Un inutile Mucchio di giornali musicali
Il sito del Mucchio è tornato online. Un po’ meno vuoto di prima ma sempre, sostanzialmente, una sterile appendice del giornale cartaceo, con giusto una sezione di news vuotina, un forum e l’archivio degli indici dei vecchi numeri. Praticamente inutile.
Il fatto è che, quando uno ha sottomano gratis Pitchfork, Musicboom, Rockol e Rockit, svariate altre webzine ben fatte e un sacco di blog che di musica ne capiscono tanto e ne scrivono anche meglio (non li elenco, sapete già quali sono), la spinta a comprare ogni settimana un giornale che ripete cose già lette non è poi molta. Anzi, nel mio caso, negli ultimi tempi è stata giustificata quasi solo dal non avere a portata di mano un computer ed avere un viaggio in treno o qualche ora di ozio da riempire. Sono affezionato alla mensola piena di giornali musicali che tanti artisti mi ha fatto scoprire ed apprezzare negli anni passati, ma temo che rimarrà più un archivio di vecchie esplorazioni sonore che un aggiornata biblioteca di notizie e novità. L’idea del giornale un po’ mi manca, ma la pratica no, quella direi di no.
Mi butto nella mischia e ribalto ciò che dice Andrea (che giustamente difende il Mucchio, attualmente uno dei settimanali più inutili e costosi dell’Italia musicale): gli “scribacchini” migliori sono infatti online, ormai, non sulle riviste cartacee…
Ma poi, anche senza voler andare a “pesare” sui gusti personali (ma è possibile paragonare un Guglielmi ad un DiCrescenzo di Pitchfork?), di ragioni pratiche ce ne sono da vendere: rapidità di aggiornamento, pluralità di vedute, approfondimenti meno “ingessati”…. e poi la parola “gratis”, per cui Elio già in tempi non sospetti richiedeva l’applauso. ;)
Carlo / MusicbOOm
Infatti, il solo pensiero di un fior fiore degli editorialisti musicali è abbastanza comico.
Ma almeno una differenza c’è, ed è a nostro vantaggio: i giornalisti cartacei non hanno certo una gran voglia di rischiare, mentre sui blog possiamo permetterci di tutto. Qualche volta, però, sui blog ci si lascia prendere dalla sindrome del fan – e questo porta a sua volta a scrivere un mucchio di roba inutile.
Sono d’accordo cone Cesare, la differenza di norma è la qualità, motivo per cui, nonostante mille siti di news e molti bravi blogger che commentano i fatti del mondo, ha ancora senso comprare i quotidiani, che ospitano fior fiore di editirialisti. Ma la verità è che, secondo me, i giornalisti della stampa musicali italiani non sono poi così diversi dai loro omologhi online. E, a quel punto, il web finisce per vincere.
Ci pensavo anch’io giorni fa e non solo per i giornali musicali. L’unica cosa che potrebbe ri-portarmi al cartacea è la qualità, quella alta, ma non ne vedo nemmanco l’ombra.
net vs carta? non so, però ricordiamo che il il medium è il messaggio…un modo snob di dire “c’è una bella differenza tra le firme on/offline”. Con tutto il rispetto dei miei colleghi scribacchini internettari