Lali pena
No, vabbè, non mi hanno fatto pena: diciamo che mi hanno un po’ deluso. In questi casi si sa, è tutta questione di aspettative, e le mie, evidentemente, erano troppo alte. Sarà che i Lali Puna hanno fatto un paio di grandi dischi, sarà che riescono ad essere contemporaneamente emo e freddi come pochi sanno fare, sarà che l’ultimo singolo, Left-handed (che a Zazie ricorda gli Scisma, ad Enzo sembra una canzone scartata dai Notwist e a Max ricorda il rumore che faceva la ringhiera delle scale quando ci sbattevi da bambino; manca solo di sapere cosa ne pensa Gecco), a me invece piace molto e mi faceva ben sperare: insomma, mi aspettavo qualcosa di più.
Non che sia stato un brutto concerto, comunque. A parte la lunghezza (a malapena un’ora) sono rimasto deluso da Valerie Trabeljhar, completamente assente, poco più che un’ombra che sussurra versi e non osa spingersi nel regno del cantato, risultando del tutto accessoria sul palco. Gli altri sono stati bravi, e molto: Mister Archer (leader dei Notwsit, ricordiamolo) al basso pareva divertirsi molto, il batterista ha macinato continuamente tempi dispari, intrecciandosi egregiamente con i beat in trame molto affascinanti. A ben vedere, in effetti, l’impatto ritmico inaspettatamente potente e trascinante è stato la vera sorpresa del live, trasformando la serata in un bizzarro mix tra evento da dancefloor e catarsi dell’alienazione contemporanea. E così la coda al fulmicotone di Don’t think, la serratissima Rapariga de Banheira e la già citata Left-handed hanno dato a un senso a quello che poteva finire come l’ennesimo concerto “su-disco-sono-fighi-ma-dal-vivo-fanno-schifo”.
Non è poco, a ben vedere, ma per me non è stato abbastanza. Ah, benedette aspettative.
Boh, a giudicare dai pareri di tutti gli altri che hanno visto i Lali Puna live, si direbbe che sono l’unico insoddisfatto. Non so, forse ero ad un altro concerto e non me ne sono accorto… :O
Li ho visti nei pressi di Pisa. Altro concerto e altre aspettative, a me son piaciuti molto e anzi mi han fatto venir voglia di sentire meglio i loro dischi. In particolare, l’alterità di Valerie Trabeljhar m’è sembrata molto funzionante. Ma come detto, non era lo stesso concerto.
mi si chiama in causa quindi intervengo (e ovviamente ripeto le stesse cose dette vicino al banchetto)
a me sono piaciuti, hanno suonato poco pero`
e aggiungo per dovere di cronaca che coso, quello dietro che muoveva tutte quelle manopole, suona anche negli iso68 (visti un paio di mesi fa)
le mie aspettative sono state del tutto soddisfatte, e non erano basse–goo
e io che stavo per fare un megasbattimento firenze-bologna-cesenatico-e-ritorno per i lali puna….che dire ho fatto bene a ripiegare su Certaldo e la Mercantia