Your famous blue raincoat was torn at the shoulder
Oggi Leonard Cohen compie 70 anni. Ammesso che abbia senso dire una cosa del genere, Leonard Cohen è il più grande cantautore vivente; che i fan di Dylan se ne facciano una ragione.
Rispetto al suo valore artistico, Leonard Cohen è mostruosamente sottovalutato. Non è mai stato un personaggio pubblico, non è mai stato un grande performer, non ha mai scritto canzoni politiche che siano diventate l’inno di una generazione (almeno non nel senso convenzionale del termine), non fa concerti da una vita. Pubblica un disco ogni tanto (il prossimo, Dear Heather, esce a breve), e di solito non si tratta di dischi belli; come molti cantautori Cohen non è granchè a cantare, ma a differenza di altri spesso non azzecca neanche gli arrangiamenti. Nella sua carriera è passato dal folk più classico dei primi dischi a un improbabile collaborazione con Phil Spector, dal barocchismo di Various Positions al sintetico I’m your man fino all’elettroacustica dell’ultimo Ten new songs, e secondo me non ci ha azzeccato quasi mai. Perchè lui scrive canzoni, e il resto conta poco. Come lui, però, le canzoni non le scrive nessuno.
Il suo primo brano, Suzanne, è stato reinterpretato da 124 artisti (tra cui De Andrè), Famous blue raincoat -lo scrivo ogni volta- è semplicemente perfetta e non c’è bisogno di aggiungere altro, Bird on the wire contiene quello che probabilmente sarà il suo epitaffio (Like a bird on the wire / Like a drunk man in a midnight choir / I have tried / in my way / to be free), Chelsea Hotel #2 -ma l’avete mai ascoltata??- è il più poetico dei ricordi post-mortem della sua liason con Janis Joplin (You told me again you preferred handsome men / but for me you would make an exception), e Hallelujah, non sarebbe stata resa immortale da Jeff Buckley se non fosse stata già da sola un piccolo gioiello compositivo. E poi ancora I’m your man (una delle più belle canzoni d’amore mai scritte, ça va sans dire), il valzer definitivo Dance me to the end of love, mentre In my secret life dice tutto ciò che c’è da dire (e non una parola di più) su chi ha una vita interiore affollata ma fredda. E ho citato solo quello che era un crimine non citare. Il resto lo lascio scoprire a voi.
[La Friday Review del Guardian ha un bell’articolo pieno di aneddoti con le 70 cose da sapere su Leonard Cohen]
lo trovo perfetto. famous blue raincoat è splendida.
e sarò blasfema, ma Take this waltz ha reso un favore alla poesia da cui è tratta.
non c’è bisogno che lo dica di nuovo, ma concordo su tutta la linea. :)
Scandalizzerò, ma devo dire che a me Dylan non è mai piaciuto particolarmente.
Cohen, ma tutta la vita.
M.
ho provato a suo tempo ma ho miseramente fallito (se scrivi ancora certe c…)
:D
in effetti ero stupito che nessuno si fosse ancora indignato.. non fosse che odio questa parola, vi direi che la mia era una provocazione, tesa soprattutto ad attirare l’attenzione su come il primato da tutti implicitamente assegnato a Dylan non sia poi così ovvio e scontato. Checchè ne dica Nick Cave -che comunque apre il suo primo disco ‘From her to eternity’ proprio con una cover di Leonard Cohen, ma guarda-, sono fermamente convinto che Cohen abbia raggiunto risultati assai più alti di Dylan. Per quanto -anche se proprio per questo- io non copra la discografia di Dylan quanto quella di Cohen. Io una canzone di Dylan bella e devastante quanto Chelsea Hotel #2 devo ancora trovarla. I consigli sono bevenuti: adoro quando la gente riesca a farmi cambiare idea.
sono stato, come capita spesso, preceduto.
mi associo a ma3got
Io son contenta dei 70, e pure mi piace Leonard Cohen, ma su quella classifichina infilata a tradimento (meglio Dylan o Cohen?) dissento, dissento, dissento! E, giusto per usare un argomento che so potrebbe toccarti, eccoti cosa ne pensa Nick Cave di Dylan: “Adoro Bob Dylan, è il mio eroe. Amo tutto quello che fa, tutto di lui… Bob Dylan ha su di me una grande influenza. Penso che sia senza dubbio il migliore autore di versi del rock. Questo è quello che provo per Dylan. E amo il suo atteggiamento nei confronti della vita, sai è così arrabbiato, così acido… se ne fotte di tutti, fa esattamente quello che vuole e se ne fotte se è di moda oppure no, se qualcuno lo capisce.” (Nick Cave, 1992). Questo per dire che è inutile dire chi è migliore tra Dylan e Cohen, e che il fatto che fosse impegnato nulla toglie o aggiunge alla sua musica e alla sua poesia. Poi, se Dylan è più esposto di Cohen, ci saranno pure dei motivi (e non saranno puramente caratteriali o commerciali…)…
Ogni volta che ascolto I’m your man mi emoziono talmente tanto che rischio di piangere. E’ davvero la canzone d’amore perfetta.
essì: avalanche, story of isaac, take this longing…sono troppe…
Oltre alle varie da te già citate sono particolarmente parziale verso Avalanche… una canzone stupenda.
grazie zazzì, io stavo proprio aspettando un tuo post in materia. Eddai…
bravo, bravo, bravo. il mio post sul medesimo argomento e’ felicemente finito nel cestino.
Interessante blog.
Ti tengo d’occhio.