In[]coscienza
C’è quel momento preciso, il momento in cui tutti i muscoli sono riottosi ma le labbra sono costrette a piegarsi in un sorriso, gli occhi guardano in alto, probabilmente cercando una risposta dal cielo che non arriverà mai, ed è come in quella canzone che parla dell’acqua che entra dai buchi nel soffitto e sta riempendo tutti i secchi, con quella esaltazione irrazionale che hanno solo i bambini davanti ai disastri irrimediabili. Ed è l’incoscienza di chi si vota alle cause perse ed ha paura ad esprimere dei desideri perchè potrebbero avverarsi, dei passanti di Cloe che si incrociano ma non si salutano, di chi inizia un assolo senza sapere come finirlo, con l’unica sicurezza che a un certo punto strapperà un sorriso a tutti passando da una tonalità di quinta ad una settima. E’ il momento preciso in cui il giocatore di poker abituato a non avere niente in mano si trova con un tris, e pregusta già tutto quello che farà con il piccolo cumulo di fichès che occupa il centro del tavolo. Ed è così contento, senza bluffare (senza neanche pensarci), che magari il suo vicino, che ha un full, sceglie di non fidarsi. E gli lascia la mano.
ti sei perduta anche una i, per strada (Sklovskij). un bel post, ink, del quale non ho capito niente e di cui, paradossalmente, suppongo di aver capito tutto.
c’era anche una k che ho perduto per strada
grandi. colti e fieri. lo straniamento è uno dei concetti più affascinanti mai concepiti. haill to Slovskj.
ah si..?! ;)
…esattamente quello a cui pensavo..
…mi viene in mente il concetto di Ostranenje dei formalisti russi… ;)