Get me Neil on the line, no I can’t hold
Ce l’ho fatta, dopo più di un mese sono riuscito a finire American Gods di Neil Gaiman. Non che sia un brutto libro, nè che sia così lungo: è solo che a causa dello scarso tempo libero dell’ultimo periodo me lo stavo tirando dietro da un po’. E per un libro simile, con decine di personaggi, trama complessa e fitta di rimandi intra e intertestuali, è il peggior errore che si possa fare. Quindi ieri mi sono messo di impegno, ho tirato quasi le 3 e l’ho finito.
Che dire? Da Gaiman, scrittore di un’inventiva straordinaria, certamente non ci si poteva aspettare di meno; a maggior ragione in questo caso in cui, dopo il suo capolavoro a fumetti Sandman, si cimenta di nuovo in una storia ha a che fare con miti e divinità nel mondo contemporaneo. Troppi miti e troppa carne al fuoco, forse è il caso di dire, tanto che il lettore ogni tanto finisce per perdersi. A maggior ragione quando il pregio dello scrittore non è esattamente nello stile quanto nel modo di gestire e creare la trama.
Per riassumere: non è male ma l’ho un po’ sudato. Ora mi dedico a Hornby, che so già non mi deluderà.