Se la difficoltà nel parlare di un disco spesso è una conferma della sua qualità (e per me di solito lo è), il disco di esordio dei The XX è davvero un grande disco.
Uscito qualche giorno fa per Young Turks Records (ma dietro ci sono pure colossi come XL e Rough Trade), il quasi omonimo esordio del giovanissimo quartetto londinese (tutti diciannovenni) ha ricevuto recensioni stellari praticamente ovunque, forse proprio perchè è estremamente difficile da descrivere e da catalogare.
Pressochè inutile descriverne il genere (c’è della new wave, ma anche trip-hop, qualcosa di certo folk intimista ma atmosfere tipiche del dream pop, strutture a modo loro shoegazer ma in qualche caso si rischia di sfiorare tangenzialmente persino l’r’n’b, e c’è anche chi parla di dubstep, ma menzionando anche i primi Cure), molto difficile paragonarli ad altre band, e un esercizio di stile inutile la descrizione del loro sound.
Potrei dirvi che suonano una musica straordinariamente notturna, pulita e clinica ma non per questo fredda, percorsa da una tensione palpabile che ora crepita ora si distende, seducente e sofisticata ma per nulla falsa e patinata.
Potrei dirvi che le loro canzoni sono fatte di giri di basso scavati come roccia carsica, melodie in punta di chitarra che li rincorrono, ritmiche sintetiche ma legnose come quelle di una batteria vera, e due voci (una maschile, l’altra femminile) che cantano insieme senza però mai compiacersene.
Ma a cosa servirebbe?
Si tratta di un disco fatto di vuoti, in cui è molto più facile apprezzare quello che non c’è perchè fa risaltare quello che c’è. Un esordio quasi perfetto.
[The XX suoneranno sabato 17 Ottobre al Covo. Bel colpo.]
The XX – Basic Space (MP3)
The XX – Islands (MP3)
qualcosa di piano magic, forse?
fosco
belli, grazie ink! ;)
concordo.
io avrei messo anche young marble giants come esempio…ciao
nice