggiungere una fama internazionale che rasenta il culto, con una programmazione di concerti che compete con quella dei club delle città più grandi del mondo e un dancefloor dallo stile unico. Max è partito da niente, e animato solo dalla sua passione è arrivato a fare uno dei più bei mestieri del mondo in uno dei più bei posti del mondo.
Che è tale in buona parte grazie a lui.
Max non era una persona facile. Lo sguardo sardonico, il sarcasmo acuto di chi la sa lunga, una quantità di responsabilità impossibili da indovinare da fuori e il desiderio di rimanere sempre a margine delle luci lo rendevano sfuggente e difficile da conoscere. Era una persona che ti dovevi conquistare.
Qualche anno fa un paio di volte andai a cena a casa sua. Mangiammo una pizza, bevemmo vino, chiacchierammo fitto e guardammo 24 hour party people, uno dei suoi film preferiti, che racconta la storia di Tony Wilson e del meraviglioso disastro della scena musicale di Manchester di fine anni ’80 (quella dei New Order, della Factory Records, degli Stone Roses, dell’Hacienda, degli Happy Mondays). Quella storia, spiegò, rappresentava in pieno la sua visione delle cose: l’attitudine do it yourself sempre in bilico tra genialità e pura incoscienza che riesce a costruire qualcosa di immortale, fragile e irripetibile. Era un modello chiaro e dichiarato, perseguito con tenacia per anni e a poco a poco raggiunto e, forse, superato.
Negli anni Max è riuscito a fare cose enormi, guidando un locale che è sulla cresta dell’onda da più di 20 anni, attraversando opposte mode musicali, crisi economiche, ricambi generazionali e dissennate politiche comunali, regalandoci centinaia di concerti indimenticabili e alcune delle migliori serate della nostra vita. Ma soprattutto, è riuscito a mettere in piedi pezzo dopo pezzo una squadra solida e capace che porterà avanti la sua visione delle cose e che tra un paio di mesi accompagnerà il club a festeggiare i 30 anni di vita. Una longevità che pochissimi club del genere possono vantare nel mondo. Forse nessuno, a questi livelli.
Da ora in poi, ogni volta che andremo al Covo non riusciremo a guardare l’angolo dietro al bar dove Max era solito stare, taciturno ma sempre presente, anche se sappiamo che lui sarà per sempre lì. E ogni volta che mi capiterà di mettere i dischi al Gate 1, la sua sala, la sua assenza renderà l’umile mestiere del DJ contemporaneamente più difficile e più imperativo di quanto sia mai stato.
Nei mesi e negli anni a venire continueremo a ballare, cantare, vedere concerti, ubriacarci e ascoltare la migliore musica che ci sia in circolazione come abbiamo sempre fatto e non possiamo fare a meno di fare, e come la musica che amiamo ci richiede. Da ora in poi lo faremo anche per lui.
ma porcocazzo, adesso anche sui morti litigate???
vi chiedo gentilmente di tacere, tutti, se non avete di meglio da fare.
chi cazzo se ne frega di dibatttere sul covo e su quanto sia o non sia.
ci sono altri sapzi e altri tempi per fare questo, se le vostre prostate sono talmente a pezzi da non poterne fare a meno.
QUI SI STA CERCANDO DI DIRE ADDIO AD UN AMICO. E BASTA.
al di fuori di questo, non si puo fare altro che dire un sacco di cazzate inutili.
che mondo di merda.
amedeo b.
Il sesto commento è una delle cose più fuori luogo di sempre.
E in un momento come questo sarebbe meglio starsene zitti, però bisognerebbe ricordare all’anonimo in che parte del mondo è il covo, quanto è grande, che possibilità ha, in che città e in che paese si trova e poi dare un’occhiata alla programmazione degli ultimi dieci anni.
E da quel punto di vista non è solo "DOP", ma è proprio un mezzo miracolo.
Il #6 è davvero un commento grottesco. Mi chiedo che tipo di persona sia uno che si mette a questionare la bontà o l’onestà di un ricordo del genere con questo tono, senza neanche firmarsi.
Fossi in te lo cancellerei, ink.
.doc
La via migliore per ricordare una persona è secondo me quella dell’ onestà e del ricordo. Questo si deve a chi non c’è più e manca…
Sparate sopra il tetto del tipo
"una programmazione di concerti che compete con quella dei club delle città più grandi del mondo"
sono, oltrechè delle emerite fesserie, a mio modo di vedere anche un pò offensive ed irrispettose per la memoria di chi, lui si, andrebbe ricordato. Non è certo l’appiccicare frettolosamente l’etichetta D.O.P. al Covo che alza o meno la considerazione per la persona..
RIP
bellissimo scirtto
concordo in pieno con tutto
sono molto commosso
L”ho scoperto ieri e mi ha sconvolto…come dimenticare max dietro al bancone del gate 1…ricordo ancora che quando mettevo dischi al covo lo vedevo ballare la dietro, senza per forza aver messo un pezzo dei babyshambles, mi sentivo pieno di soddisfazione, come uno scolaro che consegna un compito e la maestra gli dice "bravo hai fatto un buon lavoro"..Ciao MAx.
Dariella.
belle parole fabrizio. davvero.
elena.
che piangere…
RIP Max.
He will be missed.