Un pavimento di vetro
E’ un mesetto che l’ascolto, e non ho ancora capito se Glassfloor, disco d’esordio dei Maritime, mi piaccia o meno. All’inizio lo trovavo fastidioso, ruffianissimo nel suo voler proporre un pop rock scontato che pesca a piene mani in quello che una volta si chiamava britpop (Stereophonics e Coldplay in particolare), ma che flirta parimenti con il college rock statunitense (Weezer su tutti, più per le melodie che per il suono), e ogni tanto pure con certo pop più nobile (Sondre Lerche). Riferimenti talmente classici e abusati che solo una marcia in più nella scrittura dei pezzi potrebbe giustificarne l’esistenza; e quella marcia in più proprio non c’è.
Ma poi, un po’ come mi è successo con un altro esordio degli ultimi mesi -quello dei Girls in Hawaii-, anch’esso praticamente un bignamino del (non solo) indie rock, a forza di ascoltarlo le melodie stupidotte dei pezzi mi si sono conficcate in testa, conquistandosi una posizione di tutto rispetto nelle mie playlist estive. E di fronte ai suoi ritornelli assassini e ai giri di chitarra elementari, la posizione intransigente dell’inizio è andata più o meno a farsi fottere.
La verità è che la musica dei Maritime (che -tra l’altro- a Settembre saranno in Italia per un paio di date; per quella dell’11 Settembre gratis a Pesaro chiedete informazioni a lui) è esattamente come un pavimento di vetro: ci si vede benissimo attraverso, ma non si riesce a smettere di guardare.
Anche gli Shins, assolutamente. I Dios li ho ascoltati poco, ma non mi hanno proprio colpito; so che se ne dice un gran bene, vedrò se riesco a dargli un’altra occasione prima dell’infornata di uscite autunnali che spazzerà via la pila dei cd corrente..
se l’user me li avesse sganciati due giorni prima, Sleep Around sarebbe finita dritta nella compila estiva ‘ufficiale’. Al pari di Found in the ground dei GiH.
L’accostamento a Sondre Lerche ci sta, ci vedo anche un po’ di Shins.
Di più assassino, quest’anno, ho trovato solo i Dios.