L’ultimo Coe, cioè il primo
In un certo senso mi aspettavo che non fosse un granchè, ma credevo meglio. Il primo romanzo di Jonathan Coe, Donna per caso, appena pubblicato da Feltrinelli, è infatti la sua opera peggiore, decisamente acerba per stile e trama. Il tentativo di un romanzo ‘a volo d’uccello’ sulla vita di una donna, con un ingombrante narratore che commenta i fatti, omette e dialoga col lettore, rimane incompiuto e poco soddisfacente. Se non fosse per elementi paratestuali come titolo e quarta di copertina, quasi non si capirebbe che Coe si propone di descrivere come la vita di una persona sia segnata e dominata da eventi minimi e casuali.
In ogni caso, era necessario per completare la bibliografia, ma rimane anni luce indietro ad opere notevoli come La casa del sonno, La famiglia Winshaw e, addirittura, al prescindibilissimo Questa notte mi ha aperto gli occhi (titolo italiano mutuato da una canzone degli Smiths per evitare l’orribile titolo originale, I nani della morte). Il feticista però non può non averlo.