Dovrei mettere in ordine
Si, lo so, dovrei mettere in ordine. Ma mettiamola così: quando hai avuto una settimana come la mia le condizioni di casa tua sono testimonianze importanti. Con un’adeguata esegesi delle tracce forse è addirittura possibile ricostruire la situazione politica mondiale, lo stato della libertà di stampa in Italia e il livello raggiunto dallo studio delle particelle subnucleari. Oltre alla mia settimana, s’intende.
Il divano è sommerso da una montagna di vestiti, per lo più appallottolati, e per lo più spochi, anche se tendenzialmente ancora gestibili. Il tavolo è pieno di giornali arretrati che non ho avuto tempo di leggere, e la scrivania è interamente coperta da cumuli di cd, testimoniando che, a destra, nella colonna Currently Listening dovrebbero esserci almeno 40 titoli invece dei 5-6 soliti. Sparsi nella stanza, in vari punti (rigorosamente ad intralciare il passaggio): uno zaino, una borsa, una valigia, la chitarra, due tubi di vitamina C, un dizionario di francese, un libro sull’Interazione Uomo-Macchina, due paia di scarpe, uno di pantofole e uno di ciabatte giapponesi, l’ultimo romanzo di Coe, un poster ancora arrotolato, una scatola semidistrutta di Risiko (con annessa scia di carri armati), un calendario non appeso, uno appeso, una cornice vuota.
La cucina è in condizioni ancora peggiori. Ma quella domani la pulisco, giuro.
Chissà che conclusioni trarrebbe un archeologo.