martedì, 28/09/2004

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I am an american aquarium producer
Quando sono riuscito a metterci le mani sopra, ero sinceramente emozionato. E ultimamente non capita spesso, quando mi accingo ad ascoltare per la prima volta un disco. Quando, però, si tratta della rara raccolta di demo delle canzoni e degli outtakes di uno dei migliori dischi degli ultimi anni (Yankee Hotel Foxtrot) di una delle più brillanti band degli ultimi anni (i Wilco), la cosa è davvero inevitabile. Non solo per la qualità del materiale, ma anche per il brivido di avere tra le mani qualcosa che non era previsto che io o nessun’altro sentisse, al di fuori dei Wilco stessi e di Jim O’Rourke, geniale e polimorfa personalità artistica che avrebbe prodotto il disco. Con ogni probabilità si tratta delle stesse registrazioni che O’Rourke ha ricevuto dalle mani di Jeff Tweedy, al cui genio avrebbe aggiunto il suo contributo, per mettere in piedi il disco definitivo che conosciamo.
Le Yankee Hotel Foxtrot Tapes contengono 21 canzoni, di cui 7 che effettivamente finiranno sul disco, e il resto outtakes, strumentali o versioni alternative. C’è I am trying to break your heart, che già contiene al suo interno (ma ben nascosto) il germe del capolavoro che solo O’Rourke saprà tirare fuori in tutta la sua maestosisità, trasformando la canzone che apre Yankee Hotel Foxtrot in una vera e propria pietra miliare del pop contemporaneo (in merito c’è una bella analisi su Stylus); lo stesso capita alla splendida Ashes of american flags. E mentre Heavy Metal Drummer e Reservations mostrano dal principio una struttura matura, che O’Rourke manterrà quasi intatta, I’m the man who loves you, Poor places e Kamera (nella prima delle due versioni presenti) rivelano una scrittura classica, con arrangiamenti piuttosto banali, che sul disco verranno incommensurabilmente raffinati. Poter spiare l’operato del quinto Sonic Youth dietro la consolle di regia riesce a rendere, se possibile, ancor più mitologica la sua ormai leggendaria aura di genio.
Tra gli inediti, Not for the season e Alone nascondono dietro incedere uptempo ed accordi aperti i soliti testi senza speranza di Tweedy, Venus stopped the train è una ballata pianistica devastante, Nothing up my sleeve è folk classico e caustico, e gli strumentali sono quadretti appena abbozzati. Buoni pezzi, in generale, anche se niente di più: chissà, forse con la produzione di O’Rourke avrebbero guadagnato il quid che gli manca per competere con i pezzi che sono finiti nel disco. Oppure è proprio per l’assenza da principio di quel quid che il produttore li ha scartati.
Se qualcosa si può concludere dal confronto tra demo e versioni definitive, è quanto O’Rourke abbia saputo arricchire i pezzi originali, stratificandoli e costruendoli a molti livelli, eliminando così la chiarezza e nudità che dimostrano nelle loro versioni primordiali, in cui il contrasto tra la struttura lineare -sostanzialmente pop/folk- dei pezzi e la complessità lirica dei testi finisce per indebolirne l’efficacia. In qualche caso ha costruito attorno ai nuclei originali delle canzoni un vero e proprio ambiente sonoro, che è possibile ammirare come un acquario grande e lussureggiante in cui nuotano piccoli pesci inquieti. Non era da tutti saperlo fare. E solo uno avrebbe saputo farlo con la sua classe.




4 Commenti a “nessun titolo”:

  1. inkiostro ha detto:

    non esce in vendita, mi è stato recapitato da qualcuno che non ringrazierò mai abbastanza.
    [Mr W0lf: lo so, lo so. In merito alla data a Bologna, poi,c’è un bellissimo report scritto da Enzo e laLaura di Poaroid sul secondo numero di Losing Today. Consigliatissimo.]

  2. utente anonimo ha detto:

    E tu com’e’ che ce l’hai?

    ps.
    probabilm lo sai gia’, ma su Rumore di settembre c’e’ la recensione di Lesser Matters

  3. dedalus1 ha detto:

    non vale. non vale. non vale. non vale.

  4. colas ha detto:

    sono eccitato come un adolescente davanti un poster della arcuri.ma esce in vendita?